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Autore: Vantilena    15/08/2013    5 recensioni
Sophie si rinfilò la maglietta. Stava per scendere dalla macchina senza dire niente, quando Eddie, ora più sveglio, la chiamò. [...]
–Quanti anni hai?-
Sophie lo fissò a lungo. [...]
-Ho quindici anni. Cioè, sedici. Fra tre settimane-
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Eddie camminava in una direzione imprecisata. Tirò un calcio ad una lattina di coca cola abbandonata sul marciapiede, facendola rotolare in strada. Vide una macchina che passava ad alta velocità schiacciare la lattina.
Proseguì.
Non sapeva perché era scappato, non aveva nemmeno tutte le intenzioni di farlo. Però, quando aveva visto Sophie lì, abbracciata a sua madre, era corso via e basta. Si era promesso tante volte che sarebbe stato vicino a Sophie in quel momento, e invece non l’aveva fatto. Ora probabilmente lei stava parlando in cucina con suo padre, con il temuto padre, e lui l’aveva lasciata da sola. Okay, molto probabilmente lei non avrebbe avuto bisogno di lui, si disse, forse non si sarebbe nemmeno accorta della sua assenza, quindi non le aveva fatto proprio un gran torto. Magari le cose sarebbero andate addirittura meglio senza di lui.
Però Eddie non riusciva a capacitarsi d’aver lasciato Sophie da sola, all’improvviso, senza dirle assolutamente nulla.
In quel preciso istante, Eddie realizzò di essere in crisi d’astinenza. Non sapeva esattamente perché non se ne fosse accorto prima, forse semplicemente Sophie l’aveva distratto un poco, ma ora era arrivata.
E soprattutto, lui non aveva roba.
Eddie si sedette sulla panchina più vicina, cercando di ragionare prima che non fosse più stato in grado di farlo.
Al suo giro non poteva più tornarci: lui e George, il “capo”, avevano definitivamente chiuso. Non poteva neanche pensare di andare da quelli del suo giro che considerava più amici, perché sapeva benissimo che l’amicizia fra eroinomani è amicizia solo quando conviene per la roba.
Però, si disse, finché non era in astinenza totale, poteva pensare di cercarsi un altro spacciatore di un altro giro e procurarsi un po’ di roba in quel modo. Avendo passato tutta la sua carriera di drogato procurandosi praticamente da solo la sua roba, per poi darla a George, che la passava a tutto il giro, non era proprio attirato dall’idea di dover comprare l’eroina. Però era sempre meglio che niente.
Magari, poi, avrebbe trovato un modo per entrare in un altro giro. Non credeva che sarebbe stato difficile: in molti avevano bisogno di qualcuno che avesse le palle di andare a procurarsi la roba di persona.
Non gli passò nemmeno per la testa che quella poteva essere un’occasione per disintossicarsi.
*
George forzò la serratura della porta della casa di Eddie. Il vecchio trucco della forcina, a suo avviso, funzionava sempre.
Posizionò i microfoni in ogni stanza, assicurandosi che fossero invisibili.
Dopo aver completato l’opera, tornò nella camera da letto che Eddie ora condivideva con la sua zoccola.
George aprì l’armadio.
Nell’armadio c’erano tre cassetti. George li aprì uno ad uno e finalmente trovò quello che conteneva i vestiti di Sophie, l’ultimo. Le dita di George frugarono nel cassetto, cercando di fare meno scompiglio possibile. Alla fine pescò un reggiseno di Sophie. Era di pizzo nero e gli piaceva abbastanza.
Sophie ne aveva tanti altri, non se ne sarebbe sicuramente accorta.
George s’infilò il reggiseno in tasca e uscì dalla stanza.
*
Sophie aspettava seduta sul divano di casa sua. Nulla era cambiato da quando era stata lì l’ultima volta. La poltrona, la televisione. Tutto era rimasto al suo posto.
Sua madre era andata a preparare un tè. Quando tornò nel salotto, la donna posò le tazzine sul tavolo che stava di fronte al divano e abbracciò di nuovo la figlia.
Fortunatamente il padre in quel momento era fuori per lavoro, così le due donne potevano stare insieme e discutere indisturbate.
Anna porse la tazzina a sua figlia, che la prese in mano ed iniziò a sorseggiare la bevanda calda.
«Io avrei voluto in tutti i modi riprenderti in casa. Non nell’immediato. Dopo circa due settimane ero già in pena per te, mi chiedevo dove fossi e che cosa stessi passando. Tuo padre no, invece. Tuo padre no. »
«Non dare tutta la colpa a mio padre.» borbottò Sophie.
«Io non ho mai potuto dimostrare la mia opposizione a quello che stava facendo. È sempre stato lui a comandare.»
«Cosa farà quando mi vedrà qui?» si preoccupò la ragazza.
La donna alzò gli occhi al cielo, sospirando.
«Spero che capirà che, in tutti i casi, sei nostra figlia. Può capitare a tutti di fare qualcosa che va contro al nostro modo di pensare. E mi pare che … ti abbia punita già abbastanza, no?»
«Mamma, là fuori è stato lo schifo più totale. Sono viva, è vero, ma mi fa schifo il modo in cui sono sopravvissuta e ti giuro, non credo che avrei trovato le forze per andare avanti ancora a lungo.»
«Sophie, tu eri … ?»
«Sì, mamma. Ho anche incontrato mio padre un giorno. Questo per farti capire quanto anche lui sia cristiano in fondo. »
«Tuo padre andava a cercare una prostituta?» s’indispettì Anna.
«Sì, e ha trovato me. Non so se l’ha fatto apposta o no, ma non credo, visto che se n’è andato come se non fossi stata io. Se fosse venuto apposta ci sarebbe stato un motivo, no? Ma sono sicura che mi abbia riconosciuta.»
La donna cercò di mantenere al meglio la calma, ma Sophie riuscì comunque a vedere che era molto irritata. Si chiese se quello che stava facendo fosse giusto: stava portando la discordia fra i suoi genitori, mentre quello che voleva lei era semplicemente tornare ad averli dalla sua parte. Forse, però, se sua madre avesse allontanato suo padre, tutto sarebbe andato veramente al meglio.
«È successo altro?»
«Sì, mamma. Ho conosciuto un ragazzo, un uomo. Lui … lui mi ha salvata. Ora vivo da lui. Però sono tornata da voi perché volevo, in qualche modo, sistemare le cose. È
Logicamente Sophie non voleva e non poteva dire a sua madre che, se aveva bisogno di loro, era soprattutto perché Eddie era uno spacciatore che prima o poi si sarebbe dovuto assentare e lei non avrebbe potuto, per nessun motivo, stare da sola perché c’era un drogato maniaco che minacciava di  stuprarla.
«Quanti anni ha questo signore?»
«È più grande di me. Ha ventuno anni. Però è più responsabile, credo, visto che è più grande. No?»
«È inutile che ti chieda come vi siete conosciuti. Questo mi fa pensare che così responsabile in fondo non sia. Ma non posso dirti nulla, visto che anche tuo padre non si è comportato meglio di questo ragazzo. »
Sophie sorrise.
«Quindi ti va bene se io sto insieme ad un altro?»
«Certo che mi va bene, Sophie. Non voglio rifare lo stesso errore.»
 
