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Autore: Luke_White    17/08/2013    4 recensioni
Maggio 1998: fine della Seconda Guerra Magica. Molte persone hanno perso la vita cercando di proteggere la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e tutto il mondo magico dal tiranno Lord Voldemort. Fra queste vittime, spiccano di sicuro i Malandrini, maghi potenti e dotati. L’ultimo a perire fu Remus Lupin, insieme alla moglie Ninfadora Tonks… ma se non fosse così?
7 Settembre 1977: uno scombussolato Remus si risveglia in quella che sembra l’infermeria della sua scuola e rimane stupefatto vedendo, intorno a lui, tutti gli amici che sa essere morti, con la presenza di facce nuove e inaspettate.
Una possibilità di vivere in un mondo senza Voldemort si presenta al licantropo, un mondo che, tuttavia, presenta un razzismo ancora più radicato rispetto a quello che si è lasciato alle spalle, e in cui, forse, non è l'unico a essere tornato dall'aldilà.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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4. Ideals

Lily ripensò a quello che era successo poco prima, mentre Emmeline, Remus e Dora discutevano su cosa fare.

Quando l’aveva visto, era stato difficile non saltargli addosso e ammazzarlo seduta stante.
Lo aveva aspettato per quasi un’ora, preoccupata per l’avvertimento di Remus, e lui si era fatto vedere solo in quel momento, con una faccia da angioletto che non faceva altro che invogliarla a prenderlo a schiaffi.
All’inizio era solo scocciata e continuava a guardare l’orologio per paura di fare tardi all’incontro con Emmeline. Poi aveva cominciato a mordicchiarsi le unghie, cercando di ricordarsi che odiava James Potter e non doveva assolutamente sentirsi così preoccupata per lui.
Quando aveva sentito dei passi, si era immediatamente voltata. Potter stava attraversando il corridoio adiacente. Ma non andava da lei, bensì verso il ritratto della Signora Grassa, a poca distanza da lì. Evidentemente aveva preso un passaggio segreto per fare prima.
«Ehi!» esclamò Lily, dirigendosi a grandi passi verso di lui. Potter si girò verso di lei; sul suo volto c’era un misto di sorpresa e di qualcosa che al momento non seppe bene identificare. Solo più tardi capì che quello era disgusto. «Si può sapere dov’eri? È da un’ora che ti aspetto!»
Potter sbuffò, per poi continuare a dirigersi verso il ritratto.
Lily s’irritò ancora di più. Gli si diresse contro a grandi passi.
«Mi spieghi perché non sei venuto?» chiese, a denti stretti, parandosi contro il ragazzo.
«Ho i miei buoni motivi» replicò Potter. Fece un’espressione così fredda che Lily quasi sussultò, riuscendo comunque a mantenere un’espressione abbastanza furiosa. «Ora, se non ti dispiace, entro in Sala Comune a posare i libri e poi vado a cenare in santa pace».
Potter la aggirò. Lily, spazientita, gli afferrò un braccio, esclamando: «No, adesso mi spieghi…»
Lui si liberò con uno strattone che la fece indietreggiare di un paio di passi.
«Non toccarmi, lurida Sanguesporco» esclamò Potter fra i denti. Lily spalancò gli occhi e Potter, approfittando dell’effetto sorpresa, si diresse, ghignando, dentro la Sala Comune.

Era rimasta così stupefatta che non era nemmeno riuscita ad arrabbiarsi. Era quasi scappata via di corsa, ma le lacrime erano sopraggiunte prima che riuscisse a rifugiarsi nell’aula vuota come sperava. Si era quindi abbandonata contro il muro, cercando di calmarsi. Emmeline era arrivata poco dopo e Remus e Dora erano comparsi dopo cinque minuti, apparentemente arrivando dal corridoio che portava all’ufficio del preside.
Era diverso da com’era stato con Severus. Con lui aveva avuto dei segni. Aveva cominciato a intuire che qualcosa era cambiato.
Con Potter no.
Che fosse contro il razzismo e la discriminazione era per lei una certezza, un’ancora che le faceva capire che, anche se insopportabile, era comunque migliore di molte altre persone in quella scuola d’idioti. Lui tentava sempre di parlarle, continuava a invitarla nei posti più improbabili – di solito a Hogsmeade, ma era arrivato anche a chiederle di incontrarsi in Guferia, nelle serre e nella Foresta Proibita – e, considerò solo in quel momento, riusciva a non farla deprimere.
Non era mai stata completamente triste per più di un paio di giorni consecutivi. Poi, immancabilmente, arrivava uno degli scherzi dei Malandrini; quel tipo di scherzi che lei apprezzava e la facevano ridere, non il genere di crudeltà che facevano a Severus e agli altri Serpeverde – che ormai, tuttavia, cominciava anche a sopportare, data la crudeltà crescente con cui la trattavano.
Si era resa conto solo in quel momento che James era uno dei pochi motivi per cui riusciva a stare a scuola senza doversi sentire inadeguata in ogni momento. E lei lo aveva sempre trattato malissimo.
Il fatto di averlo capito solo in quel momento le fece quasi ribrezzo, se ne vergognò. Conosceva così poco i sentimenti umani? Aveva proprio bisogno di certe scosse per capire?
Si chiese se fosse per quello. Era colpa sua quel repentino cambiamento? Lo aveva insultato e rifiutato tanto che lui, alla fine, aveva deciso di vendicarsi?
Poi capì che non poteva essere così. James avrebbe potuto benissimo odiare lei, e in quel caso avrebbe potuto anche accettarlo, ma dandole della “lurida Sanguesporco” aveva pienamente dimostrato tutto ciò che provava per ogni suo “simile”. Considerando che James ed Emmeline andavano d’amore e d’accordo – e che una volta erano anche stati insieme – questo non poteva dipendere solo dal comportamento scorretto della Rossa.
Ci penso su.
«Credi sia stata la Mason?» chiese a Remus, senza riuscire a trattenersi. Gli altri la guardarono, un po’ stupiti. «Potter mi ha riferito quello che gli hai detto alla fine della lezione di lunedì».
Remus ci pensò un attimo mentre Emmeline guardava a turno i due, perplessa. Dora le fece un sorrisetto che doveva risultare innocente.
«Penso di sì» disse infine il licantropo. «Anche se non sono sicuro di come abbia fatto».
«In ogni caso, credo sia meglio andare a prendere James e portarlo in un posto sicuro» commentò Dora, sbrigativa.
«Sono d’accordo. Voi?» fece Remus. Lily ed Emmeline annuirono, anche se quest’ultima pareva un po’ confusa. «Allora è meglio se io…»
«Tu ed io andiamo in Sala Comune a cercarlo» disse Lily. «Mentre Emmeline e Dora vanno in Sala Grande, in caso Potter sia ancora a cena».
La fissarono.
«Sempre che vi vada bene, ovvio» aggiunse la Rossa, anche se lo sguardo diceva ben altro. Alla fine, gli altri tre annuirono. «Bene».
Lily prese Remus per un braccio e lo trascinò via. Dora guardò Emmeline, sorpresa, che fece spallucce.
«Dovranno dirsi qualcosa» commentò Emmeline, per poi prendere la strada per la Sala Grande. Mentre Dora la seguiva, pensò che, molto probabilmente, riguardasse il loro segreto. Qualche giorno prima sarebbe stato un disastro mentre ora accelerava solo un po’ le cose.
Con nel cuore solo la preoccupazione verso James, le due ragazze si diressero verso il piano terra.


