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Autore: lyrapotter    15/08/2013    7 recensioni
Cosa succederebbe se Ted e Andromeda, in procinto di partire per una vacanza romantica, decidessero di affidare Dora allo scapestrato cugino Sirius? E se quest'ultimo coinvolgesse anche i suoi migliori amici? E se Dora contribuisse in qualche modo nella conquista di una certa fanciulla dai capelli rossi e gli occhi verdi di nostra conoscenza?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Paciock, I Malandrini, Lily Evans, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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BABYSITTER PER CASO

 CAPITOLO XXVII

Ancora mentre arrivava in Biblioteca, Remus non aveva ben chiaro come avesse fatto a finire lì.

Archiviato il discorso di Megan, lui e Melanie erano andati avanti a fare i bagagli per Dora, immersi in un’innocua discussione sulla scuola, i M.A.G.O. e i loro progetti per il futuro, quando Melanie aveva innocentemente osservato che se non fosse riuscita a diventare Guaritrice, avrebbe fatto l’allevatrice di Snasi.

Al che Remus, ridacchiando, aveva detto che doveva essere un lavoro abbastanza ingrato, visto che gli Snasi non si vendono facilmente e per di più ti devastano la casa e lei aveva ribattuto che non li voleva vendere, ma usarli per cercare tesori, diventare la donna più ricca d’Inghilterra e conquistare il mondo. O fondare una seconda Las Vegas fuori Londra, quella che fosse stata più comoda.

Nel bel mezzo di questa discussione delirante, Melanie gli aveva incidentalmente chiesto quali libri dovrebbe leggere una potenziale allevatrice di Snasi e Remus aveva riflettuto che era la seconda volta in pochi giorni che qualcuno gli chiedeva un consiglio del genere e si era ritrovato di nuovo a pensare a Megan. Stranamente, si era reso conto che tutto sommato non ce l’aveva poi tanto con Sirius per aver combinato quell’appuntamento-non-appuntamento. Non fosse che Dora era scappata e aveva quasi distrutto la psiche di diversi Serpeverde, sarebbe stato anche un pomeriggio piacevole.

A quel punto, mentre Mel continuava a cicalare su cosa avrebbe fatto una volta conquistato il mondo, si era accorto che non aveva più parlato a Megan, ma l’aveva più o meno evitata e pensò che perlomeno avrebbe dovuto chiederle scusa: non che fosse stata colpa sua se era rimasta coinvolta nell’inganno di Sirius, ma avrebbe potuto pattinare all’inferno prima che il vero responsabile si scusasse.

Ovviamente c’erano un paio di problemi: il primo, e più impellente, era che gli restava poco più di un’ora per finire i bagagli, andare a recuperare gli altri e recarsi tutti nell’ufficio della McGranitt per incontrarsi con i Tonks; il secondo era che non aveva la più pallida idea di dove fosse Megan in quel momento e non poteva permettersi di girare su e giù per tutto il castello. Oltretutto, sarebbe stato anche eccessivo per delle semplici scuse.

A quel punto, Melanie gli aveva chiesto cosa mangiavano di preciso gli Snasi e lui aveva suggerito che avrebbe fatto meglio ad andare in Biblioteca per avere tutte le informazioni che voleva.

"Oh, Remus, che idea fantastica!" aveva cinguettato lei. E poi senza il minimo senso logico aveva aggiunto: "Tu hai già cominciato il tema sui Vampiri per Difesa Contro le Arti Oscure?".

Sì, aveva scribacchiato qualcosina, ma aveva intenzione di cercare qualche testo utile prima di continuare.

"Oh, allora potresti andare adesso in Biblioteca" aveva suggerito Melanie con fare innocente. "Così, cerchi i libri di Vampiri per te e per me qualcosa sugli Snasi".

"E le valige?".

Lei aveva fatto un gesto non curante con la mano. Pensava a tutto lei, non c’era nessun problema, lui aveva cose più importanti da fare…

Ora mentre iniziava ad aggirarsi tra gli scaffali, aveva sempre più l’impressione di essere stato in qualche modo raggirato, anche se non riusciva proprio a capire cosa Melanie volesse ottenere spedendolo in Biblioteca a cercare libri sugli Snasi: l’aveva talmente rimbambito con tutte quelle chiacchiere senza né capo né coda che si era diretto lì senza nemmeno riflettere sull’assurdità della situazione.

In fondo, a Melanie che diavolo importava degli Snasi? Mica aveva sul serio intenzione di usarli per conquistare il mondo! Era troppo assurdo e ridicolo!

No, c’era decisamente qualcosa che non gli quadrava, anche se non capiva cosa…

"Remus?".

Il ragazzo sobbalzò, facendo quasi cadere il libro che aveva appena tirato giù da una scaffale, e si voltò, trovandosi davanti proprio l’oggetto di alcune delle sue numerose elucubrazioni mentali di quel giorno.

"Megan?" disse, sorpreso, dandosi allo stesso tempo dell’idiota. Si era fatto fregare due volte in due giorni, per di più quasi con lo stesso trucco! A sua discolpa, poteva solo dire che non si aspettava un altro colpo basso, per di più da Melanie. L’aveva rimbambito a suon di chiacchiere per farlo cadere nel tranello: una mossa degna del suo baldo fidanzato. Sì, ho fatto decisamente male a darmi tanto da fare per quei due: insieme sono troppo pericolosi!

"Non pensavo che saresti venuto" disse Megan, avvicinandosi con aria titubante.

"Venuto?".

"Melanie Griffith ha detto di farmi trovare qui più o meno a quest’ora" spiegò lei. "Ero incerta se darle retta o no, dopo quello che ha fatto l’altro giorno, però ha tanto insistito: ha detto che non mi sarei pentita di darle ascolto, stavolta… Ma vedendo la tua faccia, capisco che non ti aspettavi assolutamente di vedermi qui e che sono cretina due volte per esserci cascata di nuovo. Mi dispiace, giuro che è l’ultima volta che ti ritrovi me tra i piedi".

Si voltò per andarsene, cercando nel contempo di conservare un minimo di dignità, ma Remus la trattenne, sorprendendo in primis anche sé stesso. "Megan, aspetta".

Non avrebbe voluto fermarsi, tutta quella storia aveva già abbondantemente superato il limite del ridicolo, ma non riuscì a impedirselo, maledicendosi interiormente per essere cotta a tal punto.

"Cosa c’è?" domandò: almeno adesso riusciva a parlargli, probabilmente non avrebbe mai più avuto il coraggio di guardarlo in faccia. Almeno non era arrossita.

Remus esitò, senza sapere da che parte cominciare: cosa si dice alla ragazza che il tuo migliore amico ha incastrato per tuo conto, per altro contro la tua volontà? In quel momento gli avrebbe fatto comodo un po’ della faccia tosta di Sirius e James, loro non avrebbero avuto problemi ad intavolare una discussione. Dovette ammettere che era davvero carina, sia pure con quell’aria da cucciolo bastonato. Ma di certo non poteva esordire in quel modo!

"Scusa, ho un impegno" riprese Megan quando non ottenne risposta, ansiosa di mettere fine a quel supplizio il prima possibile. "Se non ti dispiace, vorrei andare…".

"Mi dispiace".

"Per che cosa? Non hai fatto nulla per cui tu ti debba dispiacere".

Remus annuì. "Forse, ma quello che è successo domenica è stato…".

"Non è stata colpa tua" lo bloccò Megan secca. "Tu non c’entri nulla, vero?" aggiunse subito dopo, il germe del dubbio che si insinuava nella sua mente.

"Certo che no!" protestò Remus con veemenza. "Io non ne sapevo nulla, davvero, è stata tutta opera di quell’idiota di Sirius…".

"Allora, perché ti stai scusando?" domandò la ragazza, intimamente sollevata.

"Perché mi sento comunque responsabile e mi dispiace che Sirius ti abbia coinvolta in una delle sue idee strampalate: immagino che ti abbia fatto star male".

"No! Perché?" mentì malamente lei, nel vano tentativo di conservare un minimo di credibilità. "Non ci sono stata male, figurati!". Ho soltanto considerato l’idea di rinchiudermi in un bagno e vivere di dentifricio per il resto della mia vita, ma non ci sono stata male, nossignore!

E probabilmente Remus glielo lesse in faccia, perché le sorrise con aria conciliante: "Certo, ma mi dispiace comunque che le cose siano andate come siano andate… Per quel che vale, mi sono divertito in tua compagnia".

Magra consolazione, ma meglio di nulla… "Sì, vale lo stesso per me. Ora devo proprio andare, scusa".

Ottimo, Megan, brava, conserva un minimo di contegno: ora voltati, va’ via senza fretta e poi corri nel tuo dormitorio ad affogare i dispiaceri in qualcosa di dolce e ipercalorico!

