Il
metodo infallibile
Beau Foxworth
correva per i
corridoi, sperando di non trovare nessuno. Il suo comportamento sarebbe
risultato ben poco decoroso agli occhi di chiunque. Arrivò davanti al
portone
principale e rallentò il passo, guardandosi intorno con circospezione e
cercando di non farsi troppo notare dai servi.
Quando fu
davanti
all’entrata il suo cuore sembrò fare le capriole dalla gioia. Sapeva di
star
facendo qualcosa che non sarebbe piaciuto al conte, ma non voleva
pensarci. In
effetti, si sentiva abbastanza soddisfatto di sé stesso.
Anche
questa volta…
« Ce la stiamo
dando a
gambe, eh?»
I pensieri
baldanzosi di
Beau furono interrotti bruscamente da una voce fredda ma sarcastica. Il
ragazzo
non fece fatica a riconoscerla. Si voltò, rabbrividendo.
Geoffrey
Martewall stava
comodamente appoggiato alla faccia esterna del portone, una mela
morsicata in mano. Lo scudiero ebbe
l’assurda
sensazione di essere stato aspettato.
Martewall si
aprì in un
impercettibile sorrisetto divertito.
Beau si sentì
ferito
nell’orgoglio.
« Non me la sto
dando a
gambe.» brontolò in risposta. Solo dopo si ricordò che avrebbe dovuto
salutare
con deferenza il suo maestro, con una fitta d’angoscia. Non voleva che
sir
Martewall lo vedesse ancora come uno scapestrato. Voleva dimostrargli
di essere
un degno allievo.
Martewall non
parve turbato
dall’atteggiamento dello scudiero.
« Certo che no.
» disse,
sarcastico.
Il ragazzo si
sentì
sprofondare. Martewall alzò lo sguardo sul cielo, pensoso.
« Umh… fammi
indovinare…
lezione di latino, vero?»
Beau non
avrebbe saputo
come mentirgli. Abbassò la testa, ma poi
la rialzò subito. Doveva dimostrare di possedere la giusta tempra, o
non lo
avrebbe mai reso orgoglioso.
« Ehm… può
darsi… »
Martewall
rimase in
silenzio. Beau però si sentiva preso in giro dai suoi sguardi divertiti
e non
lo sopportava. Improvvisamente capì che la sua soddisfazione per essere
sfuggito all’istruttore di latino era svanita da un pezzo.
« Come pensavo…
stai
scappando. » disse Martewall con l’indifferenza di chi non trova niente
di
meglio da fare, e quasi si annoia di più a parlare con un ragazzino che
a
mangiare in silenzio la sua mela inacidita.
Beau avvertì un
moto di
rabbia.
« No. » affermò
deciso e
orgoglioso « Non sto affatto scappando. »
Martewall alzò
un
sopracciglio, scettico.
« Ah, no? »
« No. »
« Bene. Buon
per te. »
A quel punto
Martewall
sembrò perdere ogni tipo di interesse nei suoi confronti. Si girò e addentò la sua mela cominciando a
camminare diretto verso i giardini. Aveva tutta l’aria di chi si
sarebbe fatto
una passeggiata al sole dimenticando presto la breve chiacchierata con
il suo
allievo insignificante che non ha nemmeno il fegato di sopportare una
semplice
lezione.
Beau arrossì
violentemente
dalla vergogna e capì di non essere intenzionato a chiudere così la
conversazione.
Lo seguì
velocemente e gli
si pose al fianco. Martewal gli rivolse uno sguardo distratto.
«È solo una
lezione di
latino, sir Martewall! » affermò, il tono più supplichevole di quanto
desiderasse.
Martewall
annuì.
« Lo so. »
Beau per un
attimo pensò
che forse anche a Martewall sarebbe potuto non piacere il latino. Lui
era un
uomo d’azione, anche Beau lo sarebbe diventato. Non aveva passato gli
anni sui
libri, ma tra spade e tornei.
