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Autore: avrilmiki    11/02/2008    3 recensioni
2031, Riformatorio di massima sicurezza. Jammy è una ragazza chiusa e decisa. L'unica persona con cui scambia qualche parola è Amily, la sua compagna di cella. La sua vita all'interno del riformatorio scorre sistematica...fino a che, quel giorno in mensa, il suo cappuccio le scivola via, scoprendo un intero mondo...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jammy entrò nella sua cella digitando il codice sul pannello. La porta si spostò di lato, permettendo a Jammy il passaggio. Sul monitor lampeggiava la scritta: “Modalità giorno”. Durante la modalità giorno, i ragazzi potevano entrare ed uscire a piacimento dalla propria cella. In ogni caso, le destinazioni non erano molte…la mensa, gli stretti e angusti corridoi, una piccola saletta di ritrovo con delle sedie d’acciaio inchiodate al pavimento e delle riviste ingiallite buttate in un angolo, la biblioteca, una minuscola stanza con qualche scaffale colmo di libri impolverati e tre o quattro computer protetti da password e, infine, il cortile. Naturalmente, al cortile non si poteva accedere liberamente, ma soltanto 30 minuti al giorno, dalle 18:30, alle 19:00, l’orario che precedeva quello della cena. Cosa succedeva prima delle 13:30 e dopo le 19:30? Niente. Il vuoto assoluto. 18 ore di reclusione in una cella per due persone. La cosiddetta “modalità notte”, anche se nessun detenuto è mai riuscito a capire come quella stupida macchina possa considerare notte dal sorgere del sole fino alle 13:30. Quando la fotocellula avvertì il passaggio di Jammy, la porta si richiuse. Jammy, con immenso sollievo, si tolse la felpa e la buttò sul pavimento. Rimase con una semplice canotta bianca ed un paio di jeans aderenti, che prima erano coperti quasi fino alle ginocchia dalla felpa. Questo abbigliamento metteva in mostra in tutta la sua bellezza lo slanciato e snello fisico di Jammy. Quest’ultima si raccolse i capelli e, sedendosi sul letto, si mise le cuffie nelle orecchie e chiuse gli occhi. Dopo quello che le sembrò un attimo, sentì una mano sulla sua spalla. Quando aprì gli occhi, un raggiante sorriso accompagnato da degli arruffati capelli biondi e da degli occhi verdi, gli si parò davanti.

<< Ehi Jam! È mai possibile che non sfrutti mai le ore di aria disponibili? Finirai col mummificarti, uscendo solo per mangiare!>>

Jammy fece una smorfia. “Ore di aria…”, pensò. “Come può chiamarla ore di aria? Sono semplicemente delle ore in cui ti ritrovi a vagare per questo vecchio edificio e ti convinci sempre di più che non puoi andare da nessun altra parte…”

<< Non so…non ne ho voglia…>>

<< Comunque adesso sarai costretta!>>

<< E perché?>>

<< C’è un agente che ti vuole in biblioteca. Credo che voglia mettere alla prova le tue abilità informatiche!>>

Jammy si drizzò a sedere e alzò un sopracciglio.

<< E questo chi te l’ha detto?>>

<< Lo sai, no? Uno di quegli insopportabili piccoli robot che possono trovarci dappertutto grazie alla microspia che possiedono tutti i detenuti!>>

<< Ah capisco…>>

<< Comunque sarà meglio che ti sbrighi! Ti vuole per le 6:30 e sono le 6:20!>>

<< 6:30, hai detto? Strano…>>

<< Perché?>>

<< Niente, una cosa stupida…mi infilo la felpa e vado!>>

<< Ok…mentre sei via mi presti le cuffiette?>>

<< Prendile.>>

<< Grazie!>>

Jammy non rispose e si infilò pensierosa la felpa. Di solito alle 6:30 quasi tutte le guardie erano impegnate a fare da guardia al cortile per la mezz’ora di aria…comunque, Jammy abbandonò quasi subito quel pensiero. Digitò il solito codice ed uscì dalla cella. Era la prima volta dopo mesi che usciva a quell’ora. Ogni volta che passava di lì, quei dannati corridoi le parevano sempre più stretti. Proseguì diritta fino in fondo, poi svoltò a destra. A metà del corridoio girò a sinistra, e poi ancora a destra. In fondo a quest’ultimo corridoio, si trovava la porta d’acciaio verde con la scritta “biblioteca”. Mentre Jammy avanzava, gli balzò subito all’occhio una scritta rossa lampeggiante. Mise a fuoco: chiusa. Non fece a tempo a realizzare la stranezza della cosa, che delle mani la presero violentemente per la felpa e la trascinarono in una stanza. Fra gli urti e gli strattoni, Jammy aprì gli occhi, e si ritrovò in una specie di spogliatoio, probabilmente quello in cui si cambiavano le guardie. Il cigolio della porta avvertì Jammy che oramai era troppo tardi per fuggire. Uno dei ragazzi che la teneva per un braccio, la guardò e sogghignò:

<< Ehi capo, avevi proprio ragione, non è niente male!>>

Jammy arricciò le labbra e lo fulminò con lo sguardo, poi notò che si era rivolto a qualcuno appoggiato al muro in fondo alla stanza, nascosto nell’ombra. Quando alzò lo sguardo, lo riconobbe. Era quel ragazzo che era sempre circondato da un sacco di scagnozzi a suo seguito. Un tipo pericoloso. Molto. Ma Jammy non aveva paura, ed il suo sguardo rimase impenetrabile, non tradì la minima emozione. Steve non sorrise, e rispose a Brite senza togliere gli occhi di dosso a Jammy.