*****

Mary era, come suo solito, stesa sul letto di Sirius a sfogliare una rivista di Quidditch, controllando i prezzi e le caratteristiche delle nuove Nimbus e Tornado, mentre il suo ragazzo le accarezzava i capelli e discuteva animatamente con Potter su quando dovessero essere i primi allenamenti. Peter era in un angoletto a mangiare. Frank e Alice, molto probabilmente, erano ancora in Sala Comune a chiacchierare ma presto sarebbero saliti anche loro. Di solito accadeva sempre così, nel fine-settimana: tutti i Grifondoro del loro anno si radunavano nella piccola stanza dei maschi e passavano la sera a parlare, scherzare e affatturarsi.
Intanto, Potter continuava a proporre date e orari impossibili e Sirius combatteva strenuamente per avere allenamenti subito dopo le lezioni e a metà settimana, così da distrarsi («Ma chi è che si allena di domenica? E alle sette del mattino, per giunta!» «Noi, se vogliamo vincere la Coppa»). La ragazza, ogni tanto, interveniva pigramente, con considerazioni che cercavano di aiutare Sirius. Dopotutto, anche lei non aveva voglia di svegliarsi alle sei.
Alla fine, stanca e spossata dalla settimana che si stava concludendo, chiuse la rivista e si voltò verso Potter mentre il discorso veniva spostato ad altri argomenti.
«… Non ho visto Lunastorta a cena» stava commentando Sirius. «Però mancava anche Dora, quindi probabilmente saranno insieme in qualche angolo della scuola a fare Merlino-sa-cosa».
«In realtà, anche tu lo sai, e molto bene» disse Mary, con uno sguardo malizioso verso il suo ragazzo che, dopo un primo sbalordimento, le diede un leggero bacio sulla bocca.
«Be’, anche tu ne hai una certa conoscenza» commentò Sirius. Entrambi risero.
«Vi dispiacerebbe piantarla, piccioncini? Date il voltastomaco!» commentò Potter, ottenendo l’appoggio di Peter.
«Già, come se tu, con Lily, non faresti anche di peggio» replicò Mary, facendo ridere Sirius. «A proposito, qualcuno l’ha vista prima di venire a cena?»
Peter scosse la testa, in segno di diniego. Sirius fece una smorfia e seguì l’esempio di Peter.
«No» disse semplicemente Potter. «Avrà avuto da fare».
Sirius lo guardò, stranito, mentre Mary aggrottava la fronte.
«Come “avrà avuto da fare”? Chi sei tu e che ne hai fatto del James che vuole sapere ogni singolo spostamento della Evans?» chiese Sirius. Potter si limitò a ridere, scrollando le spalle. Sirius assottigliò lo sguardo. «Aspetta un po’… non è che per caso tu e la Evans state già insieme?»
James rise ancora di più, come se trovasse l’idea assurda.
Sirius era ancora poco convinto, ma forse decise che il suo migliore amico era diventato pazzo, quindi si astenne dal replicare, decidendo piuttosto di stendersi sul letto accanto a Mary che, dal canto suo, osservava ancora Potter, di nascosto.
Questo perché l’aveva visto chiaramente. Nell’esatto momento in cui Potter rispondeva “no”, i muscoli della mascella si erano leggermente irrigiditi e aveva guardato con troppa insistenza Sirius negli occhi. Segni. Dissimulati bene, ma che portavano a capire. Mary ne era sicura: Potter aveva mentito e aveva visto Lily.
All’inizio trovò sospetto che il ragazzo non avesse raccontato a tutti il suo incontro con la Rossa, disastroso che fosse.
Poi pensò che, forse, Sirius avesse ragione e, una volta tanto, Potter fosse riuscito a conquistare Lily, solo che lei gli aveva detto di non dirlo a nessuno. Pensando a questo, Mary quasi rise. Era praticamente impossibile. Eppure Potter aveva mentito…
Qualcuno bussò alla porta e, senza aspettare risposta, aprì. Entrò proprio Lily, seguita da un corrucciato Remus.
«Ehi, ragazzi! Parlavamo proprio di voi!» esclamò Sirius, alzando una mano in saluto. I due lo ignorarono completamente, lasciandolo spiazzato. «Sono anch’io felice di vedervi» borbottò, aggrottando le sopracciglia.
«James, ti dispiacerebbe alzarti e venire con noi?» chiese Remus, con un tono stranamente autoritario. Mary lo guardò, esaminando la sua espressione. C’era qualcosa che non andava.
«In realtà sì, mi seccherebbe un po’» replicò Potter, freddo e con un sorriso che emanava sarcasmo e cattiveria. «E poi, credo di avere meglio da fare che seguire un Mannaro e una Sanguesporco… per esempio… non lo so, anche semplicemente “dormire” sarebbe meglio».
Lily sussultò leggermente e fece un mezzo passetto indietro, ma cercò lo stesso di tornare a un’espressione quasi indifferente.
Sirius, Peter e Mary, d’altro canto, si girarono di scatto verso Potter, stupiti. Sirius aveva la bocca spalancata in modo alquanto ridicolo – Mary, in seguito, lo avrebbe preso in giro a vita – e Peter aveva addirittura lasciato da parte il cibo.
Mary, intanto, ancora sbalordita, osservava il volto di Potter nel minimo dettaglio. Lo sguardo era freddo e deciso e osservava Remus senza battere ciglio, noncurante di aver appena insultato “l’amore della sua vita” e di aver parlato ad alta voce del segreto di uno dei suoi migliori amici. Con un’alta dose di disprezzo, per giunta.
«James, alzati» ripeté Remus a denti stretti, questa volta come ordine. Potter scrollò le spalle.
«Be’, se lo dici con tanta gentilezza…» Potter si alzò e si diresse, mani in tasca ed espressione rilassata, verso il licantropo, che aveva già, per sicurezza, una mano sulla tasca della bacchetta.
Mary lo osservò attentamente mentre camminava – nel frattempo, Sirius continuava a fare domande che tutti ignoravano – e notò all’istante il braccio irrigidito e il lampo negli occhi del ragazzo.
«Attento, Remus!» L’avvertimento di Mary arrivò proprio mentre Potter estraeva la bacchetta e provava a lanciare una fattura a Remus che, preparato dall’avvertimento, evitò agilmente l’incantesimo e lanciò a sua volta un Incantesimo Elettro che, a distanza ravvicinata, funse da teaser, tramortendo Potter.
«Remus, ma che diamine…?» urlò infine Sirius, esasperato e scioccato.
«Non ora e, soprattutto, non qui» lo interruppe in fretta Remus, pratico. Lily guardava il corpo privo di sensi di Potter con occhi spalancati dalla sorpresa. «Dobbiamo portarlo in un posto sicuro».
Lily, alla fine, si riscosse e annuì. Remus prese il Mantello dell’Invisibilità e coprì Potter, per poi attuare un incantesimo di levitazione.
«Sbrighiamoci» disse Remus. Lily, Peter e Mary lo seguirono all’istante, quest’ultima trascinandosi dietro Sirius che, piagnucolante, diceva: «Qualcuno vuole spiegarmi cosa succede?»


