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Autore: Angel_15    15/08/2013    3 recensioni
Kim Jonghyun: Un cameriere che lavora nel ristorante coreano della sua famiglia, giá da un paio di anni emigrata in Italia. Questa vorrebbe rispedirlo in Corea, convinta che in quel paese sarebbe impossibile per lui trovare una ragazza coreana (Perchè pensarlo accanto a una ragazza italiana sarebbe fuori discussione) con cui sistemarsi e mettere su famiglia.
Eva Fornieri: Una semplice diciassettene. I genitori (Proprietari di una grande catena di alberghi) vorrebbero che intraprendesse una relazione con il figlio del proprietario di un'altrettanto grande catena di ristoranti. Cosicchè un giorno le due imprese possano unirsi.
***
Lui coreano, lei italiana. Due culture cosí diverse.
Niente li accomuna. Le tradizioni, lo stile di vita, le abitudini, il taglio degli occhi. NIENTE!
La sola cosa che li lega è l'autoritá di due famiglie estremamente tradizionaliste. Convinte che il bianco si sposa col bianco e il nero si sposa col nero.
Cosa accadrebbe se il destino decidesse di far incrociare due strade cosí differenti? Potrebbe nascere qualcosa da quest'enorme differenza culturale? E le famiglie sarebbero disposte a superare e accettare tutto ció?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jonghyun, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Musica è Emozione

 
 

Insensato.

Tutto ciò era totalmente, completamente privo di senso. Tant'è che sulle prime Eva pensò a uno scherzo, o meglio, a una presa in giro. Un gongolare di Jonghyun per  via della sua voce così chiara e pulita rispetto a quella odiosa che Eva pensava di possedere. 

Scrutò attentamente il viso del ragazzo per cogliere l'ilarità della frase che le aveva appena detto.

< Ahah, questa è bella. Sei anche un comico a quanto pare >

Jonghyun aggrottò le sopracciglia e assunse un espressione visibilmente confusa.

< Scusa? >

< Dico, vabbè che non avrò una voce bella come la tua. Ma non c'è bisogno di prendere in giro... > Disse con un finto tono offeso.

< Ma non ti stavo prendendo in giro. Penso davvero che la tua voce sia bella >

Eva iniziò a pensare che forse non c'era traccia di ilarità nella sua voce, o era anche (tanto per cambiare) un bravo attore o stava... Parlando sul serio?

< Si, certo. Come no >

Jonghyun era ancora più confuso.

< Emh... Quindi accetti? >

< E dai Jonghyun > Miracolo che si fosse ricordata l'esatta pronuncia del suo nome < Basta con gli scherzi >

< Ma quali scherzi? >

< Adesso  vuoi farmi credere che, seriamente, mi vorresti a duettare con te in un concorso canoro? >

< Certo! Che ci sarebbe di strano? >

Fu in quel momento che Eva realizzò. Realizzò che lui parlava sul serio, e che forse l'aveva offeso pensando che la volesse prendere in giro. 

< M-ma io non ho di certo la tua preparazione, non potrei mai... >

< Neanch'io > La interruppe < Io non sono di certo un cantante acclamato (...). Non ho neanche mai studiato seriamente canto in una scuola o con un insegnante >

"Perché non ti serve" Pensò Eva dentro di se.

< Ci proveremo insieme >

Insieme, nessuno aveva mai usato quella parola con lei.

< Ma se... Non fossi capace? >

Ormai si erano alzati sulle ginocchia, uno di fronte all'altra.

< Ti aiuterò io > La rassicurò, prendendole le mani e guardandola negli occhi.

 Il toccò che scatenò un altra inspiegabile scossa dentro Eva e lo sguardo profondo di Jonghyun le mandarono per un secondo il cervello in confusione.

Confusione dovuta alla lotta interiore tra una parte che le diceva di accettare e di fidarsi di lui, e una parte che le ricordava che la Eva che ormai era diventata, non avrebbe mai e poi mai accettato una cosa del genere. Cantare non era da lei.

Non era particolarmente interessata alla musica, anzi ormai, apparte lo studio e la lettura, aveva perso ogni tipo di interesse.

Non aveva mai, minimamente pensato al canto. Allora perché accettare? Perché una parte di lei la spingeva a farlo?

Forse perché due occhi a mandorla stupendi la stavano guardando con uno sguardo implorante a cui non si sentiva di dire di no?

