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Autore: Martillaaa    16/08/2013    1 recensioni
Inizio col dire che i personaggi di questa storia esistono davvero e non sono inventati da me. Il protagonista è il calciatore Marco Verratti, e nella storia si parla della fase prima e dopo la partita Italia Argentina del 14-05-2013. Bè che dire.. leggetela e ditemi cosa ne pensate!
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“E passala quella palla!!Non sei solo in campo Marco!”
I miei compagni di squadra continuavano a gridarmi contro di passare la palla ma io non ne avevo nessuna intenzione. Era una semplice partita di allenamento, ma quando sei un professionista che deve giocare nella Nazionale nessuna partita è semplice. Entrambe le squadre erano composte da giocatori dell’Italia, me compreso, e stavamo pareggiando 2 a 2. E io volevo segnare, DOVEVO segnare il goal della vittoria, me lo ero ripromesso quando mi ero ritrovato a passare la palla a Lorenzo Insigne nei due tiri precedenti, per poi vederlo segnare. Ma ora toccava a me, era il MIO momento e nessuno lo avrebbe rovinato. Riuscii a scartare e dribblare tutti i miei avversari e mi ritrovai davanti solo Federico Marchetti a coprire la porta, sorridendo furbo. Non mi feci spaventare dalla sua espressione e finsi un tiro di esterno sinistro, per poi invece alzare la palla ed esibirmi in una mezza rovesciata. Federico non si era lasciato ingannare e si tuffò verso il pallone, ma il mio tiro era troppo potente e riuscì solamente a sfiorarlo con la punta delle dita. Appena vidi la palla entrare in rete corsi verso la mia squadra ad esultare; ero riuscito a portarla alla vittoria ma non con un assist: con un goal in mezza rovesciata.
La sera non uscii, il giorno dopo avremmo giocato la partita contro gli argentini e non volevo arrivare troppo stanco, quindi andai a dormire subito dopo cena.

Il mattino dopo la mia sveglia suonò alle sette, mi alzai, indossai una tuta comoda e andai fuori per correre un pò. Mentre correvo mi squillò il cellulare, Lorenzo mi stava chiamando
“Insignee buongiorno!”
“Giorno campione, ti ho svegliato? Nah, non mi interessa, smetti di fare quello che stai facendo e precipitati da me”
“Lore stai bene?”
“E’ questo il punto.. vieni a casa mia Marco, ti spiego tutto quando arrivi”
Riattaccai e corsi a casa sua ancora sudato e in tuta; da come parlava mi sembrava piuttosto preoccupato. Quando arrivai mi fece sedere sul divano e si mise di fronte a me.
“Allora Marco… ieri hai fatto un tiro stupendo, veramente fantastico; ma il fatto che tu abbia segnato, dovresti saperlo, è stata solo fortuna. Federico è un portiere eccezionale e se fosse stata una partita vera avrebbe fatto qualsiasi cosa per parare, e ci sarebbe riuscito. E gli argentini non hanno un solo Marchetti, il loro portiere è talmente bravo che sembra quasi ne abbiano due. E li, senza una squadra non avresti speranza di segnare. Credo che tu lo sappia…”
Iniziai ad arrabbiarmi, non mi sembrava giusto, lui aveva sempre l’occasione di segnare servita su un piatto d’argento ma per me non era giusto che la squadra fosse ricordata per i grandi tiri di Lorenzo Insigne; non volevo restare solo nella sua ombra. Mi alzai di scatto e gli urlai contro ciò che pensavo
“E quindi tu credi che dovrei mettermi in un angolo, servirti la palla e lasciare la vittoria sempre e solo a te, vero? Sono innamorato del pallone e non mi piace passare il tiro decisivo agli altri, e allora? Anche io devo avere la mia occasione per farmi notare!”
“Marco sei nella lista del 2012 dei migliori giocatori, ti hanno già notato, altrimenti non saresti stato convocato in Nazionale!”
“Non mi interessa! Io voglio vincere e portare la squadra alla vittoria grazie ad un MIO goal, non tuo!”
Uscii da casa sua sbattendo la porta e per tutto il giorno feci qualsiasi cosa per non ripensare alle sue parole; la vittoria doveva essere mia.

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L’arbitro fischiò la fine della partita. Era finita, avevamo perso. Italia 1 Argentina 2. Io, Marco Verratti, nonostante fossi stato inserito nella lista dei giocatori migliori, non ero riuscito a portare l’Italia alla vittoria. E la cosa che mi faceva demoralizzare ancora di più era che quell’unico goal non era opera mia. Avete capito vero? Eh già, Lorenzo Insigne aveva segnato riacquistando almeno un minimo di orgoglio per la nostra squadra. Ma nonostante stessi festeggiando con tutti gli altri non riuscivo a fare a meno di pensare alle sue parole di quella mattina. Ci avevo pensato anche mentre giocavo, abbastanza da capire che era sciocco non passare la palla e perdere di due punti. L’avevo passata, ci ero riuscito, e Lorenzo ci aveva portati sul 2 a 1; purtroppo non avevamo abbastanza tempo né forza per riuscire a vincere, ma secondo la squadra io una cosa l’avevo vinta: avevo battuto la mia paura di restare in ombra, cosa che avrei fatto se avessi tirato da centrocampo mancando la porta argentina. Ero riuscito, finalmente, a diventare un giocatore completo, capace di segnare ma anche di lasciare la palla ai compagni di squadra.





Saaaaalve
inizio col dire che non vedo assolutamente Marco Verratti come un ragazzo rabbioso innamorato della palla ed egocentrico, anzi lui insieme a Federico Marchetti è il mio calciatore preferito. Ho scritto questa storia perchè non mi andava bene il fatto che non ce ne fossero sui calciatori, cioè non c'è neanche una sezione per fan fiction sugli atleti!
Comunque spero che qualcuno di voi si sia interessato e l'abbia letta fino in fondo, e se siete arivati alla fine vi ringrazio. Magari con un altro piccolo sforzo potreste lasciare una recensione, ma se non lo fate non importa ^.^
Alla prossimaa un bacio
Marta Xx



  
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