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Autore: Egi_    17/08/2013    1 recensioni
Londra, 1882.
"C’era un solo luogo dove avrebbe potuto cominciare davvero a vivere intensamente: Londra."
Kurt Hummel è un giovane aspirante poeta alla ricerca della sua ispirazione perduta, troverà molto di più.
Santana Lopez, giovane donna indipendente e moderna, vivrà un amore che la porterà a rivedere le sue convinzioni.
Quinn Fabray, sposata, è prigioniera di una passione imperdonabile.
Sullo sfondo una città magica, fatta di poche luci e tante ombre.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana, Quinn/Rachel
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Ciao a tutti! Allora quinto capitolo un po' di passaggio ma spero che vi piacerà comunque.
Non sono convintissima del capitolo e non l'ho ricontrollato a dovere quindi se trovate errori fatemelo sapere e perdonatemi!
Domani mattina (ho il treno all'alba) vado al mare con i miei amici e quindi avrò cinque giorni di divertimento.
Al mio ritorno aggiornerò subito (appena mi sarò ripresa dai), promesso.ù
Diciamo che per il 23 avrete il prossimo capitolo! 
Grazie a tutti quelli che recensiscono, preferiscono, ricordano e seguono (vi adoro!).
Buona lettura e a presto :)



CAPITOLO CINQUE

 

Rachel era davanti allo specchio quando Quinn entrò nella stanza.

Gli attori si cambiavano in uno stanzone enorme, tutti insieme. L’unico escamotage per proteggere la privacy, come la chiamavano gli inglesi, erano dei divisori di legno leggero dove avvenivano i cambi d’abito.

Ora la grande sala era vuota, l’unica rimasta nel teatro era Rachel Berry.

Quinn sapeva che l’avrebbe trovata lì.

Rachel, dopo ogni spettacolo, si fermava dietro le quinte per riflettere sulla sua performance e per uscire dal personaggio che altrimenti, diceva, le sarebbe rimasto attaccato addosso.

Era sempre l’ultima a lasciare il teatro e spesso la sua vettura doveva aspettarla per un paio d’ore. Più di una volta nell’ultimo anno erano stati Quinn e Finn a riaccompagnarla a casa a tarda notte.

Quinn rimase a guardarla per qualche istante, in silenzio.

Rachel si stava lentamente togliendo il cerone dal viso. Si guardava nello specchio sporco passandosi minuziosamente una piccola spugna imbevuta d’acqua sul viso.

Aveva ancora indosso i pesanti vestiti di scena ma si era sciolta i lunghi capelli castani.

Quinn pensò che era bellissima.

L’intensità con cui la guardò era tale che la giovane cantante la percepì e si voltò di scatto.

Quinn! Mi hai spaventata!”

Quinn sorrise mentre si avvicinava alla diva: “Mi perdoni miss Berry.”

da quando in qua mi chiama miss Berry, signora Hudson? Potrei offendermi.”

La risata di Quinn riempì la stanza rimbalzando sulle pareti.

mi offenderò io se mi chiami ancora signora Hudson!”

Quinn si mise dietro Rachel e le appoggiò le mani sulle spalle, abbassandosi alla sua altezza in modo da guardarla dritta negli occhi scuri.

sei stata straordinaria stasera,” disse con quella sua voce leggermente roca “anche se purtroppo mi sono persa una parte del terzo atto.”

Rachel fece il broncio: “Come mai? Ti abbiamo annoiato?”

assolutamente no! Santana ha insistito per conoscere miss Pierce.”

I grandi occhi scuri di Rachel si spalancarono per la sorpresa.

la mantenuta?” disse Rachel “quella Brittany Pierce croce e delizia dell’alta borghesia londinese?

Che cosa potrebbe mai volere Santana Lopez da lei? Pensavo volesse salvare solo le prostitute da bordello.”

Quinn sorrise davanti all’espressione interessata di Rachel.

La sua amica adorava i pettegolezzi ed era un’assidua frequentatrice di molti salotti.

Lei e Quinn si erano incontrate spesso a Hyde Park per spettegolare comodamente dentro la vettura dell’una o dell’altra.

non ne ho idea.” rispose Quinn “comunque hanno finito per bisticciare, cioè Santana ha avuto uno dei suoi scatti di nervi e si è messa a urlare come al suo solito.”

oh conosco molto bene gli scatti nervosi di Santana Lopez. Razza di maleducata… se non si da una regolata rimarrà zitella. Non troverà mai un marito che riesca a sopportare i suoi difetti.”

