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Autore: Rachel_Winchester    16/08/2013    3 recensioni
"Quando si cambia anche la più piccola cosa dal passato si possono avere riscontri catastrofici"
É possibile che con l'intento di migliorare il destino dell'umanità si possa portare ancora più velocemente all'Armageddon?
Dean e Sam. Due fratelli. Due cognomi diversi ... Due mine vaganti.
Divisi dal passato, riuniti dal destino ...
Genere: Drammatico, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
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Capitolo 3: A bad road

Sam era sdraiato sul suo letto arrugginito, l’unico giaciglio su cui rilassarsi, a fissare con i suoi profondi occhi verdi il soffitto …
Era sfinito, non tanto per la lunga ed intensa giornata –che ormai era routine per lui – ma per quella fottutissima  conversazione avuta quella sera con Jonson.
 
Cos’era meglio fare?
La risposta era ovvia: lasciare perdere tutto e convincere anche il suo amico a ritirarsi.
Ma c’è sempre quella vocina nel profondo, che ti fa cadere in tentazione, facendoti prendere decisioni irrazionali, talvolta pericolose.
Proprio quella vocina stava invadendo la mente di Sam:
Potrei finalmente avere una vita felice, porre fine a tutto questo schifo …
 
Sam chiuse gli occhi cercando di scacciare via quel pensiero così assurdo ed egoista, ma nonostante ciò ritornava, mandando tutti i suoi buoni propositi a puttane.
Porca miseria! Possibile che per quanto uno ci provi, viene sempre trascinato verso la direzione sbagliata?!
 
 
E così era capitato per lui …
… Aveva preso il telefono e stava già componendo il numero di Jonson, pronto a dire di sì …
 
… Dire di sì a quello che lo avrebbe portato sulla brutta strada, a quello che gli avrebbe fatto compiere il primo di una grande serie di errori … Quando si comincia è quasi impossibile fermarsi ...
A meno che uno non venga colpito da un evento simile da stravolgere la propria vita … Ma Sam manco s’immaginava una cosa del genere:
la sua vita era insulsa, senza valore, avrebbe potuto andare in carcere anche in quel preciso istante. Credeva che non gli rimanesse più niente, anzi, non aveva mai avuto niente … Solo un casino di delusioni e sofferenze … Solo questo aveva riempito la sua vita …
 
… Non avrebbe deluso nessuno, poiché non aveva nessuno, avrebbe deluso solo sé stesso, in un modo irreparabile.
 
Dall’altro capo del telefono rispose la voce quasi maligna di Jonson … Forse solo un’impressione di Sam.
 
Ma davvero lo stava facendo, davvero stava per dire di sì? Davvero stava andando contro tutti gli ideali che si era posto fino alla notte precedente?
 
Il suo cuore urlava a squarciagola di non farlo, ma la sua testa lo martellava ad accettare.
Sam entrò in uno stato confusionario … Tanto da fargli venire –come da qualche tempo a quella parte capitava spesso – una forte emicrania.
 
“Ehi, Sam … Allora?”  Lo risvegliò da quello stato d’incoscienza la voce dall’altro capo del telefono.
“Eh sì, ci sono, ci sono” rispose agitato.
“Allora, cos’hai deciso?”
 
Nella mente di Sam arrivò un’ondata di preoccupazioni, mischiate a euforia e a mille domande … Aggiunta al grido acuto del suo cuore e al tartassamento insistente del suo cervello.
 
Ad un certo punto ingoiò il no che gli stava per uscire dalle labbra, e con voce flebile pronunciò quella parola: “
 
Una semplice parola aveva distrutto tutto ciò a cui credeva
Tutto quello che era convinto di essere, che per lo meno aveva cercato disperatamente, era volato via in un millesimo di secondo, in un movimento quasi impercettibile delle sue labbra.
Quel poco che rimaneva del suo orgoglio si frantumò in miliardi e miliardi di pezzettini invisibili … Ormai credeva di non poter più ricostruire niente.
 
Neanche lui sapeva del tutto perché lo avesse fatto …
 
 … Si alluse al fatto di essere diventato tutto ciò che aveva odiato fino a quel momento, e disperato attaccò il telefono.
 
Ora non poteva più tornare indietro, ora per lui niente era rimediabile.
 
 
L’unica cosa che gli rimaneva ora era l’alcol, un alleato che lo aveva sempre accompagnato nei momenti più difficili, che però, molto spesso, non aveva fatto altro che peggiorare le cose …
Ma Sam era testardo, come tutti i Winchester dopotutto.
Prese tutte le bottiglie di birra che erano riposte nel piccolo frigorifero e le tracannò con voracità, desideroso solo di cancellare, di dimenticare tutto almeno per qualche istante …
 
Si addormentò in un sonno tormentato dall’inquietudine, dalla paura, dall’angoscia … In un sonno regalatogli con forza dall’alcol e dalla dose eccessiva di sonniferi, che avrebbe anche potuto ucciderlo.
Ma poco gli importava … In quel caso qualsiasi cosa sarebbe stata meglio che fare i conti con sé stesso … Con quello che credeva di essere diventato.
 
