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Autore: Symphonia    16/08/2013    2 recensioni
Era un pacifico giorno come gli altri e Hiccup decide di andare a volare assieme a Sdentato. Tutto come al solito.
Tranne per due fattori un pò... strani.
Un particolare messaggero si dirige a casa sua e l'altro... Beh... Una strana corrente disturba il volo dei nostri due eroi e loro hanno tutta l'intenzione di seguire la sua scia, fino a scoprire che quello era niente di meno che...?
- Uhm... Era un'ideuzza che mi passava per la testa da un pò e volevo trascriverla, così, per divertimento. Non è una sottospecie di sequel mentale o roba simile (a quello ci penserà ben la DreamWorks!), ma volevo proprio togliermi lo sfizio... -
[STORIA INCOMPLETA]
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Nuovo personaggio, Sdentato
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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                            Durante la cena nella sala del consiglio, Aura fu nuovamente tempestata di domande e circondata dalla folla. La sua popolarità era dovuta al fatto che era estranea a loro e che provenisse da una tribù vichinga molto più numerosa di quella di Berk. In molti si aspettarono da lei di sentire storie avvincenti sulla conquista della Normandia, ma non fu così.
Parlarono per lo più di draghi.
Aura era rimasta senza parole quando scoprì che a Berk, draghi e umani andavano d’amore e d’accordo, nonostante gli svariati secoli di guerra. Allora gli abitanti fecero a gara per raccontarle la storia di Hiccup e Sdentato e della battaglia contro la Morte Rossa. Lei annuiva ed ascoltava attentamente, ma il suo sguardo un po’ disorientato, suggeriva una certa assenza. Da un buchetto nella folla scorse Luminosa gustarsi un buon merluzzo islandese e sorrise.
Stoick e Skaracchio la osservavano da un tavolo un po’ più lontani e discutevano, come al solito, da buoni amici con un boccale di birra tra le mani. Stoick era particolarmente allegro quella sera.
“Non trovi che sia fantastico? Pare che il nostro vecchio Guglielmus verrà presto a trovarci!”
“Sì, fantastico. Quella vecchia testa calda dovrà raccontarcele di cose!” rispose Skaracchio studiando il pollo infilzato sulla sua mano intercambiabile.
“E’ vero. Le sue conquiste giù nel grande continente sono delle vere leggende ormai!” continuò ad elogiare il capo tribù non notando il tono sarcastico dell’amico.
“Certo, certo… ma a te non sembra strano che abbia una figlia?”
“E perché dovrebbe? Quell’uomo ha diritto come tutti noi di avere un famiglia.”
“Non intendevo questo… Non ricordo che fosse sposato, l’ultima volta che ci siamo visti.”
“Sarà stato almeno quindici anni fa! Avrà trovato una pollastrella giù al sud, sicuramente. Suvvia Skaracchio, non t’impunterai adesso su una così banale…” disse con tono gioviale Stoick, staccando un’ala abbrustolita dal pollo che invece aveva di fronte a sé.
“Sarà…” borbottò Skaracchio passando la lingua sul suo dente finto. “Però c’è qualcosa che non mi torna.”
Continuò a fissare la ragazzina da lontano. Era giovane quanto il gruppetto di ragazzi della loro isola, questo era certo. Aveva dei folti capelli castano chiari, legati in due code sotto le orecchie che si adagiavano morbidamente sulle spalle. La frangia invece l’aveva tirata indietro e le creava una soffice collinetta sul capo. Gli occhi erano di un verde abbastanza acceso, le orecchie rotonde, il naso un po’ a patata e sulle guancie era cosparsa di lentiggini. La squadrò ancora un po’ e poi fece le spallucce, lasciando perdere inutili assurde ipotesi, come gli aveva consigliato Stoick. Si voltò e addentò il suo cosciotto di pollo.
Intanto la gran parte del gruppo dei ragazzi s’era unito alla tavolo di Aura, così Hiccup e Astrid rimasero a cenare da soli. Parlavano del più e del meno, di quello che era successo negli ultimi giorni e Astrid era eccitata e continuava a ripetere di essere riuscita a fare un’acrobazia degna di questo nome. Hic le sorrise e annuì bevendo dal suo bicchiere un po’ della rossa bevanda calda.
