Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Marty1DFire    18/08/2013    5 recensioni
Angie, da 5 anni vive in Irlanda con la sua famiglia e stà per concludere i suoi studi alle superiori. E' una ragazza semplice, spensierata, romantica e un po' lunatica. E' tormentata da un oscuro passato e da un futuro che sembra essere già stato scritto. Lei e le sue più care amiche, con cui ha stretto una profonda amicizia quando viveva ancora in Italia, si preparano a vivere la loro estate da sogno, in giro per l'Europa. Libere, senza più nessun pensiero, si troveranno però ad affrontare innumerevoli imprevisti...e qualche piacevole conoscenza che, forse,cambierà completamente le loro vite...
*TRATTO DAL CAPITOLO 5!*
-Cosa cazzo fai? Lasciala stare!- All’udire una nuova voce, il mio cervello entrò ancora più in crisi. L’avevo già sentita. –Oh, stai fermo amico, non lo vedi che ci stiamo divertendo- ribatté il tizio di fronte a me. –Smettila ho detto! Staccati da lei!- urlò l’altro in risposta. –Oh, ma figurati se prendo ordini da un pivello- Sentii un tonfo. Il tizio che poco prima ballava con me adesso si trovava a terra. Botte, botte, sentivo urlare. -Tu non la devi toccare. Non la devi toccare.-
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

1°Capitolo

-Vai dentro e fai schifo!

 