*****

«Ehm, cara, quando parlavo di un posto in cui metterlo al sicuro non parlavo della sala interrogatori di un dipartimento di polizia».
«Oh, taci! È la prima cosa che mi è venuta in mente. Se non ti sta bene: arrangiati». Alzo le mani, in segno di resa. A volte non capisco mia moglie. Ma penso che sia così per tutti, quindi, dopo parecchio tempo, ho deciso di adeguarmi.
Io e Sirius – a cui, nel frattempo, abbiamo spiegato un po’ di cose… Lo so, dovevamo farlo dopo, ma aveva minacciato di mettersi a urlare e chiamare la McGranitt – facciamo sedere James su una sedia di plastica e chiudo le manette, fortuitamente già fissate sull’ampio tavolo bianco, intorno ai polsi del ragazzo. Insieme, poi, torniamo nell’altra stanza.
Devo dire che Dora ha fatto un ottimo lavoro con la Stanza delle Necessità. In effetti, forse è stata una buona idea, quella della sala interrogatori. Anche se devo ricordarmi di non dirglielo mai.
Osserviamo James ancora svenuto dallo specchio finto, indecisi su cosa fare.
«Vi dispiacerebbe darci qualche informazione in più?» chiede Mary all’improvviso. La guardo, sorpreso. «Mi sembra che voi due sappiate più di quanto ci avete detto. O sbaglio?»
Dora sta per replicare qualcosa ma io la anticipo.
«E quando mai hai sbagliato a giudicare una persona e il suo comportamento?» chiedo, sorridendo. Chissà, magari un po’ di sano arruffianamento mi fa guadagnare un po’ di tempo.
Mary sembra rimanere spiazzata, per poi scurirsi in volto.
«Non cercare di fregarmi» dice, secca.
«Remus, sapete qualcosa sì o no?» interviene Lily. Scambio un’occhiata con Dora e, insieme, annuiamo. «Quindi? Cosa sapete?»
«Al momento, nulla che c’entri con James o che ci possa aiutare a… curarlo» risponde Dora. In realtà, non è del tutto vero, ma non importa.
«Però qualcosa sapete» interviene Eve, decisa. La cara Evelyn è una sorpresina che si sono portate dietro Dora ed Emmeline quando sono andate in Sala Grande. Eve aveva capito che qualcosa non andava e aveva insistito finché le due non avevano ceduto, per poi dirigersi verso la Sala Comune e incontrarci a metà strada. «È per questo che vi comportate in modo strano, negli ultimi giorni?»
Oh. Allora l’avevano notato veramente.
«Sì, è per questo» risponde Dora. «Ma, dato che non è strettamente legato con quello che succede ora con James, credo sia meglio dirvelo più tardi».
Momento di silenzio.
«Per caso sei incinta?» chiede Sirius. Lo fissiamo tutti, allibiti. Poi gli sguardi tornano a noi, in una muta domanda.
«No, certo che no!» protesta Dora, quasi ridendo. «Ma come ti è venuto in mente?»
Sirius fa spallucce. «Era così per dire».
«In ogni caso: vi diremo tutto, d’accordo? Ma non ora, non con James così» dico subito. Dobbiamo concentrarci sul problema più grave. Gli altri annuiscono, Mary e Lily lo fanno di malavoglia. Emmeline si dondola sulle punte. Credo si senta un po’ un’intrusa. Probabilmente non sa che è una delle poche persone che permettono, in questo momento, a Lily di non cedere alle proprie emozioni.
«Bene». Emmeline prende la parola. «Allora… Qualcuno di voi sa che cosa possa essere?»
Osservo James mentre gli altri fanno lo stesso. Cosa potrebbe essergli accaduto? Qualcosa sembra apparire in un piccolo angolo della mia mente. Cerco di capire cosa sia.
«Di sicuro è stata la Mason».
Era sera. No. Era notte.
«E perché avrebbe dovuto farlo?»
Avevo una coperta addosso… anzi, no, un mantello.
«Non ne ho idea. Forse è solo pazza».
Ero in un sotterraneo. C’era un pavimento scuro. Un corridoio. Tante porte uguali.
«Non è solo pazza: è un vampiro di quasi trecentosettant’anni».
Due uomini che camminano. Hanno divise blu.
«E tu che ne sai?»
Parlano. Sono usciti da una delle porte. Studiano i pensieri, lì dentro. Ufficio Misteri.
«Ecco… me l’ha detto Remus. Fa parte delle cose che vi diremo più tardi».
Sono Indicibili. Si sussurrano a vicenda aggiornamenti sul loro lavoro. Di cosa parlano?
«Uffa, però così non è giusto: prima ci dite qualcosa e poi “continuerà prossimamente”. È una cattiveria!»
Ideali. Ecco di cosa parlano. Trasmettere i propri ideali in un'altra persona. Un modo per convertire al proprio lato eventuali prigionieri di un’eventuale guerra.
«Penso di sapere cosa sia successo» dico, ad alta voce.
Gli altri mi guardano. Osservandoli, capisco di essermi perso gran parte della conversazione, ma non fa nulla.
«Ovvero?» m’incalza Lily.
Rifletto un attimo.
«Meglio partire un po’ alla larga…» e comincio a spiegare. Ho notato che, lo strano comportamento di James, come si potrebbe facilmente pensare, non è riconducibile al Comando.
Il Comando è una particolare caratteristica dei vampiri che ha semplificato loro il modo in cui cibarsi: gli basta guardare negli occhi una persona, concentrarsi un pochino, e pronunciare il Comando. La persona in questione sarà costretta a obbedire al comando.
