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Autore: AsanoLight    15/08/2013    1 recensioni
Una raccolta di Drabbles e Short-Fic, alcune basate sulla pairing HiratoxAkari.
Vari inserti con Tokitatsu, Gareki e Yogi.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Akari, Altri, Hirato, Tokitatsu, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '♣ Karneval Parade'
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Gli afferrò i polsi stringendoli e lo sbatté sulla scrivania. Akari gli cacciò un'occhiata ribelle, come quella di un animale quando viene catturato, i ciuffi dei suoi rosa capelli umidi ed appiccicati alla sua madida fronte.
Hirato piegò le secche labbra in un soddisfatto e smaliziato sorriso e se le leccò senza cessare nelle sue spinte.
 
«Impagabile»
 
Gli si avvicinò subdolamente all'orecchio e ne leccò il lobo preparandosi a morderlo con i suoi canini mentre scavava sempre più in profondità, esplorando quel fragile corpo, violandolo con l'impeto di una fiera.
Akari lasciò andare un gemito. Secco, rauco, strozzato.
Era piacere. Era dolore.
 
Il comandante non se ne curò.
Quel dolce suono gli faceva dannatamente perdere la testa, sollevando nel suo animo una procella di confusi sentimenti.
 
L'immagine del dottore, costretto sulla scrivania del suo ufficio mentre si lasciava mansuetamente dominare, era da definirsi un’esperienza unica che necessitava che ne fosse fatto tesoro.
Fece scorrere le labbra lungo il suo collo e, dopo avergli scoperto il camice, vagò con le sue attente ed inguantate mani sotto la camicia, stringendogli i turgidi capezzoli.
 
«S-Stai fermo, bastardo!».
Akari si pronunciò in un ordine che venne tuttavia rigorosamente ignorato da Hirato.
 
Vide il dottore farsi rosso in volto mentre affogava tra gli affanni.
Raggiunse le sue labbra e le baciò avidamente mentre gli divaricava maggiormente le gambe.
Si addentrò sempre più a fondo in quel corpo suscitando in Akari piaceri non sporadici.
 
«Che stupenda vista c'è da quassù».
Fu un commento che sfuggì non accidentalmente dalla bocca del comandante, provocando il risentimento del dottore.
 
Ma oramai era troppo tardi per fare obiezioni.
Hirato aumentò le sue spinte, il dolore tramutò completamente in piacere e, per qualche istante, Akari, con la mente annebbiata, si dimenticò di tutto.
 
Del suo lavoro. Delle sue responsabilità.
Del passato e del futuro.
 
In quell’istante esisteva solamente il presente.
 
Nulla era più piacevole del riaprire gli occhi e scoprire il comandante della Seconda Nave con la fronte appoggiata sul suo petto, mentre respirava ansimante.
Nulla era più doloroso del sapere che quegli attimi erano destinati ad essere effimeri.
 
Akari si riallacciò il camice.
Hirato tirò su la cerniera dei pantaloni e rindossò la sua tuba.
 
L'uno dava le spalle all'altro.
Con un bacio si salutarono.
 
Nulla era più doloroso del rimanere solo con se stesso ed i propri dubbi.
 
«Tornerai?», domandò Akari, accarezzando la superficie della scrivania, ancora calda.
Hirato appoggiò la mano sulla maniglia della porta, senza tuttavia aprirla: «Tornerò».
 
Per entrambi, quelle erano mere parole.
Ma, nel profondo dei loro cuori, entrambi avrebbero voluto che fosse una promessa a cui tener fede.
 
Qualcosa in cui credere e sperare, quando il resto del mondo avrebbe smesso di farlo.
   
 
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