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Autore: Lelahel    14/08/2013    7 recensioni
Chicago, 1923
"La Leonessa"
È con questo nome che la giovanissima cantante April Ford è conosciuta nella città di Chicago.
"L'Ibrido"
È con questo nome che è conosciuto il temuto e potente vampiro Niklaus.
Due persone completamente diverse, nella loro natura e nella loro personalità, ma le cui vite saranno destinate a incrociarsi proprio in una notte di fine estate, nella città di Chicago.
Il fuoco e il ghiaccio davvero non hanno nulla in comune?
[Dalla storia]
"Possibile che dove la notte è più buia ci sia tu?"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katherine, Pierce, Klaus, Nuovo, personaggio, Rebekah, Mikaelson, Stefan, Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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http://www.youtube.com/watch?v=PnU1v_LgRp8

-Capitolo 6: With the venomous kiss you gave me, i'm killing loneliness-

Nailed to the cross together
As solitude begs us to stay
Disappear with a lie forever
And denounce the power of death over our souls and secret brings us in to start a war

(Killing Loneliness by HIM)


Passarono ben tre settimane da quando Violet fu uccisa per mano dell'ingordigia di sangue di Stefan, e Klaus non ebbe più l'occasione di rivedere April.

Disertò tutte le serate al locale di Gloria, rinunciando così alla compagnia di Rebekah e del giovane Salvatore, malgrado fosse consapevole che lei si sarebbe esibita in ciascuna di quelle nottate.

Preferì divertirsi in altre maniere, soddisfacendo i bisogni del suo lato vampiro piuttosto che quello riemerso attraverso quella ragazza.

Non la voleva, quella parte di lui.

Preferiva uccidere e disprezzare l'animo umano come aveva sempre fatto, piuttosto che mettersi a ragionare e filosofare su di esso.

Ma, quella notte, sua sorella ebbe un diabolico piano in mente.

Lo obbligò ad andare con lei e Stefan in un posto poco fuori città, un posto sconosciuto e di cui solo lei sembrava conoscerne la posizione. Pagò autista e macchina di lusso pur di giungere in quella meta, ordinando abbastanza champagne da farli ubriacare e ridere senza alcun motivo.

La città di Chicago è ancora sconvolta dagli efferati omicidi avvenuti negli ultimi mesi...” Stefan leggeva l'articolo sul giornale di quella mattina, sghignazzando come se stesse puntando gli occhi su un'allegra barzelletta, invece che su un macabro racconto di cui lui era l'oscuro protagonista.

Rebekah sorrideva divertita vicino a lui, con in mano un bicchiere di spumante ancora mezzo pieno mentre teneva l'altra dolcemente adagiata sul ginocchio del suo degno compare.

Lo stesso Klaus si mostrò divertito dall'ironia che Stefan riponeva nella propria ferocia. Aveva quasi dimenticato quanto gratificante potesse essere giovarsi della compagnia di qualcuno che possedeva la sua stessa, medesima considerazione della vita umana. Una considerazione pressoché nulla.

Tutti e tre i vampiri risero di gusto, risero di quanto quelle vite mortali fossero facili da raggirare e da spezzare e questo fece sentire Klaus nostalgico per un solo istante.

Avrebbe sempre dovuto essere così; con loro che bevevano sangue umano come fosse nettare da cui trarre ebrezza e sbeffeggiando le esistenze che avevano estirpato da quel mondo.

Si ritrovò a nutrire odio per April, e per quegli occhi che erano riusciti a fargli perdere il proprio mondo, anche se per molto poco.

L'immagine di lei era ormai un ricordo talmente lontano, che nemmeno immaginarla o cercare di rammentarla, gli permise di riportare a galla tutti i pensieri a cui la sua sola esistenza aveva dato vita.

Guardò fuori dal finestrino; le luci dei lampioni si susseguivano a forte velocità, divenendo parte integrante del cielo buio e privo di stelle e lui le osservò passargli davanti come fossero ricordi della sua lunga vita.

Gloria ce l'ha a morte con me, ho saputo. Ma c'est la vie! Non si può porre freno al divertimento, vero Nik?” domandò Stefan, accorgendosi del breve momento di distrazione dell'amico.

Klaus si girò verso di lui, abbozzando un sorriso. Guardò il volto di sua sorella, la quale gli stava regalando una smorfia furba che non prometteva nulla di buono, ma non ci si soffermò troppo a lungo.

