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Autore: potterlover    14/08/2013    1 recensioni
Hugo è un ragazzo di sedici anni, che vive in una piccola città della Florida, ma ha un sogno speciale: Broadway.
Nonostante abbia un'adolescenza difficile e solitaria poichè viene respinto dal mondo che lo circonda a causa della sua omosessualità, grazie alla sua grande passione per la musica Hugo intraprenderà un viaggio durante il quale proverà emozioni di cui non sapeva nemmeno l'esistenza.
Unisciti a lui se vuoi intraprendere questo viaggio attraverso la musica, scoprendo l'amore, l'amicizia, i sogni, e soprattutto se stessi.
___
Song-fic un po' particolare. Ogni capitolo è incentrato su una o più canzoni, che costituiscono il filone narrativo della storia.
Entrate e leggete se volete sperimentare :)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Cross-over, Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo VII
What Goes Around... Comes Around.


Il tempo si era fermato mentre, con gli occhi socchiusi, seguivo i movimenti della sua lingua, che giocava dolcemente con la mia.
Il cervello mi si era come scollegato e mi ero dimenticato di tutto ciò che non fossero le nostre labbra che poggiavano le une sulle altre.
Gli accarezzai automaticamente un braccio con la mano, sentendo il suo fisico scolpito, e quel contatto mi fece come ricordare chi fosse il ragazzo che stavo baciando.
Liam?
Serrai gli occhi e posi fine al bacio bruscamente, allontanandomi e spostandomi al limite del letto, certo di essere arrossito come un peperone.
Anche lui forse si rese conto di quello che aveva fatto, e avvampò a sua volta quando lo guardai con un’aria interrogativa.
Si alzò, mi guardò con un’espressione indecifrabile e poi uscì velocemente dalla mia stanza dopo aver preso il suo zaino.
Io rimasi seduto sul letto con lo sguardo fisso nel vuoto.
 
 
« Ciao amore, tutto bene? »
« Mmm »
Era quasi ora di cena, mia madre era appena tornata con la spesa e io ero sdraiato sul divano, con la televisione spenta e lo sguardo assente, senza avere la forza di fare nulla.
Null’altro che non fosse pensare.
Pensavo a quello che era successo appena due ore fa, senza capire bene come tutto fosse possibile.
Possibile che Liam fosse gay?
Non poteva esserlo, perché non si sarebbero mai potuti spiegare gli anni di persecuzione che mi avevano reso la vita un inferno.
No, non poteva esserlo assolutamente. Si era praticamente portato a letto tutte le ragazze della scuola!
Era il capitano della squadra di football. Era praticamente il classico spaccone che c’era in ogni scuola.
Ma allora perché mi aveva baciato?
Non riuscivo a darmi una spiegazione, soprattutto perché dopo quello che era successo era praticamente scappato, lasciandomi addosso una terribile sensazione di abbandono. Mi sentivo solo e svuotato, perché non avevo neanche avuto il tempo di illudermi, però era successo tutto troppo in fretta. E adesso mi chiedevo cosa sarebbe successo il giorno dopo a scuola…
Appena pensai alla scuola, però, mi venne in mente la risposta alle mie domande.
Era sicuramente uno scherzo. Aveva architettato tutto giusto per rendermi ancora di più la vita un inferno. Voleva scombussolarmi il cervello, non farmi capire niente, magari illudermi e spezzarmi il cuore e farsi quattro risate alle mie spalle con i suoi amici.
E ci stava riuscendo benissimo.
Quella sera andai a letto senza mangiare, pensando e ripensando a quello che era successo.
Ma la cosa peggiore era che speravo che sarebbe successo di nuovo.
 