Tuttavia, il Comando non è qualcosa d’infinito e, di solito, dura poco tempo, il necessario perché un vampiro riesca a cibarsi e abbandonare il posto in cui si trova, lasciando solo un corpo esamine o, in casi eccessivi, un cadavere. Un’ora, quindi, massimo una e mezza. James è così da molto più tempo.
Inoltre, se non fosse nel fattore comportamento, era al pieno delle proprie capacità mentali, tanto da riuscire a usare il sarcasmo per insultare me e Lily. Una persona sotto Comando, invece, è tremendamente apatica e ottusa. Una marionetta, quindi, e basta.
Il fatto che fosse stato modificato qualcosa di più profondo nell’animo di James mi ha fatto tornare in mente una conversazione che avevo origliato qualche anno fa – o fra molti anni, scegliete voi – mentre facevo la guardia alla Sala delle Profezie. Ero sotto il mantello e avevo sentito ciò che si dicevano due Indicibili: parlavano di Ideali Immessi. In seguito, insieme ad altri membri dell’Ordine, riuscii a capire cosa avevano in mente quelli dell’Ufficio Misteri.
Il progetto del Ministero era semplice e, allo stesso tempo, folle e improbabile: estrarre da una persona i propri ideali, così come si faceva con i ricordi da inserire nel Pensatoio, e dargli una forma fisica, di solito come liquido, così da poterli Immettere all’interno di un individuo. Gli Ideali, però, erano stati modificati, rendendoli in grado di rimuovere la precedente coscienza di una persona e sostituirla completamente – precedenti prove di coesistenza  fra due coscienze avevano portato alla pazzia e al seguente suicidio di tre uomini e due donne.
Era partita come un’idea per poter “guarire” serial killer e psicopatici, peccato che poi il Ministero cominciò a finanziarlo come progetto militare: il loro scopo era di riuscire a sostituire la fedeltà dei soldati di fazioni nemiche, portandoli a combattere per la loro causa. Se da un lato questa possibilità costituiva una speranza, dall’altra era fonte di dubbi e terrore: cosa sarebbe accaduto in mani sbagliate? Tuttavia, l’ultima volta che avevamo controllato, erano in alto mare con le ricerche.
«Quindi potrebbe anche non essere questo, ma dato che parliamo di un essere molto più vecchio di quando sono cominciate le ricerche – nel 1987 – potrebbe anche essere riuscita a crearne un prototipo» concludo. Mi guardano tutti perplessi. Dora è pensierosa: probabilmente sta cercando di ricordare le riunioni dell’Ordine in cui ne avevamo parlato.
Eve è la prima a riscuotersi.
«Aspetta… il 1987 è fra dieci anni. E tu hai detto “sono cominciate”. Te ne rendi conto, vero?» annuisco, sorridendo. Lei spalanca gli occhi. «Ho paura a chiederlo ma… Venite dal futuro?»
Do un’occhiata a Dora, ma è ancora immersa nei suoi pensieri.
«Si può dire che più o meno è così… ma è un po’ più complicato» rispondo, sincero. Poi porto una mano a indicare James, che sta cominciando a risvegliarsi. «Prima i problemi più importanti».
Gli altri mi guardano, un po’diffidenti, ma sembrano d’accordo.
«Sempre che sia quello che dici tu, c’è un modo per liberare James da questi Ideali Emessi?» chiede Sirius, osservando con preoccupazione l’amico.
«Immessi» lo correggo. «Da quello che ho capito c’è qualcosa che ha sempre risvegliato… le “cavie”: un ricordo potente, qualcosa di veramente importante per lui ma che sia legato agli Ideali precedenti. In questo caso, per esempio, servirebbe qualcuno legato ai Nati Babbani o ai Lupi Mannari e che…»
«Frena!» m’interrompe Sirius, cercando di nascondere un prepotente sorrisetto sghembo. «Basterebbe solo un Nato Babbano?»
Rifletto un attimo.
«Sì, credo potrebbe funzionare: l’importante è che cominci a dubitare di quello in cui crede… come quando si cerca di convertire la religione di qualcuno: devi fargli credere che, forse, il suo Dio non è quello vero… o roba simile».
Dora mi fissa.
«Per caso mi hai nascosto un passato fra i Testimoni di Geova?» chiede, sbalordita. Vedo che cerca in tutti i modi di non ridere. Prima che io possa replicare, Sirius si apre nella sua fragorosa risata simile a un latrato che, dopo poco, contagia tutti, alleggerendo di molto la tensione.
Peccato che, a ricordarci dello spiacevole episodio, ci sia lo stesso James, che ha cominciato a urlare imprecazioni varie. Credo che Sirius se ne stia segnando mentalmente di quelle non-razziste, per usarle in seguito.
«In ogni caso, credo di avere la soluzione» dice il giovane Black, girandosi a guardare Lily, che inarca un sopracciglio. «Cara Evans, sei appena stata scelta per andare a risvegliare il tuo principe azzurro».
La risposta di Lily non tarda ad arrivare e, assomigliando in modo incredibile al ragazzo nell’altra stanza, comincia a pronunciare epiteti poco lusinghieri su Sirius. Mary ed Emmeline, fra una risata e l’altra, cercano di calmare l’amica.
«Sai, Felpato, penso di non avertelo mai detto» faccio io. «Ma credo che tu sia un genio».
Sirius fa un sorrisetto compiaciuto, mentre Lily si rassegna nell’avere il mio supporto.
Cosa ha fatto Peter nel frattempo? Non ne ho idea. Cerco di ignorarlo il più possibile.