Gloria può avercela con noi quanto vuole, niente può fermarci. La streghetta deve farsene una ragione.” rispose, bevendo poi un lungo sorso dal suo bicchiere.

Rebekah si lasciò sfuggire un risolino. “Niente può fermarci....tranne una bella moretta.” disse, coinvolgendo nella sua risata anche Stefan.

Klaus la fulminò con lo sguardo: non sopportava che gli rammentasse April e che lo facesse, sopratutto, di fronte a Salvatore, umiliandolo per quello stupido errore. Sempre se errore lo si poteva considerare.

Non si pensa costantemente a una persona per errore.

Lo sai bene perché l'ho risparmiata.” le ricordò; osservò il volto di Rebekah farsi leggermente più cupo.

Forse hai fatto bene a risparmiarla, in quel caso Gloria ci avrebbe davvero fatto a fette!” ridacchiò Stefan, non accennando nulla riguardo il fatto che la magnanimità di Klaus nei confronti di quella ragazza gli avesse fatto vincere una sfida che sarebbe dovuta essere persa in pazienza.

Una cosa che Klaus gradiva del suo nuovo ed unico amico, era il riconoscere in lui una figura che non si poteva prendere facilmente in giro. Malgrado i loro giochi e le loro sfide, i due si rispettavano a vicenda, tanto da essere vicini all'aver instaurato un rapporto che si poteva definire amichevole.

Non credere di poter sempre vincere, ripper. Questa è stata solo una leggera e obbligata svista.” gli ricordò Klaus, decidendo di riportare la conversazione sul ridere.

Non aveva voglia di incupirsi e né tanto meno di pensare; voleva solo combattere i drammi della vita, come facevano tutti, attraverso alcool e notti macchiate di sangue. Non voleva dare spazio ad altro.

Tra i loro sorrisi complici, la macchina si arrestò improvvisamente e Klaus si voltò verso il finestrino per vedere dove Rebekah aveva deciso di condurli.

Il suo sorriso si spense inesorabilmente, quando riconobbe l'enorme manifesto che pendeva sulla parte più alta dell'edificio. Diverse persone, tutte di rango abbastanza elevato, stavano dirigendosi verso l'entrata leggermente illuminata dalle luci soffuse di alcune fiamme.

Stefan rimase impassibile; Rebekah invece guardava soddisfatta il volto incredulo del fratello.

Bekah...” la rimproverò Klaus, volgendo lo sguardo nella sua direzione e stringendo i pugni sopra le ginocchia. Osservò lo sguardo divertito della sorella, provando un moto di rabbia nei suoi confronti, ma lei continuò imperterrita a sorridergli in faccia.

Andiamo Nik....è solo una mostra d'arte.” disse, mettendo su un finto broncio e lasciando il suo bicchiere sul tavolino di fronte. “Pensavo che tu non potessi mancare.”

Lei scese poi dall'auto, scortata da Stefan, mentre Klaus restò immobile per qualche altro istante all'interno del veicolo, osservando la figura della sorella muoversi verso la lunga scalinata che conduceva al museo con fare elegante e sensualmente felino.

Strinse più forte i pugni e comprese che tutti i suoi buoni propositi per una serata senza emozioni o imprevisti vari era appena andata a monte.

Gli parve di sentire già il profumo di April nell'aria.

* * * * *

Passarono giorni da quel terribile evento, ma April non parve stare meglio.

Il male emotivo si unì a quello che la indeboliva nel fisico: le capitò più volte, quando era a casa da sola, di avere dei violenti capogiri e delle incendianti vampate di calore che le risalivano nel corpo, incenerendo tutta la forza che in esso risiedeva.

Pensò dovesse trattarsi del brutto colpo causatole dalla morte di Violet, e Gloria le diede dei giorni per riposare. Ma lei non li volle spendere a casa, e né tanto meno a pensare a Klaus e al discorso che le aveva fatto qualche sera prima.

Voleva rivederlo, lo desiderava con tutta sé stessa, ma preferì sopprimere quella sua fantasia facendo finta che non esistesse.

La consolò il fatto che ci sarebbe stata la mostra d'arte quella sera e che avrebbe potuto fuggire al dolore della realtà immergendosi nella bellezza dei quadri.

