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Autore: Do_Not_Touch_My_Patria    15/08/2013    6 recensioni
Courfeyrac ha avuto un'altra brillante idea delle sue: organizzare una vacanza in Italia.
Inutile dire che, all'idea di un po' di relax in terra straniera, gli Amis de l'ABC si sono mostrati tutti entusiasti.
Beh. Quasi tutti...
Fra viaggi in macchina degni di un poema epico, drammatici disguidi con l'assegnazione delle camere, Grantaire ubriaco, Courfeyrac ipercinetico, Joly con la nausea e Marius che alla fine è riuscito a portarsi dietro la sua adorata Cosette, riuscirà il povero Enjolras a resistere ad un mese lontano dalla sua amata Patria e godersi la vacanza?
Tutto questo e molto altro in una fanfiction che di serio ha giusto il protagonista.
E forse nemmeno lui...
[Enjolras/Grantaire; Courfeyrac/Jehan; Bossuet/Joly con accenni -ma nemmeno troppo leggeri- Marius/Cosette e Combeferre/Eponine]
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Enjolras, Grantaire, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~Capitolo  III







No.
No, no, no, e ancora no.
Enjolras doveva sicuramente aver capito male.
Non potevano averlo messo nella stessa stanza di Grantaire, era una follia! Insomma, avrebbe capito se l’avessero messo con Jehan o Bossuet, ma quello era Grantaire!
Lanciò un’occhiatina furtiva al suo nuovo compagno di stanza per notare che aveva un’aria sconvolta tanto quanto la sua.
- Courfeyrac… - sussurrò supplichevole, ma Courfeyrac finse di non sentirlo e, preso Jehan per un braccio, imboccò le scale verso il piano superiore.
Bastardo
- Beh, a questo punto direi che non ha molto senso restare qui… - osservò Taire, dal momento che tutti gli altri erano andati a prendere possesso delle rispettive camere.
Enjolras annuì, incapace di proferire parola, e incominciò a salire le scale.
- Vuoi una mano? – si offrì l’altro facendo per prendergli uno dei due trolley.
Il biondo scosse la testa, troppo orgoglioso per ammettere che un aiutino non gli sarebbe dispiaciuto, e intimò a Grantaire di proseguire.
Quando raggiunse la 206, però, l’artista se ne stava sulla porta senza il minimo cenno di volersi spostare.
- Che c’è? – domandò Enjolras, convinto di aver ormai toccato il fondo.
Mai dire mai: di fronte a lui, fra la porta e la finestra, si stagliava un grande, comodo e accogliente letto matrimoniale
- Ah. – fu l’unico suonò che uscì dalla sua bocca.
- Ehm… - balbettò Grantaire in tutta risposta.
- Ecco, sì… - cercò di mettere insieme Enjolras.
- COURFEYRAC!!! – fu l’urlo ancestrale che fece accorrere il giovane dalla stanza accanto, presto seguito da Jehan.
- Cosa succede? Tutto bene? Si è fatto male qualcuno? – domandò preoccupatissimo.
La sua preoccupazione aumentò quando si trovò il viso del suo migliore amico a pochi centimetri dal suo e una mano attorno al colletto della maglietta.
- Hey, hey! Relax! Ti ricordo che l’omicidio, oltre a negare la libertà individuale e il diritto alla vita è anche perseguibile penalmente! – esclamò alzando le mani.
Enjolras lo lasciò andare con uno strattone e un’occhiataccia.
- Spiegami. Ho bisogno di una spiegazione razionale a tutto ciò. –
Fu Jehan, però, ad esaudire il suo desiderio.
- C’è stato un piccolo disguido con le camere… Joly si rifiutava di dormire in un matrimoniale e ha piantato un casino immenso, così abbiamo dovuto riorganizzare tutto. Solo che non potevamo mettere Ferre e Ponine in un matrimoniale, capisci… -
Taire ridacchiò sommessamente.
- Scommetto che a Combeferre non sarebbe dispiaciuto… - commentò guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Enjolras, che ancora non aveva bene capito come funzionavano certe cose all’interno del gruppo.
