Penso.
I tuoi occhi, i tuoi lineamenti, la tua pelle. Tu così bello.
La mente richiama immagini del nostro incontro,
camminiamo
tu tranquillo, io muta.
Ricordo che mi hai sorriso, ho ricambiato
labbra serrate, denti stretti, brividi lungo la schiena,
paura, paura che il cuore mi arrivasse in gola
tanto per te batteva.
Lentamente mi hai ammaestrata, così che poco per volta
non potessi più fare a meno di te.
Tutto scivolava leggero, sereno.
Un brivido scuote la magra tranquillità quotidiana
Ed io passiva mi lascio trasportare,
da un vento fermo, inclemente, che mi porta via
e lascia l’aria immobile, piatta.
Io così vogliosa di guardare lontano
con l’impaziente curiosità di un bambino che aspetta il Natale.
Sicura di raggiungere passo dopo passo
tutte le tappe prestabilite,
imparando a conoscermi
cercandomi ovunque,
sulla poltrona di un cinema,negli scaffali di un supermercato
o sotto il bancone di un caffè di un caffè parigino,
fino a raggiungere la felicità
svolazzando lieta come una farfalla.
Ma ora, quel battito che prima tanto correva con furia delirante
si sta unificando,
i capelli morbidi che tanto ti piaceva carezzare
perdono gradatamente consistenza;
mi allontano da tutto,
verso una notte perpetua
illuminata unicamente dal pallido bagliore di stelle tremule e mal ferme,
qui dove l’unica cosa che ancora mi fa sentire
è il tuo pensiero
unito all’amaro sapore delle lacrime
che solo ora mi accorgo
mi solcano il viso.