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Autore: Loreparda    17/08/2013    6 recensioni
Raccolta di One Shot ispirate ai cinque brani contenuti nel primo EP dell'artista Ed Sheeran.
«Siamo adolescenti!» urlò alzando il bicchiere, la gente del bar aveva iniziato a guardarci male ma, dato che la maggior parte erano ragazzi ubriachi quanto noi, non avrebbero ricordato molto.
«Sai che ti dico? Che non sto capendo più nulla. Sono così ubriaco che potrei anche baciarti.»
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ed Sheeran
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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I LOVE YOU.
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Le foglie secche dalle sfumature calde, in precedenza attaccate sui rami sfogli degli alberi attigui, scricchiolarono sotto le sue bianche converse consumate e sporche.
Avanzò di alcuni passi verso una direzione sconosciuta, seguendo un tragitto senza meta che percorreva da circa un’ora, allo scopo di scaricare la tensione dal suo corpo al terreno sottostante.
Fissò il quadrante dell’orologio che portava al polso, individuando la posizione delle lancette delle ore e dei minuti, e le scorse in modo da segnare le diciannove e cinquantacinque minuti.
Sospirando, interruppe la camminata e si sedette su una liscia pietra nera all’ombra di una quercia, nonostante il sole autunnale stesse già tramontato portando con sé i suoi tiepidi raggi luminosi.
Estrasse dalla tasca una cartina e adagiò su di essa una noce di tabacco, arrotolandola e aggiungendo dall’estremità destra il filtro.
Con gesti esperti accese la sigaretta servendosi dell’ausilio di un accendino, non prima di aver passato la lingua umida sulla striscia di colla per fissarla al meglio.
Il fumo gli annebbiò la mente e gli provocò una tale sensazione di piacere che sciolse i suoi muscoli contratti dal nervosismo: mancavano ancora cinque minuti all’orario dell’appuntamento, Adele si sarebbe presentata.
 
Alcuni chilometri più in là, anche una ragazza era impegnata a misurare il tempo.
Lei, però, tra le mani reggeva un calendario, su cui alcune caselle erano contrassegnate da una croce; trenta era il numero dei quadretti marcati con un pennarello nero e corrispondeva alla quantità di giorni trascorsi dalla sera al locale.
Adele ripose l’agenda sulla scrivania e sfiorò con un gesto quasi automatico il display del suo cellulare, che s’illuminò mostrando un messaggio non ancora visualizzato: “Devo parlarti: vediamoci alle venti al solito posto. - Ed” recitava.
La giovane osservò l’orologio da parete appeso di fianco alla libreria, colma di capolavori, che indicava le diciannove e cinquantacinque.
Per l’intero pomeriggio era rimasta raggomitolata sul letto, avvolta nella coperta leggera, sognando Ed e imponendosi di trovare le parole giuste, ma era arrivato il momento di reagire, mettere da parte i suoi timori e correre a prendere l’ultimo treno, al fine di confessargli ciò che attanagliava la sua anima.
 
Alla prima sigaretta, che giaceva ora solitaria sul prato di foglie, ne seguirono altre, mentre le lancette dello Swatch trasparente comprato da un venditore ambulante continuavano a progredire ininterrottamente.
Il cielo, invece, aveva assunto una colorazione scura che si era sostituita a quella rossiccia simile ai capelli del suo spettatore solitario, ma egli continuò a sperare ad attendere l’arrivo della fidanzata oltre l’orario concordato.
All’improvviso udì dei fruscii e si girò sorridente, sorriso che mutò in una smorfia di delusione quando apprese che a produrre il rumore era stato un piccolo animale.
 
Adele aumentò l’andatura, passando da passi rapidi a una corsa, i capelli legati in una coda spettinata con dei ciuffi cadenti sul volto e il sudore che sgorgava sulla fronte pallida, e rallentò soltanto quando intravide una figura familiare dal volto simile a quello di un bambino triste cui era stato negato il dolce preferito.
 
Ed udì di nuovo un rumore alle sue spalle, ma questa volta non si affaticò a capirne la causa, sicuro che si trattasse di un’altra bestia, fintantoché sentì una voce: «Ed?»
I muscoli tesi, il fiato corto, il cuore dai battiti accelerati, riuscì a rispondere: «Adele?
«Sì.» Confermò lei.
«Io…» Dissero entrambi, sorridendo poi imbarazzanti e concedendo sempre insieme: «Prima tu.»
«Ascoltami.» Si fece coraggio il rosso, monopolizzando la conversazione. «Ho preparato decine, centinaia, migliaia di frasi romantiche, ma adesso mi vengono in mente solo tre parole.»
«Tre parole?» Si stupì la mora.
«Io ti amo.» Mormorò sottovoce lui, intimidito dal sentimento comunemente identificato come amore che lo investiva come uno tsunami.
«Cosa?» Domandò lei, temendo che si trattasse di uno scherzo della sua immaginazione, frutto dei troppi libri sentimentali che leggeva la notte quando non riusciva a dormire.
«Io ti amo, io ti amo, io ti amo.» Ripeté Ed con tono crescente, convinto, per sentirsi rispondere: «Ti amo anch’io.»
Non era una scena da film, erano sommersi da foglie e non da fiori profumati e colorati, ma tutto ciò di cui avevano bisogno erano quelle tre parole: un bacio voglioso sigillò le confessioni.

 

WRITERS' CORNER.
Aggiornamento settimanale!
Io e 
GingerHair_ ringraziamo le 7 persone che hanno recensito
e le 7 che hanno ricordato/preferito il primo capitolo.
Ovviamente, mi riferisco a questo account, 
perchè la storia è pubblicata su entrambi.
A sabato!

   
 
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