“Allora! Ci sei?” Marj scalpitava davanti alla porta
della scuderie.
“Arrivo!Arrivo” di lì a mezz'ora sarebbe iniziata
l’altra semifinale di Coppa e non volevamo perdercela.
Barcellona – Juventus, ovvero Oliver Hutton e Mark Lenders a confronto.
Benjiamin mi aveva
parlato moltissimo di loro, e anche del portiere, Ed Warner, il suo eterno secondo in
nazionale.
Benji era quasi certo che anche quell’anno in finale avrebbe
incontrato Oliver. Ma….
La partita fu veramente entusiasmante! Holly si
dimostrò veramente un fenomeno: regia perfetta, gran trascinatore, sempre
presente, pronto a passare quando non c’era gioco per lui. Eppure… Zero a zero!
Warner fu davvero fantastico, veramente al pari di Price. Riuscì perfino a bloccare
per due volte il famoso Drive Shot di Hutton, cosa, mi insegnava il mio guru
in materia, estremamente difficile. Lenders, dal canto suo, fu un martello.
Non riuscì a segnare solo perché si trovava Oliver tra i piedi ogni tre per due,
ma si dimostrò un avversario temibile. Comunque, un pareggio fuori casa in
Champions vale parecchio.
La mattina seguente tornai da Zingaro. Montai in campo,
senza andare fino al prato. In assenza di Benjiamin mi sentivo
sola.
Terminato il breve allenamento, mi fermai a chiacchierare con
Kristine, mattiniera pure lei.
“Cavoli che spettacolo!” esclamai riferendomi ad uno
splendido castrone sauro, alto, ben proporzionato, il muso con un poco di arabo
e l’espressione intelligente.
“Già… stupendo…” sospirò la mia istruttrice
appoggiandosi alle inferriate del box e carezzando il muso che si era fatto
vicino in cerca di coccole.
“Beh? Che hai?”
Scrollò il capo con un sorriso triste
“Lo sai quanto detesto che bei cavalli finiscano nelle mani sbagliate… E questo
è proprio il caso! Rouge è un animale splendido: ottimi movimenti, buon
carattere, addestramento perfetto… Peccato che sia stato acquistato da una
modellina senza cervello che non è minimamente in grado di montarlo! O,
comunque, non come si dovrebbe…”
La capivo. Era una situazione che tutti gli amanti
dei cavalli detestavano: chi ha il pane non hai denti eccetera
eccetera…
“E di chi sarebbe questa meraviglia?” chiesi
sfiorando la pelle rosea e morbida del naso del cavallo.
“Pamela
Klein…”
“Cosa?!” La
guardai sgranando gli occhi: ero interdetta! La ex scaldaletto di Benji e nuova
fidanzatina del cuginetto borioso…
“Lascia
perdere…Secondo me l’ha fatto di proposito
a portare qui il cavallo…” Beh, pensai, visto come si era comportato Kevin…
Probabilmente i due si stavano muovendo in vista del fatto che il mio
amico presto avrebbe affiancato il padre alla guida dell’azienda di famiglia.
Avevo il sospetto che volessero, in qualche modo, mettergli i bastoni fra le
ruote.
Qualche ora più tardi ero al bordo campo. Dopo la partita della sera prima avevo
sentito sia Benji che, ovviamente, Karl. Il capitano era tranquillo, Warner
non lo impensieriva e tantomeno Lenders. Benjiamin era di altro avviso. Conosceva
bene i suoi compagni, e Mark gli dava da pensare. Warner… ottimo portiere,
migliorato parecchio negli ultimi anni. Quelle due parate sul Drive
Shot poi… Poteva essere che quell’anno la finale si giocasse con loro,
sì.
Evitai di dire a Price di Pamela, non aveva senso dargli altri pensieri.
Comunque mi aveva assicurato che Lauber non aveva voluto trattare con Kevin
riguardo alle azioni del Bayern ma solo con lui, in attesa di discutere con
Richard Price. Il cugino non riscontrava molti favori.
Il mercoledì successivo:
Bayern – Paris Saint Germain!
Che bello giocare in casa! Stadio pieno, il tifo tutto per
noi.
