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Autore: Crazymoonlight    16/08/2013    7 recensioni
Raccolta sui principali momenti di SAO, naturalmente concentrati sulla coppia Kirito/Asuna.
Non sono completamente di mia invenzione, ma qua e là metterò anche qualche Missing-Moment creato interamente da me.
Ci saranno drabbles, flash-fics e anche One-Shot, ma cercherò di scrivere principalmente le prime.
1. Non morire.
2. Labbra.
3. Corri, Asuna!
4. Lasciati andare.
5. Sposiamoci.
6. Ingiusta.
7. Voglio stare per sempre con voi!
8. Maschera.
9. Pranzo.
10. Principessa da salvare.
11. Ridammelo!
12. Game over
13. Calore
14. Di dormite, sconfitte e dormite.
15. Partita finita.
16. Quel qualsiasi giorno.
17. Rapier-san
18. Riunione.
19. Amerei ancora di più, no?
20. Almeno per il momento...
21. Fine del mondo.
22. Proteggimi.
23. Con te.
24. Sete di Sangue Cremisi
25. Ti incontrerò e mi innamorerò di nuovo di te.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Asuna Yuuki, Kazuto Kirigaya, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A _Skye, che ha recensito i capitoli 
e pit12, che ha messo la storia tra le seguite.



 

Corri, Asuna!

 

La grande finestra che si apriva sulla stanza era priva di tende, in modo tale che la luce del giorno potesse filtrare chiaramente all’interno del grande spazio.
Per quanto la visione dei raggi solari che si posavano sul letto potesse dare un confortevole senso di pace, Asuna odiava essere costretta in quel letto d’ospedale, sebbene fosse il massimo del lusso che si poteva sperare.
Ma Asuna sapeva benissimo che in quel caso i soldi non servivano a niente: lei, pur essendo ricoverata in una prestigiosa clinica privata, doveva svolgere gli stessi e identici esercizi di riabilitazione di tutti gli altri giocatori sopravvissuti a SAO, ricchi o poveri che fossero.
Per questo essere da sola in mezzo a quelle mura bianche e prive di qualsiasi dettaglio che potesse trasmettere calore umano non era per niente consolatorio: avrebbe preferito di gran lunga condividere la sua stanza con altre persone, sentire che non era l’unica ad aver passato qualcosa di brutto.
Certo, magari poteva essere egoistico, ma in qualche modo avrebbe capito che poteva farcela.
Asuna però doveva ammettere che non si trovava così tanto male: i suoi genitori passavano spesso a trovarla, sebbene il padre le apparisse più depresso del solito e la madre manteneva sempre quel comportamento rigido poco adatto per rivolgersi a una figlia; e poi, cosa più importante, c’era Kirito. O avrebbe dovuto chiamarlo Kazuto, ma dopo aver passato due anni insieme con quell’abitudine, era difficile immaginarselo con un altro nome.
Inizialmente, dopo essere scappata dalla cattività di Sogou, aveva temuto che il suo eroe l’avesse salvata per dovere più che per affetto, e che una volta fuori dal gioco le avrebbe detto delicatamente che non potevano stare insieme anche nella realtà.
Per sua fortuna Kazuto passava ogni pomeriggio a trovarla, qualche volta rimaneva dalla mattina fino alla sera, e le rivolgeva sempre quello sguardo carico di devozione e amore che, sapeva, era solo per lei.

 

*


 
<< Permesso? >> Kazuto Kirigaya entrò dopo aver bussato alla porta e se la richiuse alle spalle.
<< Ciao, Kirito-kun >>
Asuna era ancora una volta sdraiata sul suo letto, ma il sorriso che aveva in faccia gli diceva che per ora stava bene così.
Kazuto si avvicinò, le diede un bacio sulla guancia come saluto e le si sedette vicino.
<< Ti ho detto molte volte che il mio nome è Kazuto, Asuna >> disse cercando di essere serio, ma in realtà quella storia lo divertiva.
Infatti, proprio come si aspettava, Asuna si coprì gli occhi e il volto con le mani, in preda all’imbarazzo.
<< Scusa, scusa! >> squittì << Dimentico sempre che è maleducazione usare i nomi dei nostri personaggi! >>
Kazuto ridacchiò, lasciando la ragazza interdetta. Le prese le mani.
<< Non ti preoccupare, Asuna, scherzavo. >> le fece l’occhiolino.
<< Non sei divertente, Ki… Kazuto-kun >> mormorò Asuna, distogliendo lo sguardo.
<< Fino a quando siamo soli, puoi chiamarmi come vuoi, Asuna-san >> assicurò lui.
Lei finalmente gli sorrise.

