Le vie come al solito sono
piene di gente.
E le macchine intasano la
strada.
Sembrano tutti tante pedine
degli scacchi visti dal marciapiede; pronti a “mangiarsi” a vicenda- già- ad
anticipare le mosse dell’avversario.
Ma c’è da capirli, in fondo.
La loro fila è così enorme
che, non si riesce a vederne nemmeno la fine.
Taxi giallo, camion,
motorino, auto usata, furgoncino per consegne, auto di lusso, taxi giallo.
E sono tutti così buffi,
mentre strimpellano i loro clacson, sono così irritabili altri, alcuni sono
così pazienti.
Tutti -volenti o no però- in
attesa di quel semaforo.
Chissà poi, chi l’ha
inventato, il semaforo.
Sarà stato uno, che non
riusciva mai a passare per primo e che quindi; aveva bisogno di una mano per
poter sopravvivere. Una persona timida, magari alta come un gigante ma, timida
e troppo buona e che dava sempre la precedenza a tutti.
Bha.
Poi però un giorno si sarà
stancato e avrà proposto l’idea di questo semaforo.
Che comunque sia, è la
salvezza dei pedoni, - ehy magari quel tizio camminava sempre a piedi e non
riusciva mai ad attraversare la strada… da qui, la grande invenzione- che a
volte funziona e a volte no, sia chiaro.
Bha.
Quel giorno però sulla città,
su quelle strade affollate, c’era il sole e a volte – il vecchio “the sun”-
aiuta anche a sopportare quelle file interminabili e fra le altre cose, ad
aspettare quel vecchio tonto di un semaforo.
Non sapeva dire se gli aveva
chiesto di uscire, per via di quel sole… comunque sia ora, era per strada: lì,
fra quella calca di brave persone.
E il semaforo era scattato
già da un pezzo… e stringendo la sua giacca si era deciso ad attraversare la
strada –sulle strisce, da valente cittadino- ma… ad un tratto: lo vede.
Lui lo scorge fra tutta
quella gente –è impossibile non distinguerlo, ha ancora quei capelli tagliati
in quel buffo modo- e sta di fatto che, si ferma.
Si ferma così, per strada.
E anche l’altro, ferma il suo
passo.
Si riconoscono: dunque, si
fermano.
Sarebbe tutto molto normale
se il semaforo non scattasse proprio in quel momento.
E agli strimpellatori di
clacson – a quei taxi, a quei furgoni, a quelle multiuso famigliari, a quei
taxi- la scena, sarà colpa del sole negli specchietti, passa inosservata.
“O yasumi
nasai”
11.
-Romanticissimo!!!-
Kari arrossì. –Non urlare così… e
sta attenta quello scaffale mi sembra stracolmo di roba…-
Yolei si voltò, mentre con un
gesto fulmineo finiva di sistemare gli ultimi cd. –Ahh… non preoccuparti e
continua a raccontare!-
Kari sorrise. –Bhe, ha suonato per
me, al pianoforte… ed è stato magico!-
Yolei prese le mani dell’amica,
mentre il profumo del detersivo le solleticava il naso.- Ma perché diamine me
lo racconti solo ora !!Sono così contenta per te e per lui ovviamente!! -
-Siamo solo amici… e poi c’è
Daisuke!-
-Ancora non molla?!-
-No…-
Kari sospirò. -Gli devo parlare al
più presto mi intasa la segreteria di messaggi, mi invia vasi e vasi di fiori…-
Miyako starnutì e si sistemò il
cartellino in bella vista sulla sua giacca. –Ahi che vita…!-
Kari si mise a ridere, la sua amica
era sempre capace di farla sorridere… anche starnutendo Miyako Inoue era
particolare!
-Miya…- una donna indicò alla
viola la cassa. –Ci sono dei clienti, vedi di muoverti… Io sto sistemando le
casse sul retro.-
-Va bene…-
Appena quella si fu allontanata
Yolei le fece il verso agguantando l’amica e conducendola dietro al bancone
dove un uomo con i baffi aspettava sereno.