La finale era praticamente in mano nostra, con Benjiamin in porta poi,
neanche a parlarne di perdere con chicchessia! Li vidi scambiarsi un sorriso ed
una stretta di mano, lui e il suo vecchio amico.
Tom. Lo avevo conosciuto di
persona qualche mese prima. Gentile, pacato, lo sguardo sincero. Ma in campo… Un
giocatore correttissimo ma una dannazione per gli avversari. Preciso, gran senso
del gioco, altruista e, all’occorrenza, tiratore eccezionale.
Il calcio d’inizio fu
nostro. La solita accoppiata Karl-Stefan avanzò imperterrita. Come la volta precedente, Tom si
fece loro incontro, interrompendo il gioco del Bayern. I risultati a centro campo furono
alterni e per trenta minuti circa non ci furono azioni di
rilievo nelle due aree. Benji stava tenendo il connazionale ben lontano dalla sua
porta. Al quarantesimo, l’inammissibile: Stefan entrò in scivolata su Leroy. Il francese,
è vero, fece un bel volo, per quanto l’intervento fosse assolutamente sul pallone
ma l’arbitro dette il giallo a Levin. Fischi e strepiti dagli spalti ma il
giudizio arbitrale non si discute.
Il gioco continuò nervoso e il primo tempo
terminò in parità. Al rientro scrutai l’espressione del capitano e dell’SGGK:
imperscrutabili e piuttosto tesi. Il gioco riprese. Paris all’attacco. Difesa
del Bayern chiusa, Karlz che riprende la palla. Passaggio lungo per Levin, il
quale girò a Karl. Due giocatori su di lui. Il solito, splendido dribbling
dell’Imperatore. E poi… di nuovo un intervento falloso su di lui. Nuovamente la
gamba destra. Sarebbe stato un rosso e invece fu solo giallo! Il Kaiser
era furioso, glielo si leggeva negli occhi. Calcio di punizione per noi, verso
Schieffer. Il Bayern partì alla carica ma venne fermato dall’onnipresente
Becker. Stefan lo inseguì, ingaggiando con lui un bel duello a centro campo.
Alcuni, brevi secondi di gioco intenso tra i due poi Tom trovò uno spiraglio nel
muro di Levin e fece per passare alla sua destra. In quell’istante il biondo
svedese, leggermente sbilanciato, nel cadere si allungò per togliere la palla
all’avversario. Tom finì a terra e nuovamente la decisione arbitrale fu tutto
meno che equa: di nuovo giallo. Eravamo in dieci. I ragazzi erano impietriti. Se
c’era uno che non si meritava di essere sbattuto fuori era proprio Stefan! Karl
era una furia. Benjiamin guardava il centrocampo a braccia conserte, lo sguardo
in fiamme. I francesi, ringalluzziti dagli eventi, si fecero sotto. Karl
faticava a muoversi. Schieffer ce la mise tutta ma, praticamente solo, non
riusciva a contenere Napoleon e Becker. Il quale trascinò il Paris
nella nostra area. L’ultimo passaggio era per lui. Si trovarono di fronte.
Mancava una manciata di minuti e la finale era comunque nostra. Tom era solo
davanti al portiere, appena fuori dall’area. Ma non tirò. Lo sguardo puntato in
quello dell’SGGK, il portiere più forte al mondo sui tiri da fuori. E infatti
Becker fece un ultimo sforzo. Karlz era tornato indietro ad affrontarlo. Tom lo
superò con un’agilità impressionante. C’era solo Benji davanti a lui. Tiro. Una
botta incredibile e ad effetto.
Non saprò mai come ci arrivò… Mi ero
resa conto che era sbilanciato troppo a destra per prenderlo. Eppure ci
arrivò. Gli bastò sfiorare quella palla per modificarne la traiettoria e farla
sbattere contro la traversa. Napoleon recuperò e tirò di nuovo. Ma di fretta.
Era un tiro facile e Benji era in gran forma. Con un bel colpo di reni si
rimise in piedi ed afferrò il pallone con sicurezza.
Fischio dell’arbitro.
Zero a zero.
Eravamo in
finale!
Il giorno dopo per i nostri campioni meritato riposo.