- E non potevate andarci voi nella matrimoniale? – domandò il biondo, esasperato.
Jehan arrossì impercettibilmente e Courf rispose al posto suo con un sorriso smagliante.
- Ma noi siamo già nella matrimoniale! –
Grantaire inarcò un sopracciglio in un’espressione che Enjolras non fu in grado di decifrare.
- L’ultima matrimoniale è occupata da Marius e Cosette, ma tranquilli, sono dall’altro lato del piano… - ghignò Courf, premurandosi di precisare all’occhiata colma di terrore del biondo.
- Quindi qualcosa mi dice che non ho la benchè minima speranza di farmi cambiare di camera… - sospirò.
- Temo di no, amico! – gli battè affettuosamente una pacca sulla spalla Courfeyrac, mentre Taire, senza proferire parola, varcava la soglia della 206 e incominciava a sistemare le sue cose.
Enjolras lo seguì scuotendo la testa.
La stanza era di medie dimensioni, arredata secondo lo stile rustico dell’agriturismo.
A sinistra della porta vi era un piccolo bagno dotato di doccia, l’armadio e un tavolino con una vecchia TV, dall’altro lato della camera il letto e una scrivania.
- Io vado a farmi una doccia… - annunciò Grantaire dopo qualche momento di silenzio, chiudendosi la porta del bagno alle spalle.
Enjolras si sedette sul letto, i gomiti sulle ginocchia e la testa fra le mani proprio come la sera prima della partenza, a casa sua.
Non avrebbe mai dovuto accettare di partecipare a quella vacanza.
Sin dal suo risveglio le cose avevano incomincito ad andargli male; non era trascorsa nemmeno mezza giornata da quando aveva lasciato Parigi, e già sentiva il bisogno viscerale di tornarsene nella sua amata Francia.
Fu quel pensiero a richiamarne un altro alla sua mente.
Si alzò di scatto e aprì il trolley più grande. In cima a tutto, ordinatamente piegata e riposta in una bustina di plastica affinchè non si rovinasse, se ne stava la bandiera della Francia.
Tutto contento e già dimentico delle drammatiche avventure della mattinata si diresse a passo sicuro verso la finestra aperta.
Studiò per qualche minuto come avrebbe potuto mettere la sua bandiera, individuando poi un vaso di fiori appeso proprio sotto il davanzale.
Era perfetto.
Si sporse fuori con tutto il busto, cercando di mantenere l’equilibrio e non volare di sotto mentre con non poca fatica annodava un angolo della bandiera al portavaso.
Nel frattempo Grantaire aveva finito di farsi la doccia ed era riemerso dal bagno con la maglietta in mano, un paio di jeans puliti addosso e i capelli ancora zuppi.
Incuriosito e un po’ preoccupato si era avvicinato alla finestra, senza osare disturbare il lavoro del compagno di stanza; solo quando comprese in quale faccenda Enjolras fosse affaccendato un’esclamazione di incredulità gli sfuggì dalle labbra.
- Apollo! Ma cosa diamine stai..? -
Catastrofe.
Spaventato da quel suono improvviso, Enjolras perse definitivamente il suo già precario equilibrio, sbilanciandosi pericolosamente in avanti.
- Occhio! – gridò Taire afferrandolo per la vita prima che potesse precipitare dritto nel cortile.
Rimasero in quella posizione per un paio di secondi, Grantaire con un braccio attorno alla vita di Enjolras e lui con gli occhi sgranati e le braccia protese in avanti, i capelli dell’artista che gli gocciolavano fastidiosamente sul collo.
Enjolras si voltò lentamente, il fiato ancora corto dallo spavento, finchè non incontrò un paio di occhi azzurrissimi e stranamente profondi.
- Cerca di non ammazzarti il primo giorno di vacanza, okay? – gli intimò Grantaire con un sorrisetto indecifrabile.
Solo allora il biondo si accorse che erano ancora in quell’assurda posizione e si divincolò biascicando qualcosa di molto simile a “sei tu che mi hai distratto”.