<< Cuciti la bocca, Brite.>>

Brite non replicò, e Steve si rivolse a Jammy.

<< Perché non ti dimeni, perché non opponi resistenza?>>

<< Servirebbe a qualcosa?>>

Il tono ironico della voce di Jammy lo fece sogghignare, e decise di assumerlo a sua volta:

<< Non lo sai che è poco educato rispondere ad una domanda con un'altra?>>

Jammy non rispose, continuò semplicemente a fissarlo negli occhi.

<< Di solito le altre ragazze piangevano, si dimenavano, imploravano pietà…>>

<< Perfettamente inutile.>>

Steve fece una pausa, poi riprese lentamente a parlare.

<< Non so come interpretare la tua reazione…coraggio da vendere, o ignoranza e stupidità…>>

<< Direi la prima.>>

<< Vuoi dire che sai quello che ti sto per fare?>>

<< Sì.>>

<< E la cosa non ti spaventa?>>

<< Certo che la cosa mi spaventa…>>

Steve parve soddisfatto, ma Jammy completò la frase:

<< …sei tu, invece, che non mi spaventi minimamente.>>

Steve la fulminò con lo sguardo, poi emerse dall’ombra e avanzò verso di lei.

<< Come ti chiami?>>

Jammy non rispose. Steve si portò ad un centimetro da lei. << Vedo che non vuoi cogliere la possibilità di rimandare l’inevitabile…>>

<< Se è inevitabile, è stupido rimandarlo.>>

Steve sorrise beffardo.

<< Giusto.>>

Poi, ritornò serio e si rivolse agli altri:

<< Lasciateci soli.>>

I ragazzi sogghignarono ed uscirono dalla stanza, intenzionati a fare da palo. Quando la porta si richiuse alle loro spalle, Jammy parlò:

<< Solo una cosa, mi interessa…>>

<< E Sarebbe?>>

<< Come hai fatto ad entrare qui?>>

<< Ho ottenuto il codice da una guardia. Vedi, mio padre là fuori è una persona molto pericolosa…basta fare il suo nome perché tutti siano ai miei piedi.>>

Jammy sogghignò:

<< Capisco. E io che confidavo in chissà quale abilità…vivi solo all’ombra di tuo padre.>>

Steve la spinse contro il muro e le tenne le spalle ferme con le mani.

<< Non dire mai più una cosa del genere.>>

Ringhiò. Jammy non si scompose, e continuò a fissarlo negli occhi. Steve si calmò e la lasciò andare.

<< Se le guardie sapessero come stanno veramente le cose…se sapessero che mio padre mi odia…che è stato lui a spedirmi qui, per levarmi dai piedi, credo che tutto sarebbe diverso.>>

Jammy non rispose. Steve si sentì improvvisamente stupido, per essersi sentito in bisogno di giustificarsi con lei.

<< Ora basta, togliti la felpa.>>

Jammy fece come gli aveva ordinato. Si tolse la felpa e la fece cadere di lato, poi chiuse gli occhi e si appoggiò al muro. Sentì che Steve si avvicinava, poteva avvertirne il respiro caldo sul collo. Poi, più niente. Attese per un minuto intero, tenendo gli occhi saldamente chiusi:

<< Che cosa stai aspettando?>>

<< Per fare cosa?>>

Jammy aprì lentamente gli occhi. Steve era lì di fronte a lei, a pochi millimetri. Notò che anche lui si era tolto la felpa, lasciando in mostra delle spalle larghe accompagnate da un fisico possente e ben definito.

<< Lo sai benissimo.>>

Steve abbassò la voce.

<< Non voglio.>>

<< è uno scherzo?>>

<< Assolutamente No. Non voglio costringerti a fare quello che non vuoi.>>

Jammy sgranò gli occhi sorpresa, tradendo per la prima volta un emozione.

<< Perché?>>

<< Non è quello che vuoi?>>

Jammy non rispose, era troppo sorpresa dalla piega che stavano prendendo gli avvenimenti.

<< Se ti va sarai tu a deciderlo, altrimenti…>>

<< Altrimenti?>>

<< Sei libera di andare…>>

Steve si fece più vicino, fin quasi a sfiorarle le labbra: << Ma solo se lo vuoi davvero…>>

Jammy scoppiò in una risata di scherno, poi allontanò Steve con tutte e due le mani.