-Oh, Kari comunque a me questo
ragazzo mi piace proprio devo dire!- Si voltò verso l’uomo imbustando i cd,
porse lo scontrino con un grosso sorriso. -Grazie e arrivederci!-
Miyako era costretta a lavorare
come impiegata in quel piccolo negozio di musica il pomeriggio, per portare un
po’ di soldi a casa e soprattutto per un principio di indipendenza economica.
Kari la ammirava in gran segreto, avrebbe tanto voluto assomigliare alla sua
migliore amica.
Così persa in tali pensieri si
riscosse solo, quando una gomitata le colpì il fianco.
-Ciao Hikari!-
Ken Ichijouji se ne stava fermo
vicino al bancone con lo sguardo trasognante di Miya e quello stupito di Kari.
–Ah, ciao Ken!-
Yolei osservò la sua migliore
amica. Lo sguardo che diceva: ti supplico, presentamelo!!
-Cosa ci fai qui?-
Ken sorrise inquadrando la figura
della cassiera.- Cerco un regalo.-
La sorella di Taichi ne approfittò.
-Ah, Ken lei è la mia amica Miyako Inoue, frequenta la nostra stessa
università!-
Stavolta toccò a lei dare una
gomitata alla ragazza dai capelli lunghi che come risvegliatasi da un sogno.
Balbetto un ciao decente.
-Piacere!- le strinse la destra…-
E scusami ma mi puoi aiutare, Miyako?!-
-Certo… Ken!-
-Allora potresti consigliarmi tu
un regalo…-
**
Mimi camminava con passo spedito per i
corridoi degli studios. Sembrava leggermente nervosa, un suo bel sopracciglio
si alzava ed abbassava pericolosamente seguendo il ritmo dei suoi tacchi.
“Mi sembra di non parlare da una vita con
lui.”
E inoltre bussando a casa sua ieri non
rispondeva nessuno. Come era possibile tutto ciò? Aveva bisogno di chiedere
informazioni a qualcuno. “Devo parlare con Koushiro.”
Quel l’urgenza le logorò ancora di più i
nervi già provati dalla mattinata.
-Azumi!-
Una ragazza dai lunghi capelli castani si
voltò verso la donna. -Sì?Ah, Mimi.-
La donna si fermò la cartellina della
direzione stretta tra le mani. -Ah…Koushiro.-
Mimi si mordicchiò il labbro, perché Azumi
conosceva il nome di Izzy? La cosa le diede fastidio così improvvisamente si
ritrovò a stringere i pugni.
-Non lo so è un paio di giorni che non lo
vedo.-
La castana si torturò una ciocca
castana.-Ah…-
-Comunque dovresti domandare a Jyou di
sicuro lui ne sa più di me.-
Jyou?
Chi diamine era Jyou?
Annuì mentre la castana si allontanava. Si
passò una mano fra i capelli castani e riprese a camminare, improvvisamente troppo
triste in quei corridoi desolati.
**
Il capo l’aveva già avvisata da tempo.
E nella riunione era senz’altro la più
preparata fra tutti.
Il problema era che non c’era Izumi e lei
si sentiva improvvisamente fuori posto.
Incredibile come la tua vita possa cambiare
così rapidamente.
Due anni erano passati da, quando faceva
quel lavoro.
La chef in un programma televisivo, dove
conduceva e chiacchierava amabilmente con tutti. In quei due anni aveva avuto
modo di conoscere gente famosa, produttori e ora aveva la consapevolezza che
non le sarebbe accaduto nulla sul piano economico, ma si sentiva
incredibilmente depressa. Mentre invece chi apprendeva la notizia del
licenziamento solo ora, avrebbe avuto sì, tutti i motivi per odiarla.
