CAPITOLO
8
- Abbiamo solo 16 anni, non
devi rovinarti la vita per il primo stronzo che capita, te lo vuoi mettere in
testa? Lui ti ha detto di no, tu hai lasciato perdere e ora lui ti rivuole,
credi che potrebbe tornare tutto come prima? Credi che staresti meglio o
peggio?
- Non lo
so.
- Se non lo sai tu, visto che
io non sono veggente, non possiamo trovare una soluzione! Sta diventando
insopportabile questa storia, te ne sei resa conto,
vero?
- Sì, ma non so cosa
fare!
Giulia stava per mettersi a
piangere. Sara aveva ragione, quella faccenda iniziava ad essere abbastanza
scocciante per tutti. Voleva trovarla una soluzione, doveva, ma, in quel
momento, non le era sufficientemente chiara.
- Devi lasciare le cose come
stanno, soffrirai ancora per molto tempo, ma piano piano, il dolore diminuirà
fino a scomparire e allora, finalmente, tu capirai che hai fatto la scelta
giusta e, soprattutto, non staremo più qui a farci queste domande dalle risposte
ovvie.
Sara le mise una mano sotto il
mento e le tirò su il viso irrigato da lacrime.
- Vedrai, si risolverà tutto e
la nostra vita tornerà migliore di prima. Te lo
prometto!
- Grazie, sei una vera
amica!
Giulia si asciugò le lacrime
con un fazzoletto di carta e accennò un piccolo e timido
sorriso.
- Bene, visto che abbiamo
risolto la parte teorica della faccenda più importante del momento, consiglierei
di andare a prenderci una bella cioccolata calda al Bar
dell’Angolo.
- Ci
sto!
Si allacciarono in fretta le
All Star nere, si misero i cappotti della Kappa e uscirono, golose di
divertimento.
-*-*-
La fievole luce di una piccola
lampada da scrivania illuminava la stanza buia. Un ragazzo chino sui libri era
seduto al piccolo tavolo, con le mani nei capelli.
- Non l’imparerò mai, è
inutile che io sprechi il mio tempo, sono un asino
ignorante.
Chiuse il libro, spense la
lampada ed uscì dalla stanza.
- Io esco, non prometto di
tornare per cena. Fate come se io non esistessi.
Era infuriato, sbattè la porta
d’entrata e fece tutte le rampe di scale di corsa, per
sfogarsi.
Salì sul motorino, ingranò la
prima e partì, nel silenzio della sera. Il vento gli sferzava la faccia,
spazzando via le lacrime che sgorgavano senza
ostacoli.
Era triste. Triste come non
era mai stato in vita sua. Avrebbe voluto fermare quelle lacrime disubbidienti
che gli rigavano la faccia, ma non poteva, le aveva tenute troppo dentro. Era
ora di piangere, di sfogarsi.
Frenò di colpo. Una signora
col passeggino e dalla faccia spaventata attraversò più velocemente che poteva
le strisce pedonali, imprecando contro quel ragazzaccio che la stava per
investire.
Restò lì, fermo, in mezzo alla
carreggiata. Non per lo spavento, non per le parole di quella povera signora,
per prendere fiato. Per prendere fiato dal mondo, dalle sue ingiustizie, dalla
tristezza che queste comportano.
Si guardò intorno, cercando di
raccapezzarsi. Era sotto casa sua. Non sapeva come ci era arrivato, per quale
motivo, ma era lì.
Non poteva salire come faceva
tutte le volte che aveva bisogno di parlare, non la poteva chiamare al cellulare
e dirle di scendere al volo per andare a fare un giro. Doveva arrendersi alla
verità, era finita. Se lo doveva mettere in testa che, oramai, non c’erano più
speranze, quell’amicizia era terminata e non avrebbe potuto mai più
ricominciare.
-*-*-
- Guarda che i miei mi
ammazzano se non torno per l’ora di cena, devo andare a
casa.
Giulia stava sussurrando alle
orecchie di Sara, per non farsi sentire dai due ragazzi che avevano offerto loro
la cioccolata.