"Pensavo che magari qualche volta potremo rifarlo".

Se Megan rimase piacevolmente stupita da quella proposta e non si forzò nemmeno troppo di nasconderlo, Remus non fu da meno: già mentre lo diceva, si stava mentalmente domandando cosa diavolo gli fosse saltato in testa.

"Dici sul serio?" chiese Megan, sorridendo sul serio per la prima volta da quando la conversazione era cominciata. "Insomma, non devi farlo solo per farmi contenta o cose simili, non sentirti in obbligo: sono grande abbastanza per accettare un rifiuto, davvero. Non che si possa parlare di rifiuto, visto che tecnicamente non siamo mai usciti insieme… Non che io volessi uscire con te, chiariamoci, lo sai, no? È stato tutto un maledetto equivoco… Insomma, hai capito cosa volevo dire, no?".

Remus corrugò la fronte, perplesso, mentre Megan arrossiva, maledicendosi interiormente per quell’ennesima figuraccia: dannazione, era quasi riuscita a mantenere un contegno, proprio sul finale doveva rovinarsi? Ma la proposta del ragazzo le aveva mandato completamente in tilt il cervello…

"Ehm, non sono certo di aver capito ogni passaggio del discorso" esordì Remus titubante, "ma ti assicuro che la mia proposta non è dettata da uno spirito di carità o cose simili: io vorrei sul serio passare un po’ di tempo con te…".

"Veramente?" fece Megan, rendendosi subito conto di aver praticamente urlato. Mandò un colpo di tosse e ritentò: "Volevo dire, veramente? Sì, penso che si potrebbe fare".

"Come amici, ovviamente" si affrettò a specificare Remus: al momento, era meglio non fomentare troppo le speranze di Megan.

La ragazza sentì la morsa della cocente delusione farsi strada nel suo cuore, ma stavolta fu un po’ più brava a dissimularla: "Ovviamente… Amici, penso che sarebbe perfetto". Beh, è decisamente di più di quanto mi aspettassi… "Stavi cercando qualcosa in particolare?" buttò lì subito dopo: chiarito il loro rapporto, non vedeva perché non avrebbero dovuto mettersi a chiacchierare. Ed essendo in una biblioteca, quello fu il primo argomento che le venne in mente.

Remus guardò il libro che teneva in mano, Dieci cose che non sapevi sugli Snasi e che non avresti pensato di chiedere, e non riuscì a trattenere un sorrisetto. "Un’amica mi ha chiesto un favore" spiegò, rimettendolo al suo posto. "Ma penso che sia stata lei a farlo a me".

 

******

Melanie si sedette di peso sulla valigia stracolma e con una certa fatica riuscì infine a fissarne le chiusure. Si rimise in piedi con cautela, quasi aspettandosi che il coperchio si riaprisse di botto e tutte le cose all’interno si spargessero in ogni dove costringendola a ricominciare da capo, ma fortunatamente non accadde.

Le era costato sangue, sudore e lacrime, ma alla fine tutti gli averi di Dora avevano trovato posto nella valigia: che cosa se ne facesse una bambina di tutta quella roba, era un quesito a cui la ragazza non sapeva trovare risposta, ma poco importava. Sperava in tutto cuore di non aver scordato nulla, ma anche se fosse successo dubitava seriamente di trovarle un buchetto in cui infilarla: già la sola prospettiva di riaprirla era abbastanza spaventosa.

Se manca qualcosa, Sirius potrà sempre rispedirgliela via gufo, si disse.

La sollevò e portò vicino alla porta, sbuffando per il peso, poi guardò l’orologio: mancava un quarto d’ora alle cinque, giusto il tempo sufficiente per portare quel coso fino all’ufficio della McGranitt.

Aveva sperato di finire con un po’ più di anticipo, per poter andare a cercare i Malandrini, ma in fondo c’era Lily con loro. Sui tre ragazzi non avrebbe fatto molto conto, ma la sua migliore amica era sempre puntuale. Magari sono già pure dalla McGranitt e stanno aspettando solo me o stanno tornando qui per il bagaglio… Meglio lasciare un biglietto con scritto che ci ho pensato io, non si sa mai…

Scrisse un paio di righe su un foglietto di pergamena volante, lo appuntò sulle tende del letto di Sirius, certa che l’avrebbero visto, dopodichè uscì con la valigia che galleggiava pigramente di fronte a lei. Avrebbe quasi voluto aspettarli, ma così rischiava di fare tardi. Oltretutto, gli altri erano convinti che di quella faccenda si occupasse Remus e magari si erano accordati per trovarsi direttamente dalla professoressa. Stupidamente si era dimenticata di chiederglielo, ma era talmente presa nel suo discorso distruggi-cervello che non ci aveva pensato: lì per lì, era stata troppo concentrata a spingere Remus verso la Biblioteca dove Megan lo aspettava per riflettere sul resto.

Un po’ preoccupata, mentre scendeva le scale si chiese se il ragazzo si sarebbe arrabbiato con lei quando fosse tornato: in fondo, anche un cespo di lattuga a un certo punto avrebbe capito di essere stato raggirato! In un certo senso si era pure stupita del suo successo, non credeva che Remus ci sarebbe cascato così facilmente: evidentemente, aveva un talento naturale nel confondere le persone con discorsi deliranti, a distanza di mezz’ora non riusciva a ricordare nemmeno un quarto delle cose che aveva detto.

Certo, ora stava solo a Remus decidere l’evolversi delle cose: se l’incontro con Megan non fosse andato bene, di certo non avrebbe infierito ulteriormente. Ma in tutta sincerità, sperava sul serio che tutto andasse per il meglio: non si aspettava un fidanzamento ufficiale per la giornata, ma tutte le grandi imprese iniziano con il primo passo, giusto? E Melanie contava sulla prontezza di Megan di afferrare al volo qualunque possibilità di proseguire il loro rapporto: non si poteva mai dire che una semplice amicizia, con il tempo, non potesse diventare qualcosa di più. Il suo intuito femminile le suggeriva che, per quanto Remus facesse il sostenuto, Megan non gli era del tutto indifferente, ma ovviamente non poteva puntargli la bacchetta alla tempia e costringerlo ad organizzare un appuntamento: a quel punto si sarebbe ritirata nel suo angolino a osservare l’evolversi degli eventi.

Aveva appena superato il ritratto della Signora Grassa, quando si vide venire incontro Alice. "Ehi, cos’hai da ghignare a quel modo?" le domandò a mo’ di saluto. "E questa valigia?".

"Di Dora" spiegò. "Sto andando nell’ufficio della McGranitt per incontrarmi con gli altri: non è che li hai visti, vero?".

Alice scosse il capo. "Non ho visto nessuno: magari sono già là, manca poco alle cinque. Non hai risposto alla prima domanda: cos’hai da ghignare a quel modo?".

"Oh, niente di che: ho indossato per un pochino le ali di cupido, ma non so l’effetto che ha avuto…".

"Uh, interessante" commentò Alice con gli occhi luccicanti. "E a favore di chi, se non sono indiscreta?".

"Remus e Megan".

"Ancora? Non mi pareva che l’altra volta fosse andata granché bene…".

"I metodi di Sirius erano sbagliati: è andato avanti a tutta birra come un treno con la pretesa che Remus cambiasse il suo modo di fare nel giro di paio di secondi. Con una simile testa dura devi giocare d’astuzia, coltivare la cosa piano, piano, un passo per volta fino al momento buono per far scattare la trappola!". Batté con forza le mani per esemplificare il concetto, rischiando di far cadere la valigia galleggiante.

Alice ridacchiò. "In parole povere, come hai fatto?".

"Primo passo, sondare per bene il terreno con un affabile discorso a cuore aperto su quello che penso del suo comportamento, dicendogli che dovrebbe cambiare modo di fare, dare una possibilità a Megan, bla, bla, bla, più o meno le stesse cose che i Malandrini gli propinano da anni, penso. Secondo passo, confondere le acque: ho messo da parte Megan e abbiamo cominciato a discorrere innocentemente del più e del meno, fino ad approdare al terzo passo, ovvero confondergli la mente con discorsi deliranti senza né capo né coda spingendolo silenziosamente e subdolamente verso il nostro obiettivo. Ed è a questo punto, mia cara amica, che scatta la trappola: una domanda causale, un suggerimento innocente, un po’ di incoraggiamento e detto fatto! Appuntamento delle quattro e un quarto per Remus Lupin e Megan Spencer: l’unica cosa che mi mancava di fare era scrivergli il copione per il loro incontro, ma così mi sarei esposta un po’ troppo, credo…".

Alice ridacchiò. "Però, sei subdola, malvagia e parecchio contorta, non c’è che dire. E quel poveretto non si è accorto che te lo stavi rigirando come un pollo allo spiedo?".