Era stata presa come attrice, grazie anche
all’intervento del suo fidanzato. E tra un mese avrebbe incominciato a girare
le riprese…ma…. Si strinse nelle mani intanto che la voce del capo si faceva
contrita nell’annunciare quella notizia.
Ma…
E Izumi? Chi l’avrebbe detto a Koushiro?
Si portò le belle unghie alla bocca in un
chiaro gesto di stizza. Izumi che fine aveva fatto?
-Posso avvisare io…- si bloccò dato che
nessuno sembrava averla ascoltata.
-Jyou- il capo richiamò a sé una figura che
Mimi non aveva mai visto prima. -Avvisi tu gli assenti?-
-Si, capo.-
**
-Licenziato.-
Izumi si mise a ridere passandosi una mano
fra i capelli rossi.
-Koushiro…non c’è da ridere… siamo senza
lavoro.- Jyou sospirò, mentre il ragazzo continuava a gioire.
-Cosa ci trovi di così divertente??- Quello
si sistemò gli occhiali e il rosso continuava imperterrito. Ma ben presto si
accorse che stavano sogghignando di quella faccenda insieme.
-Ahaha!! E pensa che il dieci di questo
mese dobbiamo pagare il padrone di casa!- Izzy si tenne la pancia, e la sua
risata che ancora riempiva quella cucina.
-Già…e pensa che dobbiamo anche pagare le
bollette!- Jyou si levò i suoi occhiali pulendosi con la sua felpa.
-E il riscaldamento!Ahaha!!-
-E il gas??-
-E vuoi mettere il mio cellulare morto
miseramente sotto una macchina?!-
Jyou sghignazzò approvando col capo
l’ultima frase.
Si guardò intorno nel loro appartamento.
Non era nulla di chè, ma era pur sempre una bella sistemazione. E insieme si
trovavano proprio bene quei due. Il Kido si rimise gli occhiali sul naso, mettendo
a fuoco la figura di Izzy che ancora sorrideva. E poi ne avevano già passate
tante in una settimana…. Il cellulare di Izumi per esempio schiacciato da una
macchina mentre trasportavano i pacchi da una parte all’altra di New York. O il
fatto che appena entrati il contatore scattava, da solo, ogni dieci minuti….
Lo vide smettere di sogghignare ed assumere
quel solito cipiglio serio.
-Cavoli è un disastro!-
Cadde in piedi, stavolta toccava a lui ridere
di cuore per quello strano comportamento.
-Sì, Koushiro bisogna proprio festeggiare…!-
**
-Non ci credo, dovremmo fare economia, Joe.
E c o n o m i a ! - Si morse il labbro non sapendo se ridere o se piangere. –E
invece mi hai portato in un bar! In un bar! Che ci facciamo noi in un bar!-
Joe si gratto la nuca una smorfia
sfolgorante,intanto che quel bar prendeva vita lì alle undici di sera a New
York.
Si incominciava ad affollare di fatti, quel
bar di serie c; dove ci vanno le persone in cerca di amore, dove ci vanno le
persone per dimenticarsi chi sono… dove si ride e si piange. –Credimi non c’è
posto più adatto per noi di questo bar, adesso.- ed era vero Jyou lo pensava
davvero che quello che ci voleva a loro era quel locale: the red apple. La mela
rossa.
Koushiro si grattò la nuca. Confuso. –Oh,
ti sei bevuto il cervello!-
Guardo i tipi loschi mentre camminava tra i
tavoli, intanto che l’amico famigliarmente si sedeva su uno sgabello del
bancone.
Lo raggiunse prima di afferrare il nome del
drink che aveva ordinato anche per lui.
-Oh, no grazie signorina…non lo porti anche
per me!-
La bionda dalle linee seducenti sorrise.
Gli si avvicinò fino ad arrivare a un palmo dal suo viso e Koushiro ingoiò
titubante, spaventato da tanta confidenza.