Sì, lui poteva
sicuramente
capire come funzionava la mente di Beau, anche se il ragazzo era
sprovvisto del
suo gelido contegno.
«È solo una lezioncina di latino che non hai voglia
di affrontare quella da cui stai… » l’uomo guardò Beau e calcò
volutamente
sull’ultima parola « Scappando. »
Lo scudiero
abbassò la
testa e si passò una mano nella zazzera rosso vivo, palesemente a
disagio.
« Posso
capirti, sai. »
Beau, che era arrossito, suo malgrado, fino alla radice dei capelli, lo
guardò
frustrato.
« Deve essere
terribile. »
« Terribilmente
noiosa,
signor barone. » mormorò il ragazzo, sconsolato.
Il barone annuì
consapevole.
«
Terribilmente. »
« Già. »
«
Insopportabile, immagino.
»
« Esatto,
signor barone. »
« Davvero
troppo per un
ragazzino. »
Beau alzò
lentamente la
testa. L’ultima frase non gli era piaciuta per niente. Martewall non
sembrava
più sarcastico.
Ma lo era.
Eccome se lo
era.
All’apparenza
sembrava che
fosse davvero convinto che Beau fosse troppo giovane per poter gestire
una “lezioncina”,
come l’aveva chiamata prima.
Ed era questo
che
infastidiva Beau. Le parole di Martewall gli risuonavano ancora nella
testa.
Ragazzino.
Lezioncina. Scappando.
« Se fossi in
te passerei
per il chiostro interno, la prossima volta. » suggerì il barone
distrattamente.
« Immagino che da lì sia più facile… »
Ma Beau non lo
ascoltava
più.
Ragazzino…
Lezioncina… Scappando…
Girò sui tacchi
e corse
verso l’entrata, una determinazione nuova e solida che gli cresceva
dentro.
« Dove vai? »
gli chiese
Martewall, per niente sorpreso.
Beau a malapena
si fermò.
« Scusate sir
Martewall! »
gridò, prima di sparire all’interno del castello.
*
« D’accordo.
Adesso
spiegami come hai fatto. » disse Ian, ancora piacevolmente stupito.
Geoffrey lo
guardò
falsamente interrogativo. Il Falco era arrivato solo il giorno prima,
ma
evidentemente aveva già ben chiare le abitudini di Beau fin dal periodo
che il
ragazzo aveva passato in Francia.
« Che cosa,
Hawk? »
Ian rise, e nel
farlo si
girò abbastanza da vedere Brianna con due bicchieri su un vassoio a
pochi metri
da loro.
« Ah, sì. »
disse, quando
poco dopo la dama li raggiunse « Mi sono preso la libertà di chiedere
qualcosa
da bere anche per te, Geoffrey. »
Il barone annuì
e salutò
Brianna, che gli fece una rispettosa riverenza.
Ian lo osservò
attentamente
provando ad afferrare ogni sua minima espressione, cercando la conferma
a ciò
che già sapeva.
« Madonna
Brianna… »
cominciò, con una certa soffusa malizia nella voce « Stavo giusto
chiedendo a
sir Martewall come avesse fatto a convincere vostro figlio a rientrare
nel
castello per la lezione di latino. »
Brianna annuì
con una certa
rassegnazione che entrambi gli uomini sapevano essere solo momentanea.
« Sì, mi
chiedevo anche io
perché mai mio figlio avesse all’improvviso cambiato idea. »
I cavalieri
presero i
bicchieri e la donna poté rilassarsi.
Martewall
trapassò Ian con
sguardo impassibile ma gelido.
« lo seguivi,
per caso? »
Ian parve non
averlo
sentito e si rivolse di nuovo alla donna.
« Sapete, sir
Martewall non
gli ha ordinato di tornare da dove era venuto, non gliel’ha imposto…
credo che
abbia usato egregiamente l’arte della persuasione… »
Martewall si
schernì.