Lo sperava con tutta sé stessa.

Come sperava che Christopher fosse di buona compagnia.

Si sbagliò: l'uomo la teneva sottobraccio con eleganza, ma sbuffava ogni qual volta il suo sguardo si posava su una delle tele che adornavano la mostra. Per lui il bianco delle pareti e quei quadri erano la stessa cosa.

April decise di prendere in mano la situazione, decidendo di coinvolgerlo lei stessa nella forma di quelle fantasie,

Guarda questo.” La ragazza si fermò, vicino ad un ragazzo che solitario stava osservando il quadro, e Christopher posò gli occhi annoiato sulla tela di fronte a sé.

Il quadro rappresentava due amanti: lui le stava alle spalle e le prendeva con estrema delicatezza il viso tra le mani. Posava le labbra sulla guancia destra della ragazza, una bellissima giovane che sembrava volersi abbandonare a quel bacio inaspettato, stava aggrappandosi al braccio dell'innamorato e teneva gli occhi chiusi, per poter così assaporare in pieno la dolcezza di quel momento.

April notò che Christopher era indifferente di fronte a quella bellissima tela e al suo romantico contenuto. Non poteva credere che un immagine come quella non suscitasse in lui emozione alcuna. “Non ti piace?”

L'uomo fece spallucce, storcendo la bocca. “Non mi dice nulla. Rappresenta un bacio e basta.” disse.

April avvertì le viscere rivoltarsi dentro il proprio corpo, e le ci volle tutta il controllo in suo possesso per potersi fermare dal rispondere a tono.

Non era vero che quel quadro rappresentava solo un bacio, rappresentava molto di più.

L'amore.

La ricerca e il bisogno dell'amante.

La tenerezza.

La paura di perdersi.

Ciò che lei non aveva mai avuto il coraggio di cercare.

Se Christopher vedeva solo un semplice bacio, allora era più ottuso di quanto sembrasse.

April stava per farglielo presente, ma poi preferì rimanere in silenzio ad ammirare il quadro, la mano dell'uomo si posò sulla sua e l'accarezzò con delicatezza.

Spiegamelo tu di che parla.” le disse.

April avvertì un brivido freddo correrle con intensità lungo tutta la schiena. Sentì le dita di Christopher che, con muta e sensuale delicatezza, scorrevano lungo le sue dita. Il fiume di parole che la ragazza stava malamente cercando di trattenere per poco fuoriuscì dalle sue labbra, accuratamente scarlatte.

Ci sarebbe tanto da dire, ma tu hai poco tempo.”

April preferì non perdersi in tante spiegazioni con qualcuno che non riusciva ad apprezzare nemmeno un quadro, o meglio, il sentimento in esso racchiuso.

Christopher volse lo sguardo nella sua direzione, captando il tono di sfida che era racchiuso in quelle parole. “Il tempo è denaro, tesoro mio. E fai bene a non farmelo perdere in simili....baggianate.” replicò, mascherando il tutto dietro un sorrisetto finto e di circostanza.

Non aveva gradito il modo in cui lei gli aveva risposto, ma ad April non importò minimamente.

Così come non le importò di come lui aveva stretto, per un solo secondo, il braccio, schiacciando così contro il proprio fianco la mano che April gli teneva sotto braccio.

Continuò a tenerlo sotto braccio e passò ad osservare la tela, affrontando in silenzio la mancanza di qualcuno con cui poter condividere quella passione.

E, sopratutto, con cui sopprimere il dolore causato dalla dipartita di Violet.

Il suo compagno non stava facendo nulla per aiutarla al riguardo, anzi. Stava solo peggiorando le cose.

La risata di Chris ruppe il silenzio che li aveva pervasi e April provò un'ondata di fastidio di fronte a quella totale mancanza di riguardi nei confronti suoi e di chi stava beandosi di quelle opere.

Un'altra persona era alle loro spalle, intenta ad ammirare un quadro sulla parete opposta, ma parve non curarsi della risata dell'uomo.

Perché ridi?” domandò allora April, senza capire.

L'uomo si voltò a guardarla, continuando a sorriderle in faccia come se non gli importasse dell'irritazione nascosta negli suoi occhi.

