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Autore: miss dark    23/02/2008    4 recensioni
Una ragazza innamorata del suo migliore amico.
Lui non ricambia, non subito.
Potranno mai avere una storia, o entrerà qualcun altro nella loro vita?
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mai Più Noi-Capitolo 8

CAPITOLO 8

- Abbiamo solo 16 anni, non devi rovinarti la vita per il primo stronzo che capita, te lo vuoi mettere in testa? Lui ti ha detto di no, tu hai lasciato perdere e ora lui ti rivuole, credi che potrebbe tornare tutto come prima? Credi che staresti meglio o peggio?

- Non lo so.

- Se non lo sai tu, visto che io non sono veggente, non possiamo trovare una soluzione! Sta diventando insopportabile questa storia, te ne sei resa conto, vero?

- Sì, ma non so cosa fare!

Giulia stava per mettersi a piangere. Sara aveva ragione, quella faccenda iniziava ad essere abbastanza scocciante per tutti. Voleva trovarla una soluzione, doveva, ma, in quel momento, non le era sufficientemente chiara.

- Devi lasciare le cose come stanno, soffrirai ancora per molto tempo, ma piano piano, il dolore diminuirà fino a scomparire e allora, finalmente, tu capirai che hai fatto la scelta giusta e, soprattutto, non staremo più qui a farci queste domande dalle risposte ovvie.

Sara le mise una mano sotto il mento e le tirò su il viso irrigato da lacrime.

- Vedrai, si risolverà tutto e la nostra vita tornerà migliore di prima. Te lo prometto!

- Grazie, sei una vera amica!

Giulia si asciugò le lacrime con un fazzoletto di carta e accennò un piccolo e timido sorriso.

- Bene, visto che abbiamo risolto la parte teorica della faccenda più importante del momento, consiglierei di andare a prenderci una bella cioccolata calda al Bar dell’Angolo.

- Ci sto!

Si allacciarono in fretta le All Star nere, si misero i cappotti della Kappa e uscirono, golose di divertimento.

-*-*-

La fievole luce di una piccola lampada da scrivania illuminava la stanza buia. Un ragazzo chino sui libri era seduto al piccolo tavolo, con le mani nei capelli.

- Non l’imparerò mai, è inutile che io sprechi il mio tempo, sono un asino ignorante.

Chiuse il libro, spense la lampada ed uscì dalla stanza.

- Io esco, non prometto di tornare per cena. Fate come se io non esistessi.

Era infuriato, sbattè la porta d’entrata e fece tutte le rampe di scale di corsa, per sfogarsi.

Salì sul motorino, ingranò la prima e partì, nel silenzio della sera. Il vento gli sferzava la faccia, spazzando via le lacrime che sgorgavano senza ostacoli.

Era triste. Triste come non era mai stato in vita sua. Avrebbe voluto fermare quelle lacrime disubbidienti che gli rigavano la faccia, ma non poteva, le aveva tenute troppo dentro. Era ora di piangere, di sfogarsi.

Frenò di colpo. Una signora col passeggino e dalla faccia spaventata attraversò più velocemente che poteva le strisce pedonali, imprecando contro quel ragazzaccio che la stava per investire.

Restò lì, fermo, in mezzo alla carreggiata. Non per lo spavento, non per le parole di quella povera signora, per prendere fiato. Per prendere fiato dal mondo, dalle sue ingiustizie, dalla tristezza che queste comportano.

Si guardò intorno, cercando di raccapezzarsi. Era sotto casa sua. Non sapeva come ci era arrivato, per quale motivo, ma era lì.

Non poteva salire come faceva tutte le volte che aveva bisogno di parlare, non la poteva chiamare al cellulare e dirle di scendere al volo per andare a fare un giro. Doveva arrendersi alla verità, era finita. Se lo doveva mettere in testa che, oramai, non c’erano più speranze, quell’amicizia era terminata e non avrebbe potuto mai più ricominciare.

-*-*-

- Guarda che i miei mi ammazzano se non torno per l’ora di cena, devo andare a casa.