Quinn sospirò: “Magari non lo vuole.”

Impossibile.” obbiettò Rachel “Nessuno, nemmeno Santana Lopez, desidera la solitudine. Tutti hanno bisogno di qualcuno.”

magari non necessariamente questo qualcuno di cui hanno bisogno è il loro marito.”

La voce di Quinn era un soffio.

Rachel rabbrividì nel sentire il respiro dell’altra donna sul collo.

Quinn le faceva sempre quell’effetto, non riusciva a esserle indifferente.

Si scostò dal tocco dell’amica e balzò in piedi, il cerone ancora per metà sul volto nascondeva almeno parzialmente il suo imbarazzo.

Quinn no. Te l’ho già detto, quello che è successo tra noi è imperdonabile. Non accadrà di nuovo. È sbagliato. Siamo due donne e tu sei sposata…”

Quinn la interruppe facendo un passo verso di lei: “Rachel ne abbiamo già parlato, io non…”

E presto sarò sposata anch’io.”

Quinn si pietrificò, una mano tesa verso Rachel congelata in un gesto biblico.

Credette di non aver capito bene (l’inglese a volte la metteva ancora in difficoltà): “Come scusa?”

sarò una donna sposata anch’io.” Rachel sospirò, “Jesse St. James mi ha chiesto di sposarlo e di seguirlo a New York. Dice che il futuro è in America ormai. Il teatro europeo è morto.”

Il cuore di Quinn si spezzò. Letteralmente.

Non aveva mai provato un dolore simile, prima.

Le mancò il fiato, il suo campo visivo si restrinse, pensò che sarebbe svenuta.

Sudori freddi, formicolii, tremore alle mani e lo stomaco stretto in una morsa dolorosa.

Da ragazzina aveva visto una lepre in una tagliola. L'animale urlava per il dolore e si dibatteva nel tentativo di sfuggire a quella presa letale ma non poteva avere successo, non aveva scampo.

La piccola Quinn era rimasta a fissare il povero animale fino a che non era arrivato suo padre.

Il marchese di Bruges si era avvicinato alla lepre, l’aveva tirata fuori dalla tagliola e senza dire una parola le aveva spezzato il piccolo collo peloso.

Quinn aveva pianto disperata.

Suo padre si accovacciò davanti a lei e le disse che a volte una morte rapida è l’unica misericordia possibile, a volte il dolore da sopportare è troppo e la morte è una liberazione.

Disse che l’aveva imparato durante la guerra in Crimea.

Ora Quinn finalmente capiva le parole di suo padre. Avrebbe voluto che qualcuno lo tirasse a lei il collo, quel dolore era più di quello che era in grado di sopportare.

Ne sarebbe morta.

Deglutì, non avrebbe pianto davanti a Rachel.

Bene.” la sua voce tremava, “felicitazioni allora.”

non gli ho ancora detto di sì.”

non vedo perché non dovresti Rachel. Jesse St. James è un ottimo partito ed è ambizioso quasi quanto te. Ci sono matrimoni che vengono celebrati per molto meno.”

Non riusciva a guardarla, come avrebbe potuto?

La amava talmente tanto da soffocare.

Respirò profondamente e puntò lo sguardo verso la porta.

comunque ero venuta a dirti che venerdì sera diamo una festa in maschera da noi. Io e Finn.

Sei invitata ovviamente.”

Senza aggiungere altro e senza incrociare lo sguardo castano di Rachel fece per uscire dalla stanza.

Quinn, aspetta ti prego.”

Quinn esitò. La amava con tutta se stessa, come non aveva amato mai e come, ne era certa, non avrebbe amato mai più.

Certi tipi di amore si provano una volta sola nella vita e anzi c’è chi non ha nemmeno tanta fortuna, c’è chi quel tipo d’amore non lo prova mai.

Quell’amore che è devozione, che è l’affetto di una madre per i suoi figli e l’amore passionale dell’amante insieme.

 

buonasera miss Berry.”

No, Quinn Hudson Fabray non avrebbe aspettato più.