Normalmente i miei pensieri sarebbero ricaduti sul riuscire a iniziare la giornata con la luna dritta, non pensando allo stressante rumore di quella dannata sveglia, che, puntualmente, tutte le mattine si divertiva a infondermi un chiassoso buongiorno.  Ma non quella mattina. Non nella situazione in cui mi trovavo. Di lì a breve avrei affrontato le prove orali del mio esame di maturità, e l’adrenalina stava già iniziando a scorrere nel mio corpo. “Dai Angie, sii forte! Tra meno di 24 ore potrai dedicarti all’estate a tempo pieno!” Già, i miei programmi per l’estate erano davvero tantissimi, ma ciò che li rendeva strepitosi  erano soprattutto le mie più care amiche, quelle che conoscevo da una vita, alle quali non potevo fare a meno. La frase mi frullò  nella testa in quei pochi brevi istanti mentre me ne stavo ancora intenta a guardare il soffitto della mia camera. Fortunatamente, bastò a darmi la carica. Scesi dal letto, decisa, quasi sorridendo. Avevo studiato splendidamente tutto l’anno, i professori si complimentavano della mia buona condotta e mi ero dedicata ad un ripasso non-stop  durante quelle ultime due settimane. Non avevo niente da temere. Scesi le scale e mi recai in cucina, dove la mia tazza di latte fumante mi aspettava pazientemente.
-Buongiorno, dormito bene?- mi accolse la voce di mio padre ancora intento a cucinare un bell’uovo strapazzato.
-Si, abbastanza-.  Mi sedetti al tavolino e versai nel latte i miei soliti cornflakes con scaglie di cioccolato. Pur vivendo a Dublino ormai da quasi 5 anni non avevo ancora perso l’abitudine della mia solita colazione all’italiana. Al contrario, mio padre aveva apprezzato le uova e il beacon con immenso piacere, fin dal primo giorno.
–Ciao- mio fratello minore fece il suo ingresso in cucina con un paio di occhi ancora assonnati.
–Ma che ci fai alzato tu a quest’ora? Sei in vacanza e hai anche il coraggio di presentarti in cucina alle 7 di mattina?-lo rimproverai seria, ma nel mio tono si poteva riconoscere anche un misto di invidia e stupore.
–Io mi alzo quando mi pare, e di quello che pensi  te me ne frega assai. Poi io i miei esami gli ho finiti da un pezzo- rispose acidamente lui. Nick aveva imparato ad essere scorbutico con me fin dalla nascita, come se ce l’avesse nel DNA. Perfino ora, che aveva  14 anni, non ne faceva a meno.
–Bhe, direi visto che non hai da fare la maturità–  Mio babbo interruppe il nostro “amorevole” discorso.
-Allora, la partita com’ è finita? Credo di essermi addormentato..- Tipico di mio padre. Addormentarsi sul divano per poi svegliarsi alle 3 di notte e piombare nel letto.
–Bene, 2 a 0 per l’Inter!- Già, quei due erano davvero incorreggibili. Perfino ora, a distanza di così tanti anni, il loro amore per il calcio e in modo particolare per quello italiano, non era cessato. Finii la colazione e mi recai in bagno, dove incontrai mia mamma, intenta a cambiarsi.
–Ciao tesoro! Allora, siamo pronti?- adoravo mia madre quando faceva così. Sembrava essere l’unica a dare segni di sapere qualcosa che non fosse il calcio.
–Si, via- dissi.
-Preso l’antistress?-
-Non ne ho bisogno…- Non l’avessi mai detto.
–Cosa? No no no, non puoi non prenderlo, ti fa bene. Poi se ti viene una crisi di nervi? Hai studiato tanto, è normale che succeda..poi…-
-Mamma, non lo voglio, mi fa venire la nausea!- mi lamentai, esattamente come una bimbetta piccola. L’argomento era chiuso. Dopo essermi vestita in fretta, presi lo zaino e mi avviai verso il portone di casa. Accesi il telofono e vidi l’orario.
-Oh, no…- Erano le 7:45! Imprecai qualcosa di imprecisato e corsi alla mia bicicletta. Si, penserete, e una macchina no? Purtroppo pur avendo la patente non ne possedevo ancora una propria.  Per cui preferivo affidarmi alla mia bici, semplice, comoda e ecologica  
–Ciaoo, io devo andare!- urlai. Nessuna risposta, bella considerazione! Ma non avevo tempo di occuparmi di simili frivolezze. Pedalai a velocità supersonica verso la St. Catherines School, la mia scuola superiore. Dio, se ero in ritardo! Travolsi quello che mi sembrò essere un ragazzo di terza e mi diressi verso la porta della mia classe. Davanti a me stavano intenti a ripassare due miei compagni di classe Gym Baker e Tiffany Bisley. –Ciao- li salutai, ancora un po’ affannata per la corsa.
–Ciao- risposero in coro loro, per poi tornare in meno di un secondo sui loro libri. Decisi di seguire il loro esempio. Aprii lo zaino e controllai se tutte le cose stavano apposto: quaderni, disegni, e cosa più importante la mia tesina. Tutto sotto controllo. La presi dallo zaino e cominciai a leggerla, ripassando per bene.  Avevo avuto l’idea di portare gli Stati Uniti, argomento di complessa vastità. Più leggevo, più la tensione saliva. No, non potevo farcela. Troppe cose, troppo tempo lì davanti ai professori. Mi pentii immediatamente di non aver preso quel dannato antistress.
–Ehi, secchiona che fai, studi ora? Non mi dire che hai paura di prendere solo un misero 100, non adatto ai tuoi standard perché senza la lode non siamo contenti giusto?- Mi voltai, pur sapendo perfettamente di chi fosse quella voce.
–E tu invece, non dovresti essere a casa a studiare, Peter pan?- Come mi piaceva chiamarlo in quel modo. Il mio migliore amico alzò un sopracciglio con evidente disappunto.
–Se proprio vuoi saperlo Collins, io so già tutto, mica come te che te ne stai lì a ripassare all’ultimo minuto. Brutte cose, cara mia- Sorrisi e lui ricambiò sfoderando i suoi denti bianchissimi, quelli per cui le ragazze andavano matte.
–Non provocarmi Tomlinson- lo avvertii. Poi però un punto interrogativo mi balenò nella testa.
–Ma scusa, tu che ci fai qui?- Dato che si andava in ordine alfabetico, la sua interrogazione non si sarebbe svolta quella mattinata.
–Sono venuto ad augurarti buona fortuna no? Che razza di amico sarei sennò?- Che rottura, dio se lo era! Però forse era per questo che li volevo così bene. In fondo lui era l’unico ad avere avuto un po’ di considerazione per me quando mi ero trasferita. Bhe, in realtà, ci aveva spudoratamente provato, com’era sua consuetudine fare, dato che era il belloccio della scuola che passava da una tipa all’altra. Però ero riuscita a informarmi sul suo conto (visto che tutte le ragazze lo conoscono, chissà perché -.-) e avevo evitato di cedere alle sue manfrine. Gli ho perfino tirato uno schiaffo quando ha tentato di toccarmi il culo! E da quel momento si è limitato a salutarmi e basta e a spiare le mie mosse di volta in volta. Un giorno però notai il suo strano comportamento e decisi di andargli a parlare faccia a faccia. Diversamente da come mi sarei aspettata, si presentò come un semplice ragazzino. Mi chiese perfino scusa. Probabilmente la mia compassione mi portò a perdonarlo, ma il nostro rapporto fu ben diverso da allora. Non mi trattò più come una di quelle stupide bimbette da conquistare ma semplicemente come una semplice ragazza, semmai da invidiare, visto che nel giro di poco tempo ero diventata una delle migliori della scuola. Iniziò a stuzzicarmi e a prendermi per i fondelli. Inizialmente lo odiavo, ma poi iniziai a controbattere alle sue cattiverie e a divertirmi un po’ anch’io.  Si instaurò così un rapporto di battutine stupide che però, non si sa in che modo, ci portarono all’amicizia. Che tutt’ora persisteva.
–Hai perfettamente ragione…Peter…-gli  sorrisi nuovamente. Sia il suo aspetto sia il suo carattere si poteva ricondurre al personaggio Peter Pan, nome con cui lo avevo soprannominato.
–Collins- tuonò una voce proveniente dall’aula di fronte.
Wow, di già? Maledetto Louis (così si chiamava il mio Peter Pan) per colpa sua non mi accorsi del tempo che passava.
–Vai dentro e fai schifo!- urlò.
Lo mandai mentalmente a quel paese ed entrai.


 

Saaalve a tutti :) Ecco a voi il primo capitolo di questa Fanfiction :D Sono nuova di questo sito ma ho letto già alcune bellissime storie che tanti giovani fan hanno scritto per i loro idoli/fandom/etc.. e ne sono rimasta davvero affascinata! Siete grandi, sul serio! ;D Quindi ho pensato “Perché non provare?” ed eccomi qua! Fatemi sapere cosa ne dite! ;)  Prometto che i prossimi capitoli saranno più lunghi! Alla prossima :D 

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Marty1DFire