"Macché: i suoi neuroni erano troppo impegnati a digerire la mia filippica sulla conquista del mondo partendo da un allevamento di Snasi! Poco ma sicuro, si è reso conto di cosa stava succedendo solo quando si è trovato Megan davanti!".

"E pensi che funzionerà? Insomma, i Malandrini sono anni che ci provano senza successo…".

Melanie si strinse nelle spalle, prendendo atto dell’affermazione dell’amica. "Io non mi aspetto nulla, in verità: ho dato tutte le spinte che poteva dare senza risultare troppo evidente, ora sta a loro. Se andrà male, chinerò il capo, accetterò la sconfitta e pace. Ho solo pensato fosse meglio battere il ferro finché era caldo".

"Se vuoi il mio parere, hai fatto benissimo" la rassicurò Alice con un cenno convinto del capo. "L’ho già detto ieri sera e lo ribadisco adesso: a Remus farebbe solo bene uscire un po’ dal suo guscio. Sono proprio curiosa di vedere come si evolveranno le cose adesso…".

"Io pure, io pure".

Erano nel frattempo giunte alla loro destinazione.

"Nessuno in vista" constatò Alice guardando su e giù per il corridoio.

"Forse sono già dentro" suggerì Melanie. Guardò l’orologio: mancavano pochi minuti alle cinque. Sì, sono sicuramente già dentro, anche se c’è un po’ troppo silenzio…

Le due ragazze si scambiarono un’occhiata perplessa, dopodichè bussarono.

Minerva McGranitt le accolse con un sorriso. "Buon pomeriggio, ragazze".

"Buon pomeriggio, professoressa" la salutò Melanie, guardandosi al contempo intorno, cercando i suoi amici, senza successo: dei Malandrini, Lily o Dora non c’era traccia.

In compenso le sedie di fronte alla scrivania erano occupate da un uomo e una donna in abiti da viaggio, che Melanie intuì dovessero essere Ted e Andromeda Tonks, i genitori di Dora. Nel momento in cui erano entrate, con la valigia che galleggiava pigramente davanti a loro, Andromeda aveva fatto un mezzo scatto verso la porta, di certo aspettandosi di vedere arrivare la figlia, per poi risedersi delusa quando si era resa conto che della bambina non c’era traccia.

"Rilassati, Meda" la rabbonì Ted con un sorriso. "Siamo noi in anticipo…".

"Dov’è Dora?" domandò invece la donna, facendo come se non l’avesse sentito.

Alice e Melanie si scambiarono uno sguardo imbarazzato.

"Veramente, noi credevamo fossero già qui" disse esitante Alice.

Andromeda le squadrò un attimo con aria inquisitrice. "E perché voi due avete la valigia di mia figlia? Io non vi conosco".

"Meda…".

"Ted?".

L’uomo le poggiò una mano sulla spalle, sorridendo conciliante. "Sono certo che queste ragazze non hanno rapito Dora per darla in pasto alla piovra gigante, non c’è bisogno di metterle sotto processo. Se hanno con loro il bagaglio di Dora, ci sarà di certo una buona ragione…".

Le guardò come pregandole con tutto il cuore di non contraddirlo se non volevano che le cose si mettessero al peggio. Difatti, le due ragazze furono rapide ad annuire con vigore. "Siamo amiche di Sirius: ci ha chiesto di, ecco, portarlo qui per suo conto".

Il sorriso sul volto di Ted si allargò. "Ecco, visto che non c’è motivo di agitarsi, tesoro".

Andromeda non sembrò prestare troppa attenzione alle parole rassicuranti del marito. "E dov’è Sirius di preciso?".

"Questa è una gran bella domanda…".

"Se posso intromettermi, Andromeda" intervenne la McGranitt, "il signor Black ha una concezione degli orari tutta sua: non mi stupirebbe troppo se fosse in ritardo…".

"C’è anche Lily con lui, professoressa" aggiunse Alice con trasporto.

Melanie annuì con vigore. "Di certo staranno per arrivare: questione di minuti".

"Lily?" ripeté Andromeda.

"Un’altra studentessa" spiegò la professoressa con evidente sollievo. "Molto coscienziosa e responsabile, ve lo posso assicurare: sono certa che saranno qui a momenti, allora. Prego, ragazze, se volete sedervi…" aggiunse poi, Evocando un paio di sedie che Melanie e Alice occuparono con piacere.

Evidentemente rassicurata, Andromeda si rilassò contro lo schienale. Ted, che dal canto suo non era sembrato minimamente agitato, rivolse un sorriso cordiale alle ragazze. "Dovete scusare mia moglie, è un po’ agitata…".

"Io non sono agitata" lo contraddisse Andromeda in tono piccato. "Perdonami se dopo due settimane non vedo l’ora di riabbracciare la mia bambina!".

"Certo, Meda, certo, anch’io sono felicissimo di rivedere Dora… Ma sono le cinque adesso: aspetta almeno un quarto d’ora prima di farti venire una crisi di nervi immaginandotela divorata da qualche strana bestia nella Foresta Proibita, in preda a chissà quale malattia infettiva o smarrita negli angoli più remoti del castello!".

"Ricordami perché ti ho sposato, Ted, per favore: ora come ora mi sfugge…".

"Per il mio frizzante senso dell’umorismo e la mia indiscutibile bellezza, forse?".

Andromeda ridacchiò, lasciando cadere per un attimo la maschera della brava mamma apprensiva. "Ah, ecco… Di certo non è stato per la tua incredibile modestia!".

"Se sono bello, non posso farci nulla, ti pare?".

Andromeda scosse il capo, borbottando qualcosa che suonava paurosamente simile a "Cretino", prima di sorridere compostamente alla McGranitt. "Scusi per questo piccolo alterco, professoressa".

"Non fa nulla, Andromeda: ne ho sentite di ben peggiori in questo ufficio. Nell’attesa, posso offrire a tutti una tazza di tè?".

Mentre tutti consumavano il loro tè in silenzio, Melanie osservava di sottecchi i coniugi Tonks, domandandosi vagamente come due persone all’apparenza così diverse avessero finito per mettersi insieme e sposarsi: Ted continuava imperterrito a sorridere cordialmente, il ritratto stesso della tranquillità, mentre Andromeda, man mano che i minuti passavano e di Dora e gli altri non si vedeva nemmeno l’ombra, non faceva nemmeno lo sforzo di nascondere il crescente nervosismo.

In effetti, anche Melanie cominciava a chiedersi dove fossero finiti: insomma, non si sarebbe aspettata un briciolo di puntualità da Sirius, James o Peter, ma Lily era tutta un’altra storia.

Possibile che sia successo qualcosa, si chiese, guardando l’orologio e realizzando che erano già le cinque e un quarto.

Cercò lo sguardo di Alice, che evidentemente la pensava circa allo stesso modo. "Tu sai dove sono andati?" le domandò in un sussurro. "Potresti andar loro incontro…".

Melanie scosse il capo. "Non ne ho idea: Lily mi ha solo detto che sarebbero andati a fare un giro per il castello…".

"In altre parole, potrebbero essere ovunque, giusto?".

"Ovunque tranne qui, alla Torre di Grifondoro e in Biblioteca, il che non ci è di grande aiuto, temo".

"Mi sembra impossibile che Lily non si sia accorta che stanno facendo tardi: praticamente è un orologio vivente! Proprio oggi doveva cambiare abitudini, dannazione!".

"Ma no, non credo…" bisbigliò Melanie nervosamente. Occhieggiò un po’ preoccupata ad Andromeda, che sembrava sprizzare inquietudine da tutti i pori. Pure la McGranitt cominciava a dare segni di impazienza mentre Ted al momento sembrava ancora abbastanza rilassato: Melanie si chiese se magari non stesse fingendo per tenere buona la moglie. Andiamo, Lily, dove diavolo ti sei cacciata?

 

******

Già, dov’era finita Lily? Se Melanie e Alice l’avessero vista in quel momento, avrebbero probabilmente pensato che la loro amica fosse stata sostituita da un clone venuto male… Oppure che qualcuno aveva preso controllo della sua mente per farla comportare in quel modo.

Fatto sta che mentre tutti aspettavano il loro arrivo nell’ufficio della McGranitt, Lily si aggirava con circospezione per la Stanza delle Necessità, brandendo un orso di peluche come se ne andasse della sua vita: il Regno dello Zucchero Filato, come l’aveva carinamente ribattezzato James, sembrava incredibilmente grande e pieno di angoli quando devi evitare di farti prendere di sorpresa da qualcuno… Qualcuno che per di più o era molto piccolo o poteva diventarlo o era più infido di un serpente a sonagli!

