Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: RedF0x    16/08/2013    2 recensioni
E come al solito intorno a me si fa silenzio.
Era una cosa rara sentirla cantare, soprattutto quella canzone, così ricca di significati da poter essere punito chiunque solo per averne intonato una strofa. Io avevo quel piccolo privilegio di aver potuto sentire la voce di un angelo prima di morire.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caesar Flickerman, Nuovo personaggio, Presidente Snow
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mi sveglio con un forte mal di testa, sento che sta per scoppiare, ma attribuisco questo male alla litigata di ieri e mi alzo dal letto di buon ora. 
Mi fa quasi strano vedere un vestito elegante sul letto e non la mia tipica tenuta da caccia, con un dito seguo i modesti ricami della camicietta e mi soffermo a calcolare la lunghezza della gonna, che mi dovrebbe arrivare all'incirca alle ginocchia. Le scarpe sono nere e lucide, le calze candide, lunghe e ricamate all'estremità con un piccolo pizzetto.
Prima di indossare quell'elegante tenuta non posso fare a meno di osservare il mio corpo allo specchio trasformato dopo un altro anno di caccia, fatiche e notti insonni.
Ho 17 anni, ma il mio corpo è il contrario di quello delle mie coetanee: ho delle braccia e gambe robuste, segni di giorni e giorni a cacciare conigli, scogliattoli e cervi. I miei lunghi e lisci capelli rossi non hanno mai incontrato forbice se non qualche volta le punte e ricadono leggeri sulle spalle e lungo la schiena. Perdo del tempo ad osservare meglio il volto scarno e pieno di lentiggini che mi sta davanti, gli occhi verdi e le sopracciglia folte fanno contrasto con la mia carnagione pallida. Insomma, mi considero una ragazza carina, ma so che qui nel distretto 12 la bellezza è messa in secondo, se non terzo piano. Una volta vestita e pettinata vado in cucina, immersa nel più completo silenzio, ma so già che mia zia è già intenta a cucinare per pranzo, ho il tempo di vedere all'interno del grosso pentolone arrugginito uno stufato fatto di avanzi di carne, frutta e verdura dal sapore discutibile che mia zia mi manda fuori di casa ed esce con me.
- Tranquilla, è la tua quasi ultima mietitura, se non sei andata in questi ultimi 6 anni, non andrai di certo ora -
In un sola frase capisco quanto poco mia zia mi conosca, visto che non ha nessun motivo per calmarmi quando quella più calma delle due sono io. Non sono affatto agitata, forse perché ho solo 8 biglietti o forse perché so che sono le mie ultime mietiture. Però su una cosa sono sicura, qui da noi questo è il giorno peggiore all'anno. Nei primi distretti oggi è solo uno dei tanti giorni di festa, ma almeno negli ultimi ogni cittadino si sveglia con la consapevolezza che prima di mezzogiorno due famiglia si chiuderanno nelle loro case in lutto e magari con il timore che una di quelle sia la sua. Insomma, penszieri alquanto pessimistici sulla società in cui viviamo al giorno d'oggi, certi - sicuramente i miei genitori, se fossero ancora vivi - direbbero pure realistici. Deve essere stato il grande monologo interiore, o che avessi superato di gran lunga mia zia, fatto sta che la strada davanti a me sbocca in una grande piazza quadrata completamente addobbata di manifesti e stemmi di Capitol City, amplificatori, un palco e grandissimi schermi per l'occasione. Prendo posto tra il ristretto gruppo dei diciassettenni e attendo l'inizio, che non si fa aspettare per molto.
Neanche 5 minuti dopo il mio arrivo il caratteristico inno di Capitol City si propaga a tutto volume per la piazzia se non oltre, precedendo un'inviata della capitale vestita con un sgargiante vestito color verde lime... fatto di carta. Non riesco a trattenere una risata e le ragazze intorno a me mi guardano come se avessi perso il senno della ragione. 
- Benvenuti alla 74esima edizione degli Hunger Games: e che la fortuna... - 
A bassa voce completo la frase, mentre la presentatrice fa un passetto in avanti verso le due enormi bacinelle di vetro piene di biglietti, il vestito produce un minaccioso rumore di carta stropicciata e strappata.
- ...possa sempre essere a vostro favore! -
Anche questa volta non riesco a trattenermi e parlo ad alta voce quel poco che permette di farmi sentire dal gruppo della mia età:
- E' lei che dovrebbe considerarsi fortunata se prima della fine del teatrino non si ritrova a gambe all'aria e con il vestito interamente strappato. -
La battuta ha l'effetto voluto, alcuni ridono nervosamente ed altri sorridono. Sento qualcuno sussurrare qualcosa come "non hai rispetto per quelli che moriranno là tra poche settimane" ma non ci do molto conto e continuo a studiare l'aspetto della capitolina a 5 metri di distanza da me, che si cimenta in pose per le telecamere e risolini alquanto imbarazzanti:
- Capitol City ci ha mandato un nuovo film! Non siete contenti? -
Mi guardo intorno, la contentezza è quasi palpabile.
Ed ecco che comunque segue il solito filmato, queste persone ci trattano da idioti, ogni anno escono con un "c'è un nuovo film!" e poi alla fine è sempre lo stesso, identico ed incredibilmente noioso filmato.
- Oh, quanto adoro questa parte! - Altri salti di gioia e risatine: - Ma ora, senza ulteriori indugi, scopriamo chi sarà il fortunato partecipante del distretto 12 negli Hunger Games! - 
Credo che le presentatrici abbiano uno specifico modo di muoversi e comportarsi, poiché passa un'eternità prima che prenda il biglietto, lo apra e legga il nome scritto sopra:
- ... Spens Yule! Avanti ragazzo, sali sul palco. - 
Un ragazzino di 13 anni viene portato sul palco da un paio di Pacificatori, il terrore nei suoi occhi visibile da così lontano.
- Che bel giovanotto! Avanti mettiti qua! - 
Posiziona il ragazzino alla sua sinistra, mentre questo sembra essere completamente paralizzato dalla paura.
- Ed ora passiamo alla ragazza! -
Passa un'altra eternità, sto seriamente pensando di sgattaiolare via prima della fine, visto che più che altro potrei sprecare quel tempo a procurarmi da vivere.
- Vediamo... questo! -
Prende uno dei tanti biglietti, lo pesa sulla mano come se possa cambiare il peso in base al nome, lo apre e legge:
- ...Samantha Wellwood! -
Merda. 
Rimango paralizzata, forse me lo sono solo immaginato, forse ero talmente annoiata e prestavo talmente poca attenzione che ho sentito male, ma le faccie dei miei coetanei che si allontanano da me come se fossi malata mi convincono del contrario. Deglutisco e faccio un passo avanti, mi sembra di avere le gambe di piombo, perchè solo quel piccolo movimento mi costa tutta la forza di volontà che avevo. Cado a terra in preda al panico e credo di urlare e piangere, perché altri 4 Pacificatori mi raggiungono e mi portano sul palco. Nell'agitazione più totale, gente con gli occhi sbarrati per la mia reazione, il pianto e le urla di mia zia che si sentono da qua, faccio l'unica cosa che in questi 3 anni mi hanno sempre calmato, incomincio a canticchiare la canzone di mamma. 
 
