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Autore: Rachel_Winchester    14/08/2013    4 recensioni
"Quando si cambia anche la più piccola cosa dal passato si possono avere riscontri catastrofici"
É possibile che con l'intento di migliorare il destino dell'umanità si possa portare ancora più velocemente all'Armageddon?
Dean e Sam. Due fratelli. Due cognomi diversi ... Due mine vaganti.
Divisi dal passato, riuniti dal destino ...
Genere: Drammatico, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
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Capitolo 2: So near

“Ehi amico, calmati, cos’hai?” gli chiese preoccupato Derk dall’altro capo del telefono
“Senti, è meglio se ci incontriamo al McCrowley Pub …”  
 
Dean attaccò e si mise le mani fra i capelli.
Il suo cuore batteva all’impazzata, e il suo volto era rigato dalle lacrime.
Dalla tensione uscì in terrazza e si accese una sigaretta, si distese sullo sdraio, chiuse gli occhi e si mise ad ascoltare Hei Jude, come faceva ogni volta che voleva rilassarsi …
 
… Rivide sua madre che gliela cantava seduta nel letto accanto a lui, con quel sorriso che illuminava la notte, con quei capelli così morbidi che sembravano filamenti d’oro. Rivide suo fratello, che ancora troppo piccolo per capire lo guardava con quel visino pieno d’innocenza …  Rivide suo padre che giocava a palla insieme a lui e che lo portava a fare passeggiate a bordo dell’Impala …
 
… Quella volta non fece l’effetto desiderato … I suoi occhi si riempirono ancora più di lacrime, e fu costretto a cambiare canzone per non sprofondare ancora di più nel dolore.
 
Quando la sigaretta finì si alzò e si diresse verso il pub.
 
 
“Bene, dimmi cosa è successo” gli disse Derk mentre sorseggiava una birra.
Dean esitò un attimo, poi gli raccontò tutto …
 
… “Credi che sia davvero mio fratello?” gli chiese quando ebbe finito di bere un bicchiere stracolmo di whisky.
“Tutto è possibile, in più il Nebraska non è tanto lontano dal Kansas …”
Dean si morse il labbro inferiore e sorrise fra le lacrime:
“Assomiglia tantissimo a mio padre! Lo sento che è lui!” –prese un profondo respiro –“Avresti dovuto vedere in che condizioni era … Sembrava che il suo volto fosse stato usato come un sacco da box!”
 
Derk stette in silenzio per qualche minuto.
 
“Allora se ne sei così sicuro perché non glielo dici …”
“Guarda che forse non sa neanche di essere stato adottato! Forse vive in una famiglia che crede essere la sua …” replicò Dean affranto.
 
Era così vicino a suo fratello, ma nello stesso tempo anche così lontano. Non sapeva come destreggiarsi e per un momento pensò persino di lasciare stare tutto e fare come se non fosse mai successo niente. Ma il desiderio di riabbracciarlo, di ricostruire la famiglia andata perduta era più forte, e avrebbe fatto qualsiasi cosa perché così fosse.
 
“Derk, sai cosa farò? Delle ricerche … Ma mi devi aiutare … Sei tu il secchione!”
Il suo amico sorrise: “Tutto per te amico mio!”
 
Derk era uno su cui si poteva contare, un bravo ragazzo.  Laureato con lode in medicina a Stanford, era sempre stato un appassionato dello studio, ma anche delle belle donne.
Aveva capelli riccioli e occhi color nocciola, uno sguardo magnetico e una voce profonda. Era figlio di un importantissimo giudice e navigava nell’oro praticamente da sempre.
Conosceva Dean dalla prima elementare e da allora era nato uno stretto rapporto d’amicizia fra di loro.
“Bene, allora iniziamo domani! Tu intanto cerca in casa tua i moduli per l’affidamento alla famiglia Cleverly, lì dovrebbero esserci alcune informazioni utili” disse a Dean.
Lui gli sorrise felice: “Grazie, davvero!”
 
 
I suoi occhi si illuminarono di felicità quando si ritrovò fra le mani il dannato pezzo di carta che stava cercando.
Era vecchio e ingiallito, ma tutte le scritte erano ancora ben leggibili.
Fece un piccolo cenno di esultanza e prese il telefono.
 
“Derk, ce l’ho, l’ho trovato!” esclamò con euforia quando il suo amico dall’altro capo del telefono rispose.
“Bene, calma Dean! Adesso vengo a casa tua e facciamo tutte le cose con tranquillità …”
“Ok, non vedo l’ora!” urlò Dean quasi come una ragazzina al suo primo ballo scolastico.
 
Il ragazzo  era alla finestra quando vide arrivare la Maserati Granturismo del suo amico.
Lo fece entrare e in poco tempo si ritrovarono entrambi seduti alla grande scrivania in noce nello studio del Sign. Cleverly a bere whisky e ad osservare quel foglio così tanto importante per il futuro di Dean.
 