-Cosa hai detto piccolo?-
Il rosso assunse le tinte del cremisi. Si
mise a ridere mentre scuoteva il capo. –Niente, niente!-
Jyou intanto se la rideva. Innocentemente.
-Perché mi hai portato qui??- Izumi lo folgorò,
mentre la bionda andandosene lo salutava.
-Perché è ora che tu ti rilassi un po’!- Si
mise a ridere alla smorfia di disappunto del giovane.
-Oh. Io. Sono. Già. Rilassato.- parlò a
scatti facendo aumentare il riso dell’amico.
-Oh, vedo, vedo!-
Izzy si morse la lingua. Si guardò intorno,
vicino a lui due giovani ragazze li guardavano ridendo sommessamente.
-Vuoi sapere qual è il tuo problema?-
Si accorse che Joe stava bevendo il suo
drink, si voltò e la sua capigliatura si rispecchiò nell’uguale bicchiere che
stava i fronte a lui.
-Che ci hanno licenziato?- fece il
sarcastico portandosi una mano a sostegno del volto.
-Oh, no, no giuro! Quello è l’ultimo dei
nostro… perdon… dei tuoi problemi amico mio!!-
Lo guardò non sapendo se dargli veramente
retta oppure no.
-Il tuo problema è Mimi!-
Quel nome lo fece sussultare. Il cuore seguì
l’intonazione della musica del locale la mela rossa.
-Mimi?-
Jyou si voltò verso di lui.
-Sì!-
Izumi sbuffò contrariato. –Ti sbagli Joe!
Mimi non è un mio problema!-assunse un tono acido che non gli si addiceva per
niente.- Mimi è un problema di quel Micheal… quel brutto carciofo lesso… non è
un mio problema! Cosa vuoi che me ne importi di Mimi?? Io, lei, insomma è solo
una mia amica al quale io ho fatto una promessa… e che davvero non avrei dovuto
fare. Cazzo. Mimi è solo Mimi Takikawa è la donna più…- si accartoccia tra una
frase e l’altra, e punta le sue iridi nere sul contenitore di noccioline, non
sapendo come continuare.
-Perché non le dici che la ami?-
Izumi
arrossì di botto e non rispose. Piuttosto si bagnò le labbra con quel drink-che
scoprì essere troppo forte- ordinato dall’amico.
-Io non la amo.-
Jyou tossì, divertito.
-Non più…- precisò quello stringendo le
mani in due pugni chiusi.
-Sì.. Sì… certo: Credici!!-
Izzy schioccò le dita. La rivincita
dell’orgoglio. E a volte non sappiamo perché facciamo cose che non sono nel
nostro dna. Che vuoi dimostrare? Jyou lo guardò mentre un barman si avvicinò a
lui.
-Scommettiamo?? Barista mi porti una
bottiglia di liquore!-
**
-La ringrazio Signora e non volevo
svegliare i suoi bambini…davvero…- Mimi arrossì inchinandosi ancora davanti
alla figura di una donna americana, con i bigodini accampati per aria, con una
maschera verde a coprirle il viso mentre dei bambini piccoli le tiravano la
vestaglia arancione.
-Si, si comunque il ragazzo che sta cercando
si è trasferito in un’altra zona. Gentilmente mi ha dato una mano con i miei
figli… quando ne avevo bisogno… è un bravo ragazzo…!-
-Ah… per caso ha le ha lasciato un
indirizzo o un numero di telefono?-
La donna si frugò la vestaglia. Aria
indifferente,crema che minacciosa voleva venir giù.
-Tenga…-
Su un biglietto Mimi sussultò nel
riconoscere la scrittura ordinata di Koushiro.
-Oh… Grazie signora, davvero! E se ha
bisogno di una baby sitter mi chiami quando vuole…!Grazie… Grazie ancora!-
La donna la vide sparire sulle scale.
Sospirò prima di chiudere la porta di casa.
