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Autore: DeirdreGloom    16/08/2013    1 recensioni
La macchinetta del caffè è la salvezza, solo quella può togliere dall’impaccio di dover fissare per mezz’ore intere persone mai viste prima. E raramente sono di bell’aspetto.
Anche gli sms scambiati sul cellulare prima o poi giungono ad una fine, e allora sei obbligato ad alzare lo sguardo.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sala d’aspetto


La sala d’aspetto è ordinata, ma non particolarmente silenziosa. Quel tipo d’ambiente tende sempre a mettere a disagio e ad agitare le persone. I bambini naturalmente percepiscono lo stato d’ansia dei genitori e piangono, si muovono, fanno i capricci, attirano consapevolmente l’interesse degli sconosciuti che li circondano. Perfino a loro piace stare al centro dell’attenzione.
Nessuno osa prendere una delle riviste che giacciono in ordine sparso (ma leggermente tendente verso destra) sul tavolino basso al centro della stanza, troppo lontano dalle sedie disposte a ferro di cavallo: ciò significherebbe alzarsi in piedi, chinarsi sul tavolino (davvero troppo basso per essere comodo), prendersi un certo numero di secondi, o addirittura minuti, per scegliere la rivista che sembra la più adatta e intanto essere osservati da una decina di sconosciuti. Perché in una sala d’aspetto non è che possa succedere chissà quale evento degno di attenzione, a parte il momento in cui chiamano il tuo nome e quindi è giunto il tuo turno di entrare nella stanzetta con il medico con i baffi grigi.
E, insomma, essere fissati aumenta l’agitazione, che in una sala d’aspetto è sempre tanta, e poi ci sono i bambini che strillano e si muovono in continuazione, insofferenti, sulle loro seggiole.
La macchinetta del caffè è la salvezza, solo quella può togliere dall’impaccio di dover fissare per mezz’ore intere persone mai viste prima. E raramente sono di bell’aspetto.
Anche gli sms scambiati sul cellulare prima o poi giungono ad una fine, e allora sei obbligato ad alzare lo sguardo. E le altre persone sono così vicine che riesci a vedere le vene sporgenti sulle mani degli anziani, l’acne nascosta malamente da un fondotinta comprato a buon prezzo da un’adolescente dalle scarse possibilità finanziarie, i peli dell’animale da compagnia rimasti attaccati ai pantaloni scuri, per non parlare della forfora o delle unghie mangiucchiate. Insomma, non è mai piacevole.
Se ti concentri, puoi percepire anche i differenti odori o profumi o puzze, a dir la verità. Ma nessuno si concentra mai e l’odore di quei posti sembra sempre uguale, vagamente innaturale. E anche quello contribuisce ad aumentare il disagio. E magari sei pure di fretta, come quella signora vestita in modo elegante, che indossa una camicetta color zafferano e continua ad agitare il piede in un tic nervoso. E, se la guardi, ti innervosisci anche tu.
Comunque tutti sono sempre di fretta.
Tutti tranne quella vecchietta seduta di fianco al fotografo con la sciarpa in cotone goffrato. Sì, è certamente un fotografo, prima ha parlato della scelta di un set al telefono.
La vecchietta è l’unica ad alzarsi per prendere una rivista e ci mette pure parecchio tempo per sceglierla. Le sfoglia quasi tutte e ogni tanto scuote la testa e non sembra molto convinta, finché non trova esattamente quello che vuole. Sicuramente vuole leggere l’oroscopo, perché va subito a controllare le ultime pagine. Allora ha cercato il giornale più recente. O magari invece sta leggendo la rubrica delle lettere dei fan in cerca di consigli. Di solito riguardano storie di sesso, gelosie e tradimenti. Affascinante, insomma.
Clara le legge sempre, ma si arrabbia se glielo faccio notare.
