Capitolo 03
Pov Natalie
Dopo
quel piccolo “chiarimento” con Loki, decisi di starmene in camera mia a disfare
le valigie.
Quando
aprii la porta della camera, rimasi a bocca aperta tanto era bella, spaziosa e
arredata con immancabile buon gusto, come il resto della casa del resto. Ma la
cosa che mi piaceva più di tutte era il panorama: dalla mia stanza potevo
vedere tutta New York!
Mi
avvicinai all’enorme vetrata, perdendomi a contemplare quella vista
spettacolare. Potevo passare le ore in quel preciso punto e non stancarmi mai.
Decisi
di smettere di fissare il panorama. Era meglio farmi una doccia e magari
sbollire in quel modo tutta la rabbia che mi aveva fatto salire quell’idiota!
Così,
aprii la porta che si trovava di fianco al mio armadio, rivelando il bagno.
…E
che bagno!
-O
MIO DIO! - la mascella quasi mi arrivò a terra. Non potevo credere che quello era
il bagno!
Assomigliava
più a un salone di bellezza, che ad un bagno. Beh, di certo non era
paragonabile a quello che ora mi sembrava il misero bagno di casa mia.
Continuavo
ad osservare stupita quella stanza, quando poi mi riscossi dai miei pensieri.
“Oh Natalie, quanto sei stupida! Sei in casa
di Tony Stark, devi fartene una ragione ed abituarti a questo
lusso!”, pensai, mentre mi avvicinavo alla vasca.
La
vasca era enorme e con le luci blu. Anche qui c’era una vista bellissima. Sarebbe
romanticissimo fare il bagno con il proprio uomo, magari con una dolce musica
in sottofondo e un bicchiere di vino in mano.
Scossi
la testa, ridendo dei miei stessi pensieri.
-Si,
se ce l’avessi un’ uomo!- riflettei ad alta voce.
Con
questo triste pensiero, iniziai a spogliarmi e a riempire la vasca. Appena
entrai, i miei muscoli quasi si sciolsero al contatto dell’acqua calda. Chiusi
gli occhi e iniziai a rilassarmi.
Ripensai
alla mia vita di appena un mese prima: ero felice con mamma e papà e quel
brutto incidente aveva rovinato tutto. Ero rimasta sola in un attimo,
disorientata e con un vuoto nel cuore che mai nessuno sarebbe riuscito a
colmare.
Una
lacrima ribelle sfuggì al mio controllo, ma io la spazzai subito via con il
dorso della mano.
Mamma
papà mi mancherete tantissimo.
-Signorina?- Jarvis per poco non mi fece venire un colpo,
riportandomi alla realtà.
-Vuoi per caso farmi morire d’infarto?- gli dissi
seccata, portandomi una mano sopra al petto, all’altezza del cuore.
-Le assicuro che non era mia
intenzione, volevo soltanto informala che se vuole posso attivare la funzione
idromassaggio!- m’informò
jarvis.
Idromassaggio?
O mio dio certo che volevo farmi l’idromassaggio!
-Ma
certo, fallo partire Jarvis! Grazie mille.– gli
risposi euforica.
-
Bene signorina.-
In
un attimo la vasca iniziò a fare tante bollicine. Sarei voluta restare lì tutta
la notte, ma il mio stomaco iniziò a brontolare, forse era meglio uscire e
mangiare qualcosa.
Rientrai
così in camera, avvolta in un asciugamano e iniziai ad asciugarmi i capelli, ma
dato che faceva molto caldo, decisi lasciarli umidi, così li pettinai solo un po’.
Aprii
la mia valigia, per estrarre qualcosa di comodo da indossare.
Decisi
di mettere un pantaloncino, molto mini, grigio e una canotta rosa aderente. Se
fossi stata a casa mia sarei nuda, dato il caldo , ma ora decisamente non
potevo!
Scesi
la lunghissima scalinata che portava al salone e alla cucina, ma non trovai
nessuno. La casa era immersa nel silenzio più totale.
-Jarvis?- lo chiamai.
-Si signorina?-
mi rispose subito lui.
Mi
ero già abituata a Jarvis. Era bello avere un
“maggiordomo” invisibile!
-Tony?-
gli chiesi.
-Signorina,
il signor Stark è a una cena di lavoro con la signorina Pepper.
In ogni caso troneranno presto e il signor Stark ha lasciato
un biglietto attaccato al frigo.- m’informò, con la sua voce calma.
-Ah
Il biglietto attaccato al frigo, eh? …Finalmente qualcosa di primitivo in
questa casa!- dissi con ironia, ridacchiando.
Entrai
in cucina e come mi aveva detto Jarvis,
il biglietto era sul frigo, attaccato con un a piccola calamita. Per un attimo
mi sembra di essere tornata indietro e quel piccolo spiraglio di normalità mi
fa tirare un sospiro di sollievo.
