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Autore: Thalisis    18/08/2013    3 recensioni
Una storia diventata leggenda narrata ai quattro angoli di tutto il mondo.
La storia di due guerriere attorniate da intrighi così alti, così espansi da crollare su se stessi, una guerra mondiale.
Batavia e Thalisis, due nomi legati insieme da un futuro e un destino messo in gioco continuamente.
L'uccisione di un Dio e un trono demoniaco conquistato con il fuoco e il sangue. La dominatrice del peccato non potrà rimanere libera a lungo. Dovrà scontare i propri peccati.
Genere: Drammatico, Fantasy, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Lentamente Khaeli passeggiava nel turbinio di un vento gelido, carico di sangue. La terra secca si sgretolava passo dopo passo.
Fini rigagnoli di sangue si ramificavano e si snodavano all’infinito affondando nella Madre Terra. Una madre malvagia che risucchiava la linfa vitale dai suoi stessi figli.
Con il naso all’ insù Khaeli teneva gli occhi chiusi in un tunnel di macabro piacere, quello della punizione.
Da lontano una voce grottesca la richiamò a se stessa - Mia padrona, non sono rimasti superstiti -
Un enorme cerbero era accucciato a qualche metro da lei, enorme, dal pelo nero lucido e dai muscoli possenti  tirati dall’eccitazione del sangue che scorreva a fiotti.
In segno di rispetto chinò le enormi teste.
- Abbiamo terminato il nostro compito, dovremo continuare a cercare di riportare in vita il successore al prossimo ritorno del Mondo...-
con queste enigmatiche parole sospirò, poi alzò un braccio guantato e abbracciò il paesaggio.
- Ora però goditi con me tutto questo-
In tutta risposta il vento ululò più forte. Le fronde invisibili dei secchi e aridi alberi si piegavano a quel vento malvagio,
anime straziate si riversavano per le strade di quelle città oramai distrutte.
Oppressione, paura, sangue, solo questo Kaheli vi aveva lasciato poichè questo era ciò che quei sciocchi umani si erano meritati.
Un enorme fiamma si era eretta al centro di quello scempio, brillava più di tutte le altre, l’ultimo baluardo della fede, la purificazione stava avanzando grazie a lei.
Khaeli, la somma Dea della giustizia, rinchiusa in un corpo fanciullesco, grama consolazione. L'aspetto più consono alla purezza e alla giustizia,secondo la Grande Creatrice.
Lunghi capelli bianchi incorniciavano il suo viso a contrasto dei suoi grandi occhi rossi. Un rosso troppo vicino al sangue.
Tra la lunga distesa di cadaveri, sorgevano crateri lasciati da enormi palle di fuoco, in quell’inferno scuro milioni di fiamme si innalzavano al cielo in segno di vittoria.
Un rumore però attirò l’attenzione della Dea bambina.
Una mano funerea si sporgeva da un cratere non troppo lontano da lei, tentava di aggrapparsi per tirarsi su.
Un contorno di singhiozzi e lacrime ne accompagnava lo sforzo e la paura di quella terribile devastazione.
Quando finalmente riuscì a issarsi, una manina le si parò innanzi al naso e i suoi occhi si spalancarono a dismisura.
Aprì la bocca in un urlo silenzioso ma Khaeli la stava già traendo a se sorridendo gelidamente.
- Osi, tu, cercare di sottrarti alla  purificazione? - uno sciame di coltelli le penetrarono la mente facendola tremare dal dolore.
Ma per tutta risposta questa strinse più forte il fagotto a se, con impresso sopra uno stemma.
Grosse lacrime iniziarono a sgorgare dai suoi occhi cangianti, essi riflettevano svariati colori in sequenza mentre le iridi si spostavano spasmodicamente per cercare via d’uscita.
- La tua punizione sarà la peggiore di tutti coloro che sono periti qui, mia cara, no no no, non abbassare lo sguardo , non so cosa di tanto prezioso tu stia proteggendo,
ma non ti servirà più ora -
Parlò dolcemente e portò l’indice sotto il mento della sventurata, ed ella rimase pietrificata, il sudore gelido percorreva velocemente la sua schiena quando Khaeli mutò il suo corpo in qualcosa di orribile, indefinito, né buono, né malvagio. Il nulla.
Tutto il dolore che prima le era stato annunciato, ora si riversava in lei, davanti ai suoi occhi si paravano tutte le persone che in quei pochi attimi erano stati uccisi trucidati, tutto il loro dolore, era dentro di lei.
Lei era il dolore.