E, in tutta onestà, era di quest’ultimo individuo che Lily aveva paura: Sirius non si faceva vedere già da un po’ di tempo, un po’ troppo tempo, per i suoi gusti. Andiamo, Black, dove ti sei cacciato? Vieni fuori, stupida palla di pelo…

Se quella mattina le avessero detto che nel giro di un paio d’ore si sarebbe ritrovata in una stanza segreta di Hogwarts, tutta sudata e scarmigliata, armata di pupazzo e pronta a dar battaglia a un paio di Malandrini a caso, di certo l’avrebbe preso per pazzo o ubriaco. In ogni caso, era talmente concentrata nel non finire nella trappola che sicuramente Sirius le stava preparando che non se ne preoccupava minimamente.

Difatti, era beatamente inconsapevole che il suo orologio segnava già le cinque e un quarto quando, girato un angolo, si trovò di fronte James, cogliendola talmente di sorpresa da strapparle uno strillo e colpirlo con l’orso prima di focalizzare su chi aveva di fronte.

"James, maledizione, mi hai fatto quasi venire un infarto!" sbottò Lily.

"Ahi, che male, accidenti!" borbottò il ragazzo massaggiandosi la fronte con la mano libera (l’altra era ovviamente impegnata da un pupazzo a forma di cane).

"Te lo sei cercato, spuntandomi davanti così all’improvviso: credevo fossi Sirius…".

"Guarda che in teoria è una guerra tutti contro tutti, perciò dovremmo combattere anche noi" le ricordò James in tono scanzonato.

"Perché, vuoi duellare con me, Potter? Pensi che ti convenga dopo aver visto come ho ridotto il tuo compare?".

James dovette darle atto che aveva ragione: probabilmente Peter non sarebbe più stato lo stesso dopo quel pomeriggio… Ma ovviamente non poteva dirle una cosa del genere, perciò mise su un’espressione derisoria e disse: "Non pensare di farmi paura, Evans!".

"Già, sicuro… Hai visto gli altri?".

"Ho avuto un breve scontro con Dora vicino alla Casa delle Bambole".

"Non è Dora che mi fa paura… Sirius se ne sta buono da troppo tempo, se vuoi il mio parere".

James annuì: in effetti, non era un atteggiamento tipico del suo migliore amico stare fuori dalla mischia così a lungo, a meno che ovviamente non ne stesse architettando una delle sue. "Andiamo a stanare Schizzetto, forza" disse, prendendola per mano e facendo per guidarla.

"Pensavo fosse una lotta tutti contro tutti senza esclusione di colpi" osservò Lily.

"Sì, è vero. Ma il manuale malandrinesco della lotta a pupazzi dice che il tutti contro tutti non conta se c’è di mezzo la tua ragazza, un genitore o un Serpeverde".

"Serpeverde?" ripeté Lily perplessa. "Cosa c’entrano ora i Serpeverde?".

"Beh, se fosse presente un Serpeverde, sarebbe una lotta tutti contro il Serpeverde, ti pare?".

Lily roteò gli occhi al cielo, resistendo alla tentazione di dargli un altro colpo d’orso. "Potter, non cambierai mai: i Serpeverde non sono l’incarnazione del Demonio, sai? Non tutti perlomeno…".

James si girò verso di lei con un sorriso. "Beh, se me lo dici tu, allora… No, sono decisamente l’incarnazione del Demonio, mi dispiace!".

"Perché mi imbarco in questo genere di discorsi con te, proprio non lo so!".

"Perché sei tenace, bellissima e probabilmente pure un po’ ingenua".

"Il bellissima cosa c’entra, scusa?".

"Semplicemente, ci tenevo a ribadire che sei bellissima, tutta qua… Ora silenzio, se non vogliamo farci scoprire dal cagnaccio!".

Lily annuì, cucendosi le labbra e affidandosi a James per decidere da che parte proseguire. Gira che ti rigira, a un certo punto tornarono al punto di partenza, ovvero vicino alla Casa delle Bambole.

"Ma quanto è grande questo posto?" domandò Lily. "Sembra non finire mai…".

"È la magia della Stanza: credo che qualcuno voglia che sia così grande per confonderci le idee" spiegò James, guardandosi intorno con aria circospetta.

"Già, io penso anche di sapere chi vuole confonderci… Allontaniamoci da qui, ci sono troppi nascondigli, non mi piace…".

"Oh, Lily, tranquilla, sei con me adesso: non ti succederà niente".

Non aveva neanche finito di dirlo che un grido belluino ruppe il silenzio. "TRADIMENTO! TRUPPE, ALL’ATTAAAAACCOOOOO!!!!".

Sirius sbucò all’improvviso sul tetto della Casa, affiancato da Peter e Dora, e subito dopo i due sventurati si ritrovarono sotto una pioggia di pupazzi.

"È un’imboscata, è un’imboscata!" gridò James riparandosi la testa con il braccio, prima di lanciare il suo cane, con la soddisfazione di vederlo cozzare contro la testa di Sirius. "Truppe, ritirarsi!".

"Quali truppe? Sono io la tua tru-… Ah!". Lily non concluse la frase perché James la trascinò letteralmente e con poca grazia dietro il cumulo di peluche più vicino per ripararsi dalla gragnola di colpi, rischiando di farla cadere.

"Mi hai quasi azzoppato, lo sai?" si lamentò con una smorfia.

"La guerra non è mai piacevole, cara… Prenditi questo, inutile pezzo di me-…".

"James!" lo richiamo Lily, abbastanza in sé per ricordarsi che c’era una minorenne presente.

"Prenditi questo, inutile puzzone bavoso!" si corresse il ragazzo. "Lily, sii un po’ più cooperativa: dov’è finito il tuo spirito combattivo?".

"Ci sono, ci sono, generale dei poveri, rilassati" sbuffò lei, prima di cominciare a rispondere al fuoco a sua volta.

"Quell’idiota si è dipinto segni bellici su tutta la faccia" commentò James, sbirciando oltre la trincea per fissare lo sguardo su Sirius. "Perché non ci ho pensato io? Lily, dammi il tuo rossetto!".

"Cosa ti fa pensare che abbia del rossetto con me?".

"Che razza di donna sei se non ti porti sempre dietro del rossetto?!".

Lily sgranò gli occhi, colpita dal tono vagamente isterico con cui James si era le si era appena rivolto. La guerra fa strani effetti ai maschi…, pensò. Si frugò nelle tasche e ne cavò fuori un vecchio rossetto mezzo consumato: chissà quando era finito lì dentro… "Tenete, prode generale" disse, mettendolo in mano a James, che in men che non si dica si decorò le guance con segni di guerra da pellerossa.

"Voi avete un serio problema, lo sai, vero?" domandò Lily quando se lo vide restituire ridotto praticamente all’osso.

James non parve nemmeno sentirla. "Coprimi, tento una sortita verso il campo nemico…".

"È troppo pericoloso, sono troppi: non ce la farai mai" protestò Lily, dicendosi che se doveva giocare tanto valeva farlo bene! E poi, si stava divertendo come una matta!

"Lo so. Sappi che ti ho amata ogni giorno di più: addio, mia adorata". Sottolineò il tutto con un bacio, dopodichè si tuffo sul campo aperto con diversi pupazzi sotto braccio.

"Attenzione, siamo sotto attacco" ululò Sirius. "Truppe, terminate il Cornuto!".

"Cornuto?!" ripeté James scandalizzato. "Hai osato chiamarmi Cornuto?!".

"È il tuo nome in codice" commentò Sirius con un’alzata di spalle. "La vita è dura".

"Tu, brutto sacco di pulci! Botolo infame, sarai il primo a cadere!".

Ma pur armato di buone intenzioni e con la degna copertura di Lily (che di certo non si faceva pregare), l’altro squadrone aveva il vantaggio numerico e godeva di una posizione privilegiata da cui contrattaccare. Seppur a malincuore, dopo qualche minuto di fiera resistenza, James fu costretto a tornare a rintanarsi dietro la trincea.

"Hai combattuto valorosamente, tesoro" lo consolò Lily.

"Ma non abbastanza: dobbiamo tirare il canide giù da quella stupida casa!" sbottò James, decisamente risentito per il Cornuto di poco prima.

"Ti arrendi, Prongs?" lo canzonò Sirius, mollemente seduto sul tetto della casa con le gambe penzoloni, con Dora e Peter ai lati. "Non c’è nulla di male nella resa".

"Quando pioveranno Doxy, Schizzetto!".

Sirius si adombrò. "Pagherai con la vita questo insulto, Potter".

"Che cosa facciamo, Sirius?" domandò Dora, visibilmente eccitata, tanto che non stava ferma un secondo: di certo, quell’ultima giornata ad Hogwarts aveva di gran lunga superato le sue aspettative. Perfino il fascino della stanza magica passava in secondo piano rispetto a quella divertentissima battaglia.

