Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: gossipgirl_dairies    17/08/2013    2 recensioni
"Quello che gli altri non hanno." è una storia d'amicizia, nel senso più profondo. Chi ha frequentato qualsivoglia tipo di scuola non avrà difficoltà a riconoscersi nella protagonista e nelle sue riflessioni.
-->le mie introduzione sono la cosa che meno invoglia a leggere, lo so. Ma ci provo.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quello che gli altri non hanno.


A Sofia, inconsapevole protagonista della mia storia. E alla mia classe, che difficilmente dimenticherò.



La campanella suonò e noi fummo liberi.
La campanella suonò e la nostra vita iniziò sul serio.
La campanella suonò e io mi ritrovai sul bordo delle scale, pronta a scenderle per l’ultima volta.
 Provavo una sensazione strana perché per la prima volta in cinque –lunghissimi- anni mi resi conto di quello che stavo perdendo e mi ricordai di quello che un insegnante molto tempo prima mi disse.
“La vera vita è là fuori. Il mondo è fuori da queste mura.”
Quello che mi aveva detto era la verità e ciò mi faceva paura. Il vuoto è sempre stato peggio di giornate piene di affanno, in fondo.
E poi c’erano i rapporti umani, gli amici e forse anche gli insegnanti. Quell’insieme di fattori che ti fanno riconsiderare le cose che hai dato per certe e che ti fanno dubitare perfino della tua integrità. Forse ti mancheranno, ma il momento sarà quello giusto. Quel “là fuori” ti farà comprendere se quello che hai vissuto finora era realtà o solo una dimensione semi onirica. Comprenderai la natura delle amicizie che hai stretto.
Le amicizie che fai a scuola sono di due tipi. Quelle destinate a durare per sempre e quelle destinate a durare lo spazio di un’interrogazione. In piedi di fronte alla lunga scalinata cercai di non pensarci perché la caducità dell’amicizia mi aveva sempre fatto rabbrividire. Ma ora forse ero pronta. Ero pronta ad affrontare tutto quello che sarebbe arrivato, tutte le delusioni e le amarezze che la vita mi aveva destinato. Ero pronta. Ero forte.  Avevo conosciuto in questi cinque anni persone splendide, alcune delle persone migliori della mia vita senza cui la sopravvivenza sarebbe stata praticamente impossibile. Sono quelle che ci sono state per te quando tutto sembrava crollarti addosso, sono quelle che ti hanno aspettato mettendoti da parte gli appunti e ricordandosi gli aneddoti migliori della giornata. Sono quelle che hanno assistito alle tue stupide battute, sono quelle che anche se non ti capivano ci provavano. Sono quelle con cui potevi parlare dei vestiti di Alexander Wang. Sono quelle che hai veramente conosciuto solo l’ultimo anno e che comunque si fidano. Adesso però volevo solo fare le scale ed andarmene.
Di sicuro c’erano persone che davvero non vedevo l’ora di perdere di vista. Persone che nella mia vita scolastica avevano interferito solo negativamente. Persone che mi avevano ferito e basta. Persone che avevano fatto il doppio gioco con il mio cuore e con la mia pazienza. Forse me l’ero meritato, forse avrei dovuto aspettarmelo. Questo è quello che avevo imparato. Perché è vero. A scuola si impara tantissimo. Certo è ironico il fatto che i maggiori insegnamenti non vengano dall’attenzione dovuta ai professori, che rappresentavano sempre più esempi di ingiustizia e malumore latente, ma piuttosto dalle relazioni stabilite con il prossimo o dalla convivenza.
“Il mondo non gira intorno alla matematica, ma al modo in cui la sai sfruttare a tuo vantaggio.”
Mi voltai indietro. Forse era troppo presto per scendere, forse aspettare era la cosa migliore. Ripensai al momento in cui conobbi la mia classe e poi ripensai a quando, molto tempo dopo, per la prima volta sentii di appartenere ad una classe. Ripensai a tutte le risate, agli scherzi ed alle goliardate a cui avevo preso parte. Non era stato male, in fondo. Mi ero divertita, in fondo. Ora avevo capito. Guardai la mia maglietta blu, quella che diceva chi ero e tutto fu chiaro.
«Sofia!» sentii chiamare alle mie spalle. «Sofia, sei pronta? Andiamo?»
Mi girai.


«Ciao.» cercavo di essere il più sorridente possibile.
«Ciao. Io mi chiamo Francesca.»
«Io Sofia.»
«Sofia lo sai che dovremmo tenere questa conversazione per i prossimi cinque minuti?»
Annuii. Mi sembrava un’impresa ardua riuscire a conversare con lui per cinque minuti. Mai, mai avrei immaginato che la nostra conversazione sarebbe durata per cinque anni.


«Sono pronta. Tu lo sei?»
«Sì. Sofia, non ti preoccupare. Dai, rivedrai tutto agli scritti. E poi anche agli orali.» mi sorrise. Era proprio quello di cui avevo bisogno. Un sorriso. Un sorriso per capire che non ero da sola.
Mi prese per mano, facemmo le scale, e insieme ci avviammo verso la nostra libertà.
La scuola superiore, ora, era davvero finita.



Toc toc ;);)
Pubblico ora, una breve one shot, che scrissi all’inizio dell’estate, subito dopo gli esami di maturità. E’ scritta piuttosto di getto e, a dire la verità, è un po’ troppo sentimentale. Ma vabbè. In ogni caso, penso che per chi l’abbia letta, sia chiaro come la fine del liceo è in fin dei conti un espediente. Per questo credo che anche chi non ha ancora sperimentato la fine del quinquennio, possa capire in profondità il messaggio che spero di aver mandato!
A prestissimo, os quiero <3

  
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: gossipgirl_dairies