Era così giovane, ma nello stesso tempo si sentiva così vecchio. Una vita rovinata dalla depressione e dall’alcol, rovinata dalle brutte amicizie e da desideri proibiti
… Una vita segnata sin dalla radice, sin dai tempi che neanche poteva ricordare.
 
 
Eppure quella vita non gli apparteneva … Le cose sarebbero dovute andare diversamente, sì, pur sempre tragiche, ma diverse …
Almeno avrebbe avuto quel che rimane di una famiglia su cui contare …
Almeno avrebbe potuto sentire la dolcezza di un abbraccio, solo quella che una famiglia ti può dare.
Avrebbe avuto un fratello che lo rassicurasse, che lo aiutasse nei momenti più difficili.
 
Ma le cose andarono diversamente.
La stupida ed impulsiva decisione di John di cercare di salvare quello che ormai rimaneva un corpo carbonizzato di Mary, lo aveva condotto alla morte e alla disperazione dei suoi figli …
Divisi dalla prematura età.
 
Un evento tragico per Dean.
Un lontano e sperduto ricordo nel subconscio di Sam, che ancora troppo piccolo per capire, era stato salvato dalle braccia di suo fratello.
 
Aveva fatto più volte quell’incubo …
Aveva visto un uomo con gli occhi gialli, una donna dai capelli d’oro essere trascinata fino al soffitto, per poi essere bruciata viva fra le fiamme di quell’inferno …
… Aveva sognato le urla di suo padre, e il viso spaventato di un bambino che lo portava al sicuro.
 
Quell’incubo lo tormentava da sempre, e credeva di sapere il perché … Ma gli dava poca importanza.
In fondo non ci si può basare su piccoli strappi di sogni annebbiati dall’alcol …
 
 
Si svegliò sfinito, come se quelle ventiquattro ore di sonno continuato non fossero servite a niente.
Si rese conto solo quando guardò sul display del suo telefonino che erano le undici di sera del giorno dopo (!)
Si alzò quasi senza forze, mancava poco che perdesse i sensi, e si diresse verso il bagno a farsi una doccia fredda, il rimedio migliore per il post-sbornia.
 
Sotto l’acqua scrosciante ritrovò la lucidità e anche i sensi di colpa che lo avevano tormentato la sera precedente.
Rimpianse il fatto di non essere senza vita sul suo letto o di non essere caduto in un coma profondo dopo la stronzata del mix sonniferi-alcol, ora per lui sarebbe stato impossibile vivere senza odiarsi.
 
Si asciugò, si vestì in fretta e uscì fuori, senza meta, desideroso soltanto di prendere una bella boccata di aria fresca, l’odore insopportabile di muffa mischiata a polvere e tristezza che contaminava l’aria del suo appartamento lo stava facendo soffocare.
 
Il suo stomaco brontolava dalla fame: erano ben due giorni che non metteva qualcosa sotto i denti.
Si diresse verso il primo venditore ambulante di hot dog scadenti che incrociò per strada, e ne addentò uno con voracità …
… Nonostante il suo gusto insapore, lo trovò favoloso e per la gioia del venditore ne comprò un’altro … La fame gioca proprio brutti scherzi (!)
 
Con lo stomaco pieno si diresse verso casa del suo amico Stephen. Gli serviva una distrazione.
 
 
Appena Stephen aprì alla porta non si ritrovò davanti il classico Sam, ma più un cadavere ambulante, che stava per scoppiare a piangere da un momento all’altro …
I suoi occhi erano lucidi, pieni di rabbia e di disprezzo verso sé stesso.
Il suo volto implorava pietà, e i suoi capelli, che normalmente erano sempre curati e pettinati, in quel momento erano tutti arruffati e bagnati dal sudore.
 
“Ehi amico, che ti succede, ti senti bene?” - gli chiese preoccupato Stephen, che lo aiutò ad entrare – “Sembri uscito da uno di quei film horror … Poi perché non sei andato a lavoro oggi? Io e Jonson eravamo preoccupati!”
 
Sam rimase in silenzio. Si vergognava troppo a raccontare la verità a quello che era il suo migliore amico …
Come risposta invece, versò una grossa lacrima che cadde sul parquet.
 
“Non mi dire che stai così perché hai detto di sì a Jonson! Andiamo Sam, non è niente di grave!”
 
Aspetta un secondo ... Stephen sapeva di quella cosa? E nonostante ciò gli andava bene così?
Quello che era sempre stato un ragazzo educato e gentile si era trasformato in un criminale?
Il denaro rende tutti così irrazionali?
 
Sam, preso dalla disperazione uscì dall’appartamento di corsa, non volendo neanche sentire un’altra parola.
 
Ora sapeva che non poteva contare più su nessuno … Non gli rimaneva altro che abbandonarsi al suo destino …
  
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