< Ti prego > Continuò Jonghyun < Non ho nessun'altra a cui chiederlo. Sono sicuro che in duetto la mia canzone verrebbe interpretata meglio > 

Le ci volle un lungo e profondo sospiro prima di convincersi a dare una risposta.

< Va bene > Annuì < Canterò con te... >

Sul volto di Jonghyun comparve un sorriso a trentadue denti e scattò in piedi facendo alzare anche Eva.

< Grazie, grazie, grazie... > Ripeteva sorridendo.

< Ok, ok. Ma adesso smettila, prima che mi renda conto che sto facendo una pazzia >

< Ok, ma sappi che non stai facendo una pazzia, mi stai salvando. Grazie! >

Quasi istintivamente, forse preso dalla felicità, avvolse Eva con le braccia tirandola piano a se.

La ragazza spalancò gli occhi. Le ci volle qualche istante per capire che la vicinanza, che si crea di solito tra due persone appena conosciute, era stata annullata in un secondo da Jonghyun.

Se un semplice contatto con le mani le scatenava dentro scosse, ancora inspiegabili ma a cui ormai aveva fatto l'abitudine, cosa poteva scatenargli un abbraccio?

Aspettò l'inevitabile rossore che ,era sicura, si sarebbe formato in un istante sulle guance. Ma questo non arrivò.

Tornò invece la sensazione allo stomaco, stavolta molto più intensa. Ma accadde una cosa ancora più strana. Quando si rese conto del calore che il corpo di Jonghyun stava trasmettendo su di lei, il cuore non segui più il suo battito regolare. 

Eva sussultò, pregando con tutta se stessa che il ragazzo non si accorgesse dall'accelerare dei suoi battiti cardiaci. Sussulto che fece realizzare a Jonghyun il gesto appena compiuto.

Si staccò immediatamente cercando di mantenere un espressione normale, al contrario di quella totalmente sorpresa che cercava di trattenere.

Distolsero lo sguardo trovando improvvisamente interessante, tutto il resto.

< Emh.. Allora... > Iniziò Jonghyun cercando di sviare dalla situazione < Per te andrebbe bene fare le prove a casa mia? >

"Prove?!" Questo implicava dover uscire di casa quasi tutti i giorni? Iniziava a mettere in discussione la scelta di aver accettato...

< Emh... Direi di si. Sei tu ad avere la tastiera > 

" E non voglio dover dare spiegazioni a mia madre se ti dovesse vedere a casa mia... "

< Perfetto. Il concorso è tra circa due mesi, non hanno ancora stabilito la data precisa >

< Due mesi!? > Sgranò gli occhi.

< E' un sacco si tempo, abbiamo tutta la calma per esercitarci > la rassicurò.

" Un sacco di tempo per te, cantante che per ragioni oscure non è ancora famoso "

Eva tirò un sospiro rassegnato < Se lo dici tu > Alzò le mani al cielo < Ma se ti farò fare una figuraccia con la mia voce da gracchia non dire che non ti avevo avvertito >

< Mi fido di te > 

Si, il problema era che Eva non si fidava di se stessa. Ma di lui si.

E questo, stranamente, le bastò.

Un suono improvviso ruppe il silenzio. Proveniva dalla stomaco di Eva. Nulla a che vedere con la sensazione provata precedentemente. Un lamento dovuto alla cena saltata.

"Cavolo!" Per la seconda volta prego che Jonghyun non se ne accorgesse, ma questo la osservò perplesso.

< Hai... Hai mal di stomaco? >

< N-No > Rispose imbarazzata < No, è che... ho saltato la cena >

< Oh! Scusa ti ho trattenuta troppo... >

< No, no. E' che proprio me lo sono dimenticato... > Mentii.

< Allora, andiamo da qualche parte. Ti offro da mangiare >

< Un altra volta? > Ironizzò.

< Bhe, oggi non te l'ho proprio offerto. E poi devo ringraziarti per aver accettato, no? >

< Neanche per sogno, non ti farò spendere soldi per ringraziare la cornacchia che ti farà fare una figuraccia al concorso >

Jonghyun rise, pur essendo totalmente in disaccordo con l'affermazione della ragazza.

< Ok, ok. Non insisto. Però va a casa e mangia qualcosa >

< Agli ordini capo. Quando ci vediamo per le... Prove? > Chiese, marcando desolata l'ultima parola.