"Ci sto pensando, cadetto, un momento" la rabbonì Sirius, gettandole una rapida occhiata. Poi corrugò la fronte e tornò a guardare la bambina. "Dove hai preso quella cosa?" domandò, riferendosi alla cravatta di Serpeverde che la bambina si era legata alla bell’e meglio intorno al collo in segno di emulazione dei suoi compagni d’armi.

"Me l’ha regalata Regulus l’altro giorno" trillò Dora, sventolandogliela in faccia. "Ti piace?".

"Sì, sì, bellissima, ma tienila a distanza di sicurezza!" sbottò Sirius, chiedendosi nel contempo come, quando e perché Regulus le avesse ‘regalato’ la sua cravatta.

Dora continuò senza troppi problemi a trastullarsi con il suo piccolo trofeo, per poi domandare: "Mi annoio: li andiamo a prendere?".

"Un secondo, sto pensando" la zittì Sirius, già tornato alle sue strategie di battaglia. Solo in un secondo momento, le parole della bambina fecero presa nella sua mente, dando vita a un’idea malvagia che lo fece sogghignare.

"Sirius, quella faccia mi fa paura" commentò Peter.

"Non c’è da avere paura, Wormtail, non per te, perlomeno" lo rassicurò Sirius senza smettere di ghignare. "Sì, Dora, adesso li andiamo a prendere".

Dora batté le mani eccitata. "Veramente?".

"Cos’hai in mente, Sirius?" domandò invece Peter.

Dall’altro lato del fronte, James osservò gli avversari con sguardo accigliato. "Non mi piace il modo in cui confabulano: Sirius ha di nuovo la faccia da pazzo psicopatico!".

"Sirius ha sempre la faccia da pazzo" commentò Lily. Sorrise con aria incoraggiante. "Dai, possiamo batterli!".

"Oh no, noi dobbiamo batterli: ne va del mio onore, non posso farmi sconfiggere da quel botolo bavoso!".

"Ti ho sentito, Potter!" gridò Sirius.

"Non era pensato per essere un segreto!".

"Bien, sappi che sei tu solo responsabile della tua sconfitta, Cornuto: pagherai per esserti schierato con la Donna Rossa!".

Lily lo fulminò con lo sguardo. "Belle parole per uno appollaiato sul tetto di una Casa delle Bambole: perché non viene a ripeterle qui?".

"Lily, non dargli suggerimenti avventati!" sibilò James per tutta risposta.

"È proprio quello che ho intenzione di fare, Rossa" ribatté invece Sirius con un ghigno malefico. "Truppe, carica!!!!!!!!! E ricordatevi, la donna è mia!".

Così, mentre Dora e Peter convergevano verso James, che comunque non si lasciò prendere facilmente, Sirius puntò direttamente a Lily, la quale, dopo qualche vano tentativo di fermare l’attacco ai suoi danni, abbandonò ogni parvenza di dignità e si mise a correre.

"Rossa, fermati e affronta il tuo destino da uomo!" le intimò Sirius, andandole dietro.

"Nel caso ti sia sfuggito, io non sono un uomo!".

"Era tanto per dire… Vieni qui!".

"Fossi scema! Se mi vuoi, acchiappami!".

Sirius si abbandonò a un sorriso maligno, sentendo vaghi istinti di cacciatore che si risvegliavano dentro di lui. "L’hai voluto tu, Rossa!".

Per i tre che rimasero a terra a guardare, fu uno spettacolo tutto da vedere: Lily non aveva certo intenzione di arrendersi senza lottare e ben consapevole che alla lunga Sirius sarebbe senza dubbio risultato più resistente di lei, cominciò a muoversi a zigzag in un percorso assolutamente casuale, seminando quanti più ostacoli possibile dietro di sé. Ma Sirius non era tipo da arrendersi facilmente.

James, caduto eroicamente e al momento bloccato sotto il sedere di Peter, con a sua volta Dora appollaiata sopra, fissava impotente. "Corri Lily, sei la nostra ultima speranza!".

"Grazie mille, eravamo solo noi due!" protestò la ragazza.

"Non soffermarti su questi dettagli tecnici… Ahi!".

Dora lo aveva appena colpito in testa con un coniglietto. "I prigionieri non possono parlare!".

James la fulminò con lo sguardo, impossibilitato a fare qualunque altra cosa, data la posizione piuttosto scomoda in cui si trovava. "Tu, piccola gnoma malefica… Ahi!".

"Ehi, Sirius!" gridò Peter. "Ne abbiamo catturato uno!".

Questi sprecò un secondo per girarsi e farsi una bella risata sulla pelle del suo migliore amico. "Bravissimi!".

"Che cosa ne facciamo adesso?".

"Che ne so, torturatelo! Io ho la mia gatta da pelare!".

"Sì, torturatiamolo!" esclamò Dora, tutta contenta. Poi corrugò la fronte, perplessa. "Cosa vuol dire torturatare qualcuno?".

"Eh, di preciso non lo so ancora…" disse Peter, indeciso. "Potremo fargli il solletico, magari?".

"Sì, il solletico!" strillò Dora.

"No, il solletico, no!" protestò invece James, cercando di liberarsi senza troppo successo: Peter era decisamente più pesante di quanto potesse sembrare. "Ti prego, Wormtail, tutto tranne il solletico… Ahi!".

"Possiamo riempirti le mutande di vermi, allora?" fece Peter con aria meditabonda, dopo aver pensato ad altre possibili torture.

Il prigioniero lo guardò con orrore, cercando di capire se scherzasse o no e giunse alla conclusione che magari Peter non ne avrebbe avuto il coraggio, ma in caso ci avrebbe pensato Sirius quando avesse finito con Lily: infilare vermi nelle mutande di qualcuno era proprio il genere di cose che il suo quasi ex migliore amico avrebbe fatto con sommo divertimento. "Okay, in tal caso preferisco il solletico!".

Tre secondi dopo, si pentì amaramente di non aver scelto i vermi: Dora sembrava nata per fare il solletico.

"Evans, arrenditi!" intimava nel frattempo Sirius, che cominciava ad essere stufo di quella caccia.

"Neanche morta" ribatté Lily, mentre la stanza si riempiva delle risate mischiate a suppliche di James.

"È solo questione di tempo prima di finire anche tu così" ridacchiò Sirius.

"Non mi prenderai mai viva!".

E riprese la corsa. Purtroppo per lei, Sirius era davvero stufo marcio di quel balletto e decise di lasciar da parte le buone maniere e passare a quelle dure. Così, aspettò il momento propizio, partì alla massima velocità e le saltò letteralmente addosso, spedendo entrambi in terra in un cumulo di peluche.

Lily quasi non si rese conto di quello che succedeva: un secondo prima scappava, quello dopo era in terra immersa nei pupazzi con ottanta chili di carne in eccesso che la schiacciavano sul pavimento.

"Black, vuoi uccidermi, per caso?" sbottò appena ebbe la faccia libera dai peluche.

"No, volevo acchiapparti. Ti ho fatto male?" chiese, con un vago accenno di sincera preoccupazione negli occhi.

"Beh, di certo stavo meglio prima, ma per tua fortuna sono atterrata sul morbido… Per curiosità, ora che mi ha atterrato, cosa conti di fare?".

"Mmmm, non lo so, non ci avevo riflettuto troppo sopra, in verità: troppo preso dall’azione".

"Tipico di voi uomini. Ti do io un suggerimento: levati di dosso!".

Sirius rise sguaiatamente. "Già, ti piacerebbe, vero? Niente da fare, bella: prima devo trovare qualcosa di crudele a sufficienza da reggere il confronto con quello che Dora e Wormy stanno facendo al tuo amorino!".

Lily allungò il collo per quanto le era concesso: James stava ridendo talmente forte che quasi spaccava i vetri, divincolandosi al punto che i suoi carcerieri avevano serie difficoltà a mantenere la loro posizione di vantaggio.

"Ancora un po’ e se la fa addosso, secondo me" commentò Sirius, divertito. "Ehi, truppa, non esagerate: non vogliamo che muoia soffocato!".

Lily sbuffò: qualcosa, presumibilmente un naso di plastica, le stava bucando la pancia e non avrebbe potuto levarlo finché Sirius fosse rimasto comodamente seduto sulla sua schiena. "Qualunque cosa tu voglia farmi, falla e basta" sbottò, ansiosa di riguadagnare la libertà e magari liberare James prima che se la facesse addosso sul serio. "Solo, niente palpeggiate di sedere e altri gesti da maniaco o hai finito di vivere, Black! E fai in fretta!".

Come folgorata si ricordò che aveva perso di vista l’ora da un pezzo. Beh, non potrà di certo essere così tardi: saranno le quattro e mezza, quarto alle cinque al massimo…, si disse, considerato che erano entrati nella Stanza verso le tre e la battaglia era cominciata poco dopo. Si scostò i capelli dal viso, cercando di vedere l’orologio al polso. Quando ci riuscì, rimase letteralmente di sasso. Non è possibile, devo aver visto male…

Ricontrollò e ricontrollò ancora, ma non c’era nessuno errore. Era talmente scioccata che nemmeno si accorse quando Sirius le diede una leggera pacca sul sedere per riscuoterla.