Un paio di colpi decisi alla porta anticiparono l’ingresso di Combeferre, la cui vista suscitò in Enjolras un moto di gioia senza confini.
- Ferre, sei tu! – esclamò, come se non lo vedesse da mesi.
Il ragazzo, spiazzato di fronte a un simile atteggiamento, sorrise timidamente e preferì rivolgersi a Grantaire.
- Siete pronti? Pensavamo di andare a mangiare in città… - propose, senza avere il coraggio di distogliere lo sguardo da Enjolras, che a sua volta lo puntava su qualsiasi cosa eccetto che su Grantaire.
Quest’ultimo annuì, si infilò la maglietta e raccattò il suo zaino da terra.   
I tre uscirono dalla stanza in fila indiana e senza fiatare, anche se Combeferre continuava, di tanto in tanto, a lanciare qualche occhiatina preoccupata ad Enjolras.
- Sei sicuro che lasciarlo in stanza con Grantaire sia un’idea saggia? – sussurrò a Courfeyrac una volta che si fuono radunati tutti nel grande giardino dell’agriturismo.
- Combeferre, amico mio… - esordì Courf portandogli un braccio attorno alle spalle.
- Siamo in vacanza, la parola “saggezza” è bandita fino al rientro a Parigi. – spiegò con un’indulgenza che fece rabbrividire il povero Combeferre.
E per fortuna non aveva notato il ghigno satanico che l’amico aveva rivolto al Tricolore che sventolava solenne fuori dalla 206…
La comitiva raggiunse il centro città una ventina di minuti dopo, e tutti convennero che per il primo giorno, onde evitare altri spiacevoli inconvenienti a Joly, si sarebbero accontentati di un semplice panino per pranzo.
- Perfetto, cosa visitiamo? – esordì Marius dopo un po’, pronto a fare la sua proposta.
- A me piacerebbe… - incominciò Jehan.
- Biblioteca Laurenziana! – esclamarono in coro Enjolras e Combeferre con un fervore che non ammetteva repliche.
Pontmercy, ingenuo come sempre, non seppe cogliere questa sfumatura nel loro improvviso acuto e continuò imperterrito.
- E se andassimo a vedere le Cappelle Medicee? –
- Che roba è? – gli diede corda Cosette, che evidentemente non aveva notato lo sguardo omicida di Enjolras e la smorfia irritata di Ferre.
- Tombe di gente morta. Resta di strada, a limite ci passiamo dopo… - tagliò corto quest’ultimo.
Eponine inarcò un sopracciglio a una simile risposta. Che era successo al solito Ferre colto e secchione?
- Non è gente morta a caso, sono le tombe della famiglia de Medici, che resse il potere a Firenze e in Toscana per svariati anni! Ci sono anche delle opere di Michelangelo! – lo corresse Grantaire.
- Mh, sembra figo! Andiamoci! – propose Courf, che pareva essere l’unico per nulla stupito dall’improvvisa erudizione dell’artista.
- Biblioteca Laurenziana! –
E davanti al ringhiare sommesso del Leader e della Guida, il Centro fu costretto a chinare il capo.
- D’accordo, come volete… - mugolò per poi rivolgere un’alzata di spalle a Marius, come a dire “io ci ho provato”.
- Su, ci andremo dopo alle Cappelle Medicose! – esclamò Bossuet con un grande sorriso, mentre gli altri due si incamminavano a passo deciso, complottando fra loro con un’aria eccitatissima.
- Speriamo che non ci sia tanta polvere, il mio asma potrebbe soffrirne… - sospirò Joly, che stava iniziando a riassumere un colorito umano.
Avrebbero dovuto prevederlo.
Il gruppo degli Amis de l’ABC si era formato ufficialmente, con nome e tutto, ormai da due anni. Quei ragazzi erano fra di loro come una famiglia, conoscevano i loro pregi e difetti, non avevano segreti e eccetto Cosette, che era l’ultima arrivata e che quindi poteva godere del diritto all’ignoranza, gli altri avrebbero dovuto cogliere nel luccichio satanico dietro alle lenti di Ferre la disgrazia verso la quale stavano marciando a cuor leggero.
