Salve!
Questa è una fan fiction che ho buttato giù
“qualche”
anno fa, dopo aver finito la saga di Twilight e essermi resa conto che
alla
storia d’amore (per me) più
bella di
quel libro erano state dedicate solo poche righe: si tratta di quella
di Esme e
Carlisle. Allora, sulla base delle informazioni presenti nella saga, ho provato ad immaginare
quelli che dovrebbero
essere stati i loro primi incontri, i primi sguardi, i primi momenti
della loro
storia. E questo è quello che ne è derivato.
Ho
sempre pensato che prima o poi l’avrei pubblicata,
e ora il suo momento è arrivato. Mi dispiace sia rimasta a
impolverarsi per
tanto tempo, ma meglio tardi che mai! Ovviamente ho apportato qualche
piccola
correzione qua e là, ma nel complesso l’ho
lasciata com’era quando è stata
scritta (persino le note non sono state cambiate di una virgola!),
quindi mi
scuso se lo stile sarà un po’ banale o se qualche
parte sarà noiosa, mi auguro vivamente
di aver fatto qualche passo avanti fino ad oggi! Spero comunque che vi
piaccia.
Grazie per l’attenzione.
Note (quelle originali): Esme e Carlisle sono in assoluto i personaggi che preferisco nella saga di Twilight, per questo mi sarebbe tanto piaciuto che l’autrice, Stephenie Meyer, si soffermasse a raccontare qualcosa del loro passato, di come si sono conosciuti e di come si sono innamorati… purtroppo in tutta la saga non si è saputo quasi niente della loro storia, così ho deciso di scriverla a modo mio, immaginandola come avrei voluto che fosse… mi sono impegnata davvero molto e, anche se so di non essere molto brava come scrittrice, spero ugualmente che vi piaccia.
Prefazione
Non mi ero mai sentita più felice in vita mia. Mi sentivo così… diversa!
Era tutto ciò che avevo sempre sognato, e ora che il sogno diventava realtà… oh era così bello!
Non ero l’unica a notare la differenza: tutte le mie amiche e i miei conoscenti, tutti affermavano di vedermi cambiata, di vedere una nuova luce brillare in me. E ogni volta che mi guardavo allo specchio mi convincevo sempre più che quella era la cosa più bella che potesse capitarmi, la più bella che mi fosse capitata da chissà quanto tempo.
L’unico che sembrava non accorgersi di nulla era Charles, mio marito. Ma in fondo cosa mi aspettavo… lui aveva smesso di sorprendersi da tempo ormai. Persino quando gli avevo dato la lieta notizia era rimasto lì, impassibile e freddo, come era sempre stato e come sempre sarà. Lui si sente abbastanza adulto ed esperto della vita e del mondo da non stupirsi più di niente… da questo punto di vista, io mi considero ancora una bambina.
Capitolo
uno
Quello era un giorno importante per Esme Evenson.
Aveva fissato l’appuntamento con il ginecologo. Era così emozionata!
Non aveva neanche provato a chiedere a suo marito di accompagnarla… in fondo non sarebbe servito a nulla. Ma non era proprio quello il giorno di lasciarsi sopraffare da pensieri negativi, di nessun genere!
Aveva intenzione di recarsi in ospedale con almeno mezz’ora di anticipo, per evitare di fare tardi, ma si sa, gli imprevisti arrivano sempre nei momenti più inopportuni: una delle cameriere combinò un guaio con i vasi in salotto, tutto il pavimento era coperto di vetri rotti; lei si sentì costretta a dare una mano, e così uscì di casa appena cinque minuti prima dell’orario prefissato.
Appena arrivata in ospedale chiese subito informazioni, e le fu riferito che il reparto ginecologia si trovava al secondo piano. Così la donna prese l’ascensore, fortunatamente inutilizzato in quel momento, e arrivò a destinazione con il cuore che il cuore le batteva così forte che sarebbe potuto scoppiare, da un momento all’altro. Accidenti, quell’ospedale era davvero un labirinto! Mentre era intenta a guardarsi intorno, un po’ spaesata, alla ricerca di una qualche indicazione, un uomo con un lungo camice bianco le si avvicinò, e, con gentilezza e professionalità, le chiese: “Posso aiutarla?”
Lei alzò lo sguardo, e rimase quasi a bocca aperta alla vista dell’affascinante uomo in piedi davanti a lei: alto, una quarantina d’anni o poco più, capelli corti e biondi, pelle chiarissima e incantevoli occhi quasi dorati… si ricompose e, senza spostare lo sguardo da quei meravigliosi occhi che riflettevano la sua immagine, rispose:
“A-Ahem, sì – grazie. Stavo cercando il reparto ginecologia e…”
“Nessun problema, mi segua pure” disse lui con un sorriso mozzafiato.
Lei si sentì avvampare, abbassò lo sguardo e seguì il bel dottore mormorando un indeciso “Sì, grazie”.
“Buongiorno
dottor Cullen!” esclamò un uomo di
mezz’età con
un ampio sorriso incrociando il dottore; e non fu di certo
l’unico! Mentre Esme
lo seguiva lungo i corridoi dell’ospedale, che in quel
momento le sembravano
interminabili, notò che tantissime persone al suo passaggio
lo salutavano
sorridenti, e lui rispondeva a tutti educatamente, con quel sincero e
bellissimo sorriso in volto. Doveva essere davvero popolare
lì…
“A che mese è, se posso permettermi?”
Quella domanda la colse alla sprovvista. Abbassò di nuovo lo sguardo, arrossendo vistosamente e, sfiorandosi il ventre con entrambe le mani mormorò:
“S-Si vede già così tanto?”
Per tutta risposta il bel dottore si lasciò scappare una risata che la lasciò a bocca aperta:
“No, no, non si preoccupi! Si tratta di esperienza.” disse rivolgendole un ampio sorriso.
Lei, ancora incantata da quella risata cristallina, cercò invano di recuperare il filo dei suoi pensieri, senza tuttavia trovare qualcosa di appropriato da dire.
Era calato un silenzio davvero imbarazzante, ma ad un tratto il dottor Cullen, al suo fianco, si fermò, e, indicandole una porta disse:
“Eccoci qua! Quest’ospedale è un bel po’ grande, si rischia davvero di perdersi a volte…”
“Grazie infinite dottore, per essersi disturbato.”
Lui parve un attimo interdetto, poi sfoderando quel sorriso che le piaceva tanto, rispose:
“Si figuri, è stato un piacere. Ah e buona fortuna per la gravidanza!”
“Oh… grazie.”
“Arrivederci” disse lui, e, rivoltole un ultimo sorriso, si voltò e si avviò per quello stesso corridoio, svoltando subito dopo.
Lei rimase per un po’ a fissare la sua schiena allontanarsi. All’improvviso la voce di qualcuno alle sue spalle la richiamò dai suoi pensieri, facendola sussultare:
“Insomma, entra o no?” le chiese l’uomo in camice appoggiato sulla soglia della porta aperta, sulla quale era affisso un cartello: “Dr.Barrie, ginecologo”.
“S-Sì certo! La prego di scusare il mio ritardo!”
“Niente, niente…” disse lui scuotendo la mano.
Lei entrò un po’ impacciata nella stanza, subito dietro il dottor Barrie, con il cuore che aveva ripreso a battere all’impazzata, e la porta si richiuse alle sue spalle.