La vecchietta è l’unica che non è infastidita dai bambini, perché ogni tanto li guarda con gentilezza, quando loro le sfiorano un ginocchio mentre si rincorrono sfidandosi con le macchinine. I genitori dei bambini non sembrano curarsene.
Poi però chiamano il nome della vecchietta e lei se ne va. La vecchietta si chiama Maria, me lo aspettavo.
Quando Maria se ne va, un uomo massiccio si alza da dove sedeva prima e prende il suo posto.
Allora la vedo, era seduta dietro all’uomo massiccio. Chissà come mai lui ha cambiato posto, lei sembra innocua. È l’unica della sala che legge, e non una rivista, ma un libro! E non alza mai lo sguardo dalle pagine. Sembra intimorita, non dal luogo o dalla lunga attesa, ma da noi altri seduti qui con lei. Ma non sembra agitata. È lì da sola.
Se è da sola, allora deve avere più anni di quanti ne dimostra. Non ha trucco, né gioielli, né ha i capelli stirati o arricciati o tutte quelle cose lì. Ha i capelli sciolti, le coprono parte del viso. Ha anche lei dell’acne, ma non sembra preoccuparsene, non ha cercato di nasconderla col fondotinta, deve avere circa diciassette anni. Indossa le scarpe da ginnastica, dei jeans e una maglietta larga a nascondere la sua dolce pinguedine.
Non stacca gli occhi dal libro.
Ha le gambe lunghe, in piedi dev’essere molto alta. Sembra simpatica.
Mi sposto di fianco a lei, c’è ancora il posto lasciato libero dell’uomo massiccio.
Le chiedo che libro sta leggendo.
“Che libro stai leggendo?”
Alza lo sguardo dalle pagine (per la prima volta da quando la sto osservando), lo volge verso il mio viso per rispondermi, “E’ un romanzo storico”, ma poi li risposta velocemente sul libro.
“Ti sta piacendo?”
“Sì, molto”. Non alza lo sguardo questa volta, ma non è per maleducazione, è solo timida.
“Di cosa parla?”
Arrossisce leggermente. C’è ancora qualcuno che arrossisce? Non ne ero al corrente.
“Oh, nulla di particolarmente complicato, ma a me piace molto. È la storia di re Artù dal punto di vista storico.”
“Sembra un sacco interessante! Lo stai leggendo per il liceo?”
Arrossice di nuovo, “Oh, no. Io vado ancora alle medie.”
Ma certo, la statura, l’aria seria e composta, non dev’essere la prima volta che sbagliano la sua età. Anzi, probabilmente succede spesso. Forse è per questo che è così timida.
Ha già ripreso a leggere.
“E come ti chiami?”
Questa volta è sorpresa. Forse non è abituata a persone così insistenti. Forse non è abituata a ricevere attenzioni e ad avere intorno gente che si interessa a lei, se è qui da sola.
“Eleonora.”
Oh, come mia mamma!
“Come mia mamma!”
Mi sorride cortese e torna a leggere.
Eppure è contenta che qualcuno parli con lei. Ma la lettura funziona da protezione, certo. Anche io alla sua età mi sentivo al sicuro solo nei libri.
Una coppia con un ragazzino disabile esce dallo studio del medico con i baffi grigi e allora lei chiude il libro, si alza e li raggiunge. Li stava aspettando, i suoi genitori.
La saluto, mi piacerebbe se si ricordasse di me una volta arrivata a casa, forse anche domani a scuola.
“Ciao, Eleonora!”
Si volta verso di me e finalmente la vedo sorridere. Mi è grata di essermi ricordato di lei.
“Ciao!”
Prima che escano dalla stanza, faccio in tempo a sentire sua madre che le chiede, “Ma chi è quel ragazzo?”.



 



Ciao a tutti e grazie a chi ha letto questa storia! :)
Si tratta più che altro di un esercizio di stile, ma ciò non vuol dire che io non sia affezionata a questi personaggi. Spero che siano piaciuti anche a voi! Sarei curiosa di sapere che idea vi siete fatti di loro, dato che tutto è stato lasciato (apposta) molto vago! Lasciatemi pure un commento per qualsiasi domanda, consiglio o anche critica, mi farebbe solo piacere. ^^
Grazie ancora,

Deirdre

   
 
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