"Guarda che ti ho visto…" articolò in compenso James tra una risata e l’altra, ma Sirius non ci badò.

"Ehi, Rossa, ti sei incantata? Non è carino incantarsi quando stai per essere torturata: rovina l’effetto…".

Quelle parole ebbero l’effetto di riscuoterla. "Porco Merlino santissimo!" imprecò, sconvolgendo non poco tutti i presenti. "Sirius, levati subito!".

"Ehi, che succede, Lily?".

La tortura di James si era interrotta: ora guardavano tutti la ragazza, perplessi e un po’ preoccupati.

"Succede che sono le cinque e trenta passate e che dovevamo essere nell’ufficio della McGranitt più di mezz’ora fa!".

Raggelato silenzio mentre la portata di quella nuova informazione si faceva strada nel cervello di tutti.

"Porco Merlino santissimo!".

******

Anche Remus era in ritardo, per quanto nel suo caso il problema non fosse così grave, né così marcato come per suoi amici nella Stanza delle Necessità. La discussione con Megan l’aveva talmente preso che non aveva più badato all’ora e così erano le cinque e quarto quando l’aveva salutata, con la promessa ufficiosa di replicare quanto prima, e si era diretto verso l’ufficio della McGranitt a passo sostenuto.

In ogni caso, contava sull’incapacità patologica degli altri Malandrini di essere puntuali, con o senza Lily, perciò quasi certamente sarebbe arrivato in tempo per salutare Dora prima che partisse.

Fu con una certa sorpresa, comunque, che quando arrivò, scoprì che di Dora si erano perse le tracce, ma in compenso c’erano Melanie e Alice che aveva tutta l’aria di voler essere ovunque tranne in quel posto, la McGranitt che fumava come una teiera in ebollizione e Andromeda Tonks che sembrava sul punto di compiere una strage.

Difatti, appena lo vide entrare, gli si avventò contro, guardandosi intorno con aria frenetica.

"Oh, grazie a Merlino, finalmente!" esclamò invece la McGranitt, riassumendo alla perfezione i sentimenti incisi sul volto delle due ragazze.

"C’è qualche problema?" chiese Remus, confuso.

"Remus, ti prego dimmi che hai fatto tardi perché sei andato a recuperare quelle teste di rapa…" lo supplicò Melanie.

"Ehm, ho l’impressione di essermi perso qualche passaggio. Gli altri non sono ancora arrivati?".

"NO!" sbottò Andromeda, tornando a sedersi accanto al marito. "Oh, Sirius mi sentirà quando si degnerà di arrivare… A meno che non sia successo qualcosa: Ted, e se…".

"Basta ‘e se…’, tesoro" la bloccò quest’ultimo in tono secco. "Diventerai matta se vai avanti così: siediti e rilassati, sono certo che saranno qui tra poco".

"Non per essere critica, ma l’hai detto anche venti minuti fa!". Andromeda scosse il capo, prima di volgersi di nuovo verso Remus. "Io ti conosco, sei uno degli amici di quel disgraziato di mio cugino, vero?".

"Remus Lupin, ci siamo visti di sfuggita la scorsa estate" spiegò il ragazzo.

"Sì, mi ricordo. Tu devi sapere dov’è Dora, non è vero?".

Dire a una madre che in realtà non si ha la più pallida idea di dove possa trovarsi la figlia scomparsa è sempre difficile e complicato, se poi quella madre è Andromeda Black in Tonks la cosa può diventare davvero seria.

Ovviamente Remus non aveva il piacere di conoscere tutti i risvolti caratteriali della donna, ma se aveva imparato qualcosa dalla lunga convivenza con Sirius, era che il sangue non è acqua, specie se si tratta di sangue Black. Le ultime due settimane con Dora l’avevano in qualche modo confermato.

"Io, in verità" esordì un po’ titubante, incerto su come muoversi, "non l’ho vista per tutto il pomeriggio: era con Sirius e gli altri…".

"Non sai dove sono andati?" chiese la McGranitt con una punta di speranza.

Remus guardò Melanie e Alice, poi si strinse nelle spalle. "Non me l’hanno detto, mi dispiace…".

"In parole povere, qui nessuno sa dirmi dove si trova la mia bambina, esatto?" domandò Andromeda. "Buon Merlino, va bene che Hogwarts è grande, ma non possono mica essere spariti!".

"Qualcuno non potrebbe andarli a cercare?" propose Ted. "Probabilmente hanno semplicemente scordato di controllare l’orologio, però non possiamo nemmeno stare qui ad aspettarli in eterno!".

Remus si maledisse interiormente per non aver portato con sé lo Specchio a Doppio Senso: era matematicamente certo che Sirius o James se ne fossero portati dietro uno, magari più per abitudine che per reale necessità, con quello sarebbe stato un gioco da ragazzi sganciarsi da possibili occhi indiscrete e rintracciarli. Ovviamente, però, lo Specchio giaceva dimenticato ed inutile nel suo dormitorio: un po’ a causa del discorso spacca-cervello di Melanie, un po’ perché in tutta onestà non aveva davvero pensato di averne bisogno, non gli era passato nemmeno per l’anticamera del cervello di prenderlo.

"Tu sai dove sono?".

Remus sobbalzò: non si era accorto che Melanie gli era silenziosamente scivolata vicino.

"No, davvero non lo so: ho detto loro di stare fuori dai piedi per il pomeriggio e di trovarci direttamente qui alle cinque, credevo sarebbe bastato… E poi contavo su Lily per tenerli d’occhio!".

"Già, Lily ha scelto proprio un bel momento per diventare anarchica: ho idea che James abbia avuto una pessima influenza su di lei…".

"E io che mi illudevo sarebbe accaduto il contrario: ho sottovalutato il potenziale distruttivo di James Potter!".

"Grave errore… Passando ad argomenti più felici, com’è andata in biblioteca?" domandò Melanie, ammiccando con aria maliziosa.

"I nostri amici, tra cui pure il tuo fidanzato, sono spariti e tu trovi lo stesso la voglia di farmi queste domande, per di più davanti a una professoressa e due estranei?".

"Per quel che riguarda Sirius e gli altri, sono certa che stanno benissimo, sono semplicemente in ritardo. Quanto alle domande scandalose, ehi, ci tengo a sapere come ti sono andate le cose!".

"Spettegolate?" s’intromise Alice, affiancandosi a Melanie. "E non mi avete invitato?".

"Noi non stiamo spettegolando" protestò a viva voce Remus.

"Gli ho solo fatto un’innocente domandina" cinguettò Melanie.

"Dopo oggi pomeriggio, non considererò mai più ‘innocente’ qualunque cosa esca dalla tua bocca, Mel".

"Mi sa che l’hai contrariato" osservò Alice ridacchiando. "È andata così male?".

"Tu lo sai?".

Alice sorrise con aria furba. "In questo castello non accade nulla senza che io lo sappia… No, in realtà, Mel mi ha descritto nel dettaglio il suo malvagio piano mentre venivamo qui!".

"Allora, ce lo dici o no com’è andata?".

"Le donne ti hanno circondato, ragazzo?".

Anche Ted si era avvicinato incuriosito dagli stralci di conversazione che inevitabilmente aveva captato stando in un ambiente così ristretto.

"Me la cavo, signor Tonks" rispose Remus, che in realtà si sentiva ben più che circondato con Melanie appoggiata a una spalla e Alice all’altra, entrambe ben poco propense a mollare l’osso tanto presto.

"Oh, vi prego, chiamatemi Ted: non sono così tanto più vecchio di voi da giustificare il ‘signore’! Queste adorabili fanciulle sono il tuo harem o cosa?".

Remus arrossì di botto, mentre Melanie e Alice ridacchiavano. "No, in realtà è lui che è la nostra mascotte, sign… Ehm, Ted" spiegò Alice, sorridendo con aria affabile.

"Ragazze…" protestò Remus, riuscendo a mescolare un tono di supplica con una sottospecie di ringhio. "Piantatela!".

"Non ti preoccupare" commentò Ted, divertito. "Io alla tua età avrei pagato perché due ragazze così carine mi eleggessero loro mascotte!".

"Ted" lo richiamò Andromeda con voce spazientita e un po’ irritata, "ti ricordo che la moglie che hai cominciato a frequentare quando avevi l’età di questi ragazzi è proprio qui dietro di te e sente tutto quello che dici, perciò se stanotte non vuoi dormire sul divano ti conviene usare con cura le parole".