Verrai, verrai,
all'albero verrai,
cui hanno appeso un uomo che tre ne uccise, o pare?
Strani eventi qui si sono verificati
e nessuno mai verrebbe a curiosare
se a mezzanotte ci incontrassimo
all'albero degli impiccati.
 
Non è stata una buona idea. I Pacificatori capiscono le parole e mi stringono le braccia ancora di più, mi lascio uscire un urlo di dolore strozzato e per la prima sento le urla di protesta del mio distretto scoppiare. Alzo la testa e smetto di cantare.
- L... lasciatemi andare, cammino anche da sola. - 
Sogghigno e gli scagnozzi mi lasciano andare, raggiungo la presentatrice che ha una strana espressione in faccia... forse... pietà? 
- Non ho bisogno la pietà di nessuno. -
Dico con voce roca rivolta alla donna di carta davanti a me e quella cambia subito espressione, assumento una rigida espressione severa, per poi ritornare a sorridere come prima.
- Bhè... vuoi dire qualcosa...? -
Si capisce da un miglio che ha dei ripensamenti per avermi dato la possibilità di poter prendere il microfono, perché ritrae l'aggeggio dalla mia bocca, ma è troppo tardi, le parole sono più veloci della sua mano.
- Addio. -
E' l'unica cosa che mi sento in gradi dire, è stato bello prendere in giro fino a quando non mi sono trovata il coltello dalla parte della lama, e le parole mi escono spontanee. Alzo gli occhi al pubblico per studiare la loro reazione, ed un migliaio di persone sicronizzate si portano la mano alla bocca ed alzano le tre dita al cielo, in un enorme corteo di buonafortuna.
 
Verrai, verrai,
all'albero verrai,
ove ti dissi "Corri se ci vuoi liberare"?
Strani eventi qui si sono verificati
e nessuno mai verrebbe a curiosare
se a mezzanotte ci incontrassimo
all'albero degli impiccati. 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: RedF0x