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Autore: f9v5    14/08/2013    0 recensioni
[Questa fic partecipa al contest ‘Between Heaven and Hell’ indetto da FaGammaVoloso e Saw Yozora.]
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-Avanti, colpiscimi, dimostrami che hai le palle per farlo, forza.
Diamine, lo stava pure insultando pesantemente, sembrava quasi volesse dargli un motivo in più di agire.
In fondo non era niente di difficile, doveva solo lasciar scoccare la freccia e tutto sarebbe finito lì, nessun ripensamento e nessun’esitazione.
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Questo è il secondo contest a cui partecipo, ringrazio FaGammaVoloso e Saw Yozora per avermi invitato a partecipare.
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Destra/Desuta, Sael/Sein
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore/i: F9v5
Titolo: Our War Game
Pairing: Desuta x Sein
Parole: 1289, secondo Word.
Prompt: Guerra
Note: che dire, ho scritto una shonen-ai, in tutta onestà non pensavo che un giorno l’avrei fatto davvero (non sono omofobo o robe del genere, lo chiarisco subito), ma quest’idea mi è venuta in mente come un fulmine e gli unici che mi sembrassero adatti per questa storia erano proprio loro due, quindi… niente, eccola qui. Ci tengo, inoltre, a fare i disclaimer: i personaggi di questa fic e la serie a cui appartengono, “Inazuma Eleven”, non sono di mia proprietà, ma appartengono alla Level-5. Questa storia è stata scritta senza scopo di lucro.
Bene, ho detto tutto, grazie.
 