<< Vedi, Play Boy…>>

<< Sono Steve.>>

<< Allora vedi, Steve…se pensi di farmi crollare ai tuoi piedi con questi giochetti ti sbagli di grosso, perché da quando mi hanno rinchiuso qui…non mi interessano i ragazzi…>>

<< Lesbica?>>

Jammy socchiuse gli occhi in due fessure:

<< No…furba.>>

Steve si lasciò andare al primo sorriso sincero.

<< Ci rivedremo.>>

Jammy scoppiò a ridere amaramente, raccogliendo la felpa da terra:

<< Non credo che abbiamo molta scelta…non possiamo uscire da questo dannato posto!>>

<< Ci saremmo rivisti comunque.>>

<< Che cosa te lo fa pensare?>>

<< Il fatto che ti voglio.>>

Jammy ritornò improvvisamente seria:

<< Avresti potuto avermi.>>

<< Potrei anche adesso, se è per questo.>>

<< E allora perché mi lasci andare?>>

<< Perché non ti voglio così.>>

Lo sguardo di Jammy diventò molto deciso:

<< Ti avverto: quello che stavi per fare oggi sarà il massimo che potrai mai avere da me.>>

<< Lo vedremo.>>

Steve si avvicinò alla porta, e, prima di digitare il codice, si infilò la felpa e si rivolse a Jammy:

<< Adesso apro. Non ti rimetti la felpa?>>

<< Non ne ho bisogno…i tuoi tirapiedi non oserebbero mai toccarmi.>>

<< Non esserne così convinta…potrei stufarmi di te anche domani, e allora per te sarebbe la fine. Sei bellissima, ti scoperebbero a sangue dal primo all’ultimo.>>

Sorrise ironicamente, prima di continuare la frase:

<< Scusa la franchezza.>>

Jammy si legò testarda la felpa attorno alla vita.

<< Tu non ti stuferai di me, domani.>>

<< Non contarci troppo.>>

<< Vedremo…a proposito…>>

<< Sì?>>

<< Mi chiamo Jammy.>>

Steve alzò un sopracciglio, poi aprì la porta. Tutti i ragazzi, Brite in testa, si voltarono affamati verso Jammy e, nel vederla vestita, furono delusi. Brite, osservando pieno di desiderio il bellissimo fisico di Jammy, decise di tentare comunque.

<< Allora, non ce la lasci?>>

<< Non oggi, Brite.>>

Brite, fece per ribattere, ma Steve lo interruppe.

<< Scortala alla cella. Oramai è troppo tardi per cenare.>>

Jammy fulminò Steve con lo sguardo.

<< So arrivare benissimo da sola alla mia cella!>>

Steve non la considerò minimamente e si incamminò per il corridoio seguito dai suoi scagnozzi, voltando nella direzione opposta a quella che avrebbero imboccato Jammy e Brite.

<< Muoviti. Ti aspetto al solito posto.>>

<< Ok capo.>>

Steve e gli altri sparirono dalla loro vista, e Jammy e Brite rimasero soli.

<< Allora…>> Disse Brite con un mezzo sorriso.

Jammy, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, si diresse spedita verso la sua cella. Aveva ben altro a cui pensare che a quello stupido ragazzino. Brite le fu subito accanto.

<< Di solito le altre hanno l’aria più sconvolta di così…>>

<< Io non sono le altre.>>

<< Già…tu sei molto più bella!>>

<< Detto da te suona come un offesa.>>

<< Ehi ehi, come siamo suscettibili…volevo solo parlare un po’!>>

Quando giunsero di fronte alla cella di lei, Jammy gli si parò davanti:

<< Che cosa vuoi sapere, Brite? Se mi ha violentata? Se mi ha scopata? Se puoi nutrire la minima speranza di farlo anche tu, un giorno? Bene, a tutte queste domande la risposta è No.>>

Jammy si voltò e fece per digitare il codice sul pannello, ma Brite le bloccò il polso stringendoglielo forte, e le si avvicinò:

<< Stai molto attenta a non sottovalutarmi, ragazzina…>> sibilò Brite, << La tua arroganza mi da sui nervi, quindi stampati bene queste parole: Steve non ci sarà per sempre, prima o poi ti butterà via, come un giocattolo che non gli piace più…lo fa sempre. E, a quel punto, io potrò fare di te quello che voglio…>>

Jammy sorrise e si avvicinò ancora di più al viso di Brite. Quest’ultimo, sussultò.

<< Vedi, è questo il tuo problema, Brite…>>

La voce di Jammy era poco più di un sussurro: << Tu ti accontenti degli avanzi.>>

Con uno strattone violento, si liberò dalla sua morsa, digitò il codice e si chiuse nella cella. Brite rimase immobile per qualche secondo a respirare il profumo di Jammy che era rimasto nell’aria, poi si incamminò per il corridoio:

<< Non ti libererai di me…>> Bisbiglio tra sé e sé.
  
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