- Dai, gli dici che resti a
cena da me, per favore.
- No, non mi piacciono ‘sti
due! Quello biondo continua a guardarmi in modo strano. Secondo me, hanno brutte
intenzioni.
- Va bene.
Sara aveva la voce delusa,
quello moro le piaceva e non trovava male neanche quello biondo, ma l’amica si
sentiva a disagio e lei veniva prima di qualsiasi
ragazzo.
- Noi dobbiamo andare,
ciao.
- Come! Non andiamo a cena
insieme? Noi ci tenevamo!
Giulia tornò a
sussurrare.
- Io te l’ho detto che le loro
intenzioni non erano uguali alle nostre. Anche volendo, tu non puoi andare a
cena con loro, sbaglio o il ragazzo tu già ce
l’hai?
Sara le rispose con uno
sbuffo.
- No, mi dispiace, ma la mia
amica non si sente molto bene e poi, io, ce l’ho già il ragazzo e lei esce da
una storia difficile, non è proprio il momento adatto,
credetemi.
Le due non aspettarono neanche
una loro risposta o un loro insulto, si girarono e si misero a correre come
delle forsennate verso la fermata dell’autobus, che stava giusto
passando.
Lo presero al volo. Per
fortuna trovarono due posti liberi e si poterono sedere a prendere un po’ di
fiato.
- Certo che quei due non erano
niente male!
- Secondo me erano solo dei
porci e non avevano neanche serie intenzioni, abbiamo fatto bene ad andare
via.
- Sarà, ma a me quello moro
piaceva un casino!
- Ma tu ce l’hai il ragazzo,
ed è pure bello e simpatico, come fai a pensare di
lasciarlo.
- Sono altruista, lo voglio
lasciare al resto del mondo, io me lo sono già goduto
abbastanza!
- Lo vuoi
lasciare?!?
La faccia di Giulia era a metà
strada tra il sorpreso e l’arrabbiato. Michele aveva sempre trattato bene Sara,
l’aveva sempre amata molto e le aveva anche lasciato tutta la libertà che lei
gli aveva sempre chiesto. Come poteva, Sara, desiderare un ragazzo migliore di
quello che aveva già adesso?
- Sì, mi sono stancata di lui.
Mi sta sempre troppo attaccato e poi, mi sa che lui mi ha già tradita con
un’altra.
- Ma figurati se Michele ti
farebbe mai un torto del genere!
- Tu come la interpreteresti
se vedessi il tuo ragazzo abbracciato alla ragazza più facile della
classe?
Giulia non sapeva che cosa
rispondere, non riusciva a credere che un ragazzo così buono avesse fatto un
tale torto alla sua fidanzata.
- Mi dispiace, non potevo
saperlo. Perché non me l’hai detto?
- Perché non ci ho dato troppo
peso, ho preso una decisione da sola e domani la metterò in atto, lo smerderò
davanti a tutti i suoi amici.
- Però potevi almeno
dirmelo!
- Sei già abbastanza triste
per i fatti tuoi, non volevo accollarti anche le mie
preoccupazioni.
- Ma fra amiche si fa così, ci
si aiuta a vicenda.
- Scusa, prometto che d’ora in
poi ti racconterò tutto, ma proprio tutto. Ora, però, scendiamo, è la nostra
fermata.
-*-*-
Daniele abbassò lo sguardo.
Non doveva piangere, doveva smetterla! Non era più il caso di piangere. Lui
avrebbe tanto voluto, ma non poteva, non poteva continuare piangere per un qualcosa di
irrisolvibile. Doveva convincersi di ciò che era successo e prenderne atto,
agendo di conseguenza.
Scese dal motorino, andò verso
la fontana nella piazzetta lì vicino, quella dove lui e Giulia si erano spesso
abbracciati per salutarsi, per dirsi che si sarebbero visti il giorno
dopo.
Bevve due sorsi d’acqua.
Questa sgorgò gelida nella sua gola, alleviando ogni sua preoccupazione e
rinfrescandogli non solo la bocca, ma anche lo spirito.