Giulia stava sussurrando alle orecchie di Sara, per non farsi sentire dai due ragazzi che avevano offerto loro la cioccolata.

- Dai, gli dici che resti a cena da me, per favore.

- No, non mi piacciono ‘sti due! Quello biondo continua a guardarmi in modo strano. Secondo me, hanno brutte intenzioni.

- Va bene.

Sara aveva la voce delusa, quello moro le piaceva e non trovava male neanche quello biondo, ma l’amica si sentiva a disagio e lei veniva prima di qualsiasi ragazzo.

- Noi dobbiamo andare, ciao.

- Come! Non andiamo a cena insieme? Noi ci tenevamo!

Giulia tornò a sussurrare.

- Io te l’ho detto che le loro intenzioni non erano uguali alle nostre. Anche volendo, tu non puoi andare a cena con loro, sbaglio o il ragazzo tu già ce l’hai?

Sara le rispose con uno sbuffo.

- No, mi dispiace, ma la mia amica non si sente molto bene e poi, io, ce l’ho già il ragazzo e lei esce da una storia difficile, non è proprio il momento adatto, credetemi.

Le due non aspettarono neanche una loro risposta o un loro insulto, si girarono e si misero a correre come delle forsennate verso la fermata dell’autobus, che stava giusto passando.

Lo presero al volo. Per fortuna trovarono due posti liberi e si poterono sedere a prendere un po’ di fiato.

- Certo che quei due non erano niente male!

- Secondo me erano solo dei porci e non avevano neanche serie intenzioni, abbiamo fatto bene ad andare via.

- Sarà, ma a me quello moro piaceva un casino!

- Ma tu ce l’hai il ragazzo, ed è pure bello e simpatico, come fai a pensare di lasciarlo.

- Sono altruista, lo voglio lasciare al resto del mondo, io me lo sono già goduto abbastanza!

- Lo vuoi lasciare?!?

La faccia di Giulia era a metà strada tra il sorpreso e l’arrabbiato. Michele aveva sempre trattato bene Sara, l’aveva sempre amata molto e le aveva anche lasciato tutta la libertà che lei gli aveva sempre chiesto. Come poteva, Sara, desiderare un ragazzo migliore di quello che aveva già adesso?

- Sì, mi sono stancata di lui. Mi sta sempre troppo attaccato e poi, mi sa che lui mi ha già tradita con un’altra.

- Ma figurati se Michele ti farebbe mai un torto del genere!

- Tu come la interpreteresti se vedessi il tuo ragazzo abbracciato alla ragazza più facile della classe?

Giulia non sapeva che cosa rispondere, non riusciva a credere che un ragazzo così buono avesse fatto un tale torto alla sua fidanzata.

- Mi dispiace, non potevo saperlo. Perché non me l’hai detto?

- Perché non ci ho dato troppo peso, ho preso una decisione da sola e domani la metterò in atto, lo smerderò davanti a tutti i suoi amici.

- Però potevi almeno dirmelo!

- Sei già abbastanza triste per i fatti tuoi, non volevo accollarti anche le mie preoccupazioni.

- Ma fra amiche si fa così, ci si aiuta a vicenda.

- Scusa, prometto che d’ora in poi ti racconterò tutto, ma proprio tutto. Ora, però, scendiamo, è la nostra fermata.

-*-*-

Daniele abbassò lo sguardo. Non doveva piangere, doveva smetterla! Non era più il caso di piangere. Lui avrebbe tanto voluto, ma non poteva, non poteva continuare piangere per un qualcosa di irrisolvibile. Doveva convincersi di ciò che era successo e prenderne atto, agendo di conseguenza.

Scese dal motorino, andò verso la fontana nella piazzetta lì vicino, quella dove lui e Giulia si erano spesso abbracciati per salutarsi, per dirsi che si sarebbero visti il giorno dopo.

