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Autore: HermioneEverlark    16/08/2013    4 recensioni
Ciao a tutti! Questa è la mia prima ff, spero vi piaccia! H-
Gli Hunger Games raccontati dal punto di vista di Clove, Distretto 2.
Nulla è come sembra.
Dal primo capitolo:"“Signorina Salter Clove, giusto?” mi domanda con voce profonda. “Si” rispondo. “Quest’anno il Presidente di Panem le chiede di partecipare alla settantaquattresima edizione degli Hunger Games. È certo che non potrà rifiutare la sua allettante proposta”. No, certo che non posso rifiutare. Io non devo rifiutare."
Dal Capitolo 13:" (...) Lei cade a terra sotto di me, e il suo sangue scorre giù verso il fiume per unirsi a quello delle altre persone a cui ho fatto del male. Il fiume straripa e prende il suo corpo, lasciandomi sola sulla riva. Mi lascio cadere anche io, le lacrime che ancora si legano al rosso che ho sul viso per poi mescolarsi insieme alla terra.
Fisso gli occhi sul cielo che brilla per il sole che sta sorgendo.
L'ultima cosa che sento prima di sprofondare nel buio è il suono di un cannone e mi trovo a sperare che sia per me."
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Altri tributi, Cato, Clove
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1- La Mietitura

 

Per i restanti giorni non faccio altro che allenarmi, la palestra è diventata la mia casa, le armi i miei migliori amici. Oltre a me ci sono come di consueto altri ragazzi, quindi non so chi di loro salirà con me sul palco davanti al palazzo di giustizia, ma non m'importa. Probabilmente sarò io ad ucciderlo. Ogni volta che ritorno a casa cerchiamo di evitare l'argomento,ma vedo mia madre che sembra distrutta e mio padre più silenzioso del solito. L'ultima sera, distesa sul mio letto, sento mia madre entrare silenziosamente in camera. Mi alzo sui gomiti e lei si siede vicino a me. Mi guarda per un po', poi mi chiede con voce dolce:” hai paura?” . Vorrei dirle che si,un po' di paura ce l'ho,vorrei che mi dicesse che va tutto bene, vorrei poter restare a casa anche domani. Ma poi rispondo:” no,non ho paura. So che posso farcela. Ho i coltelli.” “Già,hai i coltelli” mi risponde con un mezzo sorriso. Poi senza preavviso si avvicina ancora di più e mi abbraccia. Tra i capelli mi sussurra:” sei la migliore”. Ricambio l'abbraccio,ma non rispondo,non so cosa dirle per tranquillizzarla. Respiro a fondo il suo profumo,cannella e arancia,gli abiti che sanno di pulito,per cercare di ricordarmelo il più a lungo possibile. “Ti voglio bene” mi dice all'orecchio con voce commossa. “Anche io ti voglio bene”. Si alza,mi da un bacio e si avvia verso la porta. Una volta uscita mi ridistendo sul letto.

Chissà come sarà domani,chissà l'altro tributo mio compagno come starà adesso. E il nostro mentore saprà aiutarci un volta nell'arena,saprà procurarmi abbastanza sponsor? Chi sarà la mia prima vittima? Speriamo ci siano abbastanza coltelli.

Mi rigiro più volte sotto le coperte. Sento salire l'ansia.

E se non dovessi essere all'altezza?

E se quest'anno gli alti tributi si dimostreranno più preparati?

E-se-non-dovessi-tornare-a.casa?

Sento che il pizzico di paura che provavo poco fa sta crescendo,sembra una bolla d'aria nel mio stomaco. Di colpo tutte le mie debolezze mi si parano davanti. Non sono molto veloce nella corsa,e questo potrebbe essermi fatale dall'inizio,dal bagno di sangue che si tiene quasi ogni anno di fronte alla Cornucopia dopo il cont down a una fuga all'ultimo momento. Non ho una grande stazza,sono piccola,una lotta con me è una vittoria assicurata per il nemico. “Ma sai usare le armi” mi dico per rincuorarmi. Certo,ma non le ho mai provate su un essere umano. “Se sarà il caso,saprai uccidere senza problemi per salvarti la vita” mi risponde una vocina dentro di me. Uccidere. L'unico modo per sopravvivere è diventare un'assassina.

 

***

 

