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Autore: Stray cat Eyes     23/02/2008    8 recensioni
“Proteggetevi a vicenda; abbiate fede. Buonanotte.”
[Tre diversi momenti per tre diverse famiglie (o quasi), che si susseguono nella stessa notte.
Quella notte.]
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono qui, per creare qualcosa che non aggiungerà né toglierà niente a ciò che tutti conoscono.
Forse. O forse no.




“Proteggetevi a vicenda; abbiate fede. Buonanotte.”

[Lee Jordan - I Doni della Morte - Pagina 410 per l’edizione italiana]



Goodnight


Dalla bacchetta sgorgavano piccoli sbuffi di fumo colorato, e il piccolo rideva, con gli occhi luccicanti.
Quegli stessi occhi che James tanto amava.

“Guarda, Harry! Prendili, prendili!”

Il bambino agitò le manine, su cui ricadevano le maniche del pigiamino azzurro, cercando di acchiappare le volute ora rosse, ora gialle, ora lilla o verdi.
Proprio quella tonalità di verde che nessuno mai, James ne era certo, avrebbe mai potuto trovare in chiunque altro non fosse la sua Lily, o in qualunque cosa diversa dalle sue iridi splendenti.

“Forza, Harry! Ce l’hai quasi fatta!”

Harry rise, riuscendo a sfiorare per un fuggevole attimo il fumo dai mille colori.
Ma quello.. non c’erano parole per descrivere quel verde.
Non c’entrava l’erba dei prati spuntati sulle cime assolate della più alta montagna del mondo. Non c’entravano neppure gli smeraldi, neanche i più puri e diafani.

“Bravo, Harry!”

Quel verde significava casa.
Era la prima cosa che James aveva pensato, incrociandoli sull’Hogwarts Express il primo di Settembre di dieci anni prima. In quel momento, quando si era trovato per la prima volta a pensare che sarebbe stato lontano dalla famiglia, aveva riguardato la lettera e, scoprendone i caratteri scritti in inchiostro verde brillante, aveva pensato soltanto una cosa.
Che stare con lei avrebbe significato non essere mai da solo. Ma casa.

Mentre Harry tentava di agguantare un’ultima folata dalle tinte allegre, la porta che dava in cucina si aprì, lasciando entrare Lily.
I lunghi capelli cremisi le ondeggiarono morbidi sulle spalle, quando si avvicinò a suo marito.

“Cos’hai?” Le chiese. La giovane dissentì, quasi le avesse chiesto di gettarsi dalla finestra.
“E’ tutto a posto.” Gli rispose, dandosi da fare per creare un sorriso soddisfacente.
“Si è fatto tardi, tesoro. Sarà meglio mettere Harry a letto.” Aggiunse subito dopo, calma.
James sollevò suo figlio, attento a non fargli male, e lo lasciò accoccolarsi tra le braccia rassicuranti di lei.
“Sei sicura che vada tutto bene?”
Lily sorrise, stavolta di un sorriso più caldo del precedente.
“Sono solo un po’ preoccupata, sai.. Sono tempi difficili.”
James si chinò, sfiorandole la tempia con le labbra. “Lo so, Lily. Lo so.”
Sbadigliò, coprendosi a stento la bocca con la mano, poi cadde a sedere sul divano, gettando la bacchetta lì accanto. “Credo che dovrai mettere a letto anche me. Ho un sonno..”
La ragazza gli pizzicò dolcemente la guancia, per poi allontanarsi.

Ah, quegli occhi.
Per James, in realtà, avevano quasi tutto in comune con l’inchiostro che Minerva utilizzava annualmente per informare gli studenti. Ma una cosa era diversa.
Perché le iridi vivaci di sua moglie non sbiadivano, né perdevano il loro brillio, come oro smeraldino fuso che scintilla in eterno su di una pergamena.

“Andrà tutto bene.” Si disse.
“Lo so.” Sussurrò lei, prima di svanire oltre la porta.



“Proteggetevi a vicenda; abbiate fede. Buonanotte.”



Remus sedette sui gradini sotto casa sua, maledicendo il Lupo nel sentire l’aria pungente e fresca dell’ultimo di Ottobre affondare nei suoi tagli più recenti.
In quel plenilunio era stato davvero molto vicino a dissanguarsi.

Infondo, però, poteva capirlo, facendo magari uno sforzo d’immaginazione.
Moony si sentiva semplicemente solo, e per questo era frustrato. Prongs non poteva più uscire, Wormtail era sempre più sfuggente e Padfoot.. Lui era preoccupato. Triste, adirato, depresso, fiducioso, sprezzante, ironico.

“A cosa pensi, Monsieur Lupin?”

Eccolo lì.
Mai che potesse arrivare a comprendere cosa si celasse davvero dietro il suo tono.
E sì che aveva creduto di conoscerlo come le sue tasche, dopo quasi dieci anni di amicizia.

Errore.

