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Autore: magic mellah    16/08/2013    5 recensioni
AU | incest | KidoHaru
Troviamo Haruna Otonashi con il giglio, e Kidou Yuuto accenato con crisantemo.
Couple::
1:: KidoHaru.
Dal capitolo primo::
Era il vestito più bello che aveva, le era stato regalato dal fratello; voleva essere bella, nel caso fosse morta.
Era bella, bellissima.
Non voleva essere brutta, quando sarebbe morta.
magic c:
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Incest, Violenza
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Il linguaggio dei fiori. ♣
 
 
« Ti amo, onii-chan. »
« Io no, Haruna. »
I due fratelli erano lontani qualche metro, sotto la pioggia battente che non accennava a smettere.
« Non andare, fratellone. Ti prego, ti scongiuro. » 
Era solamente in pigiama -una maglia bianca che le arrivava quasi alle ginocchia-, a piedi nudi. Si sarebbe presa una bronchite, che era anche mortale in certi casi, ma non le sarebbe importato; preferiva morire lei, al posto del suo fratellone.
« Devo, se vuoi sperare in un futuro migliore. » Si girò, dando le spalle alla blu.
La sentiva piangere, urlare e avvicinarsi a lui.
Gli si buttò sopra, invano, visto che Kidou la spinse malamente per terra.
E la fitta nebbia nascose il ragazzo, che se ne era andato.

 
La Otonashi rientrò in casa, riempì la vasca di acqua calda - solo Dio poteva immaginare quanti soldi avrebbe dovuto pagare per quello - e si immerse, dandosi una sciacquata veloce.
Uscì, toccando il lurido pavimento di quel posto.
Tutte le pareti erano bianche, con il soffitto un poco nero a causa della muffa che regnava incontrastata. Governava una confusione immane in quella "casa". 
Lenzuola dei letti disfatte, piatti ancora da lavare, polvere.
Era quello che Dio aveva in serbo per loro, purtroppo.
Appena mise i piedi sul pavimento, un brivido la percosse. Prese un asciugamano che era lì vicino, su una sedia, anche esso leggermente sporco. Come tutto il resto, ovviamente.
Si avviò verso il guardaroba di legno - ormai vecchio -, decisa a seguire il fratello .

 
Si mise con lentezza il corpetto, per poi indossare un vestito azzurro che le arrivava fino alle ginocchia, con la gonna a balze e le maniche a sbuffo. Indossò poi delle reggenti bianche e un paio di ballerine azzurre.
Era il vestito più bello che aveva, le era stato regalato dal fratello; voleva essere bella, nel caso fosse morta.
Era bella, bellissima.
Non voleva essere brutta, quando sarebbe morta.
Uscì di casa, la pioggia era terminata.
Nessuno era in strada, meglio così. Non voleva essere considerata da tutti una puttana, una ragazza poco di buono.
Guardò un orologio che era appeso sulla parete di un palazzo; le sei. Di mattina, si intende.
Camminò con passo più spedito verso il quartiere malfamato della città. 
Si addentrò nel vicolo cautamente, fino ad arrivare al palazzo che cercava.
Kidou era uno sciocco ad esser andato lì, un grande sciocco.
Il loro padre adottivo, Kageyama, era un uomo spregevole e nonostante fosse, come detto prima, il loro tutore, lo vedeva raramente.
Solo Yuuto aveva contatti con lui; perché era un suo dipendente.
Suo fratello era un mercenario, a causa di Kageyama.
Tutta colpa sua.

 
Entrò nel palazzo, cercando di non farsi vedere da nessuno.
Era buffo che l'organizzazione si chiamasse "il giglio".
Davvero buffo. Uno scherzo del destino.
Il giglio nel linguaggio dei fiori era sinonimo di purezza, e loro non avevano niente di puro.
Uccidevano, erano spregevoli.
Tutti eccetto suo fratello, che era costretto.
Incominciò a salire le scale, cercando di far meno rumore possibile.
Doveva andare al settimo piano, dove si trovava Kidou; ovvero il posto in cui Kageyama aveva il suo ufficio.
Avanzando, sentì due voci e, man mano che si avvicinava al settimo piano, le udiva distintamente.
Suo fratello litigava con loro padre.