“Bene, qui c’è il numero dell’istituto che ha effettuato l’affidamento … Ora basta solo chiamare e chiedere su tuo fratello …” disse Derk mentre scrutava con attenzione ogni minima lettera sul foglio.
“Ma io e Sam siamo stati affidati a due istituti diversi, me lo ricordo …”
“Non importa … Sai, in questo caso  l’istituto che ha effettuato l’affidamento deve detenere tutte le informazioni su tuo fratello …” ribadì con tono non privo di orgoglio.
“Ma come diavolo fai a sapere tutte ste cose? Me lo spieghi?” gli chiese Dean, che ancora dopo tutti gli anni che lo conosceva si stupiva ad ogni volta che apriva bocca.
“Tutto merito del lavoro che fa mio padre … Durante i pomeriggi, quando non avevo niente da fare mi andavo a leggere qualche libro di legge …”
“L’ho sempre detto che sei un secchione!”
 
Telefonarono, e senza tanti giri di parole si fecero dare il numero di telefono dell’istituto dove fu portato Sam. Alla fine, scoprirono che all’età di 6 anni fu trasferito in un orfanotrofio lì in Nebraska, non lontano da Omaha, e che all’età di 14 anni vi era fuggito senza lasciare più traccia.
 
Le possibilità di rincontrare suo fratello dopo tutti questi anni aumentavano, si facevano sempre più concrete, e questa volta non erano solo delle sue stupide convinzioni, ne aveva le prove, ora doveva solo andare in quel negozio e dirgli tutta la verità.
Non avrebbe avuto importanza a come avrebbe reagito Sam, l’importante per Dean era riabbracciarlo, e occuparsene come non ebbe più avuto occasione di fare.
 
 

***

 
 
“Ciao Sam!” gli disse dall’altro capo del telefono Jonson.
“Ciao, come va?”
“Bene bene. Senti, ti devo dire una cosa in privato, ma non al telefono. Ti va se ci incontriamo al bar all’incrocio fra la Hamilton e la ottantasettesima?”
“Ok, un quarto d’ora e sono là”
 

Sam attaccò e, a piedi, si diresse fino al punto dell’incontro. Era già buio e il vento freddo tagliava il suo volto come lame affilate.
“Ehi, ciao Jonson, di che cosa mi dovevi parlare?” gli chiese.
“Vieni qua, non deve sentirci nessuno” –gli bisbigliò il suo amico mentre lo portava in uno scorcio desolato- “Allora. Ho parlato con un mio amico e stiamo mettendo su un vero affare ... Potrebbe fruttarci un casino di dollari, da sistemarci a vita!" -l'espressione di Sam s'incupì-"...Ti volevo chiedere ... Se per caso vuoi partecipare anche tu … Divideremo la somma in parti uguali, sta tranquillo!”
“E di che cosa si tratta?”
Jonson sorrise: “Sam, io te ne parlo ma tu mi devi promettere che non lo dirai a nessuno … Potrebbe capitarti qualcosa di brutto …”
“Jonson, fammi capire … Questa è una minaccia?”
“No, è solo un avvertimento, ma tu devi fare quello che ti dicono loro”
“Chi loro? Jonson di che diavolo stai parlando?” gli chiese sempre più confuso.
“Di quelli che hanno organizzato quest’operazione! Tranquillo sono persone fidate!”
Sam lo guardò negli occhi allarmato, sapeva che questa faccenda non prometteva nulla di buono:
“Dimmi di che cosa si tratta!”
Il suo amico esitò per un momento: “Rapire una persona ... Per l'esattezza il figlio di un ricco imprenditore ...”
Sam sgranò gli occhi perplesso:
“Ma sei pazzo? Che cazzo ti è saltato in mente? E se vi arrestano?! Oddio Jonson cosa ti sta succedendo?!”
“Se ci arrestano almeno avremo un posto dove starcene con il culo al caldo e dove ci daranno il cibo gratis! Sempre meglio di questa situazione!”
Sam si mise le mani fra i capelli agitatissimo:
“Te lo scordi Jonson, tutto tranne questo! Preferisco starmene nella miseria più che rapire un uomo innocente!”
“Sam ascoltami! E’ l’affare di una vita!I miei amici sono professionisti, lo hanno già fatto ed è andato sempre tutto liscio! E poi dai, ammettilo anche tu che questi ricconi di merda di stanno sul culo! In più, non gli faremo del male, hai la mia parola!”
 
Sam abbassò lo sguardo e stette in silenzio, era profondamente deluso da Jonson, ma volle prendere tempo per riflettere, non era del tutto sicuro di rifiutare …
Se ne andò senza neanche salutarlo, e mentre continuava a fare sempre più freddo e alcuni fiocchi di neve cominciavano a cadere sulle strade, si diresse verso un piccolo pub.
Si sedette al bancone e stette lì a pensare …
Una parte di lui era riluttante, gli diceva di non farlo, ma poi il desiderio di poter migliorare per sempre la sua vita si faceva avanti e prendeva il sopravvento …
  
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