*
Eddie era seduto in un angolino del bagno di casa sua, completamente fatto. I sensi di colpa che aveva prima nei confronti di Sophie erano del tutto spariti, inghiottiti dalla nuvola di roba che ora l’avvolgeva e lo faceva sentire pazzescamente annebbiato. Era una sensazione che era molto eccitante: questa era una delle grandi contraddizioni dell’eroina.
 
*
Quando Sophie rientrò in casa, trovò Eddie sdraiato sul letto, intento ad ascoltare musica a volume piuttosto alto.
«Ciao. Dov’eri finito?» chiese la ragazza.
Eddie notò che era stranamente allegra. Nessuna traccia dell’aria un po’ malinconica che si era sempre portata appresso, magari involontariamente, da quando l'aveva conosciuta.
«Ho pensato che non era il caso di interrompere la vostra riunione, così me ne sono andato a fare un giro. Com’è andata?»
«Benissimo! Mia madre mi ha capita, è stata davvero molto gentile … sa anche che stiamo insieme, però ovviamente non le ho detto … quello che fai, ecco. Con mio padre è stato tutto più complicato. All’inizio non voleva saperne nulla, ma poi si è sciolto. Credo che abbia fatto polemica solo per darsi un tono. »
«Beh, bastardo fino alla fine, eh? Senza offesa. »
Sophie andò a sdraiarsi vicino ad Eddie, ridacchiando.
«Sì, ma è fatto così. Non penso che ci sia nulla da fare. »
«Va beh, sono contento comunque che sia andato tutto bene. L’importante è questo, no?»
Sophie accarezzò il braccio ad Eddie.
«Già. »
Sophie stava ancora accarezzando Eddie, quando si accorse del buco. Un forellino minuscolo, d'accordo. Ma per lei era comunque abbastanza evidente.
«Ehi, Eddie. Tu hai bucato.» disse subito la ragazza.
Eddie trasalì. Non sapeva proprio come comportarsi. Lei probabilmente sperava che lui smettesse, mentre ora lo beccava con un buco fresco.
Sophie si alzò di scatto da letto.
«Quindi te ne sei andato per bucare, eh? Non te ne fregava proprio un cazzo di “interrompere la riunione famigliare”! Tu volevi solo spararti una dose!»
«Sophie, non è come pensi … »
Eddie non fece in tempo a finire la frase che Sophie era già uscita di casa.
   
 
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