Cadde in ginocchio e milioni di ferite le si disegnarono in ogni parte del suo corpo. Urlò con quanto fiato aveva in corpo contorcendosi,
ma non un suono si udiva in lontananza. Un urlo muto, già morto sul nascere. Si lasciò andare finalmente in pace , distese le braccia e il fagotto iniziò a cadere verso il basso.
Prima che toccasse terra Khaeli portò le mani sotto di esso e lo raccolse, quasi immediatamente qualcosa iniziò a piangere, un neonato.
Un gelido sorriso si spalancò,ancora, sul suo volto.
Il fagottino pieno di stracci era una bambina dai grandi occhi cangianti come la madre, in ogni suo colore però si distingueva il rosso del sangue,
un inferno colorato che cambiava in ogni istante.
- Batavia, qui - ordinò e immediatamente il cerbero arrivò ancora sporco e incrostato di sangue e carne : -Si mia padrona? E’ ora del ritorno?-
La voce rispettosa tradiva un senso di famelica eccitazione verso quella devastazione, il sapore della carne non gli bastava mai.
- Abbiamo trovato ciò che da tempo immemore cercavamo -
Il Cerbero si chinò nuovamente e aspettò in silenzio.
- Tu per sempre porterai il marchio dell’inferno, tu per sempre sarai avvolta dalle fiamme eterne un grande compito ti attende sopravvissuta,
che tu sia maledetta e benedetta al tempo stesso , poichè tu scenderai negli inferi e salirai in paradiso e vi sarai regina per sempre generando i figli, dei tuoi figli, dei tuoi figli.-
Khaeli pronunciò questo ermetico messaggio con un tono totalmente diverso da pochi istanti prima, più rispettoso, più  solenne.
Mise la mano destra sul volto della bambina e poi chiuse gli occhi.
Le fiamme si ritirarono a mano a mano tramite le vene nel terreno, percorrendo i torrenti a ritroso risalirono fino alla mano della Dea e si riversarono nella neonata.
Dopo che ogni scintilla si impossessò del suo corpo la piccola chiuse gli occhi addormentandosi beatamente.
- Ora, non ci resta che andare, faremo ritorno il più presto possibile, non tutto è perduto -
-Si mia padrona- fu la riposta del servo, si chinò  e offrì la sua zampa come elevatore per portarla sulla sua groppa.
Dopo qualche minuti stavano gia cavalcando verso l’oscurità e mentre l’aria le sferzava il viso, Khaeli rise senza ritegno per poi svanire alla volta del nulla.


Shee'elvet guardava attraverso il diadema lo scempio che avevano comandato a Khaeli.
In quell' istante rivolse il suo sguardo oltre la spalla sotto il cappuccio. Quelle immagine di dolore e devastazione, erano troppo per lei.
Nella cristallina stanza fluttuante tutti i guardiani erano seduti e fissavano all’interno del diadema sospeso a mezz’aria.
C’era qualcosa che non andava però.
Mentre lei guardava la scena con dolore e sofferenza, gli altri sembravano impassibili... forse divertiti?
Tornò a guardare il lavoro che loro decisero di iniziare, un peccato che lei voleva espiare con la sua morte ma fu un idea a cui gli altri consiglieri dissero no.
Oramai non c’erano speranze, l’ultimo protettore non era stato trovato, dovevano ricominciare tutto da capo, il ritorno del nuovo mondo era solo un utopia.
Mentre Sharania era occupata a osservare l’operato della loro mietitrice, la lancia dell’Assoluzione stava vibrando lentamente.
Ogni tanto qualche piccolo bagliore verde argenteo si irradiava dalla punta ma probabilmente la sua padrona non lo notò.
Qualche pericolo era vicino, forse.