–Ahi…l’amore…-
**
Avrebbe dovuto tornare a casa perché era
tardi.
Sì, insomma.
Avrebbe dovuto… ma invece se ne stava lì
accucciata davanti a quella porta di casa, decisa a non tornare indietro, fino
a quando non l’avrebbe visto, non gli avrebbe parlato.
Koushiro.
Aveva così tanta voglia di vederlo…
Accettarsi che lui era lì, che stava bene.
Lui senza fare rumore era diventato un
pensiero fisso.
Perché di settimane ne erano passate due.
Due lunghissime settimane, e tutte senza
vederlo neanche di sfuggita, nemmeno per sbaglio, neanche una volta.
E quel maledetto cellulare staccato… lui, un
pignolo di prima categoria con gli aggeggi elettronici… era incredibile, che il
suo telefono non avesse più campo da una vita.
Tracciò dei cerchi sul pavimento freddo.
Ma Mimi non era il tipo che si
demoralizzava in quel modo.
Ingoiò, cercò un pensiero rivolto a
Micheal…provò a sorridere, ma congelato, quell’indice rimase lì, a tracciare
cerchi su quel pavimento.
Ma era inutile, rimanere ad aspettare. Lei
non amava aspettare. Si alzò spolverando il piumino nero che indossava.
Insomma era ridicolo anche il fatto che lei
si fosse anche fermata lì. Era notte, probabilmente stavano dormendo, per questo
non l’avevano sentita. Oppure erano usciti. Le si strinse il cuore a quel
pensiero.
Si incamminò verso le scale, quando un
rumore di passi la fece fermare su una mattonella.
-Hick…Tu…sei…uno scemo! Siiii.Joe non hai
per niente…ragione…- una voce, quella di Koushiro risuonò nell’aria. Qualcosa
non andava però in quel tono.
Era…
-Avanti attento al gradinoo…- Joe si mise a
ridere afferrando l’amico che sbilanciato non eseguiva coerentemente gli
ordini.
Non si accorsero entrambi della figura di
Mimi sopra le scale.
-Guarda… Joe… non stai bene…hai gli
occhiali che girano…!!- Izumi si mise a ridere così, come un imbecille. –Però
alla fine l’ho vinta la scommessa…!- Un singulto interruppe la frase e Kido
scoppiò a ridere di nuovo.
–Ma se sei crollato dopo soli due
bicchieri! L’hai persa alla grande anche!-
Izumi singhiozzò, alzando la testa, un
sorriso sfrontato sulle labbra rosse.
Era ubriaco.
Mimi aveva le mani rilasciate sui fianchi.
Gli occhi castani che lo osservavano attenti, sorpresi.
E lui si bloccò. Lì a metà scala. Si bloccò
e Joe si alzò gli occhiali prima di mettere a fuoco, quella figura femmine
sulle scale.
-L’hai fatto ubriacare!-
La sua voce aveva un tono incredulo e che
non ammetteva repliche e fulminò l’uomo dai capelli azzurrognoli con
un’occhiataccia.
Jyou fece una smorfia.
-Scusa…ma lui ha deciso da solo di
ubriacarsi. Io lo volevo solo farlo distrarre un po’…e…e…signorina Takikawa che
ci fa lei qui?-
Mimi non prestò attenzione alle sue parole,
persa nella figura di Izumi.
E il rosso sorrise amaramente e
ironicamente nell’incontrare quegli occhi nocciola e per lui parlò l’alcool.
-è venuta a vedere se…-singhiozzò ridendo.-
ha ancora la mia spalla su cui piangere!-
La castana rimase ferma, immobile.
-Cosa vuoi dire?- chiese stupita.
-Su…Su, Izumi, quello che ti ci vuole è una
tazza di caffè…scusalo Mimi…ora andiamo…- Cercò di muoverlo sperando che il
rosso stesse in silenzio…ma…
-No, Joe… fammi parlare!- si liberò delle
braccia dell’amico che lo sostenevano e nei suoi occhi neri balenò qualcosa.