Thought it was me and you baby
Me and you until the end, but I guess I was wrong

 
Il giorno successivo mi svegliai con un’ansia indescrivibile al pensiero di dover andare a scuola e affrontare Liam senza sapere come sarebbe andata.
Mi preparai così velocemente che arrivai a scuola con ben mezz’ora di anticipo, e così non avendo nulla da fare decisi di dare un’occhiata ai compiti che il giorno prima non avevo finito perché ero troppo impegnato a rimuginare su quel maledetto –o benedetto- bacio.
Peccato che quel tentativo di leggere qualcosa si rivelò un totale fallimento, dal momento che ogni volta che una macchina si fermava nel parcheggio, io alzavo lo sguardo speranzoso sperando che fosse Liam.
La campanella suonò, e così andai incontro alla mia lezione di matematica. Poi geografia, due ore di letteratura inglese e finalmente il pranzo.
Le ore che lo precedettero furono interminabili, perché morivo dalla voglia di vederlo, di scoprire qualcosa; tanto che appena la campana suonò l’ora del pranzo mi alzai in men che non si dica dalla sedia e corsi fuori dall’aula, diretto in mensa.
Non appena varcai la soglia della grande sala diedi un’occhiata in giro, e con delusione mi accorsi che non c’era. Ma non c’erano nemmeno i suoi compagni di squadra, quindi voleva dire che doveva ancora arrivare.
Mi sedetti ad un tavolo da solo, senza prendere nulla da mangiare, e osservai insistentemente la porta, come se volessi farlo materializzare lì solo grazie al mio sguardo.
Finalmente vidi un paio dei suoi compagni arrivare, seguiti poi dagli altri, e io inarcai il collo per cercare di vederlo, ma quando furono tutti dentro mi resi conto, con delusione, che non c’era.
Non era venuto a scuola?
Rimasi fermo al mio tavolo per tutta la durata del pranzo, sperando che prima o poi il moro sarebbe arrivato, ma così non fu, e questo peggiorò la mia delusione.
Una volta suonata la campana mi alzai e mi diressi a malincuore in palestra.
Uscii da scuola tre ore dopo e mi diressi direttamente a casa, con il cuore che somigliava sempre più ad un macigno nel mio petto.
Quel giorno di Liam non avevo visto neanche l’ombra, ma se fino al giorno prima questo per me sarebbe stato un sollievo, adesso era una sofferenza indescrivibile.
Il giorno dopo sperai di rivederlo, ma purtroppo si assentò anche quel giorno, e anche quello dopo, e orecchiando una conversazione dei suoi compagni venni a sapere che si era dato malato.
Non sapevo descrivere, in quel momento, la delusione e la voglia che avevo di rivederlo, e soprattutto il bisogno di avere delle risposte alle mie domande.
Ma purtroppo sembrava che dovessero rimanere domande insolute.

Don't want to think about it
Don't want to talk about it
I'm just so sick about it
Can't believe it's ending this way
Just so confused about it
Feeling the blues about it
I just can't do without ya
Tell me is this fair?
 

Quando ormai avevo perso le speranze di vederlo e mi ero quasi rassegnato, un giorno –il quinto, forse, dal pomeriggio che ci eravamo baciati- lo vidi finalmente scendere dalla sua auto.
La prima cosa che notai vedendolo fu che era solo. Era senza i suoi compagni e sembrava in qualche modo diverso. Era più magro –colpa della malattia?- e sembrava aver perso il suo atteggiamento spocchioso.
Attraversò il parcheggio per entrare, e io cercai in tutti i modi di attirare la sua attenzione, fissandolo, ma lui non scostò mai lo sguardo dalla direzione in cui camminava e, ignorandomi, entrò a scuola.
Sperai che non mi avesse visto, anche se era impossibile, data la mia posizione.
Mezzo felice perché finalmente l’avevo rivisto, mezzo deluso perché mi aveva totalmente ignorato, mi trascinai a scuola sperando di rivederlo per pranzo.
Mi ero dimenticato, però, che quel giorno avevo il corso di storia con lui, così mi sorpresi quando lo vidi entrare in classe, per dirigersi poi verso un altro posto.
Nonostante il professore gli chiese come stessero andando le ripetizioni, mi ignorò per tutto il tempo, così come aveva fatto all’ingresso, e capii che la cosa era voluta.
Appena suonò la campana corsi in bagno, non potendo sopportare più di stare lì dentro con lui.
Mi chiusi in bagno cercando di trattenere le lacrime, e per fermarle mi bagnai la faccia fermandomi davanti al lavandino.
Alzai la testa per guardarmi allo specchio e respirai a fondo, cercando di non badare a tutto quello che stava succedendo. Dovevo lasciar perdere tutto. Dovevo farcela.
Mi asciugai lentamente le mani e feci per uscire dal bagno, se non fosse stato che andai a sbattere contro qualcuno.
Quando alzai la testa per scusarmi vidi che era lui, e arrossii, mentre mi venne a mancare il fiato.
Lui mi guardò e poi mi superò come se non esistessi.
Io  rimasi immobile sulla porta, non riuscii a trattenere le lacrime e corsi via.
 
Don't want to think about it
Don't want to talk about it
I'm just so sick about it
Can't believe it's ending this way
Just so confused about it
Feeling the blues about it
I just can't do without ya
Tell me is this fair?