*****

«Quindi cosa dovrei fare?» chiese Lily, ormai rassegnata.
«Be’, in teoria dovrebbe essere semplice» disse Remus, guardandosi attorno come alla ricerca di qualcosa. «In pratica, un po’ più complicato: vai lì dentro e ci parli, cercando di risvegliarlo».
«E perché dovrebbe funzionare?» chiese Lily, scettica. Remus la guardò come se avesse fatto una domanda idiota.
«Perché ti ama» rispose, semplicemente. Lily, che aveva già sentito parole del genere uscire dalla bocca di James o Sirius e aveva sempre pensato fossero solo idiozie per rimorchiarla, venne travolta dai ricordi e dai sensi di colpa. Era davvero così? James davvero la amava? E davvero lei era stata tanto stronza e idiota da non rendersene conto e trattarlo sempre peggio? Si sentiva come se il cuore fosse stretto in una morsa.
Remus continuava a guardarsi intorno.
«Cosa cerchi?» chiese Dora.
«Qualcosa per comunicare con Lily mentre è all’interno, ma sembra che siamo nella sala interrogatori più sfornita del mondo. E dire che basterebbe un semplice microfono…» disse Remus. «Certo che noi maghi avremmo un sacco di mezzi, ma i Babbani ci hanno battuto da tempo in fatto di comunicazioni».
«Be’, allora chiedi un microfono» replicò Dora. «La Stanza te lo fa apparire».
«Già, peccato che i surrogati Babbani della magia non funzionino, a Hogwarts».
«Però sono “surrogati”» s’intromise Eve anche se non capiva con precisione di cosa stessero parlando. «Questo vuol dire che qualunque cosa i Babbani possano creare, anche la magia può».
«Degna sorella» commentò Dora, soddisfatta. Eve cercò di nascondere un sorrisetto.
Remus annuì. Si concentrò un attimo e, sul tavolo posto di fronte allo specchio finto, comparvero due auricolari e quello che sembrava un piccolo bottoncino nero. Remus fece una smorfia soddisfatta. Prese il bottoncino e lo diede a Lily.
«Mettilo nell’orecchio» disse. Lily ubbidì, un po’ confusa, mentre Remus indossava un auricolare e porgeva l’altro a Mary sotto lo sguardo un po’ sbalordito di Dora. Remus gli fece l’occhiolino e Dora si rilassò, intuendo che c’era un motivo valido.
Era sempre stata un po’ gelosa e Remus lo sapeva. Di solito la prendeva in giro per questo ma, in un mondo in cui le persone come lui erano disprezzate, apprezzava quel genere di affetto.
Premette il pulsante sull’auricolare.
«Mi senti?» chiese a Lily nel microfono.
«Certo, è qui davanti a te» s’intromise Sirius, che non capiva nulla di aggeggi Babbani, e Remus lo fulminò con lo sguardo. Lily sorrise nervosamente e annuì.
«Cosa gli dovrei dire?» chiese la Rossa, sistemandosi una ciocca dietro l’orecchio.
Remus scambiò uno sguardo con Dora.
«Qualsiasi cosa» rispose la ragazza. «Le prime cose che ti vengono in mente di dirgli. Il resto verrà da sé».
Lily annuì, anche se non sembrava molto convinta. Prese un bel respiro e aprì la porta della sala interrogatori. Mentre la osservavano, dall’altra parte dello specchio, Remus sussurrò a Dora: «E tu come fai a sapere che funzionerà?»
Dora sorrise.
«Ti ricordi quel discorsetto, a luglio, l’anno scorso?» Remus annuì con un sorrisetto. Era il discorso che lo aveva convinto a mettersi con lei. «Be’, è quello che mi sono detta prima di cominciare a parlare. E ha funzionato, no?»
Remus rise piano.
«Penso che Teddy e la fede che ho portato per quasi un anno siano la risposta» commentò, dandole un leggero bacio, prima di riconcentrarsi su Lily, non senza aver lanciato un ultimo sorrisetto alla moglie. Eve, che era lì vicino, aveva ascoltato la conversazione sussurrata e osservava i due, sconvolta. Si riprese solo quando sentì la voce di Potter.
«Oh, bene, alla fine vi siete decisi a dare inizio alla tortura» disse, freddo e malevolo, non appena notò la ragazza. Lily lo ignorò e si sedette di fronte a lui. «Bene, ora cosa intendi fare? La Cruciatus va bene? Oppure siete stati più fantasiosi? Be', alla fine considero il parlare con una Sanguesporco già una bella tortura».
Mary vide la mascella di Lily irrigidirsi e non riuscì a trattenersi.
«Non lo ascoltare, Lily! Ricordati che quello non è James. Gli somiglia, ma non è lui. Ce la puoi fare. Concentrati» le disse attraverso il microfono. Lily respirò di nuovo e annuì quasi impercettibilmente. Dora cominciò a capire perché Remus avesse dato il secondo auricolare a Mary.