–Mimi, come stai?? Sono secoli… che non ci vediamo!!..-
Provò a rispondere ma,
quello si mise a ridere.
-Sei venuta a cercarmi…perché ti sei
lasciata con quel criceto?!...-
-No...io…- provò a scusarsi… cercando di
controllare i battiti furiosi del suo cuore.
-Ah! Ti sei finalmente accorta che esisto??-
Izzy la guardò quasi come un bambino
indispettito, la risata si era prosciuga del tutto ed il tono rimasto era
serio, duro. Mai l’aveva usato con lei.
-Koushiro…!- quel nome lo disse piano e
rimase incollato alle sue labbra vermiglie.
-No! No… Mimi non esiste nessun Koushiro! O
Koushiro-kun… o Izzy…o Izumi…!!-
La risata ritornò prepotente e Joe si grattò il capo.
–Bel casino…- soffiò piano quest’ultimo.
-Esiste solo Mimi. Matt… Yamato, Micheal o
Dio sa solo cosa!!-
Rimase in silenzio
esterrefatta e la sensazione più brutta per lei, fu il pensare che lui
era per la prima volta sincero.
-Esisterà sempre qualcos’altro. Per te.
Sempre qualcos’altro.- Di punto in bianco si passò una mano sulla testa, che
girava.
-Ed io scemo che ti amo. Ma non posso più soffrire
così. E sei ingiusta. Maledettamente ingiusta.-
Joe lo sorresse aiutandolo a finire la
scala.
Mimi fece un veloce passo in avanti verso
di lui, istintiva. Il cuore che scoppiava in petto.
Lui puntò i suoi bei occhi neri su di lei. Uno
sguardo fisso e Mimi arrossì senza ritegno.
-Se non sono niente per te ti prego
lasciami in pace.-
Sobria la voce, il tono e Mimi Takikawa sentì
i suoi passi incerti sorpassare la sua schiena.
Quel rumore di passi incerti ma veri, -stava accadendo davvero tutto ciò?- che
sgusciavano via da lei, rompendole qualcosa dentro che non seppe decifrare.
Delusione, consapevolezza di aver
sbagliato, e cos’altro sentiva cadere a pezzi dentro di lei?
Non era brava a porsi le domande adatte e ancor
meno a darsi le risposte giuste. E la mente in quel momento restò statica, non
ricevendo altro suono, all’infuori di quelle scarpe numero 40 che per
l’appunto: si allontanavano. Dal suo mondo, dal suo modo di essere.
Puoi girarla come vuoi Mimi
ma, la scena rimane sempre quella: una schiena che ne sorpassa un’altra.
E un rumore impercettibile fu quello dei suoi occhi castani che si riempirono a
mano a mano di lacrime amare.
Izumi si mise a ridere
quando Joe lesto lo fece entrare nell’appartamento. E la sua risata
echeggiò dentro di lei.
Lì su quella mattonella le sembrò che il
mondo avesse incominciato a ruotare all’incontrario.
Non si era ancora mossa, quando Jyou Kido la raggiunse lì, all’inizio
delle scale, e a pochi passi dall’appartamento B.
-Mimi…- la chiamò familiarmente dato che
ormai aveva assistito a quella chiara scena tra lei e il suo amico.- Tutto
bene? Non devi dare peso alle sue parole… è ubriaco… ed è stata colpa mia,
avevamo fatto una scommessa, sai e… insomma non dargli retta…-
Jyou smise di parlare. Alcune gocce
bagnarono la mattonella.
-Mimi..?-
-Cosa voleva dire?-
-Ah… Lui…-
La donna si voltò verso l’universitario, la
porta dell’appartamento aperta. Le lacrime solerti che scendevano fino a raggiungere
la mattonella di marmo. Gli occhi arrossati, luminosi; il viso in fiamme.