 
Tornai subito a casa, sapendo di non poter affrontare la fine di quella giornata scolastica in quelle condizioni.
Averlo rivisto a quella distanza, a quella stessa distanza dell’ultima volta, con la differenza che adesso mi aveva guardato ed era passato avanti ignorandomi, era stato ancora peggio di qualsiasi pugno che avrebbe mai potuto darmi. O che mi aveva dato.
Ero stato uno stupido. Ero stato un idiota a credere veramente di vivere una favola e non la cruda realtà.
Camminai velocemente verso casa, volendo solamente gettarmi a letto e non voler sapere più niente di nessuno.
Ripensai a quegli occhi, quello sguardo, quelle labbra morbide che mi avevano ingannato, il suo profumo ammaliatore.
Uno stronzo.
Ecco cos’era.
E io un’idiota.
Lui era uno stronzo con i fiocchi, perché sapeva benissimo che ignorarmi mi avrebbe fatto molto più male che vederlo ridere di me. Ma non potevo credere che anche lui potesse arrivare a tanto, a giocare con i sentimenti delle persone.
Mi aveva persino chiesto di suonare per lui.
Arrivai finalmente a casa e mi fiondai nella mia stanza, gettandomi sul letto completamente vestito; chiusi gli occhi e non volli pensare più a nulla.
 
Is this the way it's really going down?
Is this how we say goodbye?
Should've known better when you came around
That you were gonna make me cry
It's breaking my heart to watch you run around
'Cause I know that you're living a lie
That's okay baby 'cause in time you will find...