La lancia dell’Assoluzione era un’arma speciale, un’arma che possedeva un’anima propria,l’unica che potesse permettersi di giudicare chi potesse continuare la vita dopo la morte.
C'è chi la chiamava " Dio" in uno dei mondi che si succedettero. Chi lo chiamava " Diavolo" Chi "Graal" alcuni "Gweh'mahal" Grande Tutto. Ma in quel posto, dove tempo e spazio non esistevano, altro non era che un semplice oggetto di metallo e al tempo stesso non lo era. Possedeva la forma che il suo possessore riteneva idonea,
La sua forma era una lunga lancia metà bianca con tre anelli neri e metà nera con tre anelli argentei.
Essa poteva vedere il futuro e guardare nel passato, vivere in più presenti e qualcosa di brutto sarebbe successo di li a poco.
La vibrazione si fece via a via sempre più violenta ma ancora la sua padrona non lo notò.
I respiri dei presenti si fecero più irregolari,quasi eccitati, o forse impauriti dal senso di colpa.
L’odore di corruzione permeava in quella stanza, nei loro occhi una flebile luce di gioia perversa.
I cuori dei presenti iniziarono a battere ritmicamente all’unisono , ma quando Shee'elvet se ne accorse, fu troppo tardi.
Non si voltò neppure, sapendo che la sua vita era già scivolata via, guardò in basso e la cicatrice azzurrina si ritirò dal suo petto con un risucchio raggelante, mentre stava per cadere, guardò nel diadema in tempo per vedere Khaeli con un sorriso trionfante e qualcosa stretto tra le braccia.

Sorrise anche lei e prima di lasciare la sua vita toccò un punto del collo dietro la nuca.
Una grande fenice nera apparve richiudendola tra le sue ali, lanciò un canto leggero e cupo, come una marcia funebre e poi svanì nel nulla, e con lei la lancia.
Intanto in fondo al corridoio, verso l’oscuro portone, una figura ricoperta da un lungo mantello verde stava già svanendo da quel posto onirico.
I presenti nella stanza fissarono la scena in silenzio.
Un uomo anziano dallo sguardo acido prese la parola.
- Arifax credo che dovremmo seguire il padrone e alla svelta. Prima che Khaeli ritorni -
Un uomo robusto dai capelli radi sulla nuca annuì in silenzio e uno ad uno iniziarono a trascendere, svanivano  lentamente dietro ad una scia di cristalli.
Gli ultimi due ingaggiarono un breve discorso prima di dissolversi
- Credete che quella bambina possa...? -
- Non dire sciocchezze Tres è solo una neonata , era ovvio che almeno uno potesse sopravvivere, anche se mi chiedo il perchè, ora andiamo ci occuperemo di lei più avanti -
- Si ma se per caso fosse... in fondo lei non è morta del tutto - il tono di uno dei due si fece più impaurito ma quasi subito un secondo lo riprese
- No, va, ora -
Il grande Tempio dell’Equilibrio era silenzioso, il cristallo era tinto di sangue, ogni goccia colava dalle fessure verso il mondo inverso, un mondo che non doveva ancora conoscere il sangue.
Dopo che anche l’ultimo spillo di quel tradimento fu prosciugato, una colonna si incrinò alla base, ogni crepa si dilatava a dismisura fino a sgretolarla, innescando così una reazione a catena che iniziò a far crollare ogni base solida in quell’enorme stanza.
Così sotto mucchi di polvere e cristallo, la stanza, le trabezioni, il diadema scomparvero, e di quel posto non ci fu più traccia.

  
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