- Ragazzi, si sta facendo tardi… che ne dite se usciamo? – si azzardò a bisbigliare Courf dopo due ore e un quarto di permanenza all’interno della meravigliosa biblioteca.
Inutile dire che né Enjolras né Combeferre si degnarono di starlo a sentire.
- Quanti saranno? – sussurrò il biondo in un movimento impercettibile delle labbra.
Combeferre scosse la testa, gli occhi pericolosamente lucidi.
- Centinaia Enj. Centinaia. Riesci a sentire il flusso di cultura che emanano? –
Courfeyrac indietreggiò spaventato e si voltò in cerca di manforte, ma Jehan svolazzava beato da un lato all’altro dell’edificio ammirando i volumi spessi e vecchi come se fossero stati Santi scesi in terra.
- Magari c’è anche una Divina Commedia… - fece in un gridolino eccitato.
Poco lontano, stravaccati su un divanetto, Bossuet, Grantaire e Eponine giocavano a carte mentre Joly cercava il suo inalatore per le emergenze e Cosette trafficava col cellulare.
- No, papà. Non sono ancora uscita dal museo. Sì, papà, è molto grande. Sì, papà. Non lo so. Enj e Ferre non si schiodano. No, papà, non sono stata rapita. – sibilava stizzita nell’apparrecchio.
- Sì che sei stata rapita! E’ tutto il pomeriggio che siamo chiusi qui dentro! E’ sequestro di persona! – piagnucolò Courf con le mani affondate nei riccioli.
- Io volevo andare alle Cappelle Medicee… - mugolò Marius, accasciato a terra.
- Adesso basta! – esclamò improvvisamente Eponine.
- Beccati questa Pesca-Quattro, cambio il colore in verde e vado a recuperare quei due disgraziati! –
Grantaire fischiò in segno di approvazione mentre Bossuet aggiungeva quattro carte alle altre dodici che a stento teneva in mano.
- Sono una schiappa a Uno… - biascicò cercando di ignorare i versi gutturali con cui Joly, fingendo la sua morte, tentava di richiamare la loro attenzione.
- Non vorrei sembrare pedante, ma in un pomeriggio siamo riusciti a vedere solamente la Biblioteca, ergo muovete il culo o ci ammutiniamo. Inoltre Joly sta morendo. Non voglio dover occultare il cadavere nel bagagliaio come in Little Miss Sunshine. – snocciolò prendendo Combeferre per un orecchio e puntando gli occhi in quelli di Enjolras.
Questo arrossì improvvisamente e indietreggiò di un paio di passi.
- D’accordo, come… come vuoi… - balbettò.
Incredibile l’effetto che avevano su di lui le ragazze…
Combeferre ritenne saggio non replicare e si mosse verso il resto del gruppo, da dove venivano i sepre più deboli “Cappelle Medicee” di Marius e i rantoli d’agonia di Joly.
Riguadagnare l’aria aperta fu una delle più grandi conquiste degli Amis.
- Credevo che sarei morto là dentro! – fece Courf, simulando teatralmente uno svenimento addosso al povero Jehan, mentre il gruppetto aggirava l’odiata Biblioteca diretto alle ormai altrettanto odiate Cappelle Medicee.
- Sarà bellissimo, vedrete! Avevo visto un documentario su Arte l’anno scorso! Ci sono tutte le statue! – saltellava Marius eccitato come un bambino la mattina di Natale.
- Pronto? Sì, sì, papà, sono ancora viva! Cosa? Ma certo che sono in camera con Eponine, ma che domande fai?! –
Tutti si voltarono verso Cosette, ancora attaccata al cellulare.
Evidentemente nel raccontare al padre l’organizzazione della vacanza, la ragazza aveva tralasciato qualche piccolo particolare.
Arrivati alle Cappelle e pagato il biglietto, i ragazzi si ritrovarono in una sala circolare e seminterrata, illuminata da qualche luce giallastra.