Perché sapevo che questa cosa dell'arte era solo una copertura per mostrarti...diversa.” disse, inumidendosi poi le labbra. April non riuscì proprio a captare il messaggio insito in quelle parole, ma l'uomo le diede subito la risposta. “Insomma, April...tu non sei il tipo di ragazza che si interessa d'arte e cultura...come dici tu, i tuoi migliori amici sono il denaro e i diamanti, no?”

Un sussulto silenzioso esplose nel petto della ragazza, mentre fissava gli occhi dell'artefice di quella verità.

Sì, non poteva negarlo: quelle parole erano davvero uscite dalle sue labbra, quando le tingeva di rosso perché voleva solo che fossero guardate e non ascoltate. Risentirle, però, le faceva provare un senso di vuoto, di sporco. Era sempre apparsa come una persona mediocre e materialista perché era questo ciò che voleva; non voleva niente dalla vita che non fosse fama e denaro.

Non gliene era mai importato, eppure in quel momento si sentì davvero in colpa per essere così sciocca.

Ecco perché prima non hai risposto riguardo la domanda sul quadro e ti sei nascosta dietro questa tua finta sagacia.” infierì Christopher; il suo sorriso aumentava a ogni parola che diceva.

April digrignò i denti; tornò a guardare il quadro e sentì delle lacrime amare salirle agli occhi. Riuscì a trattenerle per puro miracolo, perché una parte di sé era ancora capace di reprimere quelle emozioni di cui aveva creduto di non avere bisogno.

Christopher notò il turbamento in lei, ma non se ne curò più del dovuto. “Dai piccola, mi fa piacere che tu voglia apparire acculturata ma io ti voglio così come sei .” le disse, donandole un bacio indelicato sulla guancia.

April per poco sentì lo stomaco arrovellarsi in fastidiose contrazioni. Avrebbe voluto voltarsi e sputargli dritto dritto in quello sguardo vuoto e, si accorse in quel momento, anche un po' vacuo. Come fosse brillo.

Accorgendosi di come la ragazza si era leggermente ritratta dopo quel contatto, Christopher assunse un'espressione infastidita, che fece correre un brivido lungo la schiena di April. Quest'ultima non seppe che reazione aspettarsi e la cosa, un po', la spaventò.

Vado a fumarmi un sigaro. Ci vediamo dopo.”

Morale della storia: guardando il suo compagno allontanarsi, April seppe che avrebbe passato tutta la sera da sola.

Eppure non gliene dispiaceva.

Quella sera avrebbe preferito il potere del silenzio, a quello vano del lusso del suo fidanzato.

Già, del successo e della ricchezza, almeno per quella sera, non gliene importava più nulla.

Proprio come non gliene era importato nelle sere che avevano seguito la morte di Violet.

Perché un diamante può riempire una vita empia, ma non può darti nulla nel tuo ultimo attimo di respiro.

E lei aveva capito di non volersene andare in futuro con un diamante al dito, bensì con la lacrima di qualcuno che non avrebbe mai voluto lasciarti andare. Proprio come era stato per Violet.

Si passò una mano lungo tutto il viso, nascondendosi dietro il buio delle proprie palpebre e riflettendo su tutte quelle cose a cui, in quel momento, avrebbe tanto voluto rinunciare.

I soldi. La fama. Quel beota di Christopher.

Avrebbe rinunciato a tutto pur di raggiungere una sola cosa.

Una sola semplice cosa.

Troppo romantico come quadro.”

Una voce troppo vicina la sorprese.

Si voltò giusto in tempo per vedere Klaus avvicinarsi lentamente a lei con in mano un calice di spumante.

Non si era resa conto che era proprio lui, il ragazzo alle sue spalle che stava osservando l'altro quadro.

Per un istante, April restò a fissarlo come abbagliata dal suo aspetto.

Era sempre stato bello ed elegante, ma in quella serata sembrava avere un qualcosa in più che la confondeva. Forse perché non si aspettava affatto di rivederlo dopo la chiacchierata sotto la pioggia e quindi era in possesso solo di un effimero ricordo di lui.

Questo non posso negarlo...” replicò April, dopo un lungo attimo di silenzio dovuto alla distrazione a cui lui l'aveva portata.

Si strinse le braccia al petto e sospirò, sentendosi una totale stupida.

Perché giorni prima si era confidata con uno sconosciuto, perché lo aveva troppo vicino....

Però è il più bello che abbia mai visto in vita mia.”