« Veramente ho
parlato ben
poco. »
Brianna lo
guardava
raggiante, curiosa… e forse anche grata. Geoffrey si sentì mozzare il
fiato e
distogliere lo sguardo da lei fu più difficile del previsto.
« Bene… »
esclamò Ian,
battendo le mani. « Potresti raccontare anche a sua madre come lo hai
convinto.
Io ho sentito quasi tutto… »
« Ovviamente. »
brontolò
Martewall. Poi tornò a guardare Brianna « sinceramente non saprei… »
Ian allora
riprese la
parola e spiegò brevemente e con chiarezza alla donna ciò che aveva
sentito.
Alla fine del
racconto Brianna
osservava Martewall regalandogli il sorriso più bello che lui avesse
mai visto.
« Qual è il tuo
segreto?»
chiese Ian.
Geoffrey
sorrise
enigmatico.
« È molto
semplice. »
rispose, alzando le spalle con noncuranza. « Ho fatto esattamente la
stessa cosa
che mio padre faceva con me quando ero un ragazzino. »
Ian proruppe in
una risata
breve ma sincera. Così fece anche Brianna, dopo un attimo di
meraviglia.
« Dovevate
essere un
ragazzino ribelle. »
« Mi avete
tolto le parole
di bocca, madonna. » sorrise Ian.
Geoffrey
ripensò in un
attimo a tutte le vergate, alle uscite segrete, alle incursioni nelle
cucine,
alle punizioni. Ripensò ai bagni invernali nel mare dall’acqua
freddissima, ai
nascondigli, ai rimproveri, alle uova di rana nelle scarpe di qualche
odiato
parente, alle fughe e al fango fresco sui pavimenti e sulle pareti di
Dunchester.
Tornò al
presente e guardò
Brianna, il volto disteso.
« Qualcosa del
genere. »
« Hai sfruttato
il suo
orgoglio, Geoffrey. » disse Ian, scrutando il Leone con una scintilla
divertita
nello sguardo. « Per quelli come voi… è un metodo infallibile!»
*
Beau uscì dalla
sala con la
testa pesante. Con un lampo di sorpresa
negli occhi verdi distinse la figura di Martewall che lo aspettava
fuori dalla
porta dove si era tenuta la lezione di latino.
« Buonasera,
sir. » salutò
sorridendo. « Scusate se prima me ne sono andato di fretta. »
Martewall alzò
le spalle,
indifferente.
« Sei troppo
stanco per
fare un po’ di esercizio?» chiese, e Beau lo vide alzare due spade
sottili per
l’elsa.
Il ragazzo si
illuminò.
« Sì! »
esclamò,
improvvisamente la stanchezza gli era scivolata di dosso.
Martewall alzò
un
sopracciglio.
« Volevo dire…
no! certo
che no! » si corresse Beau, lo sguardo acceso di gioia.
« Io non sono mai stanco. » affermò orgoglioso.
Martewall
ghignò. Beau aveva grinta e
determinazione, ma non ci
sarebbe stato niente di male nel dargli una spinta in più, con una
piccola
provocazione che lo avrebbe convinto a raddoppiare il suo impegno.
Geoffrey pensò
anche che,
in fin dei conti, dopo una noiosissima lezione di latino lo scudiero
meritasse
un po’ di sfogo. Questo non avrebbe impedito al cavaliere di essere
impietoso.
« Vedremo come
ti sentirai
quando avrò finito con te, ragazzino.
»
Geoffrey
si ammutolì, con l’assurdo
presentimento che le mura di Dunchester avessero già assistito a simili
episodi.
Note di
Tacet433
Questa fic è
nata quasi dal nulla,
quindi in realtà non c’è molto da dire, solo che è ambientata dopo il
terzo
libro.
Ringrazio
tantissimo chi è arrivato
fino a questo punto e chi avrà voglia di recensire.
Ciao! ; )