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Autore: livie    18/08/2013    4 recensioni
«Harry amava conoscere a fondo una persona, capire da un semplice sguardo i segreti più profondi della sua anima. Adorava sentirsi dire “tu sì, che mi conosci, Harry”.
Ma c’era uno sguardo impenetrabile che Harry Styles non riusciva a cogliere. Gli occhi di America Swell, spesso nascosti dai lunghi capelli castani, non davano spazio a nessuno. Sembrava che le ciglia che li incorniciavano fossero come filo spinato.
Nel sorriso di America non si potevano scorgere tutti i i tratti del suo carattere, perché America non sorrideva mai.
[...] Ripensò alle labbra di America, mentre si infilava il pigiama, e a come fossero sempre diritte, in quell'espressione seria e quasi imbronciata.
Pensò a come sarebbe stato bello baciare quelle labbra tristi. No, Harry no.
“Io ti farò sorridere, America Swell, io ci riuscirò”.»
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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'She will be loved.'





Ad Alice,
forza di ogni mio passo e ragione di ogni parola scritta.






America Swell aveva il maledetto vizio di lasciare le imposte aperte qualsiasi cosa facesse.
Le tende sottili e chiare la proteggevano dai pochi raggi di luce che entravano nella sua stanza il pomeriggio, ma non la proteggevano dagli sguardi indiscreti di chi, come Harry Styles, trovava nello spiarla un semplice passaggio della propria routine giornaliera. Come ogni sera, il ragazzo era appoggiato alla finestra della sua camera dipinta di azzurro, la sigaretta tra le labbra, il maglione nero un po’ grande e gli occhi verdi che lacrimavano a causa del vento secco e fastidioso che quel giorno aveva scelto di soffiare sulla piccola cittadina di Holmes Chapel. America se ne stava proprio lì, di fronte a lui, raggomitolata su una poltrona verde piena di toppe colorate assorta nel suo libro, con l’espressione seria e impassibile di sempre.
Come diamine fa?, si chiedeva Harry.
Quando era lui ad abbandonarsi alla lettura, sul suo viso si potevano scorgere migliaia di espressioni: un sorrisino che metteva in risalto le fossette ai lati delle labbra piene, o le sopracciglia corrugate e a volte anche le lacrime.
Harry Styles era passione in tutto quello che faceva.
Metteva l’anima e tutto il suo impegno anche nei gesti più semplici, come preparare la colazione per sua sorella Gemma, svolgere i compiti che gli assegnavano a scuola, giocare a carte con Niall il giovedì pomeriggio, leggere, osservare una coppietta di anziani che al parco davano da mangiare ai piccioni, assistere alle partite di football della squadra di Zayn mentre mangiava popcorn.
Harry Styles, tu sei il sole” gli diceva sempre sua madre. Ed era vero.
Harry Styles era il sole.
Nel sorriso luminoso di Harry potevi scorgere tutti i tratti del suo carattere aperto e allegro e anche tu potevi brillare della sua luce.
La sua spensieratezza era contagiosa, tutti amavano Harry Styles.
Ma erano davvero poche le persone o le cose che Harry amava.
Harry amava i suoi quattro amici, i venerdì sera passati a guardare i film davanti alla TV o ad ascoltare i vecchi dischi blues degli ani ’50, passeggiare mentre alcune goccioline di pioggia rimbalzano sul tuo ombrello, l’odore del mare e i maglioni di lana, così caldi. Ma più di ogni altra cosa, Harry amava conoscere a fondo una persona, capire da un semplice sguardo i segreti più profondi della sua anima.
Adorava sentirsi dire “tu sì, che mi conosci, Harry”.

Ma c’era uno sguardo impenetrabile che Harry Styles non riusciva a cogliere. Gli occhi di America Swell, spesso nascosti dai lunghi capelli castani, non davano spazio a nessuno. Sembrava che le ciglia che li incorniciavano fossero come filo spinato.
Nel sorriso di America non si potevano scorgere tutti i i tratti del suo carattere, perché America non sorrideva mai. Harry abitava accanto a lei da sempre, frequentavano gli stessi corsi a scuola e spesso la incontrava tra le strade della cittadina, ma in tutti quegli anni non aveva mai visto gli angoli della sua bocca piegarsi in un sorriso. Mai. Eppure era strano, pensava il ragazzo. Chiunque sorrideva quasi involontariamente, vedendo Harry.

 

 