What goes around, goes around, goes around
Comes all the way back around

 
Mi svegliai due ore più tardi, all’improvviso, pieno di tristezza ma quantomeno avevo ripreso le forze.
La ragione del mio risveglio improvviso giunse subito dopo: qualcuno stava suonando ininterrottamente il campanello.
Uscii dalla mia stanza e scesi le scale, chiedendomi come mai mia madre non si fosse portata le chiavi quella mattina –quello era l’orario in cui tornava in genere dal lavoro- così aprii la porta senza controllare chi fosse.
In un attimo mi ritrovai avvolto tra due braccia a baciare qualcuno.
Mi separai con forza spingendo la persona che mi aveva letteralmente assalito… e vidi che era Liam.
Io non potei più sopportare tanto.
« Che cosa vuoi? » urlai, non riuscendo a trattenere le lacrime « Non sei ancora soddisfatto di quello che mi hai fatto? » chiesi ormai scoppiando in singhiozzi.
« Ti prego » fece lui, con un’espressione sconvolta in volto « fammi entrare… ti devo spiegare.. »
« E perché? » domandai « stamattina non mi sembravi molto intenzionato a spiegarmi, in questi fottuti giorni non ti sei curato affatto di farmi sapere che cazzo ti fosse passato per la testa, mi hai lasciato come un idiota a pensare a quello che era successo.. »
« E secondo te io non ci ho pensato? » urlò lui, chinandosi su di me. La sua reazione mi colpì così tanto che smisi di piangere, e lo guardai duramente negli occhi.
Lo feci entrare senza una parola, mi voltai e andai a sedermi sul divano.
Lui si chiuse la porta alle spalle, imbarazzato forse per avere urlato, e mi si sedette accanto, senza dire una parola.
Io rimasi in silenzio, non avendo nulla da dirgli. Doveva essere lui a parlare.
« Allora? » chiesi poi, dato che esitava a parlare.
« Hugo… quello che è successo l’altro giorno non doveva succedere. Io… » sembrava in difficoltà, ma io stavo già iniziando a incazzarmi per l’umiliazione che era sul punto di infliggermi con quelle parole, lui lo notò e si affrettò a ricominciare « io non mi pento di quello che ho fatto. Non volevo prenderti in giro. Non volevo farti stare male. Sono convinto ancora che non doveva succedere, ma… scegliere di farlo accadere è stata la decisione migliore della mia vita » disse guardandomi negli occhi.
« Non capisco » dissi duramente, in tutta sincerità.
«  Cazzo, Hugo, non è difficile » disse lui, alzandosi. « Io sono gay. Sono gay esattamente come te. E l’unico momento della mia vita in cui l’ho accettato è stato in camera tua, l’altro giorno, quando ho deciso di baciarti. Non chiedermi perché l’ho fatto, perché non lo so. O meglio… » sospirò.
« Ti sarai sempre chiesto il motivo delle mie frecciatine, delle mie offese, di tutte le mie persecuzioni nei tuoi confronti. Ecco, stai per saperlo.
Quando ho scoperto che sei gay ho provato due cose per te. La prima, ammirazione, perché eri riuscito ad ammetterlo a te stesso e ad accettarlo fino al punto da viverci quotidianamente, pur sopportando le offese e le reazioni degli altri. La seconda, invidia.
Invidia perché io ancora non riesco a darmi pace, non riesco ad accettarmi così come sono mentre tu l’hai sempre fatto. E renderti la vita un inferno era l’unico modo per… per sfogarmi per quanto mi sono sentito frustrato fino ad ora. Credi che sia facile dover portare avanti questa pantomima tutti i giorni? Dover sopportare sulle spalle il peso di una famiglia così perfetta che non si aspetta nient’altro che un figlio perfetto, una scuola che si aspetta un playboy che passa da una ragazza ad un’altra nel giro di un paio di giorni, una squadra che si aspetta un capitano che la porti sempre alla vittoria nonostante del football non me ne importi niente, e sia costretto ad andare avanti così praticamente da quando ho iniziato a camminare » sputò fuori come se si stesse liberando di veleno.
« Io… » ricominciò « sono il più grande schiavo delle apparenze, delle aspettative di questa società di merda che ci sia mai stato! E ogni giorno… non riuscire a essere me stesso, è morire ogni giorno! E vedere te, che andavi avanti con i tuoi sogni, con la musica, con la tua passione per il teatro, e vedere che io nel frattempo non riuscivo ad essere chi sono e nemmeno a impedirti di essere chi volevi…mi ha fatto impazzire!
Hugo, io ti torturo da anni ormai perché vorrei essere come te, ma non posso. Vorrei avere la tua forza, ma non ce l’ho. Ma l’altro giorno…quando ti ho chiesto di suonare…è stato perché volevo vederti veramente di nuovo » si fermò, riprese fiato e io stesso mi accorsi di aver accelerato i miei respiri, perché sentivo la foga che stava mettendo in quel discorso. Non avevo mai visto quella luce nei suoi occhi. « Non capisci perché ti ho sempre impedito di avere amici? Ero geloso. Non posso sopportare di vederti con altri ragazzi. E da quando hai smesso di vivere per quello che ami, io… » arrossì « Con il passare del tempo mi sono innamorato di te, maledetto Hugo Thompson, del tuo coraggio, della tua forza…e vederti privato di tutto ciò per colpa mia, mi uccideva. E rivederti l’altra sera finalmente vivo, finalmente te… ha distrutto tutte le mie barriere. Non ce l’ho fatta più.
In questi giorni se non sono venuto a scuola era perché non avevo il coraggio di affrontarti. Perché volevo stare con te ma non sapevo come fare. Perché ho paura, perché non voglio che si sappia che sono diverso. Se potessi scegliere, sceglierei di essere etero, ma è una scelta che ho già preso, è un tentativo che ho già fatto ed è fallito miseramente perché mi uccide ogni giorno. Adesso mi rimane solo l’altra scelta. E… rivederti oggi mi ha fatto capire che non posso farcela da solo. Che non posso ignorarti, e che non ho la forza di continuare a fingere.
Voglio provare a essere me stesso, Hugo. Voglio provare a stare con te. Devi… aiutarmi ad essere me stesso.
E solo tu puoi farlo, perché sono innamorato di te. »



Spazio dell'autore.
Ciao a tutti!
Wu-uuuh, che dire! I nostri piccioncini (insomma, non sappiamo neanche se lo saranno davvero, per ora xD) cominciano a parlarsi come non hanno mai parlato. In particolare conosciamo fino in fondo il personaggio di Liam, che adesso ci appare un po' problematico, e si spiegano tante cose.
E come la prenderà il nostro protagonista?
Non so se si capisce, comunque, che la canzone (che adoro tra l'altro, qsjwhuw) esprime il punto di vista di Hugo, sia prima che durante la dichiarazione di Liam, un bel po' confusa ma che a suo modo fila liscia agli occhi del nostro protagonista, nonostante quanto abbia sofferto in precedenza a causa sua.
Vi ho voluto lasciare un po' così con questo capitolo di transizione; è importante perchè ovviamente scopriamo finalmente la situazione di Liam, ma a parte questo non succede nulla, perchè non sappiamo neanche come Hugo accoglierà questa sua rivelazione.
Deciderà di aiutarlo oppure no?
E Andrew che ruolo avrà in tutto questo?
Ci sentiamo mercoledì prossimo! <3
  
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