17/08/2013
4 recensioniStavo uscendo dalla biblioteca comunale di Mullingar dove avevo studiato intensamente per tre ore.
Ero immersa tra i miei pensieri quando la bibliotecaria, una signora bassa, in carne, simpatica e solare, mi salutò dolcemente con quei soliti occhiali sulla punta del naso dicendomi
"Buona fortuna per l'esame di domani Genny!"
"Grazie signora Smith, a domani!". Risposi.
Uscii dalla porta, nevicava così tanto che il mio corpo rilasciò un brivido, per fortuna mio fratello Niall mi aveva comprato questa calda e soffice sciarpa azzurra che avvolgeva dolcemente il mio collo.
Cominciai a camminare in mezzo a quei freddi fiocchi di neve che mi arrivavano al polpaccio.
Come ogni giorno rispettavo la mia routine: ore 18.00 cioccolata calda e poi dritta verso casa.
Mi fermarmi davanti al bar, ormai il signor Smith, proprietario del bar e allo stesso tempo marito della bibliotecaria, mi conosceva perciò mi faceva trovare ogni giorno alla stessa ora la cioccolata pronta al solito tavolo che praticamente definivo "mio".
Entrai e, come sempre, sentii quel invitante profumino di dolcetti appena sfornati.
Dopo di che il cameriere mi indicò con un cenno il tavolo dove sopra, come previsto, c'era la cioccolata.
Mi tolsi la sciarpa la quale appoggiai sulla sedia accanto a quella dove mi sarei seduta all'istante.
Quando presi posto il mio sguardo ricadde sul sul paesaggio esterno al bar, ormai là fuori era tutto bianco ed il cielo inizia va ad imbrunire.
"Sarà meglio muoversi o succederà come ieri: mi prenderò le sgridate da Greg, che si preoccupa sempre troppo della mia salute". Pensai.
Il primo sorso è il più speciale perché sento il calore scendere lungo la mia gola.
La cioccolata era con tanto latte come piace a me, dopo circa 10 minuti eccomi arrivata all'ultimo sorso, lo bevvi senza esitare.
Con calma mi rimisi la sciarpa e mi avviai verso la cassa per pagare.
Uscii dal bar dopo aver pagato, era già buio.
Presi la solita stradina buia e nascosta per tornare a casa, passai, come sempre, davanti a quel vicolo cieco da cui provenivano delle voci maschili, sembravano adulti. Accelerai il passo ma una voce mi incitò a rimanere dicendo:
"Ehi piccola dove scappi!? Stai con noi, ti diverti."
"S-sono in ritardo" risposi senza voltarmi e continuando a camminare sempre più velocemente "S-sono in ritardo".
Sentii uno di loro avvicinarci sempre di più a me, fino a quando mi prese la mano e mi girò verso di lui bruscamente e lo vidi.
Mi colpirono particolarmente i suoi grandi occhi scuri ed inespressivi, poi c'erano i suoi capelli castano chiaro che coprivano un' occhio.
Era una trentina di centimetri più alto di me e credevo che era a scuola con mio fratello, Niall era in terza superiore ed il tizio in seconda.
"Spogliati." Mi ordinò, diventando ad un tratto serio e cancellando dalle sue labbra quel sorriso malizioso mentre io lo squadravo dalla testa ai piedi.
Io mi divincolai ma lui, essendo più forte di me, mi tenne ferma facilmente e mi trascinò verso il porta bagagli del suo fuoristrada, mi buttò dentro sgarbatamente e poi venne dentro anche lui.
Mi tolse il giubbotto, io lo implorai di smetterla perché mi stava facendo male.
Gli amici del ragazzo mi tirarono fuori dal porta bagagli ed iniziarono a spogliarmi mentre lui faceva lo stesso con se.
Le energie mi stavano abbandonando mentre la stanchezza stava prendendo il sopravvento e facendo in modo che io non reagissi.
Appena il mi sguardo si posò sul tizio dentro la macchina, ormai nudo, capii quello che mi sarebbe successo, la cosa mi impaurì all'istante.
Poco dopo mi ritrovai nuda come un verme sotto allo sconosciuto che si muoveva violentemente in me.
Io mi contorcevo dal dolore mentre il respiro del tizio diventava sempre più affannato ed accellerava.
Finita la tortura lui mi baciò ed io, per farlo allontanare al più presto, gli morsi con forza il labbro inferiore provocando la fuoriuscita di sangue.
"Come ti sei permessa!?" Mi disse arrabbiato per poi tirarmi uno schiaffo sulla guancia che cominciò subito a bruciarmi.
Mi ordinò di rivestirmi perché al più presto mi avrebbero portata via, così uscii dalla macchina per rivestirmi.
Per mia sfortuna gli amici di... Solo all'ora mi ricordai il suo nome: Dave, Dave Brown.
Uno degli amici di Dave mi afferrò il braccio con violenza per portarmi dai suoi amici, ma prima che questo succedesse raccolsi tutto il coraggio che avevo in corpo per poi tirare una ginocchiata sulle parti basse del ragazzo.
Quest'ultimo si piegò in due dal dolore così ebbi il tempo di scappare, ma purtroppo gli altri se ne accorsero e cominciarono ad inseguirmi.
La neve, essendo troppo alta, non mi diede la possibilità di mantenere l'equilibrio, così caddi dando la possibilità ai cinque di raggiungermi.
Fortunatamente, prima che mi raggiungessero, sentii qualcosa avnzare dietro di me così mi girai di scatto e e vidi un grande lupo nero che mi difendeva ringhiando contro gli aggressori. Essi si spaventarono e scapparono immediatamente.
Il lupo cominciò a leccare la mia guancia che pulsava ancora dal dolore che mi aveva provocato lo schiaffo di Dave.
Raccolsi le mie ultime energie per alzarmi ed avviarmi verso casa in compagnia del mio nuovo amico che avrei tenuto e chiamato Back.
*spazio autrici*
Ciao!
E' mezza notte e 3/4 ma non volevamo lasciarvi in sospeso ancora per una volta.
-Vi piace la nuova storia?
-Il capitolo?
-Che ne dite dell'esperienza di Genny?
Nel prossimo capitolo inizierà la "vera" storia dove descriveremo Genny e la sua vita difficile in cui dovrà diventare coraggiosa ed imparare a fidarsi...
Con questo vi salutiamo,