"Grazie dell’avvertimento, tesoro" la rassicurò Ted. Poi bisbigliò in tono cospiratorio con i ragazzi: "In realtà, l’ho detto apposta: arrabbiandosi con me, avrà meno energie per preoccuparsi per Dora".

"È una mossa saggia?" domandò Melanie. "Voglio dire, sua moglie sembra…".

Ted fece un gesto non curante con la mano. "Non vi preoccupate per me: so che Meda al momento può apparire un po’ instabile, diciamo, ma tende a fare tempeste nei bicchieri d’acqua, soprattutto quando si tratta della piccola, ormai la conosco bene…".

Fu allora che in lontananza udirono i primi passi dal fondo del corridoio, segno di qualcuno che si stava avvicinando alla massima velocità a quel ufficio e più si avvicinava, più ricordava una mandria di centauri al galoppo.

"Ho il vago sentore che stiano arrivando" disse la McGranitt, riconoscendo i segnali.

"Meglio mettersi a distanza di sicurezza" suggerì Remus, già prevedendo la grazia con cui i suoi amici avrebbero fatto la loro trionfale entrata.

"Ma non possiamo entrare conciati in questo modo!" sentirono protestare una voce femminile, subito prima la porta si aprisse e Sirius entrasse, con Dora caricata in spalla modello sacco di patate, subito seguito da Peter, James e un’evidentemente riluttante Lily.

La prima cosa che pensò Remus fu che Lily aveva ben ragione a non voler entrare "conciata in quel modo": al di là del fatto che erano ansanti, sudati e rossi in viso per la corsa, sembravano tutti e cinque sopravvissuti a un bombardamento bellico tanto erano scarmigliati e in disordine. Per di più, a parte Lily, avevano tutti le facce imbrattate alla stregua di indiani un po’ troppo entusiasti!

In sostanza, erano in condizioni pietose e, se non fosse stato per la presenza della McGranitt e dei coniugi Tonks, Remus probabilmente sarebbe già scoppiato a ridere, come del resto lasciavano intendere le facce sbalordite di Melanie e Alice… O li avrebbe picchiati, nessuno escluso, perché oltre al ritardo stratosferico, si erano presentati in quello stato!

La McGranitt, del resto, sembrava molto più propensa alla seconda opzione, anche se pareva avere talmente tanto materiale a disposizione da non sapere nemmeno da che parte cominciare.

A cavare tutti dall’impaccio di trovare qualcosa di dire, ci pensò ovviamente Andromeda che, appena ebbe riconosciuto la sua bambina nel paio di gambe che si agitavano contro il petto del cugino, si precipitò verso di lei. "Ninfadora!".

"Mammina!" strillò Dora, tendendosi verso di lei per ricevere un bell’abbraccio, che ovviamente non si fece attendere.

"Oh, mi sei mancata tantissimo, tesoro" sospirò Andromeda, stringendola così forte da rischiare di soffocarla. Fece per darle un bacio, ma si trattenne quando vide che era tutta sporca. "Ma che cosa su tutta la faccia? Guarda come sei conciata…".

Cercò di pulirla con il dito, ma Dora si ritrasse con aria contrariata: va bene che era contenta di rivedere la sua mamma, ma non fino al punto di sottomettersi da subito alle sue manie di pulizia.

"Finisci almeno di salutarla prima di cercare di lustrarla da capo a piedi, Meda!" intervenne in sua difesa Ted, avvicinandosi alle sue donne.

"Papino!" esclamò la bambina, tendendo all’istante le braccia verso di lui.

"Ehi, Biscottino!" la salutò Ted, dandole un bacio senza troppe remore. "Fatto la brava? Ti sei divertita?".

"Tantissimo! Questo posto è bellissimo!".

"Io te l’avevo detto che ti saresti divertita".

"Possiamo restare? Per favore, per favore, per favore!" li supplicò Dora, mettendo su la sua miglior espressione di cucciolo implorante.

Andromeda e Ted si scambiarono un’occhiata perplessa. "Mi dispiace, piccola, ma non si può fare".

"Oh, perché no? Qui è così bello: con Sirius facciamo un sacco di cose divertenti che a casa non posso fare!".

Andromeda corrugò la fronte, scoccando un’occhiata di fuoco al cugino, che già quasi si illudeva di averla scampata. "Che genere di cose divertenti, Sirius?".

"Oh, ma nulla di che, cuginetta" biascicò lui in risposta, tentando un sorriso. "Sai, il genere di cose che si fanno con una bambina di quattro anni, quelle cose lì…".

"Curioso, visto che ‘quelle cose lì’ può farle tranquillamente anche a casa. Sirius Black, se hai fatto diventare mia figlia una scapestrata come te…".

Sirius si strinse nelle spalle. "A mia difesa, posso dire che te la sei andata a cercare, pretendendo che mi improvvisassi babysitter per due settimane!".

"Su questo non possiamo dargli tutti i torti, Meda" osservò Ted, cercando di mediare la situazione. "Io l’avevo detto che Bellatrix sarebbe stata una scelta migliore!".

Andromeda lo zittì con un secco cenno del capo: ormai aveva trovato la sua vittima per sfogare tutta l’ansia che aveva accumulato nell’attesa. "E si può sapere dove diavolo eri andato a cacciarti, per di più conciato in questa maniera? È più di un’ora che stiamo aspettando…".

"Su questo punto, sarei davvero curiosa di sentire le vostre giustificazioni anch’io" intervenne la McGranitt. "Signorina Evans?".

Lily, che fino a quel momento si era strenuamente sforzata di essere invisibile, sobbalzò nel sentirsi chiamare in causa. "Sì, professoressa?".

"Sei l’unica nel vostro allegro gruppetto di cui mi fidi almeno un po’, perciò potrei sapere dove e soprattutto cosa avete fatto?".

"Ehm…" tentennò Lily, senza sapere cosa rispondere: non era molto brava a raccontare frottole di suo, figurarsi sotto pressione! E di certo non poteva dire la verità: dubitava che la McGranitt fosse a conoscenza della Stanza delle Necessità né scalpitava dalla voglia di farle sapere in che modo avevano trascorso l’intero pomeriggio.

"Abbiamo fatto la battaglia!" annunciò Dora.

"La battaglia?" ripeté Andromeda. "Che cosa significa ‘la battaglia’?".

"A palle di neve" si affrettò ad aggiungere Sirius, pregando nel contempo che Dora non lo smentisse.

La bambina, difatti, lo guardò subito male. "Ma non…".

"Sì, siamo andati nel parco a fare a palle di neve" intervenne velocemente James, annuendo con vigore. "E abbiamo perso il senso del tempo".

"Completamente" aggiunse Peter.

Lily avrebbe voluto aggiungere qualcosa, ma si morse la lingua, certa che già le si leggesse in faccia quanto falsa fosse quella storia. Vide Remus inarcare un sopracciglio davanti a quella scusa che definire zoppicante sarebbe stato eufemistico e Melanie e Alice scambiarsi un’occhiata scettica. Tuttavia, prima che chiunque potesse dire qualunque cosa, Sirius continuò: "Mi dispiace tanto per il ritardo, Andromeda, è stato un errore in buona fede".

Andromeda si morse il labbro, evidentemente indecisa se continuare o meno il suo sfogo sul cugino, quando Ted le mise una mano sulla spalla, con un largo sorriso conciliante. "Tutto è bene quel che finisce bene, ti pare, Meda? Sirius sta bene, Dora sta bene, stanno tutti bene. Direi che possiamo chiudere la faccenda, mmmm?".

La donna sbuffò, poi sorrise alla figlioletta raggiante tra le sue braccia e annuì. "In fondo lo so bene come sei fatto, Sirius" commentò scoccandogli un’occhiata di bonario rimprovero. "E so che c’è ben poco che possa fare per cambiarti".

"Che bisogno c’è di cambiare? Mi vado benissimo così come sono".

"Oh, non avevo dubbi in proposito. Questo perché sei un vero disgraziato!".

Sirius le rivolse un sorriso serafico. "Non mi volete bene proprio per questo?".

"No, al massimo ti vogliamo bene nonostante questo" ridacchiò James, guadagnandosi una gomitata.

La McGranitt interruppe la conversazione con un secco colpo di tosse. "Potremmo passare oltre? Non vorrei sembrare sgarbata, ma gradirei riavere il mio ufficio".

"Naturalmente, professoressa, mi dispiace" si scusò Andromeda, prima di rivolgersi a Dora. "Ora devi salutare, Ninfadora, dobbiamo andare a casa".

La bambina mise su un’espressione dispiaciuta. "Dobbiamo proprio? Non potete venire voi qui?".

"Temo che non sia possibile, amore". La rimise in terra. "Ora saluta i tuoi amici".

Dora si girò triste verso i ragazzi e manco a dirlo si precipitò verso Remus. "Mi mancherai tantissimissimissimo!".