Così,
presi il biglietto e cominciai a leggere:
Cara cugina, siamo a
cena fuori per lavoro.
E oltretutto siamo anche in ritardo!
Ti ho lasciato i numeri
delle migliori pizzerie in zona,
dai
anche da mangiare al piccolo cervo.
Se al mio ritorno trovo il tuo cadavere fatto
a pezzetti, ti vendicherò,
promesso!
PS: Nel cassetto della cucina (nel
caso c’è ne fosse bisogno)
ho messo il Taser . Divertiti
a guardarlo mentre sbava!
A più tardi Tony <3
Sorrisi
dopo aver finito di leggere. L’ironia di Tony era un qualcosa di unico al
mondo. Poso il biglietto sul ripiano della cucina e decisi di prendermi un
bicchiere d’acqua dal frigo. Faceva decisamente troppo caldo.
-Il
mio cadavere fatto a pezzi da quella specie di Dio? Al massimo troverai il suo di cadavere!- pensai ad alta voce e iniziai a
sorseggiare la mia acqua, trovando subito sollievo.
-Sai
potrebbe avere ragione!-
-
Oh, Cazzo!- quasi urlai. Il bicchiere mi cadde dalle mani nel momento in cui
sentii quella voce glaciale alle mie spalle. La sua voce.
Mi
voltai di scatto, cercando di ignorare il mini infarto che mi era venuto.
Odiavo quel tipo ogni secondo che passava!
-Guarda
cosa mi hai fatto combinare, Loki!- gli dissi stizzita, indicando tutta l’acqua
e i pezzi di vetro sul pavimento.
-Non
è mica colpa mia se sei così sbadata.- mi rispose lui, facendo un’alzatina di
spalle, con un sorriso ironico stampato su quell’odiosa faccia.
Quanto
volevo prenderlo a schiaffi e fargli passare quell’aria da superiore che aveva.
Non lo sopportavo!
Feci
un profondo respiro, cercando di calmarmi.
Questa
volta decisi di non rispondergli, volevo lasciarlo perdere. Cercai di
sorpassarlo, quasi correndo, ma i miei piani andarono a farsi benedire quando
scivolo sull’acqua che mi era caduta poco prima, andando a finire proprio
contro di lui, con l’unico risultato di spiaccicarmi contro il suo petto.
Alzai
la testa e incrociai i suoi occhi verde giada.
Il suo sguardo era così intenso che non
riuscivo a distogliere i miei occhi dai suoi. Sentii un brivido lungo la
schiena, cominciando a chiedermi perché anche lui mi guardasse in modo così
intenso, invece di farmi a pezzettini per “aver osato sfiorarlo”.
Dopo vari secondi ripresi coscienza di me
stessa. Solo in quel momento mi resi conto che ero praticamente attaccata a
Loki, mentre le sue mani erano sulla mia vita.
Mi
scostai, come se fossi stata scottata da quel tocco.
-Io…Io
credo che sia meglio pulire questo disastro, prima che qualcuno si faccia
male!- gli dissi, quasi balbettando.
Anche
lui sembrò ritornare in se solo dopo aver sentito le mie parole.
E
scappai via, con la scusa di cercare qualcosa per pulire quel disastro,
lasciando li da solo in mezzo alla cucina.
Quando
ritornai in cucina non lo trovai. Probabilmente era andato in camera sua.
Iniziai
a pulire a terra dove avevo fatto cadere il bicchiere. Dopo aver finito presi
il telefono per chiamare un pizzeria, scegliendo a caso uno dei numeri che Tony mi aveva
lasciato.
Portare
una pizza alla Stark Tower… mi veniva da ridere.
Chiusi
la chiamata con la pizzeria e aspettai l’arrivo del fattorino, comodamente
seduta sull’enorme divano del salotto.
Dopo
un po’ Jarvis mi avvisò che il fattorino delle pizze
era fuori ad aspettare. Così presi i soldi e lo raggiunsi.
Pagai
e subito dopo rientrai, sistemando le pizze sul tavolo.
Cosa
avrei dovuto fare ora? Aspettare che venisse lui o andare a chiamarlo?
In
effetti non sapevo nemmeno se Loki voleva mangiare, ma mi era sembrato ovvio
ordinare una pizza anche per lui.
Alla
fine decisi di portargli la pizza in camera sua. Presi il cartone tra le mani e
dopo un profondo respiro mi avviai al piano di sopra.
-Loki?-
sussurrai quasi, dopo aver aperto la porta della sua camera.
La
camera era immersa nel buio. C’era solo la leggera luce della bajour sul comodino. Poi finalmente riuscii a
vederlo, fuori al terrazzo. Solo ora notai che non indossava più i suoi abiti
strani, ma un paio di pantaloni scuri e una camicia bianca.
Dovevo ammettere che il
ragazzo era molto sexy. E quei pantaloni gli facevano un sedere, che…
Scossi la testa. Ma cosa
andavo a pensare?