< Mhh... Fammi pensare. Sei libera domani alle 10.00? >

< Si, certo >

< Perfetto, ricordi come si arriva a casa mia? >

Eva annuì

< Ok, ci vediamo domani allora >

Jonghyun allungò la mano alla ragazza, che stavolta la afferrò senza esitazioni.

Dopo il saluto, ognuno si diresse nella propria direzione.

Eva arrivò a casa con in testa ancora una confusione pazzesca. Nella sua mente ronzava solo una parola: Canto.

Jonghyun si fidava di lei, e stranamente anche lei di lui. Ma il ragazzo l'avrebbe portata a fidarsi di se stessa?

Varcò la soglia della porta di casa e non trovò ne le luci accese, ne i genitori ad aspettarla. Non se ne curò e si avviò in cucina. 

Meglio così, almeno non avrebbero fatto domande.

Mangiò un semplice yogurt alla frutta, poi si diresse in camera sua. Indossò il pigiama e programmò la sveglia per le 9.00 di mattina. Si infilò sotto le coperte e quella fu una delle poche sere che, prima di addormentarsi, non lesse uno dei suoi tanti libri. Chiuse gli occhi e, prima di cadere nel mondo dei sogni, un ultimo pensiero le attraversò la mente: Erano tre anni che non passava una serata così piacevole.

 

Il soffice fascio di luce che filtrava dalla finestra, cadde dritto sulla faccia di Jonghyun. Dopo pochi secondi aprì gli occhi strofinandoseli. Posò lo sguardo sulla sveglia sul comodino vicino al letto e sgranò gli occhi.

< Cavolo! >

Si alzò di scatto e iniziò a vestirsi a tempo di record. In meno di dieci minuti Eva sarebbe arrivata. Fini appena prima che il campanello suonasse.

Scese le scale di corsa, la sua famiglia era già al ristorante, e andò ad aprire.

< Buongiorno >

< Giorno > Rispose lei con un sorriso.

< Cominciamo subito? >

< Certo, sennò potrei pentirmene >

Jonghyun la condusse nel garage e iniziò a preparare tutta la attrezzatura per la musica.

< Ieri sera > Iniziò lui < Ho diviso il testo in parti >

Estrasse un foglio da sopra lo spartito e lo consegnò ad Eva. Sul foglio era scritto il testo della canzone, evidenziato in due diversi colori

< Le parti in blu sono le mie, quelle rosa le tue > La ragazza annuì.

< Però devo sentire se le voci sono ben bilanciate. Proviamo subito a cantarla e sentiamo l'effetto che fa... Ok? >

Eva deglutì rumorosamente e Jonghyun avvertì il suo disagio.

< Tranquilla > La rassicurò < E' solo per vedere come le voci si combinano insieme >

< O-Ok > Annuì e prese il testo sottomano.

Jonghyun iniziò a muovere le dita sui tasti. Il primo verso era suo:

< Have you never seen, such a beautiful night? >

Toccava ad Eva:

< I... I could... > Le parole le rimasero strozzate in gola.

Jonghyun smise di suonare.

< Fa niente. Riproviamo > Disse vedendo il suo viso sconsolato.

Riprese a suonare e pronunciò nuovamente il suo verso, poi rivolse lo sguardo ad Eva.

< I could... I... I c-could > Il ragazzo si interruppe di nuovo.

< Scusa non ce la faccio > Disse Eva nascondendo il viso tra le mani. 

Sentì due mani calde spostare le sue e scoprirle il viso.

< Cosa ti preoccupa? > Le chiese il ragazzo.

< Eh? >

< Non ce la fai perché sei tesa. Cosa ti preoccupa? >

< Niente > Mentì.

< Allora cosa ti blocca? > 

Non riuscì a resistere al suo sguardo caldo e agli occhi profondi.

< Non so, forse la paura di andare sul palco e fare una figuraccia! > 

< Ma qui non siamo sul palco >

< E chi mi dice che al momento, sarò pronta? >

Jonghyun rivolse lo sguardo a terra, con la stretta di Eva ancora tra le mani.

< Ascolta > Le disse puntando lo sguardo nei suoi occhi < Nella musica, non conta essere bravi o meno. Nella musica l'importante e trasmettere emozioni a chi ti ascolta. Da questo dipende il talento >

< E se io non avessi questo talento? >

Jonghyun un po' si vergognava a rivelarle che quel talento lo possedeva eccome. Che la sera prima, quando le era scappata quella frase cantata, a Jonghyun era corso un brivido su per la schiena, sentendo la sua voce. Cercò di trovare una risposta alternativa.