-…Lui…- sembrava un disco rotto, e schioccò
le cinque dita della mano. -Lui…- l’uomo con gli occhiali, ingoiò due, tre
volte.
-Lui.. mi ha detto
che mi ama?- era un sussurro, lieve, esitante.
Jyou sbattè le ciglia da dietro agli
occhiali. –Avevi dubbi? Tu… tutto questo tempo davvero non avei capito che ti
amava?-
E il mondo non
ruotò più, si fermò.
Provocandole
una dolorosa fitta allo stomaco ed ora le sembrava di venir
risucchiata da quella mattonella bianca, dove le gambe la sorreggevano solo per
inerzia.
E il cuore lì, dentro di lei, pulsava
irregolare e non poteva -non voleva-
controllarlo… quel battito furioso. Ed un sorriso triste… particolare, anomalo su
quel volto, spezzava in due le belle labbra vermiglie…
Le guance che
bruciano assieme agli occhi castani…
-No. Io Non l’avevo capito.-
…e il mondo che
riprende a girare.
Note dell’addetta ai
lavori. O.o pensierosa
°-° è un capitolo lunghissimo quindi ringrazio i
pochi eletti che saranno arrivati fino a qui. È il
capitolo al quale sono più affezionata. Scrivere la scena koumimi
è stata una gioia- anche se poi la faccio finire in
tal modo- ma bando alle ciance!!
O ciancio alle bande?
Ah. I misteri della vita XD
Smartgirl: *.* Smart mia, grazie per quello
che mi hai scritto o Yama e Take sono i due fratellini per eccellenza! Quanti
cuori infrangeranno i due biondi o quanti cuori avranno infranto? -.- no sono
partita mi rigiro tutto comunque tadha scena koumimi, inaspettata forse! Aspetto il tuo parere, bacione!
HikariKanna: The fantastic,
ammore mio con due m per eccellenza, ne ma poi al
fausto che dobbiamo punire per san valentino, novità?
Oh ti voglio bene anche io!! Prossimamente il Take e
l’Hikari in un cap solo per te! Bacioniii
Mijen:
Ohohoh, mi stupisci. *.* Hai beccato i due personaggi del flash back! Voglio
vedere se indovini chi sono questi all’inizio un po’ più difficile sono
contorta né! Una mimato oh allora sono onorata che
segui la mia storia, doppio grazie!!>.< tvb!
Kari89: la piccola! Piaciuta la zia?
Questo è pesante Izuccio ubriaco, ma mi sa che rimane
sempre lui hihi! Tvb un
bacione e un grazie speciale!
DenaDena: Olè ecco qui il fulvo che poi fulvo non è
dato che un rossiccio entrare in scena e cantarla di santa ragione a Mimi. Tesò
sper davvero che ti piaccia
come è uscito e spero che non vada troppo nell’Ooc!!
^_- un bacione tvbeneee
Talpina Pensierosa: Sao!! Piaciuto il cap? eh anche io sto davvero pensierosa sto periodo, o sarò in
pensiero perché starò pensierosa? O.o mha. Cancella
l’ultima frase, un bacione!
DarkSelene89Noemi: Capo! Spero che il capitolo ti
piaccia ma non ti sforzare troppo a leggerlo!! È un
ordine ^-^ anzi prenditela con calma che anche io sempre la testa per aria e
non riesco mai ad aggiornarmi! Ti voglio bene!
Memi: oh mon Yamato. A te questo è
dedicato. Oh la rima XD tex spero che lo apprezzerai,
malgrado tu la ultima parte e anche la prima la sai
già XD ma come farei senza la tua consulenza che mi risolleva nei momenti
peggiori riportandomi verso il cielo a discapito anche
delle noci di cocco, dei voldemort
e dei monsieur? Sei unica.
Bene e adesso tolgo le tende, grazie di cuore
davvero a tutti spero di non deludervi mai.
Yours Sara