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Autore: avrilmiki    21/02/2008    1 recensioni
2031, Riformatorio di massima sicurezza. Jammy è una ragazza chiusa e decisa. L'unica persona con cui scambia qualche parola è Amily, la sua compagna di cella. La sua vita all'interno del riformatorio scorre sistematica...fino a che, quel giorno in mensa, il suo cappuccio le scivola via, scoprendo un intero mondo...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<< Si può sapere che cosa volevano da te in biblioteca, allora?>>

Amily lo chiese a Jammy per l’ennesima volta, e per l’ennesima volta Jammy non rispose. Ormai aveva rinunciato a farlo. Amily aveva continuato a chiederlo per tutta la notte, ma Jammy sapeva che, se l’avesse ignorata, prima o poi avrebbe smesso.

<< è ora di andare a pranzo, Amily.>>

<< Vuoi dire che oggi finalmente mangi con me?>>

<< No. Oggi meno che mai, Amily.>>

Amily aggrottò le sopracciglia:

<< Perché oggi meno che mai?>>

Jammy si infilò la felpa. Non voleva coinvolgere Amily in questa storia. Non lei.

<< Io vado.>>

Jammy digitò il codice e aprì la cella: il corridoio era vuoto, non c’era nessuno ad aspettarla. Jammy si trascinò controvoglia fino alla mensa e si diresse a testa china verso il suo solito angolino, dopo aver preso da mangiare. Non si disturbò a cercarlo, anche se sapeva di avere i suoi occhi addosso. Mangiò lentamente con gli occhi fissi sul cibo, come sempre. Quando allungo la mano per prendere una mela, qualcuno le bloccò il polso e la prese al suo posto. Jammy seguì con lo sguardo il viaggio della sua mela fra le mani del ragazzo, fino a che questo non gli diede un grande morso, masticando sfacciatamente. Era un ragazzo tozzo, muscoloso, con i capelli castani leggermente lunghi e raccolti in una piccola coda.

<< Tu oggi esci, durante l’ora di aria.>>

<< Non credo di averne voglia.>>

<< Non era una domanda.>>

Così detto, il ragazzo sconosciuto sfoderò un sorriso sghembo ben poco rassicurante.

<< Vedrai, ci divertiremo a giocare tutti insieme…>>

Fece una piccola pausa in attesa di una reazione di Jammy, che però non arrivò.

<< Questa la rivuoi?>>

Il ragazzo avvicinò la mela morsicata al viso di Jammy. Lei rimase immobile, guardando con odio prima la mela e poi il ragazzo. Questi rise sguaiatamente:

<< Troppo forte… davvero troppo forte.>>

Così detto, lasciò rotolare la mela sul tavolo e si allontanò. Jammy si alzò e andò a buttare il suo vassoio nel bidone di acciaio della mensa. Appoggiato a questo, con le braccia incrociate e un mezzo sorriso, c’era Steve. Jammy butto il vassoio, poi parlò senza guardarlo.

<< Ti servono gli intermediari, boss? Cosa mi devo aspettare adesso, che tu mi abbia infilato un bigliettino nel cappuccio con scritto “Vuoi metterti con me? Sì No Forse”??>>

Così detto, chiuse il bidone con forza e lo guardò male.

<< Ridicolo…>>

Si allontanò veloce, ma riuscì comunque a sentire la sua risata divertita.

18:30. Cortile del riformatorio.

Jammy appoggiò una mano sulla recinzione di ferro e guardò fuori. Attorno a loro, il nulla. Una squallida e misera pianura brulla ed incolta. Il cielo era grigio e c’era elettricità nell’aria, perché aveva piovuto durante la notte. Una folata di vento più gelida delle altre si insinuò con prepotenza nella felpa di Jammy. Lei la ignorò e continuò a guardare la pianura, accompagnata dal respiro congelato che usciva a tratti dalla sua bocca.

<< Sei venuta.>>

Jammy continuò a guardare la pianura.

<< Come avrei potuto dir di no all’impressionante giochetto con la mela del tuo scagnozzo.>>

Steve sghignazzò:

<< è difficile che qualcuno riesca a farmi ridere una volta.>>

<< Per me è impossibile.>>

<< Tu ci riesci sempre.>>

<< E tu non ci riuscirai mai.>>

Steve prese Jammy per le spalle e la girò, facendola aderire alla recinzione metallica, poi appoggiò una mano sulla recinzione alla sua sinistra e l’altra alla sua destra.

<< Unisciti a noi. Unisci a me. Qui dentro al mio fianco è tutto più facile.>>

Jammy gli rise in faccia aspramente:

<< Sai, mi ero sbagliata. Anche tu sei riuscito a farmi ridere.>>

Steve non rispose e continuò a fissarla. Jammy ruppe il silenzio:

<< Mi hai fatto scomodare fin qui solo per questo? Se è così, me ne posso anche andare.>>

<< No, il motivo non è questo. Sapevo che mi avresti detto di no, ci ho provato solo per sfizio.>>

<< Allora?>>

<< Allora…>>

Gli occhi di Steve si indurirono e si fece tremendamente serio.

<< Mi serve il tuo aiuto.>>

Jammy lo guardò per un attimo fisso negli occhi:

<< E cosa ti fa pensare che io ti aiuterò?>>

<< Il fatto che la cosa potrebbe tornare utile anche a te.>>

Jammy strinse un poco gli occhi a fessura:

<< Vai avanti.>>

<< Ho saputo che coi computer ci sai fare. È vero?>>

<< Tu come lo sai?>>

<< Questo è irrilevante. Tu rispondi alla mia domanda.>>

Jammy fece una leggera smorfia:

<< Sì. E allora?>>

<< E allora…ho bisogno che tu faccia qualche lavoretto per me.>>

<< Mi servono le password.>>

<< Per quelle non ti devi preoccupare.>>

<< E di che cosa mi devo preoccupare, allora?>>

<< Di fare bene la tua parte.>>

<< La mia parte per cosa?>>

Steve sorrise:

<< Fai troppe domande, ragazzina.>>

<< Mi sembra il minimo. Non è una cosa da niente quella che mi stai chiedendo. Rischio…>>

Steve interruppe Jammy con un sorriso più ampio:

<< Rischi che cosa…la galera?>>

Jammy lo ignorò:

<< Poco fa mi hai detto che questo favore sarebbe stato utile anche a me…in che senso?>>

Steve si avvicinò di nuovo arrogante al viso di Jammy:

<< Nel senso che, se seguirai alla lettera le mie indicazioni…potrai finalmente uscire di qui.>>
  
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