“E se fuori dalla portata di Berk ci fossero molti altri draghi che noi ancora non conosciamo?” domandò poi, cambiando argomento.
“Che intendi dire?”
“Che noi conosciamo per lo più i draghi che sono citati nel libro o che vivevano al nido nel Helheim’s Gate. Aura viene dalla Normandia e ha detto lei stessa che qui ci sono dei draghi a lei sconosciuti e che le ci sono voluti cinque giorni e mezzo di volo per arrivare fin qui. Noi non abbiamo mai volato per simili distanze, Astrid. Chissà quanti altri tipi di draghi ci possono essere là fuori…” le spiegò il giovane.
La ragazza sospirò e scosse leggermente la testa. Gli occhi azzurri lo osservarono; teneva il mento appoggiato sulla mano destra ed era incantato su uno Sdentato intento a mangiucchiare la sua razione di pesce. Aveva un’aria sognante e piena di aspettative, proprio come quella di un bambino. Sorrise, capendo che non poteva farci nulla con quel suo lato avventuroso. Ma a lei il suo Hic piaceva esattamente così com’era.
“E allora che vorresti fare? Un viaggetto con Sdentato per il grande continente?” c’era del divertimento nella sua voce.
“Non sarebbe poi una così cattiva idea, no?” chiese Hic, completamente serio invece.
Gli occhi della ragazza si sbarrarono di colpo.
“Tu sei proprio pazzo.” sentenziò poi bevendo dal suo boccale.
“Andiamo, Astrid!” esclamò, neanche ascoltandola. “A vedere il mondo fuori da Berk, intendo. Andiamo là dove una nave ci metterebbe troppo tempo ad arrivare, mentre noi molto di meno. Scopriamo il mondo!”
“Il vin brulé deve averti dato alla testa, Hiccup. E poi spiegami cosa c’è di male nel rimanere a Berk?”
“E tu allora spiegami cosa c’è di male nel voler vedere il mondo?“
Erano entrambe domande con delle risposte diverse, ma comunque incomplete. Si fissarono incessantemente per lunghi istanti con i brusii, le chiacchiere e le risate del resto della tribù in sottofondo. Erano entrambi testardi e entrambi volevano la risposta l’uno dall’altra.
“Facciamo un tentativo!” cercò di convincerla il ragazzo.
“Io e te?” domandò Astrid, incredula.
“Solo io, te e i nostri draghi, ovviamente. Ma se non vuoi venire…”
“Non ho mai detto questo, però… Mi dispiacerebbe lasciare qui la mia famiglia.” ammise poi la bionda, guardando altrove. Odiava dimostrarsi debole.
“Ma non sarà per sempre. Facciamo un viaggio breve! Vediamo fino a dove possiamo arrivare in… due giorni di volo, va bene?” insistette Hiccup, cercando al contempo un compromesso quasi disperato. “Non ti sto di certo chiedendo di fuggire di casa…” sbuffò poi.
“No, mi stai chiedendo di fuggire con te, che non è poi così diverso...” gli fece notare la ragazza e lui arrossì. “Ma… ci penserò su.”
Si rimisero a mangiare la loro cena, seduti uno di fronte all’altro. L’argomento era ormai esaurito, Hic non avrebbe potuto far altro che insistere, ma sapeva che non era una buona idea. Rischiava di farla arrabbiare sul serio e la prospettiva delle conseguenze non era delle migliori e non lo allettava neppure. Quante lo aveva picchiato? Tre? Forse erano di più. Buttò comunque un occhio sulla ragazza e vide un sorriso sulle sue labbra, mentre tagliuzzava il pezzo di pollo. Capì che la sola idea di andarsene loro due da soli le aveva fatto piacere. O forse le piaceva soltanto la cena di quella sera. Non sapeva quale delle due opzioni era la corretta.
Cercò un altro argomento di cui parlare che non fosse la nuova arrivata. Aveva già visto che ad Astrid non piaceva quel tema. Optò per uno che lei gli aveva accennato ma che non avevano approfondito ancora.
“Intanto che ci pensi su, che ne dici di farmi vedere questa fantastica acrobazia che avresti imparato?” le domandò il ragazzo con tono allegro.
Astrid alzò lo sguardo interessata.