Klaus non rispose, piegò la testa da un lato e lasciò scorrere lo sguardo lungo la tela. “Non credi nell'amore, April?” le domandò, con voce incolore.

I due si guardarono; lei provò la strana sensazione che, anche in quel caso, la risposta che lei avrebbe dato sarebbe stata la stessa che lui avrebbe pensato, ma non esternato.

Sospirò.

Non ci credo. Però mi piace osservarlo quelle poche volte che lo vedo.” rispose, alzando le spalle.

Capì di aver colto male la plausibile risposta di Klaus, poiché lui abbozzò un sorrisetto eloquente e socchiuse le palpebre.

A lui, dell'amore, non importava nulla. Nemmeno viverlo sotto forma di illusione o sogno.

Stava per chiedergli cosa ne pensasse lui, ma si trattenne. Perché affrontare un argomento così intimo con uno sconosciuto? “

Non pensavo che ti piacesse l'arte...” disse poi, per cambiare discorso. “Sei così scorbutico.”

Siamo in due allora. Nemmeno io pensavo fossi una persona che l'apprezzasse.” ribatté prontamente Klaus, lanciandole un'occhiata veloce con cui parve volerla freddarla. “Sei tutta soldi e diamanti, tu.”

April abbozzò un sorriso, comprendendo che Klaus doveva aver sentito la conversazione tra lei e Christopher.

Beh d'altra parte, tu sembri un tipo bastardo e cinico che si cura solo di se stesso.” disse e lo fece ridere; non seppe se perché lo avesse fatto innervosire o perché la cosa lo divertisse. “Ma penso che non sei così sotto sotto.”

La risata si spense.

Klaus girò lentamente la testa verso di lei cogliendo i suoi occhi scuri che lo fissavano intensamente. La mano strinse con più forza il calice che aveva tra le mani, e la rabbia tornò a montargli lungo il corpo. S'inumidì le labbra, cercando di riprendere mano alle emozioni che aveva di nuovo soffocato in quei giorni. “Non mi conosci e non puoi dirle certe cose.” le disse freddamente.

È vero anche questo.” rispose April. “Ma mi hai aiutata per ben due volte nel giro di una settimana, non puoi certo essere così perfido come vuoi apparire.”

Klaus restò in silenzio; guardò la determinazione sul volto della ragazza e trattenne il respiro.

Lei stava dicendogli che era diverso, quando in realtà non era così: lui sembrava diverso ai suoi occhi, solo perché con lei, e solo con lei, riusciva in qualche modo a sentirsi lontano dalla propria natura. Ma non era così nella realtà: una volta uscito dal libro della fiabe, tornava ad essere il mostro che animava gli incubi più bui delle sue vittime.

Un suo incubo, se lui non le avesse cancellato la memoria.

Non aveva dimenticato che lui, per poco, l'aveva quasi uccisa per puro divertimento.

Ma lei, questo, non lo ricordava. Anzi, non lo sapeva.

Sai pochissimo di me ed è per questo che te ne esci con allusioni simili.” ripeté il ragazzo, portandosi il bicchiere alle labbra.

April tornò a guardare il quadro, mordicchiandosi il labbro e cercando un pretesto per rompere il silenzio. Si grattò la fronte. “Allusioni...che razza di paroloni! Allora fatti conoscere, simpatia fatta a persona!” esclamò con un sorrisetto sulle labbra, che colpì Klaus. “Tu cosa vedi in questo quadro?”

Tu così conosci le persone? Ecco perché hai poca compagnia, eccetto quel damerino.” la prese in giro il vampiro, storcendo il naso.

Si può capire molto da una persona attraverso l'arte. Un artista cerca di riportare le proprie emozioni sotto forma di disegno, ma spetta all'osservatore avere la giusta sensibilità per coglierle. Si può vedere tutto e niente in un quadro, dipende dagli occhi di chi guarda.” spiegò April, portandosi le mani sui fianchi e piegando la testa.

Si fece più vicina a Klaus, il quale stava ripetendo le parole di April dentro la propria testa. Si domandò cosa avrebbe visto lei nei suoi, di quadri. Fissò in silenzio la tela, sentendo gli occhi della ragazza addosso, e pensò che l'artista fosse così troppo smielato e privo di vita amorosa da aver disegnato un bacio fittizio che placasse i suoi bisogni intimi.