Tesoro, ti ho portato il tè” una vecchina dai capelli bianchi raccolti ordinatamente sulla nuca sbucò dalla porta della camera di America, reggendo un vassoio con due tazze color crema fumanti. “Grazie nonna” fece la ragazza, sollevando lo sguardo. La donna si sedette sul bordo del grande letto e insieme sorseggiarono il loro tè nero, come ogni sera dopo cena.
Cosa leggi?” le chiese. “Niente di interessante, non credo che lo finirò” fece America “come stai, nonna?”. La donna si strinse nelle spalle e si sistemò la sciarpa viola che si ostinava a tenere anche dentro casa, “come al solito” sorrise. La ragazza sospirò, quasi esausta dal sentirsi dire sempre la stessa frase.
Com'era possibile non lamentarsi del dolore che affliggeva sua nonna? Dopo l'infarto non si era più ripresa completamente e i numerosi medicinali che era costretta a prendere non facevano altro che procurarle fastidiosi acciacchi.
Ma la nonna continuava a vivere la sua vita, prendersi cura di America, della casa e di sé stessa. Continuava a preparare le sue marmellate di agrumi che le arrivavano direttamente dall'Italia, a dipingere i suoi amati cavalli che da giovane aveva cavalcato, continuava a sorridere.
Sai America, credo che dovresti uscire un po', prendere un po' d'aria fresca. Chiama qualcuno e andate a fare una bella passeggiata, su.” la incoraggiò la nonna guardandola dolcemente. “E chi dovrei chiamare nonna?” sbuffò la ragazza. La donna scosse la testa e uscì dalla stanza parlottando tra sé e sé.
America abbandonò il libro sulla scrivania e si buttò annoiata sul letto. Osservò divertita, fuori dalla sua finestra, il ragazzo che ogni sera la spiava, convinto che lei non lo notasse. Era come una sicurezza per America arrivare a casa, nella sua stanza, e trovare quel tipo che la osservava. Era una delle poche certezza della sua vita, era sicura di trovarlo lì ogni sera nella medesima posizione mentre si torturava i capelli ricci intento a notare ogni suo minimo movimento.
Quanto impegno che ci metteva e quanto si sforzava sporgendosi oltre il davanzale per guardarla oltre le tende.
Ma questo ad America non dava alcun fastidio. Le piaceva essere spiata da chi di giorno aveva timore di salutarla nei corridoi della scuola.
America sapeva bene che quel solito ragazzo che la spiava dalla finestra era Harry Styles. Era il suo vicino di casa da quando si era trasferita all'età di cinque anni nella villa di sua nonna, frequentavano gli stessi corsi alla Holmes Chapel High School e una volta si erano seduti accanto in autobus.
Harry Styles era il ragazzo perfetto. Era bello, bravo a scuola e re del ballo di fine anno da quattro anni consecutivi. Harry era pieno di amici e tutti, tutti lo amavano. Era così sicuro di sé, poteva avere ai suoi piedi tutte le ragazze che voleva.
Eppure America non ricorda neanche una volta in cui il ragazzo l'avesse salutata. Di solito quando la incrociava, abbassava il capo quasi incapace di reggere il suo sguardo. Lei continuava a camminare, ignorandolo, pur consapevole che lui si era voltato per guardarla allontanarsi. Era un gioco, il loro. Ed America piaceva molto giocarci, quasi quanto le piaceva leggere o strimpellare la chitarra, infilarsi i vestiti che riusciva a recuperare nei bauli che trovava in soffitta oppure aiutare sua nonna a curare i fiori in giardino.
Il ragazzo inspirò ancora una volta dalla sua sigaretta e America con un' espressione disgustata, si girò su un fianco fissando sul palmo della sua mano, il segno tondeggiante completamente nero che le ricordava il motivo per cui odiava il fumo e chi fumava. Quella sorta di cicatrice le ricordava anche la prima parte della sua infanzia che aveva trascorso nei quartieri luridi di Londra, tra un bordello e l'altro, costretta a nascondersi negli sgabuzzini bui e tapparsi le orecchie prima che i gemiti e i versi di piacere terminassero. Le ricordava sua madre perchè quella era l'unica cosa che le aveva lasciato.
Strinse le labbra per mandare giù i conati di vomito e i cattivi ricordi, poi alzò. Spense la luce e iniziò a svestirsi, notando come Harry le accarezzava i fianchi solo con lo sguardo. Indossò una camicia da notte e si infilò sotto le coperte.
Dal lato opposto, Harry Styles sospirò e gettò uno sguardo verso l'alto, notando l'unico spicchio di luna stagliato nel cielo, tanto simile alla forma di un sorriso. Ripensò alle labbra di America, mentre si infilava il pigiama, e a come fossero sempre diritte, in quell'espressione seria e quasi imbronciata.
Pensò a come sarebbe stato bello baciare quelle labbra tristi. No, Harry no.
Si mise a letto e rivolse un ultimo sguardo alla luna, poi alla figura di America sotto le coperte.

Io ti farò sorridere, America Swell, io ci riuscirò”.







Se pensate che il prologo che avete appena letto sia qualcosa di davvero pietoso, beh, lo penso anche io. Nonostante ciò, ho deciso comunque di postare. Per Alice, ovviamente, a cui devo anche il meraviglioso banner.
La mia migliore amica e la mia autrice preferita, e vi consiglio di passare dalla sua
Flightless Bird.
Spero che sarete in tante a seguire questa storia, perchè l'ho scritta col cuore e mi è venuta in mente così per caso. America Swell è ispirate un po' a tutte le ragazze che, come me, sorridono poco. La sua prestavolto e niente di meno che la spettacolare Lana Del Rey.
Concludo dicendo che avevo programmato uno spazio autrice più decente di questo, e invece..
Anyway, siate buone con me e  lasciate qualche recensione anche perchè oggi è il mio compleanno, lol.
A presto!


_________________

Twitter:
_blueeskins

   
 
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