Si allontanò per andarsi a
sedere sul bordo di una fontana più grande, con tanto di giochi d’acqua e rocce
finte.
Era una bella serata. Il cielo
era sereno, quasi fosse stato dimenticato dalle
nuvole.
Le stelle splendevano luminose
su Torino, e la luna, sovrana di quello spettacolo mozzafiato, si stagliava
pacata sulle colline, illuminando tutte le vie, le piazze e i monumenti, a
partire dalla Mole.
Daniele era rimasto
meravigliato alla vista di quel panorama mozzafiato e si era completamente
dimenticato dei suoi problemi.
Chiuse gli occhi. Era stanco,
era stata una settimana lunga e difficile. Non era riuscito neanche a capire se
la persona che per lui contava di più al mondo, provasse ancora qualcosa per lui
o se avesse veramente inteso che non si sarebbero mai più visti, parlati,
salutati.
Aveva studiato tutto il
pomeriggio e, quando era uscito di casa per prendere un boccata d’aria, il
destino lo aveva portato davanti a casa sua, davanti a quel portone che aveva
segnato la fine della loro amicizia.
Daniele aprì gli occhi,
distolse la sua attenzione da quei pensieri tristi e ascoltò attentamente il
silenzio. Pochi secondi dopo, la sua intuizione si dimostrò fondata: da una
delle strade che finivano nella piazza, arrivavano delle risate.
Il ragazzo tornò speranzoso,
aveva un’altra possibilità per scoprire la verità che a tutti era ormai chiara,
tranne che a lui.
-*-*-
Giulia e Sara scesero dal
tram, in silenzio.
Camminarono abbastanza
velocemente per raggiungere il prima possibile casa di Giulia, per non farla
sgridare dalla madre.
- Certo che mi hai scioccata
dicendomi che Michele ti ha tradita per Marilena. È pure brutta, secondo
me.
- Beh, proprio brutta non
direi, ma non è certo tutta ‘sta gran bellezza che i ragazzi vogliono far
credere.
- Guarda che loro ci vanno
dietro solo perché l’ha già fatto più di una volta!
- Lo so, però se fosse un
cesso tremendo, non ci andrebbe dietro nessuno!
Giulia sorrise.
Ci fu qualche secondo di
silenzio.
- Te la vedi Marilena grassa,
piena di brufoli, con gli occhiali e l’apparecchio ai
denti?
Sara ci mise un po’ per
formarsi un’immagine nitida di quello che l’amica le aveva chiesto, ma appena le
venne in mente, scoppiò in una sonora risata, seguita da quella di
Giulia.
Arrivarono all’angolo e
sbucarono nella piazzetta della loro gelateria preferita. Alla fontana era
seduto un ragazzo dai capelli castani e con un giubbotto blu scuro,
inconfondibile.
Giulia lo riconobbe
all’istante e sentì tremare le gambe. Anche Sara, dopo qualche istante lo
riconobbe e, anche se non le tremavano le gambe, ebbe paura per l’amica. Era
tutto il pomeriggio che non aveva pensato a lui, e ora se lo ritrovava davanti,
non doveva essere molto piacevole!
- Cosa ci fai qui?
Chiese Giulia scocciata, era
chiaro che fosse infastidita dalla sua presenza.
Daniele non sapeva cosa dire,
non sapeva neanche lui per quale motivo fosse lì, figuriamoci se potesse
spiegarlo.
- Io avrei iniziato la
conversazione con un “ciao”, ma va bene anche così.
- Infatti io non voglio
conversare con te!
-
Ah...
- C’è un motivo per cui sei
qui o avevi solo voglia di darmi fastidio?
Daniele rimase con la bocca
aperta. Giulia non gli aveva mai parlato così, non era un buon segno, anzi,
tutto il contrario.
- Io non ti vorrei mai dare
fastidio, Giulia. Io non sono arrabbiato con te, sei tu che l’altro giorno sei
venuta a casa mia e mi hai detto addio, senza aspettare una mia
risposta!
Giulia sentì ribollire dentro
di se una rabbia che non aveva mai provato prima i vita sua, le bruciava dentro,
le faceva venire il mal di stomaco e, presto, anche il mal di
testa.