 

*

 

<< Vedo che non hai indosso il camice oggi >> constatò a un certo punto Kazuto, dopo aver trascorso buona parte della prima mezzora della sua visita a chiacchierare.
Asuna si osservò, quasi dovesse accertarsi della sua affermazione, poi annuì.
<< Sì. I medici hanno detto che posso finalmente iniziare ad uscire dalla mia stanza, ma non sono ancora libera del tutto >> lanciò un’occhiata delusa a una sedia a rotelle nell’angolo della camera, ancora inutilizzata.
<< Ci siamo passati tutti, Asuna >> la rassicurò Kazuto.
Poi, vedendo l’espressione affranta della ragazza, fu colto da un lampo di genio.
Si alzò di scatto, facendo sobbalzare Asuna, e si battè un pugno su una mano.
<< Deciso! >> esclamò.
Si mosse velocemente, sotto lo sguardo allibito dell’altra, e la afferrò prendendola in braccio.
<< Ki… Kazuto-kun! >> urlò.
<< C-cosa… cosa stai facendo!? >>
<< Shh >> le intimò << Non urlare o potrebbero scoprirci >>
Kazuto la sistemò accuratamente sulla sedia a rotelle, iniziando a spingerla fuori e guardando fuori dalla porta con circospezione, come se ci fossero delle guardie pronti ad attaccarli.
Poi si fermò di botto.
<< Cosa c’è… Ki… Kirito-kun? >>
Kazuto riguardò all’interno della stanza alla ricerca di qualcosa, ma sembrò non aver trovato niente. Quindi si sfilò il suo giubbotto e lo fece indossare delicatamente ad Asuna.
<< Farà freddo, è ancora inverno… >> sussurrò.
Asuna non capì cosa stesse facendo fino a che non lo vide prendere un ascensore che li avrebbe portati al piano terra.
<< Kirito-kun! >> esclamò. << Non staremo mica uscendo dall’ospedale!? >>
Kazuto ridacchiò. << Non ti preoccupare, non andremo lontano. Solo nel parco retrostante >>
Asuna sospirò di sollievo, anche se per un attimo nei suoi occhi guizzò un lampo di delusione. Sì, in realtà le sarebbe davvero piaciuto poter scappare da lì, ma si accontentò di quel poco che le era concesso.
Scesero nel grande atrio e uscirono velocemente cercando di non attirare molto l’attenzione, con finta non-chalance.
Quando raggiunsero il parco, il tempo era bianco, segno che avrebbe iniziato a nevicare presto, ma l’area era già abbastanza affollata.
<< Kirito-kun? >>
<< Sì? >>
<< Non avrai freddo senza niente addosso? >>
Kazuto sorrise, assicurandole che non aveva bisogno di niente. Continuò a farle fare un giro mentre cercava di fare battute per farla divertire. Però ben presto anche lui notò la sua tristezza.
<< Cosa c’è che non va? >>
Asuna abbassò il capo << Niente… >> sospirò.
Come risposta ebbe un’occhiata scettica.
<< Ecco… >> cominciò. << Mi piacerebbe tanto poter camminare di nuovo >>
Kazuto la guardò comprensivo e la abbracciò, accarezzandole i capelli.
<< Mmmm >> fece, meditabondo.
<< Che ne dici di fare una gara? >> Asuna lo fissò interrogativa.
<< La tua sedia ha dei pulsanti per muoversi, giusto? >> indicò e Asuna annuì.
<< Bene, allora vediamo se riesci a raggiungermi! >> ma neanche ebbe finito la frase, già era corso in avanti facendole segno di seguirlo.
<< Ki… Kazuto-kun! >> urlò Asuna esterefatta.
<< Che c’è? >> gridò di rimando Kazuto.
<< Avanti! Se sapessero in che condizioni si trova Flash-sama in questo momento… non sei più veloce come un tempo? >>
Asuna rise, apertamente, come non faceva da troppo tempo.

Si sentì libera.

Con tutta la voglia del mondo di riscattarsi e di farla pagare al suo Kirito, iniziò a corrergli dietro, gridando e ridendo senza badare alle persone che li osservavano, incurante di tutto se non della sua felicità.

<< Corri, Asuna! >>

  
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