La mattina della Mietitura mi sveglio presto. Il segnale di avvertimento per radunarsi in piazza suona alle 10. Esco di casa con i miei vicino. Un ultimo sguardo alla facciata come ho fatto per le stanze all'interno,e mi avvio. Quando arriviamo mi metto in fila affinché una donna possa prendere un mio campione sanguigno e mi metto nelle schiere di ragazze di 16 anni. Il palco davanti a me è già occupato dal sindaco,sua moglie e l'accompagnatrice dei tributi del Distretto 2, Ester Pake. Si alza e si avvicina al microfono. A causa dei trampoli che porta ai piedi è costretta a curvarsi un po' per riuscire a sfiorare la parte superiore con le labbra color indaco. È vestita in modo stravagante. Capelli vaporosi rosa confetto le ricadono morbidi sulle spalle, sulle quali si intravedono dei tatuaggi neri,che risaltano in modo evidente sulla carnagione d'avorio. Grandi occhi azzurri pesantemente truccati, le ciglia di almeno 3 diverse sfumature di rosa si sfiorano velocemente mentre perlustra il suo pubblico. Indossa un vestito stretto in vita che poi si allarga a formare una specie di campana attorno alle ginocchia; anch'esso è un trionfo di sfumature rosee. Le scarpe incomprensibilmente alte sembrano tanti piccoli fiorellini fucsia attaccati alla pelle del piede. Quando parla lo fa con una voce dolce:”cari Tributi, felici Hunger Games e possa la fortuna sempre essere in vostro favore! Ecco a voi un video dalla capitale.” Fa u segno con la mano e alle sue spalle parte un video,lo stesso ogni anno,che,con la voce del Presidente, narra della guerra e della nascita dei giochi. Parole vuote sull'onore, sulle terribili stragi causate dai ribelli e sul dolore provocato da queste. Dolore che non lo ha mai toccato. Finito il filmato Ester ritorna al centro del palco. “E adesso estrarremo i nomi dei due tributi del Distretto 2!” dice con voce entusiasta. Ma prima che possa toccare un solo biglietto nella bocci delle ragazze a sinistra,esco fuori dalla mia fila e urlo:”mi offro volontaria come tributo per il mio Distretto!”. La voce mi trema solo un attimo. “Oh fantastico,fantastico! Un coraggioso tributo si fa avanti! Prego,sali sul palco cara!”. Percorro lo spazio lasciatomi libero tra le altre e mi incammino verso di lei. Sto andando verso la morte? Non lo so. Sento gli occhi di tutti addosso,sulla mia figura gracile,ma continuo a camminare,lo sguardo fisso davanti a me; gli altri sono invisibili. Immagino quello che staranno dicendo i conduttori su di me, se mi danno per spacciata a causa della mia corporatura o se stanno lodando il mio coraggio. Immagino i telespettatori che staranno cercando il miglior tributo sul quale scommettere. Loro,inconsapevoli di tutto,al caldo nelle loro case lussuose,senza alcuna preoccupazione sul domani,ciechi di fronte al fato che dei giovani moriranno per un loro insulso capriccio. Quasi non mi accorgo che Ester mi sta puntando il microfono in faccia. Non ho ascoltato quello che mi hai chiesto. Il mio nome? Provo. “Clove Salter” dico fredda. Cosi devo essere: fredda e distaccata per sembrare forte. “Oh benissimo,benissimo!” Risposta esatta. “E adesso il giovane uomo!” Mentre lei si avvia cerco i miei genitori tra la folla. Quando li scorgo hanno entrambi l'aria vuota.

Poi sento una voce,chiara e limpida:” mi offro volontario!” All'inizio non riesco a capire da quale fila provenga, solo quando percorre il corridoio centrale lo riconosco: si chiama Cato,ci siamo allenati qualche volta assieme nell'Accademia,lui con la spada,io con i coltelli. È alto,i muscoli ben formati,avrà circa 17 anni. Quando sale sul palco mi fa un cenno di saluto con la testa,deve avermi riconosciuta. E cosi adesso,dai 'quasi amici' che eravamo siamo diventati nemici. Dovremo scordarci entrambi degli allenamenti in quella palestra,imparare a diventare diffidenti l'uno dell'altra e a guardarci continuamente le spalle nei giorni che soggiorneremo a Capitol prima di entrare nell'arena.

“Bene adesso stringetevi la mano” dice Ester. Le nostre mani si toccano davanti a lei. Mi da una stretta forte e io cerco di ricambiarla il più possibile. Voglio dare da subito una buona impressione di me,cosi, se mai ci sarà una possibilità, saprà di poter contare su di me come alleata e allo stesso tempo fargli capire che non sono facile da battere.

Ci giriamo ed entriamo nel Palazzo di Giustizia. Abbiamo tre minuti per salutare le nostre famiglie. Aspetto l'arrivo dei miei. Aspetto. Aspetto. Penso a questo punto non verrà nessuno. Invece,all'ultimo minuto entra mio padre,scuro in viso, e mi abbraccia fino a che una guardia di Capitol non lo chiama fuori. E cosi si è rivelato anche lui un normale umano e mi ha concesso un minuto da vero padre. Sempre meglio di niente. Aspetto Ester e mi faccio guidare assieme a Cato sul treno. Già questa sera inoltrata saremo a Capitol. La nostra accompagnatrice ci guida nello scomparto dove si mangia mentre il mezzo parte. Mi guardo intorno. Sono immersa nel lusso più sfrenato: lampadari di cristallo dai quali nascono minuscoli arcobaleni creati dalla luce, un tavolo di legno chiaro intarsiato sul quale si trova ogni genere di cibo, dai dolci ai risotti alla succosa carne speziata. Per quanto il Distretto 2 possa essere ben fornito in fatto di alimenti, la maggior parte di quelli che mi trovo davanti non li avevo mai visti. Sono basita e a quanto pare anche Cato lo è, anche se nasconde subito la sua sorpresa sotto una maschera di indifferenza. Inizio a capire la sua tattica. Sposto lo sguardo su un divanetto di velluto blu notte e, sedutovi dritto e composto,trovo il nostro mentore. 

 
  
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