 
Procedeva a passi lenti e cadenzati, silenzioso in quell’inferno in terra.
Quello che vedeva in quel momento non gli piaceva, non gli piaceva affatto: desolazione, distruzione… morte.
Doveva essere stata una cittadina ricca e fiorente fino a poco prima, poi era avvenuta la catastrofe.
Sein trattenne con difficoltà un verso di rabbia alla vista di un morto in mezzo alle macerie; solo rabbia provava in quel momento, nient’altro si meritava colui che aveva commesso quell’atto deplorevole e malvagio.
Avrebbe trovato il colpevole, lo avrebbe punito per il suo gesto, non poteva permettere che un atto del genere restasse impunito.
Respirò il fastidioso odore di zolfo che arieggiava per quel luogo, mischiato al puzzo di corpo in decomposizione.
Quel mix pestilenziale lo costrinse ad emettere un verso di disgusto, malgrado temesse che potesse sembrare come un insulto per coloro che in quel posto avevano visto spegnersi la loro vita.
“Dove ti nascondi? Rivelati!” sperava con tutto se stesso di trovare quello spregevole essere che aveva osato fare tutto quello, pur sapendo già di chi si trattasse, voleva continuare a illudersi che non fosse lui… eppure si chiedeva perché ci sperasse, di lui non gli importava niente, no?
Ad un tratto sentì un lieve movimento alle sue spalle.
L’angelo si scansò rapidamente di lato, evitando il raggio nero che altrimenti l’avrebbe ridotto in cenere, una povera auto si beccò quel tragico destino.
Rimessosi subito in piedi, Sein dovette fronteggiare il ghigno arrogante e presuntuoso di Desuta.
-Essere immondo, sei stato tu a macchiarti di questa grave colpa, non avevo alcun dubbio (seppur avrebbe preferito averne a migliaia).-
-Tsk, guarda un po’ chi c’è, il mio angioletto preferito. Cosa ti porta da queste parti?  Non dirmi che sentivi la mia mancanza?-
-Sentire la tua mancanza?! Finiscila di provocare le mie ire.-
-Oh, l’angioletto si è incazzato, che cosa vuoi fare, prendermi a calci nel culo?- lo sbeffeggiò sadicamente il demone infernale.
-Io sono qui per punirti in nome della pace… e ti pregherei di usare un linguaggio meno volgare quando parli con me.-
In tutta risposta, questi alzò le spalle con noncuranza e strafottenza.
Sein sentiva una grande rabbia ribollirgli dentro, non avrebbe permesso a quell’essere di farla franca.
-Un linguaggio meno volgare dici? Non mi pare tu ti sia lamentato l’altra notte, vero angioletto?- si leccò maliziosamente le labbra, memore di quello che avevano fatto quella notte.
Questi replicò con un verso di stizza.
-Quella situazione era completamente diversa da questa.-
-Io non direi… proprio come quella volta, siamo di nuovo soli, tu ed io, a “combattere”. Quindi devo contraddirti, col cazzo che questa situazione è diversa.- ghignò un’altra volta, schivando una freccia bianca scagliatagli dall’angelo tramite il suo arco magico, che aveva materializzato in quel momento.
-Siamo nervosetti, eh Sein?- continuò a provocarlo.
-Perché hai ucciso queste persone, che colpe avevano? Che motivo avevi per farlo?-
-AHAHAH… io sono un demone dell’inferno, da quando mi servono ragioni per fare quello che faccio? Avevo semplicemente voglia di fare casino, tutto qui. Sono venuto qui e ho distrutto e ucciso… semplicemente perché mi andava.-
Sein non ci vide, cominciò a bersagliare di frecce Desuta, quest’ultimo che le schivava agilmente, o in caso facendosi scudo con le macerie.
-SEI UN MOSTRO!-
-TI RINGRAZIO PER IL COMPLIMENTO!- in quel momento il demone sbucò alle sue spalle, cercando di colpirlo con un altro raggio d’energia, intercettato da una freccia bianca.
I due continuarono a fissarsi, malgrado il polverone appena sollevatosi gli ostruisse la vista, sapevano entrambi che l’altro era esattamente dov’era prima.
-Verrai punito per i tuoi peccati demone, non posso permettermi di sorvolare su ciò che hai fatto.-
-Davvero? Potremo entrare in una casa e occupare una stanza da letto, sono sicuro che così avrai un buon motivo per sorvolare.- rise ancora.
Ma emise un verso contrariato quando il castano gli si gettò addosso colpendolo un destro in pieno volto.
Dovette distanziarsi leggermente per evitare un secondo colpo, ma ebbe comunque il tempo di riprendere il suo tono spocchioso.
-Non immaginavo che una femminuccia come te fosse tanto intraprendente, forse la prossima volta farò fare a te l’attivo.-
Ma l’angelo non voleva più saperne di quei discorsi, caricò a testa bassa contro il demone, spingendolo contro un muro e poggiandovi sopra le mani per non dargli via di fuga.
In quel momento erano a breve distanza l’uno dall’altro.
-Però, hai talmente tanta voglia di me che non puoi neanche aspettare di andare in camera?- lo prese ancora in giro.
-Voglio che la smetti, Desuta.-
-Oh, allora te lo ricordi ancora il mio nome, mi sento lusingato.-
Venne messo a tacere da un altro destro che lo colpì alla bocca dello stomaco.
-Come puoi essere così insensibile e menefreghista? Hai tolto la vita a degli innocenti, come riesci a scherzare con tutta questa naturalezza come se niente fosse?-
Malgrado il dolore allo stomaco, il ragazzo-demone sorrise nuovamente.
-Te l’ho già detto, sono una creatura dell’inferno, è la mia natura, vuoi farmi una colpa il fatto di essere me stesso?-
Avrebbe potuto stare per delle ore a spiegargli perché quello che faceva era sbagliato, che era un essere viscido e spregevole, che meritava di scomparire per sempre, ma sentì un groppo allo stomaco al pensiero che veramente Desuta potesse sparire dalla sua vita.
Ma non poteva lasciarlo in vita, doveva farlo, era necessario.
Lo spinse ancora al muro e si distanziò caricando nuovamente il suo arco.
Voleva vedere la paura sul suo volto, voleva almeno quella soddisfazione prima di fare quello che avrebbe dovuto fare, ma che sapeva che avrebbe rimpianto per sempre.
Desuta però sorrideva con aria di sfida.
-Avanti, colpiscimi, dimostrami che hai le palle per farlo, forza.
Diamine, lo stava pure insultando pesantemente, sembrava quasi volesse dargli un motivo in più di agire.
In fondo non era niente di difficile, doveva solo lasciar scoccare la freccia e tutto sarebbe finito lì, nessun ripensamento e nessun’esitazione.
Eppure stava continuando ad indugiare, strinse nervosamente i denti, accusandosi per non essere capace di fare una cosa che per lui avrebbe dovuto essere normale: uccidere un demone.
Ma si trattava di “quel” demone, il suo demone.
Abbassò pian piano l’arco, la freccia si dissolse nell’aria, stette a capo chino di fronte al suo opponente, che ghignò superbo, ma anche deluso.
-Tsk, come pensavo, non ne sei capace, è un vero peccato. Addio.-
Caricò un raggio di energia oscura e glielo puntò addosso, Sein lo fissò ad occhi sgranati.
Era consapevole che, se si trovava in quella situazione, la colpa non fosse nient’altro che sua, ma almeno voleva guardare in faccia la morte, non se ne sarebbe andato a capo chino.
Desuta non ebbe esitazione, e colpì.
-Fine del gioco, ho vinto!-
 
 
-Devo proprio dirtelo, Sein, in questo gioco fai veramente schifo.- annunciò beffardamente Desuta, mentre lui e il suo avversario si toglievano i caschi della realtà virtuale.
-Non è colpa mia se sono contrario alla violenza e, per via di questo, non riesco ad uccidere. Per un demone come te è più facile fare giochi di guerra. A proposito, non mi hai ancora detto come te lo sei procurato.-
Il demone mise su un espressione furba -Diciamo… che l’ho preso in prestito, un prestito molto lungo.-
-Cosa vorresti…- non riuscì a terminare il suo rimprovero, perché l’altro lo attirò rapidamente a se, coinvolgendolo in un bacio appassionato, a cui inizialmente cercò di opporsi, ma a cui si lasciò presto andare.
Quel dannato riusciva sempre a coglierlo di sorpresa.
Ma non poteva negare che sentire il sapore di quelle labbra (peccaminose e tentatrici) gli piaceva, seppur non lo avrebbe mai ammesso a voce.
-Allora ci facciamo un’altra partita, o preferiresti che ci dedicassimo ad un altro tipo di “attività”?-
-Va in paradiso, demone!-
-E tu va all’inferno, angioletto!-
 
 
  
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