Bevve due sorsi d’acqua. Questa sgorgò gelida nella sua gola, alleviando ogni sua preoccupazione e rinfrescandogli non solo la bocca, ma anche lo spirito.

Si allontanò per andarsi a sedere sul bordo di una fontana più grande, con tanto di giochi d’acqua e rocce finte.

Era una bella serata. Il cielo era sereno, quasi fosse stato dimenticato dalle nuvole.

Le stelle splendevano luminose su Torino, e la luna, sovrana di quello spettacolo mozzafiato, si stagliava pacata sulle colline, illuminando tutte le vie, le piazze e i monumenti, a partire dalla Mole.

Daniele era rimasto meravigliato alla vista di quel panorama mozzafiato e si era completamente dimenticato dei suoi problemi.

Chiuse gli occhi. Era stanco, era stata una settimana lunga e difficile. Non era riuscito neanche a capire se la persona che per lui contava di più al mondo, provasse ancora qualcosa per lui o se avesse veramente inteso che non si sarebbero mai più visti, parlati, salutati.

Aveva studiato tutto il pomeriggio e, quando era uscito di casa per prendere un boccata d’aria, il destino lo aveva portato davanti a casa sua, davanti a quel portone che aveva segnato la fine della loro amicizia.

Daniele aprì gli occhi, distolse la sua attenzione da quei pensieri tristi e ascoltò attentamente il silenzio. Pochi secondi dopo, la sua intuizione si dimostrò fondata: da una delle strade che finivano nella piazza, arrivavano delle risate.

Il ragazzo tornò speranzoso, aveva un’altra possibilità per scoprire la verità che a tutti era ormai chiara, tranne che a lui.

-*-*-

Giulia e Sara scesero dal tram, in silenzio.

Camminarono abbastanza velocemente per raggiungere il prima possibile casa di Giulia, per non farla sgridare dalla madre.

- Certo che mi hai scioccata dicendomi che Michele ti ha tradita per Marilena. È pure brutta, secondo me.

- Beh, proprio brutta non direi, ma non è certo tutta ‘sta gran bellezza che i ragazzi vogliono far credere.

- Guarda che loro ci vanno dietro solo perché l’ha già fatto più di una volta!

- Lo so, però se fosse un cesso tremendo, non ci andrebbe dietro nessuno!

Giulia sorrise.

Ci fu qualche secondo di silenzio.

- Te la vedi Marilena grassa, piena di brufoli, con gli occhiali e l’apparecchio ai denti?

Sara ci mise un po’ per formarsi un’immagine nitida di quello che l’amica le aveva chiesto, ma appena le venne in mente, scoppiò in una sonora risata, seguita da quella di Giulia.

Arrivarono all’angolo e sbucarono nella piazzetta della loro gelateria preferita. Alla fontana era seduto un ragazzo dai capelli castani e con un giubbotto blu scuro, inconfondibile.

Giulia lo riconobbe all’istante e sentì tremare le gambe. Anche Sara, dopo qualche istante lo riconobbe e, anche se non le tremavano le gambe, ebbe paura per l’amica. Era tutto il pomeriggio che non aveva pensato a lui, e ora se lo ritrovava davanti, non doveva essere molto piacevole!

- Cosa ci fai qui?

Chiese Giulia scocciata, era chiaro che fosse infastidita dalla sua presenza.

Daniele non sapeva cosa dire, non sapeva neanche lui per quale motivo fosse lì, figuriamoci se potesse spiegarlo.

- Io avrei iniziato la conversazione con un “ciao”, ma va bene anche così.

- Infatti io non voglio conversare con te!

- Ah...

- C’è un motivo per cui sei qui o avevi solo voglia di darmi fastidio?

Daniele rimase con la bocca aperta. Giulia non gli aveva mai parlato così, non era un buon segno, anzi, tutto il contrario.

- Io non ti vorrei mai dare fastidio, Giulia. Io non sono arrabbiato con te, sei tu che l’altro giorno sei venuta a casa mia e mi hai detto addio, senza aspettare una mia risposta!