 

 

 

Brittany S. Pierce era nel suo cabinet de toilette.

Si ammirava nello specchio.

Una cascata di capelli biondi, due occhi azzurri come zaffiri incastonati in un viso dai lineamenti perfetti, le labbra sottili e rosse come la passione.

Brittany si disse che l’unica cosa che aveva, l’unico suo vero possesso era la sua bellezza.

Paradossalmente era anche il bene più effimero che si potesse possedere.

La sua bellezza, la freschezza dei suoi vent’anni sarebbe scivolata come sabbia in una clessidra.

Passò le mani sul tavolino di marmo su cui teneva tutti i sui profumi, le sue creme, i suoi gingilli.

Niente in quella casa era davvero suo.

Era tutto degli uomini che la mantenevano.

A volte si ritrovava a pensare che nemmeno lei era veramente sua. Non le apparteneva nemmeno se stessa. D’altronde non era forse solo ciò che gli uomini che la pagavano volevano che lei fosse?

Anche quegli uomini però vivevano in un paradosso costante e questo le metteva sempre una strana allegria addosso.

Non si dice forse mal comune, mezzo gaudio?

Le uniche cose che volevano veramente erano affetto, amore, devozione ed erano anche le uniche che da lei non avrebbero mai avuto.

Lei non amava, non sapeva nemmeno come si faceva.

Una recita, la vita non era nient’altro che una recita molto ricercata.

Il mondo solo un palcoscenico e lei per qualche anno quel palcoscenico l’avrebbe dominato, cavalcando le luci della ribalta.

Brittany è consapevole che prima o poi quelle luci si sarebbero spente, che il sipario sarebbe inesorabilmente calato e lei sarebbe stata dimenticata.

Qualcun altro salirà sul palco, qualcuno più bello e giovane di lei che calpesterà il suo cadavere e lo getterà in qualche fossa comune in mezzo ad altri attori senza nome che avevano fatto il loro tempo, che avevano esaurito il loro spazio.

Si raccolse i capelli biondi in uno chignon alto e si sorrise mettendo in mostra i denti bianchi.

Era stata una serata particolare, non si era annoiata. Difficilmente andava a teatro per seguire lo spettacolo ma doveva ammettere che Rachel Berry era davvero una protagonista straordinaria.

Si alzò, addosso solo la sottoveste.

Aprì l’enorme armadio in mogano e passo le lunghe dita sulle vestaglie da casa.

Si soffermò su una rosso scuro, in stile orientaleggiante.

Sorridendo la tirò fuori e la indossò. Le stava benissimo. Il colore esaltava l’incarnato pallido della sua pelle, donando colore alle sue guance d’alabastro.

La vestaglia era dello stesso colore dell’abito che portava Santana Lopez.

Brittany era rimasta affascinata dalla donna e dal suo caratteraccio.

Era evidente che Santana non aveva idea di chi lei fosse e di come si mantenesse.

Brittany si domandò ancora una volta perché mai aveva voluto incontrarla.

Scoppiò a ridere al ricordo delle urla della latina. Probabilmente qualunque interesse Brittany avesse acceso in lei, si era spento velocemente e definitivamente.

Anche questo la faceva ridere.

Si chiese se suo padre non avesse avuto ragione quando le diceva che era una stupida ragazzina e poi le frustava le natiche e i polpacci fino a farla sanguinare.

La sua risata si trasformò in un eccesso di tosse.

Brittany cercò un appiglio per sorreggersi, la tosse non accennava a fermarsi.

Si portò un fazzoletto bianco alle labbra.

Quando lo allontanò era macchiato di sangue.

Questo non la faceva sorridere, per niente.

Forse avrebbe dovuto ascoltare il suo medico e smetterla con gli accessi, con il vino, con le notti in bianco.

Smetterla con quella vita.

Qualcuno bussò alla porta.

Sì?” la voce di Brittany era debole.

La porta si schiuse e la sua cameriera comparve, affettata.

è arrivato il signor Abrams, miss Pierce.”

Brittany sospirò: “Fallo accomodare e digli che sarò da lui in un attimo.”

Si guardò un’ultima volta allo specchio.

Era pallida come un lenzuolo, i suoi occhi torbidi per il dolore.

Sorrise di nuovo al suo riflesso.

Ricomincia la recita.”

 

 

  
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