< Se non ci provi non lo saprai mai >

Eva sospirò di fronte alla pura verità.

< Provaci almeno... Ti fidi di me? > Le chiese prendendole il viso tra le mani.

La ragazza annuì a fatica, difficoltata da quella vicinanza improvvisa.

Jonghyun riprese la sua posizione alla tastiera, lanciò un occhiata complice ad Eva e riprese far scorrere le dita.

Eva chiuse gli occhi concentrandosi sulla frase del ragazzo. "Trasmettere emozioni".

Ma lei aveva delle emozioni da trasmettere?

< Have you never seen, such a beautiful night? >

D'un tratto la risposta arrivò. Si ricordò cosa aveva provato il giorno prima, sentendo quella canzone per la prima volta. Emozioni uniche e indescrivibili. Come quelle che stava provando in quei giorni.

All'improvviso la confusione mentale che la devastava ultimamente, tutti gli interrogativi che la presenza di Jonghyun le scatenavano... Sparirono. Un fascio di chiarezza si fece spazio nella sua testa.

< I could almost kiss the stars, for shining so bright > Esclamò con voce cristallina a ritmo di musica.

Jonghyun rimase sbalordito. Proseguirono alternando i versi fino ad arrivare alla fine della canzone, il cui ultimo verso spettava ad Eva. Ormai l'insicurezza era svanita.

< This is what dreams... Are made of > E Jonghyun suonò le ultime note.

< Hai visto? > Esclamò con un sorriso raggiante < Sei andata benissimo >

Eva sgranò gli occhi.

< Ci-ci... Ci sono riuscita? >

Jonghyun annuì sorridente mentre sul volto di Eva si dipinse un sorriso raggiante, più entusiasta che soddisfatto.

< Cavolo, che... E' una bella sensazione! >

< Lo so > Affermò il ragazzo < Adesso capisci da cosa nasce la mia passione per il canto? >

< Riproviamo? > Chiese euforica.

< Certo >

Passò  un ora in cui cantarono e cantarono. Scambiarono qualche verso finché non raggiunsero la perfetta sintonia. Il percorso era ancora lungo, ma stavano partendo piuttosto bene.

< Allora, direi che questa parte la canti tu e io questa > Disse Jonghyun indicando i versi sul foglio.

< Ok > Concordò Eva.

Il ragazzo controllò l'orario al suo orologio da polso.

< Uff. Scusa, devo andare a lavoro. Domani stessa ora? > 

< Certo >

Accompagnò la ragazza alla porta complimentandosi ancora una volta con lei. 

< Sei andata veramente bene >

< Si, lo so me lo dicono in molti > Ironizzò.

Jonghyun sorrise mentre le apriva.

< In realtà > Disse Eva < Se non mi avessi incoraggiato non ce l'avrei fatta, grazie >

E così come era stato spontaneo per il ragazzo la sera prima, Eva avvolse Jonghyun in un abbraccio, senza pensarci.

Stavolta lui rimase con gli occhi sbarrati, mentre il profumo della ragazza lo invase esattamente come la sera del loro incontro. Sentì il sangue smettere di scorrere nelle vene e il cervello incapace di trovare una spiegazione.

Anche Eva si accorse del gesto fatto e si staccò, più lentamente rispetto a Jonghyun la sera precedente.

< Emh... Studiati bene le parti, mi raccomando >

< A gli ordini! > 

Salutò con un gesto della mano e senza aggiungere altro si diresse per la strada che portava a casa sua.

 

Quel giorno la signora Kim notò il figlio svolgere le sue mansioni con la stessa allegria del giorno prima. La sera, dopo cena, decise di indagare su questo cambiamento d'umore.

< Oggi eri molto... Allegro >

< Eh... Io? > Chiese Jonghyun.

< Si, è successo qualcosa di bello? >

< Bhe, ho trovato una partner per il concorso >

La signora si bloccò e lasciò cadere nel lavandino il piatto che stava lavando. SongDam ascoltò la conversazione in silenzio, finendo di sparecchiare la tavola.

< U-una partner? >

< Si >

< Jonghyun che... Che storia è questa? >

< In che senso? >

< Lo sai che tra poco devi partire proprio per >

< Ancora con questa storia mamma? E poi cosa c'entra adesso? Lo so che volete che vado in corea e cercare qualcuno con cui sistemarmi. Ma avete promesso che prima mi farete partecipare al concorso no? >

< Certo, ma... Sai oggi mi ha chiamato il padre di Seong Hyu-Ri, ricordi? La tua vecchia compagna di scuola? >

"La ragazzina appiccicosa e irritante che mi stava sempre tra i piedi" La corresse mentalmente Jonghyun.