«Cosa sei?» chiese Lily. La domanda lasciò spiazzati perfino quelli nell’altra stanza.
«Un essere umano?» chiese a sua volta Potter, facendo spallucce. Lily sbuffò. «Be’, cara, se vuoi risposte sensate comincia col fare domande sensate».
«Cosa sei, realmente? So che non sei il vero James, anche se è ancora sepolto lì dentro» replicò Lily. Ora, più che agitata, sembrava realmente arrabbiata. Potter fece una faccia fintamente stupefatta.
«Oh, e così ora mi chiami James. Sono colpito» commentò il ragazzo, poggiandosi una mano sul petto con fare melodrammatico. «No, sul serio! Pensavo di dover aspettare il mio funerale per sentire il mio nome uscire dalle tue dolci labbra».
«Figlio di puttana» ringhiò Remus nel microfono, probabilmente non accorgendosi di aver premuto il pulsante.
«Ignoralo» disse invece Mary. «Cerca di concentrarti: cosa devi dirgli?»
«Invece no, non hai dovuto aspettare tanto» disse Lily, cercando di calmarsi. «Ti ho giudicato male, James, per tutto questo tempo io…»
«Per tutto questo tempo tu cosa?» replicò Potter. Aveva abbandonato la freddezza e il sarcasmo e ora si era lasciato andare alla furia. «Tu mi hai sempre trattato come se fossi l’essere peggiore su questa terra. Magari, per i primi cinque anni avrei anche potuto darti ragione, non ero proprio il miglior partito in quanto a comportamento. Ma dal sesto anno ho provato a cambiare. Sono cambiato per te, una lurida Sanguesporco che non merita neanche di essere considerata, e ho cercato di migliorare, di smetterla di trattare male i Serpeverde perché TU volevi così, di cercare di assillarti di meno, di diventare la persona che credevi meritassi al tuo fianco. E cosa hai fatto? Continuavi a guardarmi come se fossi un Vermicolo, un aborto di essere umano, continuando a idolatrare quel coglione di Mocciosus come se fosse l’uomo migliore del mondo». Potter rise, freddo. «Credo proprio che tu abbia leggermente invertito i ruoli: sarei dovuto essere io, il principe azzurro che conquista l’amore della bellissima principessa, mentre Piton sarebbe stato il malvagio che voleva rapirla». Rise di nuovo. «E pensare che, fino a poco tempo fa, avrei pagato per stare con te. Anzi, no, avrei creduto che “pagare” sarebbe stato un insulto, perché eri troppo per essere paragonata a qualcosa che può essere “comprato” o roba simile. Troppo bella, troppo intelligente. Troppo. E basta». Potter si chinò verso la ragazza, che nel frattempo, aveva sgranato gli occhi, ascoltando il discorso del ragazzo e sentendo che ogni offesa la trafiggeva come una coltellata al cuore. «Sai, non so cosa l’abbia provocato, questo cambiamento di idee. Forse è stata quella troia della Mason, forse Mocciosus per avere qualche chance. Ma non m’importa. Anzi, sarei quasi tentato di ringraziare il bastardo che l’ha fatto. Ora sono libero. Non me ne importa più nulla di te e non sono più costretto a starti a sentire come fa un genitore, pronto a soddisfare tutti i capricci di un poppante. Addio, Evans».
Dopo aver detto questo, Potter riprese la sua espressione indifferente e sarcastica e tornò a poggiarsi allo schienale della sedia, osservando le reazioni della ragazza, che aveva abbassato lo sguardo, nascondendo il volto dietro i capelli.
Nel frattempo, tutti nell’altra sala erano come stati colpiti da un Incantesimo della Pastoia Total-Body. Mary e Remus, al microfono, non riuscirono a spiccicare parola e gli altri osservavano Potter allibiti. Sirius, dal canto suo, che si era sempre chiesto perché James non reagisse e lasciasse perdere i tentativi di conquista mandando bellamente la ragazza a farsi benedire, si sentiva ora quasi in colpa, come se gli avesse suggerito lui in persona cosa dire.
«Che c’è, adesso piangi?» chiese Potter, malevolo, interrompendo quella cappa di silenzio. Lily alzò lo sguardo. Faticava visibilmente a trattenere le lacrime, ma aveva uno sguardo deciso.
«No, non piangerò» disse, calma. Mary strinse le labbra. Le sembrava che Lily stesse per cedere. «Non ho il diritto di piangere».
L’ultima frase sembrò toccare Potter, la cui maschera fredda si ruppe per un istante nello sbalordimento.