Erano le sei di
sera e avevo appena finito di muovere una dei cavalli di Kris, mentre Marj era
a fare delle visite fuori città. Più tardi saremmo andati tutti insieme a
vedere la partita a casa di Karl
“Buona sera! Serve aiuto?”
Mi voltai,
semisommersa da sella e finimenti, trovandomi di fronte gli occhi neri del
portiere del Bayern. Sorrideva allegro e decisamente rilassato, lo sguardo
finalmente luminoso e sereno. Non aspettava altro che la finale.
“Non sarebbe una cattiva idea…” dissi porgendogli la sella, che mi tolse dalle braccia.
Camminammo l’uno accanto all’altra, chiacchierando.
“Cosa ne pensi
della partita di ieri, signorina?” un sorrisetto malizioso gli increspò le
labbra.
“Mmmmm… carina… sì. Potevate fare meglio… Tu, poi…” punzecchiai ricambiando il
sorriso.
“Ah sì? E chi avrebbe salvato la situazione all’ultimo minuto?”
Aveva posato la sella sul suo supporto e mi guardava a braccia conserte, negli
occhi un lampo d’allegria e un sorriso furbo sulle labbra.
“Tutta fortuna!” risposi a tono, facendo spallucce e avviandomi verso l’uscita della
scuderia “Sei il solito egocentrico!” gli urlai.
“Piantalaa!!
Maledetto, mettimi giù! Subito!” come al solito... Mi aveva rincorsa, presa per la vita da
dietro e mi faceva roteare come un burattino, ridendo di gusto. Mi rimise a
terra, senza mollarmi – Accidenti che fatica! Dico! Mi pari un po’ più pesante
del solito!”
Mi voltai di scatto verso di lui, inviperita. Mi guardava con la sua
solita espressione ironica, ma gli occhi erano illuminati
d’allegria.
“Ahia!” Gli avevo inflitto una
leggera gomitata nelle costole che non era servita allo scopo di
liberarmi.
“Ma che damerino che sei!” lo conzonai. Per tutta risposta mi fece fare un
altro giro.
“Ma la pianti di maltrattarmi la socia?!” Marj era
arrivata a salvarmi. Ci guardava a braccia conserte, scuotendo la testa “Sembrate
bimbi delle elementari!” disse e si mise a ridere.
Benji finalmente mi lasciò
andare “La vittoria ti mette allegria, eh portiere?” gli chiesi.
“E a chi non
la metterebbe, scusa?” mi sorrise.
Marj lo stava fissando, mi
accorsi. In effetti Benjiamin era tutta un’altra persona quando si lasciava
andare. Peccato lo facesse praticamente solo in mia presenza.
La vidi sospirare e poi sorridere scrollando i boccoli
biondi.
In quel momento non lo sapevo, ma qualcun altro ci stava
osservando. Qualcuno che aveva interpretato in maniera tutta sua quell’allegro
scambio di scherzi tra me e l’SGGK.
Io, dal canto mio, avevo cercato di
calmare i battiti del mio cuore, dicendomi che erano dovuti solo all’euforia
del gioco.
Con lei stavo bene.
Sempre. Mi sentivo a mio agio,
non avevo bisogno di nascondere quello che provavo.
Era l’unica che mi potesse canzonare a quel modo, l’unica
dalla quale accettavo certi scherzi…
Ormai
quel gioco era diventato un’abitudine. Con lei avevo un rapporto che non avevo
mai avuto con nessun’altra donna. Un’amica, un’amica vera, un’amica molto
particolare. E allora, perché quel desiderio di stringerla, di potermi godere
ancora un poco il suo profumo lievemente amaro, mischiato a quello dolce del
fieno e a quello acre dei cavalli?
Arrivò Marjorie. Elena non si accorse del mio
sospiro, intenta com’era a ribattere all’amica.
Perché con Marjorie non
poteva essere così?
Quella sera ero felice. La semifinale era andata bene,
arbitraggio a parte, e la finale l’avrei giocata sicuramente contro uno dei miei
vecchi amici.
Ci avviammo a casa di Karl. Avremmo visto da lui
Juventus-Barcellona. Ero curioso di sapere contro quale dei due avrei giocato la
mia ultima finale di Champions.