“Adesso?” chiese atona.
“Dopo cenato.” specificò il ragazzo, ma non ebbe risposta. “Non ti va di fare un giro notturno con me?” le propose con un tono molto più smielato.
Astrid non poté fare a meno di sorridere.
“Hiccup…”
“Sì?”
Si sporse dal tavolo, fino ad avvicinarsi alla sua faccia e capì subito di averlo messo in soggezione. Era diventato rosso come un pomodoro e le sue dita si stavano aggrovigliando e giocherellavano nevrotici, invece di tenere le posate.
“Ti suggerisco di smettere di ascoltare i consigli di Moccicoso sul fattore avances.” concluse poi, con un sorrisetto soddisfatto sul volto. Poi si alzò e si diresse verso l’enorme porta che dava sul gelido villaggio. “Dai, andiamo.”
Le piaceva avere l’ultima parola, ma le piaceva ancor di più vedere Hic balbettante come quelle volte in cui non lo calcolava nemmeno. S’avvicinò a Tempestosa, che se ne stava in fondo alla sala con gli altri draghi, e le diede un paio di delicati colpetti al collo per avvertirla che se ne stavano andando. Hiccup s’alzò dal tavolo sospirando e sfoggiando un mezzo sorriso come se fosse felice di esser stato beccato. Doveva immaginarselo fin da subito che Moccicoso era la persona meno indicata da cui prendere spunto. Appena arrivato al portone si ritrovò Sdentato che quatto quatto, l’aveva raggiunto in un batter d’occhio senza doverlo chiamare.

                        Era una serata limpida per essere inverno inoltrato. Le stelle erano luminosissime e le nuvole sembravano distanti chilometri all’orizzonte e coprivano la luna. I due giovani vichinghi montarono sui loro draghi e spiccarono il volo in quella fredda nottata senza pensarci troppo. Sorvolarono tutto il villaggio. Visto dall’alto era un ammasso di tetti neri e di ponti di legno, avvolto dai boschi semi-verdastri e il tutto era coperto dalla coltre bianca. Quella sera, il mare suonava un’armoniosa melodia di onde.
Volarono oltre il porto, verso il mare e salirono di quota ancor di più. Notarono che le nuvole si stavano avvicinando. Non erano così lontane come loro credevano, ma ad Astrid andava bene lo stesso. Ordinò a Tempestosa di prendere un po’ di velocità, mentre Hic chiedeva a Sdentato di rimanere sospeso in un punto preciso per non finire addosso alle due.
Astrid salì verso il banco di nubi e scese giù in picchiata, facendo un grande buco tra i pesanti veli grigiastri. Riuscì a controllare bene la distanza che la separava dal mare, grazie alle torce che erano state accese su alcuni scogli in mezzo al mare, lontani un paio di chilometri dal molo. Al posto di planare, fece un bel po’ di giravolte verso destra e poi Tempestosa riaprì le ali e passarono lateralmente tra due scogli molto vicini fra loro. Hic era rimasto ad osservare tutta l’esibizione e sorrise soddisfatto. Astrid lo raggiunse in fretta e lo affiancò.
“Allora? Che te ne pare?”
“Diventi ogni giorno più brava.” si complimentò lui, sorridente.
“Grazie maestro!” fu la sua risposta divertita.
I due cavalcarono il cielo insieme per un po’ sulla coltre grigiastra e salendo notarono che diventava sempre più bianca e densa. Scoprirono un vero e proprio regno di nubi con tanto di gigantesche torri bianche. La luna era la regina splendente di quel vasto reame. Le stelle sembravano così vicine da poterle toccare, prenderle in mano e portarle a casa. La loro pallida luce risaltava quella della loro regina che fece indossare al suo cielo la corona boreale, offrendo alla coppia uno spettacolo perdifiato. I due rimasero sui loro fidi destrieri a solcare il cielo, a guardare quella vastissima infinita cupola ed erano talmente incantati che non notarono il cambio d’umore dei loro draghi.
Sarebbero volentieri rimasti lassù per sempre, ma sapevano che presto sarebbero dovuti tornare a casa, perché non avevano avvertito nessuno della loro uscita e probabilmente si sarebbe scatenato il putiferio se non sarebbero tornati.
   
 
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