Il ragazzo le sorrise, abbracciandola. "Anche tu a me, Dora".

Sirius grugnì con aria infastidita. "Ovviamente è da lui che vai, vero, mostriciattolo? Al tuo cugino preferito non hai da dire nulla?".

"Ma Remus ha giocato con me molto più di te!" protestò Dora. "Lui è più bravo e tu non sei capace".

James ghignò e Sirius lo fulminò. "Beh, non guardarmi così, Padfoot: la nanerottola dice solo la verità".

"Se non ci fosse stato Remus probabilmente non sarebbe uscita viva da queste due settimane" aggiunse Peter in tono ovvio.

Le tre ragazze annuirono con convinzione.

"Vi siete alleati tutti contro di me?".

Melanie roteò gli occhi. "Vuoi che cominci a elencare tutto quello che è successo da quando Dora è stata affidata alla tua supervisione? Potrebbe volerci un po’…".

"No, no, no" la interruppe velocemente Sirius, sentendosi già lo sguardo infuocato di Andromeda sul collo. "Non credo che nessuno sia interessato ai dettagli. Ma almeno me lo sono guadagnato un abbraccio?".

Dora piegò la testa di lato, come se lo stesse studiando, e alla fine saltò via da Remus e verso di lui, stringendolo con entusiasmo. "Ti voglio bene, Sirius. Anche se non sei capace".

"Ti voglio bene anch’io, piccoletta".

Dopo Sirius, Dora abbracciò uno per volta tutti gli altri.

Quando si fu separata da Alice, si girò e tornò dai genitori, ancora un po’ triste. "Siete proprio sicuri, sicuri che non possiamo restare?".

Andromeda le scostò i capelli dalla fronte prima di sollevarla. "Non è proprio possibile, tesoro".

"Non ti preoccupare, Biscottino" sorrise Ted. "Sirius verrà a trovarci la prossima estate. E potrà portare anche i suoi amici, se lo desidera".

Questo sembrò risollevare parzialmente Dora, che sorrise. "Okay, okay". Subito dopo si accigliò. "Quanto manca all’estate?".

Andromeda rise. "Forza, andiamo a casa" disse, avviandosi verso il camino.

Ted aveva già gettato la Polvere Volante nel fuoco quando all’improvviso Dora iniziò a dimenarsi. "Aspetta, ho dimenticato una cosa!".

Andromeda la posò in terra e lei corse di nuovo dal gruppo di Grifondoro, fermandosi davanti a Remus. Si frugò tra le tasche finché non trovò un foglio di pergamena un po’ spiegazzato e glielo porse. "Questo è per te. Così non ti dimentichi di me".

Remus le sorrise, chinandosi per poterla guardare negli occhi mentre accettava il regalo. "Non potrei mai dimenticarmi di te, Dora. Grazie".

La bambina sorrise, soddisfatta, gli diede un bacio sulla guancia e poi tornò dalla madre. "Possiamo andare adesso" dichiarò in tono solenne.

"Bene". Andromeda si girò, rivolgendo un ultimo segno di saluto a Sirius. "Ti scrivo presto, cugino".

"Sai dove trovarmi".

Anche Dora agitò un’ultima volta le mani nella loro direzione, sorridendo prima che i Tonks sparissero tra le scintille verdi.

La McGranitt fissò per un attimo il camino, prima di rivolgere la sua attenzione ai giovani ancora assiepati nel suo ufficio. "Se non avete altro da dire, vi suggerirei di andarvene".

Le parole li riscossero e con mille scuse e qualche sguardo mortificato, il gruppo di congedò.

Lily si concesse di riprendere a respirare normalmente solo quando la porta dell’ufficio fu saldamente chiusa alle sue spalle. "Pensavo ci avrebbe fatto la predica".

"È troppo stufa di vederci" commentò James. "Probabilmente pensa che una in più o una in meno non faccia molta differenza".

"Parlando di questo" intervenne Remus, squadrando gli altri tre Malandrini con aria di rimprovero, "si può sapere dove piffero eravate finiti? E perché siete conciati in questa maniera?".

Sirius sospirò, dandogli una pacca sulla spalla. "Prendi esempio da Minnie, Moony, e lascia correre: non abbiamo ucciso nessuno nemmeno stavolta, il castello è ancora in piedi e il mondo continua a girare".

"Il che lascia spazio a moltissime altre spaventose alternative".

"A proposito, cos’è che ti ha dato la nanerottola?" intervenne James, curioso. "Mi sento quasi geloso: ha fatto un regalo solo a te".

"Perché lui è il suo preferito" sbuffò Sirius. "Avanti, fa’ vedere".

Prima che Remus potesse protestare, il ragazzo gli strappò di mano il foglio di pergamena e lo aprì. Subito un sorriso sornione gli si dipinse sulle labbra. "Oh, che cosa carina" cinguettò.

James sbirciò da sopra la sua spalla. "L’hai proprio conquistata quella bambina, eh, lupacchiotto?" ridacchiò.

"Date qua, idioti" sbuffò Remus, riprendendosi il foglio.

"Oh, guardalo come arrossisce".

"Che tenerezza".

"Okay, ora sono curiosa" intervenne Lily. "Che cos’è?".

"Solo un disegno".

"Già, guarda che bel disegno".

Il foglio passò di nuovo di mano, da Remus a James che lo tese a Lily, che sorrise intenerita. Era il disegno di un altro matrimonio e gli inconfondibili capelli rosa lasciavano poco spazio alla fantasia su chi fosse la sposa.

"Beh, non si può dire che quella piccola non sappia quello che vuole" commentò Lily, restituendo a Remus il mal tolto.

"Quello è poco ma sicuro" ribatté lui, mettendosi il disegno in tasca prima che qualcun altro glielo strappasse di mano. "Il mio problema è un altro".

"Ovvero?".

"Quei due adesso non la smetteranno più" sospirò, indicando James e Sirius, rimasti un paio di passi indietro, che stavano ancora ridendo spalla a spalla.

 

Lyrapotter’s corner

Allora, allora, il record di tempo per la riesumazione di una fiction qualcuno sa qual è? No, perché dopo quasi tre anni (tre anni, TRE, mi faccio assolutamente schifo da sola!), penso proprio di esserci andata vicina! E per di più quando mancano due capitoli (e intendo due di numero) alla fine della storia: sono una vera vergogna!

Comunque, non so se sto parlando da sola o se c’è in giro qualcuno che ancora si ricorda di questa storia e magari sarà pure felice di vedermi aggiornare (anche se di certo se questo qualcuno c’è aveva abbandonato ogni speranza!), ma in ogni caso io non voglio lasciare questi capitoli a marcire sul mio PC quando ce li ho qui belli e pronti per essere pubblicati.

Se qualcuno dei miei vecchi lettori è presente all’appello, tutto quello che posso dire è che sono immensamente dispiaciuta per questa attesa infinita, ma non è assolutamente dipeso dalla mia volontà. Sto uscendo da un lungo periodo di crisi creativa, in cui non sono riuscita a scrivere quasi nulla e quel poco che è uscito sono aborti che non vedranno mai la luce del sole: anche le poche volte che mi sono imposta di provare a scrivere il finale per questa storia, il risultato è sempre stato cestinato. Questo sommato a un periodo di allontanamento dal fandom hanno portato a tre anni di hiatus forzato, per cui non potrò mai scusarmi abbastanza.

La buona notizia è che sembra che la mia crisi mistica sia finalmente in fase discendente: non voglio fare promesse in generale, ma mi sento abbastanza positiva sul poter tornare a dedicarmi a EFP nel prossimo futuro. Difatti, ho già qualche progettino che sta lentamente vedendo la luce, perciò mai dire mai.

Quello che posso assicurarvi è che Babysitter Per Caso avrà la sua conclusione perché è già scritta: questo e il prossimo capitolo ed è finita. C’era anche un epilogo, ma quello che ho scritto stonava con il resto della storia, perciò ho abbandonato l’idea. Forse lo pubblicherò come one-shot, ma, di nuovo, niente promesse.

Senza entrare nei dettagli, voglio comunque ringraziare B l u e, _L_Black_, _AlyssaSophie_, _hawthorne, GraceBlack, MiaStonk, Simona_Lupin, MarsLove, _Annina, _Mary, xela182, Iva27, gufetta_95, FunnyPink, S_marti_es, Isidar Mithrim, Alohomora, NemoTheNameless, malandrina4ever e Julia Weasley che hai tempi che furono mi lasciarono le loro bellissime recensioni: grazie a tutti, di vero cuore.

Bon, una promessa scritta con il sangue non posso farla (anche perché sarei prontamente smentita), ma posso assicurare un aggiornamento rapido, qualche giorno al massimo, giusto per vedere che reazione ottengo risorgendo dalla tomba!

See you soon!

 

   
 
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