«È vero. Tutto quello che hai detto, è vero. Dalla prima all’ultima parola» continuò Lily, ignorando la reazione del ragazzo ma gioendo all’interno. «Sono stata egoista… stupida… stronza. Dicevo a gran voce che volevo ti togliessi dai piedi, dichiaravo di preferire chiunque a te, ti maledicevo in ogni momento possibile. Senza capire, che, ogni momento che passo a scuola, lo devo a te». Questa volta Potter non sembrò sentirla. Si stava controllando le unghie ed era concentrato su un neo sul polso destro.
«Continua, Lily, ti sta ascoltando» la voce di Mary le arrivò all’orecchio. «Non vuole darlo a vedere, ma è colpito e si sta facendo qualche domanda». Un piccolo verso di gioia. «Anche se molto poco, comincia a dubitare a quello che crede su di te. Credo si aspettasse rabbia, non una reazione così. Vai alla grande».
Lily non si chiese come Mary facesse a saperlo e non volle nemmeno farlo. Tuttavia quelle parole, le risvegliarono un po’ di speranza.
«Sei stato tu che, per tutto questo tempo, mi hai permesso di rimanere qui senza impazzire. Con i tuoi scherzi, con la tua finta idiozia – perché so che non sei un idiota, lo so da tempo – e i tuoi modi di fare. All’inizio pensavo che t’interessassi a me solo per rimorchiarmi, per portarmi a letto come facevi con quelle oche che vedevo, quando passavo le mie notti insonni, andarsene veloci dalla Sala Comune, indossando quasi nulla. Pensavo di provare rabbia perché mi dava semplicemente fastidio il tuo modo di fare. L’ho capito solo adesso. Anzi, l’ho capito quando mi hai chiamata Sanguesporco per la prima volta, quando sei cambiato, quando ho realizzato che mi sono sempre sbagliata: non volevo che smettessi di spuntare dai passaggi segreti solo per rivolgermi la parola; che provavo rabbia per quelle puttanelle (Emmeline fece una smorfia che, per tutti, indicò che quell’offesa non gliel’avrebbe fatta passare liscia) non perché non sopportassi te, ma perché ero gelosa; non volevo che smettessi di chiedermi di andare a Hogsmeade». Lily si asciugò una lacrima prima che scivolasse via. Potter, ora sembrava ascoltarla molto di più. Aveva smesso di concentrarsi su di sé e la guardava di sottecchi. «Perché non te l’ho detto prima? Be’, te l’ho già spiegato: perché sono una stronza egoista. Sai, credo che tu avresti dovuto lasciarmi perdere parecchio tempo fa, perché non sei tu quello che non merita di stare con me, ma è tutto il contrario. Tu sei sempre stato una delle persone migliori dentro questa scuola ed io, cretina come sono, non me ne sono resa conto, scambiando la tua bontà in idiozia e la tua disponibilità in arroganza. Sei sempre stato migliore di me e mi dispiace di non averti considerato come dovresti». Lily prese una delle mani bloccate di Potter, prendendola fra le sue. Il ragazzo le lanciò uno sguardo sbalordito. «Mi dispiace e credo ti toccherà sentire l’ennesima frase egoista: voglio che torni il ragazzo che sei sempre stato, voglio che ti liberi degli Ideali idioti che ti ha inculcato a forza la Mason, voglio che tu mi dia la possibilità di cambiare le cose. Magari non ci fidanzeremo seduta stante, ma di sicuro vorrò conoscerti meglio, darti la possibilità di innamorarmi di te come hai sempre voluto. So che non me lo merito e che non ho alcun diritto di chiedertelo ma lo faccio lo stesso perché io, come tutti quelli nell’altra stanza, sono disperata. Ti prego, James, ritorna».
«Io…» Il ragazzo abbassò lo sguardo, senza parole. Lily fu felice di vedere che il suo sguardo sembrava molto più puro, rispetto a quello sarcastico e freddo di prima.
«Be’, pensaci su, okay?» disse la Rossa, lasciando la mano del ragazzo e alzandosi in piedi. Non sapeva più come provare e sentiva che gli occhi le pizzicavano.
«Aspetta, Lily, cammina lentamente!» le disse Mary nel microfono. Lily rallentò il passo. «Ci siamo quasi, fra poco dovrebbe cedere. Ecco, ti sta guardando. Ora si guarda le manette… Ora di nuovo te e sta per…»
«Ehi, Evans, aspetta». La ragazza si girò, tentennando, con ancora la mano sulla maniglia. James sorrideva. Un sorriso sincero. «Vorresti venire a Hogsmeade con me?»
Lily si lasciò andare a una risata liberatoria, liberando le lacrime che lottavano per cadere, e corse ad abbracciare il ragazzo che cercò di ricambiare – cosa piuttosto difficile con le mani legate.
«Grazie» sussurrò James.
«No, grazie a te» replicò la ragazza, sottovoce, sorridendo. «Ti voglio bene… e sì, verrò a Hogsmeade con te».
Non riuscì nemmeno lontanamente a immaginare quanto fosse ridicolo il sorriso estasiato di James.


