~ a thousand {years}
more.
# colore
La sagoma nera era comparsa
all’orizzonte mentre Jack sorvolava le verdissime terre scozzesi in groppa al
vento, favoleggiando di una nevicata fuori stagione – tanto nessuno lo avrebbe odiato,
perché a nessuno sarebbe venuto in mente di incolparlo, purtroppo – giusto per scacciare la monotonia di un paesaggio così
fastidiosamente perfetto.
Sul momento
aveva pensato a un incubo. Era balzato rapido da una brezza all’altra, aveva
trovato un vento più veloce e gli era volato incontro, pronto ad affrontare...
«Ma che...?»
La sorpresa
era stata tale da fargli perdere la corrente; aveva impugnato il bastone ed era
riuscito a fermarsi a mezz’aria, in cima a una solitaria colonna di ghiaccio
che in un posto più popoloso avrebbe di certo sollevato qualche domanda, e lì
era rimasto a fissarli a bocca aperta.
Una bestia
alata, squamosa, incredibile, e un ragazzino che la cavalcava con la stessa
naturalezza con cui lui sfruttava i venti.
Jack li aveva guardati
per qualche istante sfrecciare in una linea così netta da tagliare le nuvole,
poi senza pensarci due volte li aveva seguiti. Non aveva mai visto né un
animale né tantomeno un essere umano come quelli – e adesso non aveva alcuna
intenzione di perderli di vista.
Ora volavano
quasi insieme, tutti e tre, e Jack scoprì che era come gareggiare con il vento
stesso; dominarono colli e vallate, raggiunsero la cima di una cascata
altissima, senza mai fermarsi. Si ritrovò a ridere forte, persino incurante della
consapevolezza che quel piccolo cavaliere non avrebbe condiviso la sua risata.
Fu lassù che
il ragazzino fermò la corsa, guidando dolcemente il compagno alato per mezzo di
uno strano pedale collegato a un pezzo sintetico della sua coda. Jack toccò
terra al loro fianco e soltanto in quel momento, mentre il ragazzo osservava la
conca sottostante, si accorse che piangeva.
«Un drago! Tu
hai un drago!»
Lo strillo
improvviso fece sobbalzare entrambi. Una ragazza dai capelli rossi – ma da dove sbucava poi? – fissava la
bestia come si potrebbe guardare a un miracolo, o a un cataclisma. Jack vide il
piccolo cavaliere alzare la guardia, asciugarsi rabbiosamente le guance e porre
una mano insieme rassicurante e protettiva sul dorso di quel suo – uh – drago,
che si lasciò sfuggire un unico cauto ringhio; la ragazza però sembrava molto
più eccitata che spaventata, e in un attimo fu chiaro anche a lui.
«Non...» Lo
sguardo del ragazzino andava da lei alla creatura, dritto attraverso Jack. «Non
ti fa paura?»
Lei si avvicinò
come se un incontro di quel genere a un miglio d’altezza fosse la cosa più
naturale del mondo, praticamente saltellando di gioia, gli occhi luminosi
quanto quelli di lui sembravano spenti. «Paura? Scherzi? È un vero drago! È un sogno che si realizza!
È la dimostrazione che tutte le antiche leggende sono vere – che ho fatto bene
a crederci!»
Jack sbottò in
una risata incredula. Si chiese se l’espressione del ragazzino fosse un degno
riflesso della propria.
~
Hiccup
e Merida hanno bisticciato fino a tardi per via di
non si sa bene quale disegno che lui non ha voluto mostrarle. Alla fine sono
crollati tutti e due, esausti, sullo stesso divano che ha sopportato impotente
tante furiose gare di solletico. Jack li vede mentre torna dal bagno, si
accorge dei capelli di Merida sparsi sul petto e sul
viso di Hiccup e sorridendo va a liberargli il naso,
perché non soffochi nel sonno.
Gli riesce
molto difficile tornare nella sua stanza, dopo. Ha una mezza idea di
accucciarsi ai loro piedi e di restare così finché ne avrà voglia, e al diavolo
tutto.
Probabilmente
non lo sapranno mai, ma, pure in pezzo a tanti acquerelli e a tanti ritratti
custoditi da scrigni preziosi, sono stati loro
i primi veri colori della sua vita.
Spazio dell’autrice
Il
primo incontro di Hiccup e Merida
attraverso gli occhi di Jack: cronologicamente questo dovrebbe essere proprio
il primissimo capitolo (parallelamente anche al Jack/Rapunzel),
quello che dà il via a tutte le altre interazioni tra i protagonisti. Quanto a
ciò che è successo a Hic per indurlo ad atterrare in lacrime a DunBroch – il dolore che si porta dentro fin nel modernverse, beh... sarà più chiaro nel prossimo. Sì, nel
prossimo, è una promessa. Ci credete che mancano solo due aggiornamenti e poi
finalmente tutto avrà senso? XD
Non
so più come dirvelo, ma GRAZIE di essere ancora qui.
Aya
~