Fanfic su attori > Alex Pettyfer
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Autore: Aissela_    15/08/2013    1 recensioni
Jonathan Rider è un comune diciannovenne di Seattle che ama stare in compagnia degli amici e uscire con le belle ragazze il sabato sera. Ma appena i suoi genitori rimangono coinvolti in un incidente mortale, la vita di Jonathan cambia radicalmente. Viene affidato ad uno degli orfanotrofi più duri del Paese, non avendo più nessun parente ancora in vita. Jonathan si trova costretto a fuggire dalla città, a lasciare i suoi amici e a cambiare nome pur di non finire in orfanotrofio. Inizia così un viaggio verso Miami, una delle più grandi città dell'America, piena di misteri e verità con cui Jonathan dovrà fare i conti. E' proprio qui che scoprirà di non essere un ragazzo qualunque, e che alcune persone farebbero di tutto per arrivare a lui.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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9. Un mostro

Dopo aver fissato la figura snella di Sarah che spariva all'orizzonte, decisi di alzarmi dalla panchina per tornare a casa. Erano le 20.00 e cominciava a fare buio velocemente. Mentre attraversavo il parco, ripensai alla bellissima giornata appena trascorsa. Ancora non potevo credere al fatto che Sarah ed io eravamo sulla buona strada per diventare qualcosa di più di semplici amici. Con nessuna ragazza mi ero mai sentito così sicuro di me, così libero. Potevo essere me stesso, finalmente. Quella era la giornata più bella della mia vita. Ne ero sicuro. Ma appena pensai queste parole, sentii un fruscio alle mie spalle. Il rumore era simile a quello delle foglie secche che vengono calpestate, come quello dei film horror. Mi girai di scatto, ma non vidi nessuno. Il parco era vuoto e buio. I lampioni non si erano ancora accesi. Mi rigirai di nuovo per continuare a camminare verso casa, ma appena mi voltai mi ritrovai faccia a faccia con qualcuno. Non riuscivo a vederlo bene, aveva il cappuccio della felpa sollevato sulla testa, era molto alto e grosso. Poi parlò. La sua voce era forte e cupa. "Hey biondino, hai finito di sbavare dietro alla mia ragazza?" mi disse con un tono sarcastico. Neanche il tempo di finire la frase che mi diede un pugno fortissimo sulla guancia sinistra. Caddi a terra, all'indietro, e mi ritrovai appoggiato sui gomiti. Mi portai subito la mano sulla guancia. Faceva malissimo. Poi sentii del sangue colare dal naso, andandomi a finire in bocca. "Ma che cazzo fai?" risposi io, ancora seduto a terra. Poi finalmente riuscii a vederlo in faccia. La luce di un lampione si accese proprio vicino a noi e lo riconobbi. Era l'ex di Sarah, quello con cui stava litigando nel bar. Dylan. All'improvviso sentii due mani che mi alzavano da dietro e mi rimettevano in piedi. Mi girai per guardare chi fosse e vidi altri due ragazzi, probabilmente amici di Dylan. Uno dei due mi diede subito un pugno in pieno stomaco, facendomi piegare in due dal dolore. Respiravo a fatica e non riuscivo a parlare, ne a reagire. Sentii di nuovo il sapore caldo e ferroso del sangue in bocca. Poi Dylan mi prese per il collo e mi avvicinò alla sua faccia. "Prova a riavvicinarti a Sarah e la prossima volta ti ammazzo direttamente. Mi hai capito?" mi urlò addosso. Finalmente mi lasciò, mi diede un'ultima occhiata e poi si allontanò con gli altri due. Continuai a respirare lentamente, con la bocca, cercando di riprendere fiato. Ecco, la giornata più bella di tutte rovinata da un coglione geloso. Cosa dovevo fare? Lasciare stare Sarah perché un tizio grande e grosso ha minacciato di uccidermi o far finta di niente e lasciare che l'amore superi tutti gli ostacoli, anche quelli più grossi?

Tornato a casa, pensai di chiudermi in camera e farmi una dormita, per schiarirmi le idee. Invece Mia e Vince mi stavano aspettando in cucina, per mangiare. "John, sei tu? Vieni in cucina, che mangiamo." sentii dire da Vince. Entrai in cucina e sentii un mormorio preoccupato provenire dai due ragazzi. "Ma che cazzo ti è successo?" disse Mia spalancando gli occhi. "Oh merda, John. Ti hanno picchiato? Chi è stato? E' qualcuno del bar, vero?" chiese allarmato Vince. "No, non è stato nessuno che conosci. Ho avuto un problema con un ragazzo." dissi io con un tono di voce tranquillo, cercando di minimizzare la faccenda. Mi sedetti al tavolo e mi infilai un panino in bocca. Mia si alzò subito, prese un vecchio straccio bagnato e tornò da me. Mi prese per il mento, dolcemente, e cominciò a tamponare lo straccio sul naso e sull'angolo della bocca. "Oddio, sei pieno di lividi. E sei anche gonfio." mi disse Mia guardandomi preoccupata. "Non è niente, Mia. Non sono mica morto." dissi subito io con un sorriso stampato in volto, mentre dentro stavo morendo. Non volevo assolutamente allontanarmi da Sarah. No. Non lo avrei mai fatto. "Allora... Cosa hai fatto?" disse Vince incrociando le braccia sul petto. Intanto Mia si era riseduta al suo posto e mi guardava incuriosita. "E' per una ragazza... Il suo ex vuole che la lasci in pace." risposi io. "Oh John, lo sapevo! Sei sempre in cerca di guai. Non potresti per una volta fare l'adulto e comportarti bene? Non puoi pensare sempre e solo alle ragazze. Lasciala stare, così quel coglione non ti darà più fastidio." mi rimproverò Mia. Feci una risatina amara e poi dissi: "Ti sto così tanto sul cazzo, Mia? Possibile che non ti vada mai bene quello che faccio? Se proprio vuoi saperlo, questa ragazza la amo con tutto il cuore, non ho mai amato nessuna come amo lei. Questi lividi me li sono procurati per lei, perché la amo. E mi farò anche uccidere, se necessario. Ma io non la lascio." Mi alzai di scatto, gettando a terra la sedia. Poi camminai spedito in camera mia.