Rise, tentato dall'idea di rispondere in quella maniera ad April. Già se la immaginava, adirata e rossa in viso, mentre lo mandava a quel paese per poi lasciarlo lì da solo.

Guardò meglio.

Credo che il bacio significhi molto più in questo quadro.” iniziò a dire, senza pensare, perché sapeva si sarebbe sentito stupido se a quelle parole ci avesse davvero pensato. “Lui l'abbraccia per baciarla, non vuole che lei se ne vada o...che lei abbia paura di lui. Lei invece si aggrappa a lui, perché appunto prova paura nei suoi confronti, ma allo stesso tempo ne ha bisogno. Come una fiamma che vuole spegnersi, ma teme la pioggia che sta incombendo su di lei.”

Il silenzio scese su di lui. Gli parve di trovarsi solo con quel quadro, con quella scena che evocava in lui troppi ricordi, lontani ma portati vicini dal suo cuore.

Rammentò un nome, un volto, lei....e tutto parve tornare nell'oscurità, dove le luci erano ancora troppo lontane per poter essere raggiunti.

Ricordò la felicità provata secoli prima e ne ricavò solamente un profondo dolore.

Con questo bacio, lui ha ucciso le paura di lei e lei quella di lui. Si sono completati.” concluse, con un sussurro.

L'oscurità si dileguò, la dolorosa realtà tornò a circondarlo e tutti i ricordi tornarono ad essere pallidi e lontani miraggi con cui il cuore stava cercando di ingannarlo.

Si ricordò di April e se la ritrovò a fissarlo intensamente, con il respiro trattenuto tra le labbra come se quelle parole glielo avessero portato via.

Mantennero il silenzio, poiché nessuno dei due sembrava intenzionato a parlare.

Poi lei scattò verso lui, posandogli la mano sulla guancia e facendolo voltare delicatamente verso lei.

Posò delicatamente le labbra sulla sua guancia destra, in un bacio lungo che arrestò il tempo.

Il tutto fu talmente inaspettato che Klaus non ebbe la prontezza di prepararsi a tale evenienza ed evitarla, oppure abbandonarsi completamente ad essa.

Una parte di sé, infatti, volle ritrarsi a quel momento, ma un'altra lo costrinse a rimanere immobile e ad assaporare quel contatto fino in fondo.

Chiuse le palpebre, chiedendosi per un secondo cosa stesse cercando di fare April attraverso quel gesto.

Lo capì solo diversi istanti dopo, quando le labbra della ragazza abbandonarono la sua pelle.

Con quel bacio, che sapeva più di veleno per lui, gli aveva permesso di uccidere, per un secondo, la sua di paura, quella della solitudine.

Guardò April, lei sembrò essersi imbarazzata per quel gesto certamente avventato, tanto che le sue gote si erano tinte di un rosso intenso. Abbassò lo sguardo timidamente, schiarendosi la voce e intrecciando le dita tra loro.

Diciamo allora...che anche con questo bacio abbiamo ucciso qualcosa, no?” disse, con una voce da bambina.

Klaus la guardò incredulo, senza sapere che cosa rispondere. “Non tutto si può uccidere con un bacio, April.” disse poi, scuotendo la testa, ancora scosso dal vortice di inaspettate illusioni con cui lei lo aveva abbattuto attraverso quel bacio.

April si umettò le labbra, e i suoi occhi si fecero stranamente lucidi. “Ma le cose più brutte le si possono uccidere anche con una piccola luce.” rispose.

Dette queste parole, per cui Klaus non seppe davvero che cosa pensare, la ragazza si allontanò a passo svelto.

La guardò andare via di corsa, forse presa dalla vergogna di non sapere più come riempire il loro inimitabile silenzio.

Klaus tornò a guardare la tela davanti a sé e sospirò.

Secoli e secoli di sangue, omicidi, odio e morte non erano riusciti ad ammazzare la sua solitudine, mentre un singolo e innocuo bacio sulla guancia lo aveva fatto sentire leggero di quell'enorme peso, anche se solo per un secondo.

Incredibile, come le vite degli umani, delle volte, giocassero un piacevole gioco di sorprese inaspettate.

Solo che lui non voleva accettarlo, non ancora.

Decise dunque di lasciare quella mostra, prima che il profumo di April gli giungesse di nuovo alle narici e lo drogasse di quel suo, inaspettato, desiderio di vita.