- Non ho aspettato una tua
risposta?!? Sono rimasta là sotto per un quarto d’ora prima che tu ti degnassi
di venire alla finestra. Se non te ne eri accorto, pioveva a dirotto e io ero
fradicia!
Giulia riprese fiato. Stava
urlando con odio nella voce, senza rendersene neanche
conto.
- Poi, io sono infuriata con
te! Non ti voglio mai più vedere, neanche da
lontano!
- Mi dispiace deluderti, mi
vedrai tutti i giorni a scuola, non posso
volatilizzarmi!
Anche Daniele stava alzando la
voce e Sara se ne era resa conto. Era finita nel bel mezzo di un ciclone e
sapeva benissimo che non poteva uscirne.
- Magari! Sarebbe il regalo
più bello che qualcuno potesse mai farmi!
Giulia rise forzatamente, era
a disagio, ma non lo voleva certo dare a vedere.
- Sei una stronza Giulia, lo
sai?
- Sì, me lo hai detto tu il
mese scorso!
Era vero, Daniele si era
lasciato trascinare dall’ira e, mentre stavano facendo la lezione di educazione
fisica, le aveva detto proprio che era una stronza.
-
Scusa.
- Direi che sei un po’ in
ritardo per scusarti, esattamente di tre mesi e
mezzo.
Era già passato così tanto
tempo da quella sera, su quel ponte, dove lui l’aveva allontanata per
sempre?
- Hai ragione, ma non credi
che potremmo ricominciare tutto daccapo, come se non ci fossimo mai visti, come
due estranei che vogliono scoprirsi e diventare
amici?
- Sei tu che non ci
credi.
Si girò. Per lei quella
discussione era finita, ognuno aveva detto quello che pensava e lui aveva avuto
le sue risposte. Era ora di dirgli che lei non ne voleva più sapere di lui e di
cominciare una rinascita, per stare meglio.
Si voltò di nuovo verso di
lui.
- Questa è la nostra ultima
discussione, io non ne voglio sapere più niente di te, per me è come se tu ti
fossi volatilizzato, come mi hai detto che avresti fatto se avessi
potuto.
Andò verso l’amica che le
battè un sonoro cinque sulla mano e se ne andò a casa, stanca di sentire gente
che urla.
- Addio
Giulia.
Sussurrò piano Daniele. Forse non troppo piano, perché dagli occhi di Giulia uscì una piccola lacrima di dolore.
____________________________________________________
Ufff....questo capitolo è stato sudato, a suo tempo....mi ricordo anche di aver pianto un giorno, rileggendolo....non è triste?
Vi faccio una promessa: ancora il prossimo capitolo e poi ci saranno momenti di felicità e vera e propria rinascita.....GIURO!!!!!
Passiamo ai ringraziamenti prima di tutto delle persone che hanno messo la fic fra i preferiti: Birri, Cry90, Francy94, Kia93, Linasyan, Mikiko, Miss_miky, Neverwinter, Somoody, Sweetthings: Grazie veramente tantissimo, vi adoro da impazzire!!!!!!!!!!!!
Linasyan: questo capitolo è più lungo del precedente, ma altrettanto triste, a mio parere...spero ti piaccia ^_^
Francy94: te l'ho promesso nelle righe prima: fra pochissimi capitoli la vita di tutti cambierà, e per qualcuno in meglio, molto meglio.....ti lascio sulle spine, perchè ho già detto fin troppo.... ciauuuuuuu e tantissimi baci ^x^
Avrilmiki: Tantissimi grazie per i tuoi complimenti, sono molto contenta che la storia ti trasporti al suo interno, vedrai che, in seguito, vivrai avventure molto positive!!! Ciao ^o^
Grazie a tutti quelli che leggono e continueranno a seguire i nostri amici nelle loro vicende amorose.
Al prossimo cap
la vostra affezionatissima (mi avete fatto innamorare di voi, miei carissimi lettori)
Miss dark
This Web Page Created with PageBreeze Free Website Builder