Rimasi tutta la notte sveglio a pensare a Sarah. E a Dylan. Mi avrebbe davvero fatto del male se avessi continuato a vedere Sarah? Ero un codardo. Mi sentivo talmente intimorito dalle parole di Dylan, che quasi mi dimenticai di quello che avevo detto poco prima a Mia, ovvero che io Sarah non l'avrei mai lasciata, anche a costo di morire.

Appena aprii gli occhi vidi subito la sveglia sul comodino che segnava le 10 e 53. Mi alzai di scatto, pronto a farmi una doccia veloce e poi uscire. Alle 11 e 10 mi ritrovai a correre per la città, intento ad arrivare al bar dove lavorava Sarah il prima possibile. Entrai nel bar e la vidi dietro al bancone, che faceva il conto a due signore anziane. Una volta che queste ebbero finito, lei mi guardò e mi sorrise, poi fece il giro del bancone e mi raggiunse per salutarmi. "Buongiorno John, come... Ma che cosa hai fatto alla faccia?" mi chiese allarmata. "Oh... Non è niente, ho sbattuto alla porta del bagno ieri sera." risposi io titubando. "La porta del tuo bagno ti ha colpito prima sulla guancia sinistra e poi sulla parte destra della bocca?" rispose lei con il sorriso sulle labbra. "Se ti dicessi di si, mi crederesti?" risposi io sorridendo. "Dai John, con chi ti sei picchiato?" mi chiese lei preoccupata. Neanche il tempo di aprire bocca per rispondere, che sentii la porta alle mie spalle aprirsi e poi qualcuno gridare: "Ancora tu? Allora non hai capito che devi lasciarla in pace! Stavolta ti ammazzo." Mi girai di scatto e non fui sorpreso di vedere Dylan. Il mio cuore cominciò a battere più forte, consapevole del fatto che di lì a poco mi sarei ritrovato in una bara. Arrivò un primo pugno, dritto sull'occhio. Mi preparai per il secondo, ma quando Dylan stava per colpirmi Sarah si mise in mezzo a noi urlando e con le lacrime agli occhi. "No, Dylan, basta! Ti prego, non fargli del male!" urlò lei in preda al panico. "Togliti di mezzo, Sarah!" gli urlò lui, continuando a fissarmi. "Non capisci che è finita? Io non ti amo più. Lasciami in pace una volta per tutte, Dylan! Non puoi fare questo a tutti i ragazzi che frequento." gli disse Sarah puntandogli un dito contro. "Non puoi farmi questo, noi stiamo bene insieme. Tu non puoi lasciarmi così e non andrai da nessuna parte con lui." rispose Dylan, incavolato nero. Poi la prese per un braccio e la tirò verso di se. Lei protestò, ma lui continuava a tenerla stretta, guardandomi con un sorrisetto sulla faccia, come se avesse appena vinto un premio a cui io tenevo molto. A quel punto qualcosa dentro di me mi disse che non dovevo lasciarglielo fare. Mi diressi di corsa verso di loro, presi Sarah per un polso e la tirai via da lui, attento a non fargli del male. Poi cominciai a prenderlo a pugni, uno dietro l'altro, come non avevo mai fatto. Una scarica di adrenalina mi pervase e continuai a prenderlo a pugni e a calci... Finchè non sentii Sarah che piangeva e che mi urlava di smetterla, dandomi delle botte sulla schiena. Dylan giaceva a terra, respirava a fatica. Guardai Sarah, che mi osservava impaurita. Cazzo. Avevo rovinato tutto? Adesso lei aveva paura di me? "Sarah, scusami. Non so cosa mi sia preso, ma quando lui ti ha stretta a se..." cominciai a spiegare io. "No, basta, John. Ti prego, vattene." mi disse lei, singhiozzando. Poi si avvicinò a Dylan, che aveva gli occhi socchiusi e si teneva lo stomaco con le braccia. "Stai bene, Dylan? Apri gli occhi, ti prego." disse lei in tono dolce, accarezzandogli la faccia. Rimasi a fissarli per pochi minuti, poi uscii dal bar. Non ricordo come arrivai su una panchina in mezzo al parco. Ricordo solo che mi sentivo confuso, vuoto. Un dolore mi attraversava il petto e lo stomaco. Fissavo il vuoto davanti a me, continuando ad immaginare il volto di Sarah che piangeva. Cosa avevo fatto? L'avevo spaventata. Lei si era lasciata con Dylan proprio perché lui era un tipo manesco. Sicuramente penserà che lo sia anche io. Lo ero davvero? Si. Ero un mostro.







Buonasera bellissimi :3 Okay, avete il diritto di uccidermi! Scusate davvero se non ho pubblicato il capitolo subito, ma sono partita e sono tornata ieri :’) Allora vi piace la storia fino ad adesso? Fatemi sapere belli miei :’)

Alex, fattelo dire, sei un figone :’)

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Anche la nostra Dianna non scherza :3

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