< Si, e quindi? >

< Ha saputo che a fine estate tornerai là e... Mi ha detto che se torni entro agosto puoi partecipare al concorso organizzato da suo padre >

< Quello a cui già sono iscritto, ci sarà sicuramente dopo agosto. Quindi non posso >

< Bhe ma potresti partire prima e partecipare a quello. A Hyu-Ri farebbe piacere >

< Bhe non a me > Brontolò fra se e se.

< A pensarci Hyu-Ri è anche una ragazza graziosa e... >

< Mamma! > Sbottò Jonghyun < Io parteciperò a questo concorso, IN-ITALIA >

< Kim Jonghyun non usare questo tono con me! >

< Mamma > Intervenne SongDam < Jonghyun è solo stressato, sarà la sua prima apparizione in pubblico >

< Non abbastanza stressato da trovarsi una... Partner. Chi è? Una tua compagna di classe? >

< E' la ragazza che ieri ha pranzato al ristorante e non vedo dove sia il problema >

< Il problema è che tu devi part... >

< Non ci sono problemi > Intervenne di nuovo la ragazza < E' solo una ragazza con cui dovrà cantare... Vero Jong? > Chiese lanciandogli un occhiata complice.

< Certo > Rispose a denti stretti, irritato.

< Visto? Non ci sono problemi. Jonghyun sa bene cosa deve fare in corea, e lo terrà bene a mente >

Tra loro litigavano spesso ma adorava sua sorella quando lo salvava. In questo caso, dall'insistenza della madre...

< Bene > Affermò la signora < Ma considera bene l'offerta di Hyu-RI >

Il ragazzo stava per aprire bocca quando SongDam lo interruppe di nuovo.

< Lo farà >

La signora Kim annuì e riprese a lavare i piatti. Jonghyun passò accanto alla sorella sussurrando un: < Grazie >

< Si, certo. Ma tu non combinare casini > E riprese a sparecchiare.

Jonghyun non capì l'affermazione della ragazza, ma non chiese spiegazioni. Voleva solo fiondarsi in camera sua.

Era irritato, arrabbiato e tremendamente nervoso.

Non bastavano i suoi genitori che lo costringevano a partire in un altro paese (non che gli dispiacesse tornare nella sua città natale) solo per trovare una ragazza con cui mettere su famiglia.

Ci mancava solo che lo costringessero a scegliere una ragazza che aveva sempre odiato.

E tutto perché i suoi genitori iper-tradizionalisti, volevano vederlo solo e per forza accanto a una ragazza coreana.

Stupide tradizioni coreane!

Aveva solo diciotto anni, cavolo!

Entrò in camera sua chiudendo di scatto la porta per poi sedersi sul letto.

< Stupide tradizioni coreane! Stupida Hyu-Ri! > Borbottò nervosamente.

Ricordò quando a tredici anni si prese la sua prima cotta. Si chiamava KyuRiko, una ragazzina giapponese.

Ricordò benissimo la reazione di sua madre quando le confessò tutto. Ricordò i discorsi insensati riguardo alla "razze". Ricordò che all'epoca non aveva capito il motivo di tanta indignazione e, a dirla tutta, non lo capiva neanche adesso.

Col tempo aveva solo imparato a stare zitto e obbedire al volere dei genitori.

Ma adesso perché arrabbiarsi tanto? Aveva già promesso che sarebbe tornato al più presto in corea... Perché mettergli pressione?

Un altro interrogativo da aggiungere alla lista di quelli che in quei giorni lo assillavano.

Insieme alle inspiegabili reazioni che le provocava la vicinanza con Eva.

Eva.

Che fosse lei il problema?

Sua madre temeva che avrebbe potuto avvicinarsi troppo a lei? Che per colpa sua, poi lui non sarebbe più partito? O meglio... Sarebbe partito controvoglia dato che, in ogni caso, lo avrebbero, in un modo o nell'altro, costretto a farlo.

Ma comunque, era solo un insensata "paura" di sua madre, o c'era davvero il rischio che l'amicizia con Eva portasse Jonghyun a non voler lasciare il paese?

Aggiunse anche questo, alla lista degli interrogativi senza risposta.

   
 
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