*****

Sarah Mason era seduta nel suo studio, china su un bacile d’argento posto al centro della scrivania. Era nella più completa oscurità e, se qualcuno fosse entrato, non sarebbe mai riuscito a vederla.
Il bacile era pieno fino all’orlo di un liquido rosso e denso che roteava, trasformandosi in un piccolo mulinello. Solo la Mason, in tutta la scuola, poteva veramente vedere cosa c’era in quel contenitore. Solo un vampiro anziano come lei, infatti, avrebbe potuto osservare non un vortice rosso, ma una stanza quadrata in cui una ragazza dai capelli rossi abbracciava con gioia quello che, probabilmente, era appena diventato uno dei suoi migliori amici.
La Mason fece un sorrisetto e bloccò il vortice, riponendo il bacile in un ampio armadio, che si affrettò a Disilludere. Poi uscì dall’ufficio e si diresse verso la camera da letto. Se qualcuno l’avesse vista, avrebbe potuto benissimo descriverla con un solo aggettivo: soddisfatta.



Sala Comune di Tassoverde

Buonsalve a tutti! Sono tornato con il nuovo e attesissimo (ma anche no) capitolo di The Storytellers! *fischi e applausi registrati*
Mi dispiace molto di avervi fatto aspettare così tanto! Giuro che non volevo! Ma, dato che vi ho consegnato un capitolo ben più lungo degli altri, mi perdonate. Vero? Vero? Massì, che è vero!
Allora... vi piace l'idea degli Ideali Immessi? Ammetto che mi è venuta mentre scrivevo il capitolo. Voi direte "E tutta 'sta stronzata è servita solo per far iniziare la storia Jily?" "Anche", rispondo io. Infatti, come potrete notare, la nostra carissima Mason è soddisfatta. Il che non promette sicuramente bene.
Mi dispiace per la storia della sala interrogatori, ma il mio lato amante dei polizzeschi non ha saputo resistere. Me lo perdonate, vero? :3
Il prossimo sarà un capitolo molto più tranquillo (e, quasi sicuramente, molto più breve) e quello che accadrà lo potrete facilmente intuire dal titolo che scriverò più sotto.
Alla fin fine, ho fatto pace (momentaneamente) con il mio cervello e ho deciso che darò come giorno d'aggiornamento le domeniche, ma pubblicherò sempre nell'arco di tempo venerdì-sabato-domenica. Per cui, occhi aperti ;)
Ringrazio le sei persone che hanno messo la storia fra le preferite, le due che l'hanno messa fra le ricordate e le diciannove (ragazzi, volete scherzare? Diciannove?) che l'hanno sistemata fra le seguite. Ringrazio in particolare angyp (che è stata la prima a recensire), Hoon21, Nymphy Lupin, MalandrinaFelpata e, la più recente, ArwenUndomiel! Ma, in generale, un grazie di cuore a tutti. Per Tosca, sto quasi per commuovermi :')
Un caloroso e affettuoso saluto a tutti/e,
Hufflerin

P.S.: Mi scuso per eventuali errori di ortografia: è tardi e faccio fatica a trovarli tutti. Se poteste segnalarmeli vi sarò grato in eterno.
P.P.S.: Se vi scappa un po' di tempo, recensite, ché fa sempre piacere ;)



Prossimo aggiornamento domenica 25/08/'13, con il quinto capitolo: "FAQ".

   
 
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