- Mi inquieta già. Sembra una catacomba… - osservò Courf.
Intanto Combeferre si era visto costretto a ricredersi, affascinato dall’opulenza dei reliquiari esposti in teche di vetro.
- Guarda! Un libro miniato! Dite che è originale? – esclamò Bossuet, attirando l’attenzione di Enjolras, che nonostante fosse dannatamente incuriosito dal museo continuava a mantenere il suo famosissimo broncio piuttosto di darla vinta a Pontmercy.
- Figo, eh! Vedrete al piano di sopra che…! – ma Marius si zittì improvvisamente.
Le luci si erano spente.
- Scusate, il museo chiude… Mi dispiace, ma dovete andare… - rimbombò la voce di una guardia.
- Cosa ha detto? – domandò Joly, presagendo già chissà quale scenario apocalittico.
Jehan si offrì di tradurre esibendo il sorriso più dolce e pacato che riuscisse a fare.
Gli altri compresero al volo e Grantaire e Courfeyrac afferrarono Enjolras sotto le ascelle e lo trascinarono fuori dall’edificio prima che potesse intavolare una qualsiasi discussione con la guardia sui diritti del turista o peggio, prima che potesse avventarsi su Marius e spaccargli la testa su un reliquiario.
- Ma come! Ci ha sbattuti fuori! Ma io volevo vedere le Cappelle! – piagnucolò.
- Chiudeva alle quattro e mezza, c’era pure scritto… - sospirò Eponine dandosi mentalmente della stupida e allontanandosi dal leader, che nel frattempo aveva assunto lo stesso inquietantissimo colorito rosso acceso della maglietta.
- E adesso che facciamo? –
La domanda di Combeferre cadde nel vuoto e gli altri fecero spallucce.
Fu in quel momento che Grantaire le vide.
Due ragazze, apparentemente due turiste a giudicare dalle borse stracolme e dalla cartina spiegazzata che usciva dalla tasca posteriore dei jeans di una delle due, gli passarono davanti gustando fra le risate due giganteschi coni gelato.
Grantaire aguzzò la vista fino a individuare la gelateria all’angolo della strada, poi si voltò verso Enjolras, inifine gettò un’ultima occhiata all’insegna colorata del negozio.
- Ehm, ragazzi… - si schiarì la voce con un sorrisetto divertito, prima di indicare la gelateria alle sue spalle.
- Gelatino? –
Inutile dire che la proposta venne accettata all’unanimità, anche perché se Enjolras non fosse entrato al più presto in contatto con qualcosa di ghiacciato sarebbe probabilmente esploso.
E pensare che erano solamente al primo giorno di vacanza…


 




Note~


La vacanza ha inizio!
Beh, direi che come primo giorno in Italia i nostri Amis ne hanno già passate di cotte e di crude... Ma dopotutto, come dice Courf, senza un po' di follia non sarebbero vacanze, no?   ~
E se vi state chiedendo quali esilaranti scenette ci offrirà la camera 206, sappiate che anche le altre due matrimoniali ci riserveranno belle sorprese...
Oddio, belle dipende dai punti di vista... Ma adesso basta, o spoilero tutto. X°
Cosa abbiamo imparato da questo capitolo?
MAI farsi convincere da un amante della cultura ad entrare in una biblioteca di una certa rilevanza. Ferre e Enj non sono gli unici fan dei libri antichi, fate attenzione... xDDD
Ma adesso passiamo alle comunicazioni serie.
Essendo stata abbandonata da Ame, che se la va a spassare in Polonia fino a fine mese -Koori maledice in preda all'invidia-, la pubblicazione rallenterà un pochino...
Se tutto va bene dovremmo pubblicare una volta a settimana, possibilmente al Giovedì.
Grazie infinite a chi recensisce, mette la fic fra le preferite o le seguite, legge, blablabla. Seriamente, ci state rendendo le due autrici più felici del mondo! <3

Au revoir et Vive la France!
Ame&Koori


 
  
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