 
Era buffo che lei venisse considerata dal fratello un giglio.
Quando avevano appena dieci anni, credevano che la loro vita avrebbe avuto una prospettiva migliore.
Dopo la morte dei genitori, credevano che con Kageyama avrebbero vissuto nella ricchezza, in un palazzo enorme, con tanti giochi, e sarebbero andati anche a scuola.
Loro credevano in tutto questo, perché lui glielo aveva promesso.
Menzogne, tutte menzogne.
Gli era stata data solo povertà.
Quando si era tenuto il funerale dei genitori, a cui parteciparono molte persone - erano molto amati e stimati -, le persone più importanti donavano un fiore da posare sulla tomba.
Il suo onii-chan aveva dato un crisantemo, il fiore della morte, e lei stava per fare lo stesso.
Era pronta a copiare suo fratello in qualunque cosa facesse.
Ma lui le disse di posare un giglio.
Alla fine della cerimonia funebre i bambini rimasero lì. Nessuno gli aveva detto niente, o altro. Non gli si erano avvicinati.
Era come se avessero preso la peste.
« Onii-chan, io volevo posare un crisantemo. » Ricordò che gli disse testuali parole, quella volta.
Il fratello le sorrise, era una cosa più unica che rara.
« Meglio il giglio, trovo che sia più adatto a te. »
« Non ti capisco, fratelone. »
« Il giglio rappresenta la purezza, e tu sei pura. » 

 
Arrivò davanti alla porta, dove sentì uno sparo.
La aprì di scatto - stranamente senza far troppo rumore - e guardò suo fratello, sanguinante. 
Dalla scapola usciva tanto sangue.
La blu era dietro Kageyama, che impugnava una pistola.
Il fratello si accorse di lei, ma distolse lo sguardo per non creare sospetti; fissò la pistola intensamente.
Voleva ucciderlo, era chiaro. Solamente per rendere la vita migliore a lei.
Haruna prese la candela che era sul tavolo di legno e si avvicinò lentamente a Kageyama, fino ad arrivare un centimetro dalla sua schiena, quando lui si accorse del calore e la guardò male.
Lei impaurita gli lanciò la candela in faccia. Kageyama lasciò cadere la pistola dal dolore.
La prese, guardando il fratello, e sparò un colpo.
Cadde a terra, quella persona che aveva reso la vita sua e di suo fratello un inferno.
Morto.
Con un colpo al petto.
Si avvicinò al fratello, tremante, che la guardava sconvolto.
« Sei un giglio, non dovevi. » La abbracciò, macchiandola del suo sangue.
« Non mi importa. » Sussurrò lei.
« Con un calcio la potevi passare a me la pistola. »
« Avevo paura di morire, di non vederti più. Ti amo, fratellone. »
« Ora sei macchiata anche tu di sangue, come me. Sei sempre un giglio, alla fine. » 
« Ti amo, fratellone. »
« Ti amo anche io, Haruna. » Le diede un piccolo bacio sulle labbra, casto.
La blu lo aveva sempre saputo, lo faceva per proteggerla.
La ragazza si addormentò tra le braccia della persona a cui voleva più.
« Io sono un giglio... » Sussurrò, prima di chiudere gli occhi.
 


 
angolo autrice.
oh my god.
non so che ho scritto.
please, non mi ammazzate.
insomma- è stramba questa idea di fare una raccolta sul linguaggio dei fiori.
qui troviamo accennato il crisantemo come il fiore dei morti, e il giglio, come fiore della purezza. aw.
se tutto questo è venuto decente, ringraziate mia sorella _alle_!
ha corretto tutto magnificamente. ti ringrazio alle nee-chan c:
senza di te questo mondo sarebbe meno magnifico-
con Haruna che si definisce putty, intendo che a quel tempo - indefinito -, era già grave o considerata perversione mostrare una caviglia, dunque figuriamoci mezze gambe.
 
magic c:
   
 
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