Dovevo smetterla con
questi pensieri, ero venuta per portargli una semplice pizza, non per fare
pensieri perversi sul suo sedere.
-Loki, vengo in pace con
un piccolo dono!- gli dissi tutta sorridente.
Si voltò appena, ma la
sua espressione restava cupa e non mi rispondeva.
-Su andiamo, abbiamo
iniziato con il piede sbagliato, ma se dobbiamo convivere meglio andare
d’accordo no?- cercai di essere diplomatica. Magari avevamo davvero cominciato
con il piede sbagliato e in fondo non si negava a nessuno una seconda
possibilità… nulla Loki ancora non rispondeva.
-Guarda, ti ho portato la
pizza, sicuramente non sai di cosa si tratta ma quando l’avrai assaggiata te ne
innamorerai, fidati- quando finii di
parlare, lui mi sorrise, ma era il suo
solito sorriso sadico e furbo, non un sorriso di felicità.
-Bene femmina, finalmente
hai capito che il tuo compito è servirmi, coraggio dammi questo insulso cibo
umano, mi accontenterò!- mi disse lui con tono altezzoso, rientrando e
posizionandosi proprio di fronte a me.
-Cosa? Servirti?- gli
chiesi, scioccata. Ma faceva sul serio?
-Si ovvio, a che altro servireste
voi umani?- mi rispose lui, come se avesse detto la cosa più ovvia del mondo..
Bene, voleva la guerra e
io l’avrei accontentato!
-Bene, vuoi la pizza
quindi? Allor,a eccoti servito!!!- detto questo,
aprii il cartone della pizza e gliela lanciai sul petto, spalmandola per benino
con tutto il mio cuore sulla sua candida camicia bianca.
Finalmente tolsi quel
ghigno dal suo bel viso.
Fanculo dio dei miei stivali! Volevi essere
servito? Bene, avevi avuto quel che volevi.
Poi, improvvisamente, lui
mi prese per il collo, stringendo molto la sua presa, mentre i suoi occhi si
accendevano di rabbia. Forse avevo esagerato e ora stavo iniziando a
spaventarmi .
Mi sbatté contro il muro,
sempre con le sue dita saldate al mio collo e mi guardò fisso, con uno sguardo
furioso.
Cavolo, ma perché non
avevo portato con me il taser?
Stava iniziando a farmi
male, ma Loki sembrava non voler lasciare in alcun modo la presa sul mio collo.
-Ti…ti pre..go basta!- balbettai, portando anche le mie mani sul
mio collo, in un pallido tentativo di allontanare le sue.
-Lo..ki
..n.. non.. respiro!.- continuai, cominciando a pensare che mi avrebbe lasciato
solo dopo che io avessi esalato il mio ultimo respiro.
Poi, improvvisamente, mi
lasciò, facendomi scivolare lungo la parete.
-FUORI!- mi urlò contro
come un pazzo, con gli occhi verdi accesi d’ira.
Non me lo feci ripetere
due volte. Mi alzai velocemente e scappai via da quella camera, correndo con le
lacrime agli occhi .
Pov Loki
Guardai quella ragazza
fuggire dalla stanza e chiudersi la porta alle spalle.
Mi appoggiai alla parete
dove poco prima c’era lei, guardando fisso la porta.
Cosa mi succedeva? Perché
non l’avevo uccisa?
Mi sarebbe bastato
stringere ancora un po’ e poi la sua vita sarebbe cessata nelle mie mani. Non
sarebbe stata la prima volta, ma qualcosa mi aveva bloccato di botto.
Non riuscivo a capire…
tre mesi fa non avrei esitato ad uccidere un’insulsa midgardiana,
ma lei… con lei non c’ero riuscito.
Sarebbe stata la mia
occasione, magari se l’avessi uccisa ora sarei stato condannato a morte su Asgard e avrei abbandonato questo pianeta odioso.
… Ma era questo che ciò
volevo?
Anche oggi, quando per un
attimo eravamo stati vicini e le mie mani avevano toccato il suo fragile ed
esile corpo, io non avevo fatto nulla… ma perché?
Il Loki di sempre
l’avrebbe uccisa solo per avermi sfiorato. Ma quando lei aveva alzato il viso,
mi aveva quasi inchiodato con quello sguardo.
Cosa mi stava succedendo? Io… io non riuscivo
a capire.
Quell’umana
cos’aveva di diverso? Che potere stava
usando su di me?
Perché era riuscita a
bloccarmi con il solo sguardo?
Scossi la testa,
avvicinandomi al letto. Mi sbottonai la camicia, lanciandola malamente a terra
e mi sdraiai.
Forse ero solo stanco. Non ero ancora abituato
a quella forma umana.
Era meglio riposare,
forse tutti quelle domande nascevano solo dalla stanchezza.
Domani sicuramente mi sarei
sentito meglio e non avrei più questi inutili e stupidi pensieri su quella
petulante donna.