* * * * *

Cercò Christopher per un solo motivo: aveva bisogno di un passaggio a casa.

A piedi il suo appartamento era troppo distante dalla mostra e mai e poi mai si sarebbe voltata indietro per chiedere a Klaus di accompagnarla. Era certa che, se quella sera avesse posto di nuovo il proprio sguardo su di lui, non avrebbe avuto controllo delle proprie emozioni.

Ma dove diavolo sei?”

April si strinse nelle braccia, un po' per il freddo e un po' per il fatto che camminare da sola, nel buio di quei cornicioni, la inquietava dopo ciò che era accaduto a Violet.

Il suo timore durò però per pochissimi attimi, poiché i suoi occhi caddero su numerose luci che illuminavano il giardino sul retro dell'edificio, dove era stato organizzato un buffet. Diverse genti dell'alta aristocrazia mangiavano e bevevano, con i loro fare eleganti e altezzosi.

April storse il naso, restandosene in disparte e adagiando la spalla su una delle colonne.

Né sua madre e nemmeno suo padre erano ricchi. Anzi, erano relativamente poveri e vivevano in un piccolo capannone in cui potevano risiedere a malapena due persone.

Ma erano felici. Almeno fino a quando....

Tesoro, finalmente ti ho trovata.”

April si lasciò andare un gridolino, voltandosi di scatto e puntando gli occhi sul volto di Christopher inanzi a lei, armato di un bicchiere di vino sicuramente pregiato e sottobraccio con un'avvenente fanciulla.

Però, non sei cambiata di una virgola, cara la mia April Jennifer Ford.”

April sbarrò lo sguardo, avvertendo un senso di sorpresa, disappunto e incredulità montare in lei, mentre concentrava tutta la sua attenzione su quella ragazza, piuttosto che su Christopher e sul fatto che la tenesse sottobraccio con fare alquanto coinvolto.

Quella giovane emise un sorriso affascinante, di quelli che potevano disarmare la corazza di qualsiasi uomo. Gli occhi neri, efficientemente truccati, erano sensuali e felini; i corti capelli scuri curati e ben raccolti, sistemati con un cerchietto in tinta con il bellissimo abito in paillettes nere che ella indossava.

Finalmente, dopo lunghi attimi di silenzio, April riuscì a proferire il suo nome. “Katherine?”


Ehilà!

Ciao a tutti :D come state? Vi sono mancata? #ovvio che no, risposero loro in coro#

Ammetto di non essere tornata “alla grande”dopo questa lunga pausa: questo capitolo è di transizione, è monotono e non accade proprio nulla di nuovo. Anzi, è un capitolo un po' “ripetitivo” diciamo, ma che purtroppo dovevo scrivere, pur di non accelerare le tappe di questa storia.

Allora, c'è stato un piccolo bacino (che qualche depravatella non approverà....sai che parlo di te!) che ha sottolineato ancora di più quello che sta accadendo tra i due protagonisti della storia. Come sempre mi auguro di non aver reso Klaus OOC.

Penso che sia anche chiaro chi egli ricordi guardando il quadro...Tatia Petrova è una figura che, francamente, vorrei davvero tanto conoscere attraverso il telefilm, visto che di lei sappiamo ben poco. Il suo ricordo riaffiorerà altre volte nel corso della storia, poiché reputo che lei sia stata l'unica donna che Klaus abbia veramente mai amato.

Per quanto riguarda la giovane e bellissima fanciulla che appare nel finale...avete capito chi è tanto, no? Ve l'aspettavate? XD Anche lei apparirà diverse volte andando avanti con il racconto e, anzi avrà un ruolo piuttosto rilevante. Non era una cosa prevista in realtà; ho deciso di inserire il suo personaggio mentre correggevo la storia in vista della pubblicazione, e molto probabilmente la farò comparire tra i protagonisti.

Passo a ringraziare tutti coloro che hanno letto il capitolo, chi recensirà e chi leggerà silenziosamente.

Un grazie enorme anche a coloro che hanno inserito questa storia tra le varie cartelle.

Ci rileggiamo presto; conto di essere puntuale come lo ero prima della mia lunga assenza e spero di ritrovarvi ancora a leggere! :D

Alla prossima, e buon proseguimento delle vostre vacanze! :3



   
 
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