Il Kaiser era uscito un po’ ammaccato dalla
partita col Paris, ma cercava di non farci caso.
Cenammo tutti insieme nella
sua veranda.
Cominciò la partita. Lenders e Hutton incrociarono lo sguardo a
centro campo. Il gioco si fece subito interessante: il Barcellona avanzava con
scambi rapidi ma gli avversari erano eccezionali nell’intercettarli. Notai come
Mark fosse migliorato tantissimo, non solo tecnicamente, quanto tatticamente.
Oliver però è un osso duro, un uomo capace di fare una squadra. Vinse l’ennesima
sfida col nostro connazionale e si avviò con decisione verso la porta di Warner.
Di nuovo il Drive Shot. Ed si mosse con sicurezza, non bloccò ma la palla non
entrò in rete. Vidi Karl accanto a me tendersi, incrociando le braccia al petto,
il viso corrucciato. Sì, sarebbe stato un problema….
Le azioni si susseguirono
velocissime. La squadra torinese stava tenendo testa alla grande agli spagnoli,
anche se questi, effettivamente, creavano molte più occasioni da gol.
Ma Warner era un muro. Eccezionale.
Sorrisi. Quell’anno mi sarei dovuto
conquistare il posto in Nazionale.
Primo tempo, zero a zero.
Vidi Mark
uscire dal campo per nulla soddisfatto. Tipico… Infatti, nel secondo tempo, la
sua furia non si fece attendere. Partì verso la porta avversaria con fredda
determinazione, come il suo solito. Holly tentò di fermarlo ma non vi riuscì. Il
Tiger Shot partì, preciso, potente. Non è un tiro difficile, ma la sua potenza è
pari se non a volte superiore a quella del Fire Shot. Non un bel regalo per un
portiere! Mendez non ci arrivò. Karl dette un sospiro. Per il Barca si metteva
male. Oliver è nettamente superiore a Mark, tecnicamente e tatticamente, ma
Lenders aveva il vantaggio, in quell’occasione, di essere attorniato da una
squadra in ottima forma, mentre gli spagnoli mancavano di qualche pezzo forte.
Inoltre Warner in porta era una garanzia… Hutton, ovviamente, non si arrese,
anzi! Ripartì col suo solito contropiede fulminante, ma la sfortuna
sembrava perseguitarlo. Per due volte i difensori bianconeri riuscirono ad
intercettare i suoi tiri, vanificando le azioni. Mancava poco. Il capitano della
mia nazionale non è tipo da cedere. La sua regia del gioco è perfetta. Fece i
nuovo in modo da trovarsi faccia a faccia con il portiere. Era solo. Impostò il
tiro come per un Drive Shot. Ed uscì. Ma Holly si era solo alzato la palla, da
maestro qual è, fintando il tiro. Warner era troppo sbilanciato in avanti.
Hutton si portò con un passo dentro l’area e tirò. Ma anche Mark non si arrende
mai. Lenders era tornato indietro, aggirando Hutton e si era lanciato di testa
sulla palla. A portiere sconfitto, l’attaccante nipponico aveva battuto il suo
capitano.
Fischio dell’arbitro. Partita chiusa.
Vidi Oliver tendere la mano a Mark e
il sorriso tra i due.
Mi
appoggiai allo schienale della sedia, fissando quelle immagini.
Il mese seguente i miei avversari
sarebbero stati due.
Eccomi qui^^
Scusate il
ritardo dell'aggiornamento ma tra il poco tempo per scrivere, le trecentomila
idee che mi frullano per la testa e un paio di ff in preparazione per dei
contest, ho decisamente trascurato "Angelo". Chiedo perdono e prometto che
cercherò di essere un po' più veloce^^
Intanto ringrazio chi mi ha recensita
in pubblico e in privato e chi, pur senza scrivermi nulla, ha inserito la storia
tra i preferiti.
Grazie, grazie di cuore!
Amo molto questa storia e sono
felice che faccia emozionare un poco anche voi!
Grazie! Spero che il nuovo
capitolo vi sia piaciuto, nonostante la parte calcistica^^
Ciao a tutte e
alla prossima!
Eos75