Giulia sentì ribollire dentro di se una rabbia che non aveva mai provato prima i vita sua, le bruciava dentro, le faceva venire il mal di stomaco e, presto, anche il mal di testa.

- Non ho aspettato una tua risposta?!? Sono rimasta là sotto per un quarto d’ora prima che tu ti degnassi di venire alla finestra. Se non te ne eri accorto, pioveva a dirotto e io ero fradicia!

Giulia riprese fiato. Stava urlando con odio nella voce, senza rendersene neanche conto.

- Poi, io sono infuriata con te! Non ti voglio mai più vedere, neanche da lontano!

- Mi dispiace deluderti, mi vedrai tutti i giorni a scuola, non posso volatilizzarmi!

Anche Daniele stava alzando la voce e Sara se ne era resa conto. Era finita nel bel mezzo di un ciclone e sapeva benissimo che non poteva uscirne.

- Magari! Sarebbe il regalo più bello che qualcuno potesse mai farmi!

Giulia rise forzatamente, era a disagio, ma non lo voleva certo dare a vedere.

- Sei una stronza Giulia, lo sai?

- Sì, me lo hai detto tu il mese scorso!

Era vero, Daniele si era lasciato trascinare dall’ira e, mentre stavano facendo la lezione di educazione fisica, le aveva detto proprio che era una stronza.

- Scusa.

- Direi che sei un po’ in ritardo per scusarti, esattamente di tre mesi e mezzo.

Era già passato così tanto tempo da quella sera, su quel ponte, dove lui l’aveva allontanata per sempre?

- Hai ragione, ma non credi che potremmo ricominciare tutto daccapo, come se non ci fossimo mai visti, come due estranei che vogliono scoprirsi e diventare amici?

- Sei tu che non ci credi.

Si girò. Per lei quella discussione era finita, ognuno aveva detto quello che pensava e lui aveva avuto le sue risposte. Era ora di dirgli che lei non ne voleva più sapere di lui e di cominciare una rinascita, per stare meglio.

Si voltò di nuovo verso di lui.

- Questa è la nostra ultima discussione, io non ne voglio sapere più niente di te, per me è come se tu ti fossi volatilizzato, come mi hai detto che avresti fatto se avessi potuto.

Andò verso l’amica che le battè un sonoro cinque sulla mano e se ne andò a casa, stanca di sentire gente che urla.

- Addio Giulia.

Sussurrò piano Daniele. Forse non troppo piano, perché dagli occhi di Giulia uscì una piccola lacrima di dolore.

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Ufff....questo capitolo è stato sudato, a suo tempo....mi ricordo anche di aver pianto un giorno, rileggendolo....non è triste?

Vi faccio una promessa: ancora il prossimo capitolo e poi ci saranno momenti di felicità e vera e propria rinascita.....GIURO!!!!!

Passiamo ai ringraziamenti prima di tutto delle persone che hanno messo la fic fra i preferiti: Birri, Cry90, Francy94, Kia93, Linasyan, Mikiko, Miss_miky, Neverwinter, Somoody, Sweetthings: Grazie veramente tantissimo, vi adoro da impazzire!!!!!!!!!!!!

Linasyan: questo capitolo è più lungo del precedente, ma altrettanto triste, a mio parere...spero ti piaccia ^_^

Francy94: te l'ho promesso nelle righe prima: fra pochissimi capitoli la vita di tutti cambierà, e per qualcuno in meglio, molto meglio.....ti lascio sulle spine, perchè ho già detto fin troppo.... ciauuuuuuu e tantissimi baci ^x^

Avrilmiki: Tantissimi grazie per i tuoi complimenti, sono molto contenta che la storia ti trasporti al suo interno, vedrai che, in seguito, vivrai avventure molto positive!!! Ciao ^o^

Grazie a tutti quelli che leggono e continueranno a seguire i nostri amici nelle loro vicende amorose.

Al prossimo cap

la vostra affezionatissima (mi avete fatto innamorare di voi, miei carissimi lettori)

Miss dark

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