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Autore: Jiulia Duchannes    14/08/2013    5 recensioni
Due bande che si contendono il controllo dell'Argentina: Frandom e Olaff. Come porre fine a questa eterna guerra? Con la caccia. La caccia e l'uccisione delle Lost, ragazze che non sanno chi sono, ragazze che hanno perduto la memoria. Chi ne uccide di più vince.
Jorge e Facu, incaricati di uccidere le Lost.
Martina e Alba, due Lost agguerrite e decise a sopravvivere.
Lodovica e Xabiani, figli dei capi delle bande.
Questi sono i protagonisti della storia.
La caccia è ufficialmente aperta.
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Cap 2

Jorge rientrò in casa dopo una dura giornata di lavoro. Quel giorno era stata uccisa un’altra Lost che lui aveva sedotto. Si chiamava Valeria ed era particolarmente insopportabile. Così appiccicosa, voleva sempre controllare quello che faceva,  era la peggiore.

Jorge poggiò il fascicolo dalla sua prossima vittima sul tavolo e si sedè sul divano con le gambe poggiate sul tavolino di marmo, accese la tv.
Canale 1, telegiornale, che per Jorge significava solo le statistiche della caccia. Sorrise, stavano vincendo, Frandom 28 Olaff 32.

Jorge si alzò dal divano e prese il fascicolo, lo aprì e scrutò la foto della “selvaggia” che avrebbe sedotto. Era bella, molto, ma restava comunque un preda. Si chiamava Martina, codice MS.2034453, era pericolosa , forse la più abile Lost che esistesse, capace di uccidere anche un esercito da sola.

Jorge rise, finalmente una vera sfida.  Chiuse di scatto il fascicolo e prese le chiavi della macchina e uscì di casa.

Spesso gli era stato chiesto cosa lo spingesse a fare del male alle Lost, lui non aveva mai risposto, era doloroso ricordare.
Aveva solo 15 anni, la caccia ancora non esisteva, e le Lost erano libere di far del male. Quando il padre del suo amico Xabiani venne a fare visita a lui e sua madre Jorge capì che non era niente di buono. Infatti il signor Ponce de Leon in poche semplici parole gli aveva distrutto la vita. Suo padre era stato ucciso da una Lost, almeno questa era la versione dei fatti fornita dal capo degli Olaff.
Jorge da quel giorno non fu più lo stesso, divenne ribelle, scontroso e vendicativo, estremamente vendicativo.


Intanto Martina si svegliò in una piccola gabbia di metallo opaco. Si alzò, la gambe la facevano male, si sentiva sporca e stanca.
La gabbia era aperta. Era forse una trappola? Forse si. Anzi sicuramente, ma in quel momento non pensò. Aveva bisogno di luce, di libertà. Uscì a piccoli passi, camminando lentamente.
Ce l’aveva quasi fatta quando venne bloccata da un ragazzo, alto moro, occhi azzurri: Diego
-Vedo che hai già fatto da sola. Bene è il tuo turno. Ricorda le regole: Corri, uccidi, non ti fidare e più importante non farti uccidere-Le disse.
Martina annuì a corse via.


Facundo era comodamente seduto sul divano di casa sua, studiava il fascicolo della sua prossima vittima. Alba, codice AR.139283, ingenua e indifesa, una preda facile ma che in qualche modo avrebbe, in futuro, rappresentato una sfida per Facu.
A lui non piaceva uccidere quelle ragazze, non provava alcun sentimento nel sentirle gridare dal dolore, a differenza del suo amico Jorge. Il perché era semplice. Jorge aspettava di vederle morire da anni, lui era costretto a vederle morire.


Quando aveva 13 anni formò una band con i suoi migliori amici, Xabi e Jorge, a tutti e tre piaceva la musica e sognavano di sfondare, ignari che da grandi avrebbero vissuto in un mondo senza musica. Quando tornava a casa suo padre gli faceva il terzo grado, voleva sapere ogni piccolo dettaglio e lui, da bravo figlio, raccontava tutto.
Cosa succedeva dopo Facu lo sapeva fin troppo bene. Correva in camera a piangere, si guardava allo specchio e poteva notare i lividi su tutto il corpo.
Al padre non piaceva che Facu pensasse alla musica, che si svagasse, che avesse degli amici. Lui voleva solo che imparasse a combattere e uccidere. Voleva che amsse l’odore del sangue e Facu ci aveva provato, aveva fatto di tutto per farsi accettere dal padre, ma quel tutto per lui era nulla. Un nulla a causa del quale Facu veniva picchiato tutti i giorni. Un nulla che gli rovinò la vita.
Quando il padre morì Facu continuò ad uccidere. Il perchè non lo sapeva nemmeno lui. Forse la paura che, dopo anni di violenza, il padre potesse fargli del male ovunque si trovasse.


Alba camminava sul ciglio della strada, infreddolita, impaurita e affamata. Riusciva a malapena a tenersi in piedi. Esattamente due giorni prima Diego, il capo dei Supreme, l’aveva liberata dal carcere nella quale era stata rinchiusa. Non le aveva dato consigli, era sicuro che l’avrebbero presa subito.
 Alba non era una combattente.
 Alba non era come la sua amica Martina
 Alba era Alba ed era debole.
Chiuse gli occhi e sentì le gocce di pioggia bagnarle il viso, era una sensazione piacevole. Aprì la bocca per bere, la sete era troppa. Si sedè vicino ad un albero finchè non vide un macchina nera passare, un ragazzo non troppo alto, moro con gli occhi neri le si stava avvicinando.

Angolo Autrice
In questo capitolo conosciamo gli altri personaggi della storia.
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