“Penso che dovrei comprarmi una museruola. L’altra notte per poco non ci rimanevo secco.” Bisbigliò, nel vento freddo della sera.
Una bella sera, senz’altro; una sera che non avrebbe dimenticato, lo sapeva.
Sirius rise, appollaiato sulla sua fida moto.
“Ho paura che la museruola finirebbe in brandelli nel giro di due secondi, Moony.” Gracchiò, passandosi una mano tra i capelli scuri. “Ma non è questo che mi diresti, se non fossi così introverso, orgoglioso, oserei vagamente timido, e soprattutto ligio a doveri inesistenti.”
Remus fece per ribattere che non era per niente timido e un paio di altre cosucce, ma lui continuò, impietoso.
“No, se il tuo nome non fosse Remus Chissà-cosa Lupin, mi diresti qualcos’altro.” Insistette.

Lui sospirò, poggiando la fronte sul palmo destro e piantando il gomito sul ginocchio.

“Sì, beh, ma guarda caso è proprio quello il mio nome.” Ribatté. “E sta’ sicuro che non ti dirò niente di più.”
“Se io fossi James, sputeresti il rospo.” Si lamentò Sirius, offeso.
“Ma non sei James, mi pare. Quindi non ti dirò che sono terrorizzato, né tanto meno che ho ragione di credere che non vi fidiate più di me.”

L’altro rimase in silenzio, assorbendo quelle piccole grandi rivelazioni serali, in parte mormorate, in parte segretamente gridate dentro.

“Lo sai, Remus?” Fece d’un tratto, ficcandosi il casco in testa. “Sono terrorizzato anch’io, e non ho idea di chi potermi fidare o meno.”
Lui chinò il capo, sconfitto.
“Ma sai un’altra cosa, eh, lupo della malora? La sai?”
Quasi per gioco, mentre Black accendeva il motore, Remus scosse la testa in segno di diniego.
“Tu fossi nato donna, ti avrei fatto una corte spietata.”

Sorrisero, stavolta entrambi, insieme.

“Controlla che da Peter sia tutto a posto, e cerca di non sbattere contro un palo, con quell’affare.”
Sirius annuì, librandosi in aria e accelerando.

“Sarà fatto, professore!”



“Proteggetevi a vicenda; abbiate fede. Buonanotte.”



La piccola Ginevra piangeva, fra le braccia di sua madre.
Erano notti e notti che si svegliava all’improvviso, e prendeva a dilaniare l’oscurità con le sue grida straziate; allora, quando accadeva, Molly si alzava pazientemente - a volte preceduta da Arthur - e andava a recuperarla dalla culla accanto al lettone, e la tranquillizzava.

Ma quella notte c’erano due sottili differenze dal solito.

La prima era che la neonata non sembrava voler calmarsi né tanto meno assopirsi, e lo stesso quindi doveva valere per lei.
La seconda era un vuoto insolito dal lato del letto di suo marito.
L’ansia che la pervadeva, però, non poteva di certo contarla: Molly era inscindibile dalla più classica e continua preoccupazione, quando il capostipite della famiglia Weasley - padre dei suoi sette figli e suo adorato consorte - tardava dal lavoro più del necessario.
Soprattutto in un periodo simile.

“Ma-ma..”

Un dolce bisbiglio la riscosse dalle sue riflessioni.
Molly si voltò, un sorriso ricolmo d’affetto materno disegnato sulle labbra, scoprendo un piccolo bozzo sotto lo strato di coperte, incuneato fra il suo fianco e uno dei cuscini.
Ronald, mezzo addormentato.

“Mamma!” Strepitarono due vocine allegre.
Una vecchia scopa-giocattolo di seconda o terza mano, che fra l’altro rischiava seriamente di spezzarsi sotto il peso di ben due pimpanti Weasley, planò all’interno della stanza dalla porta lasciata aperta.
“Fred, George! Cosa ci fate in piedi? Sono le tre di notte!”
“E’ arrivato papà! E’ arrivato!” Risposero, a una voce.
Molly quasi trattenne il fiato, quando sulla soglia della camera da letto comparve Arthur, seguito da Charlie e Bill, ai cui pantaloni si era aggrappato Percy.
Era felice: ora sì che c’erano davvero tutti.

“Tesoro! E' fatta, è fatta!” Esordì Arthur, quasi più rumoroso dei bambini.
A quel suono acuto, Ron si rizzò a sedere, mentre Fred e George si arrampicavano lungo i bordi del letto, facendo scivolare le lenzuola sul pavimento.
Assonnato, Percy tentò di imitarli con discrezione.
“Cos'è successo? Non vorrai dirmi che è.. che finalmente se n'è andato?” Chiocciò Molly, con gli occhi lucidi, non sapendo se credergli o no.
“Sì, sì! Se n'è andato, Molly! Il Signore Oscuro è scomparso, finito!” Esclamò ancora lui, aggirando il lettone e stampandole un bacio sulla fronte.
“Ma lei?” Accennò a Ginny, ancora piangente. “Sbaglio o è più irrequieta del solito?”
“Non sbagli.” Ammise Molly, passandogliela ad un suo cenno.
Come per miracolo, la piccola si calmò quasi all’istante, sfoggiando un’espressione rasserenata.

Intanto, anche Bill era salito a bordo del lettone e tendeva una mano ad aiutare Charlie a montare, come il resto della famiglia.

"Bene. Domani ti spiegherò quello che so, ma temo che dovremo aspettare per avere conferma delle voci che girano. A quanto pare, qualcuno ci è andato di mezzo." Mormorò il mago, sfilandosi le scarpe e agguantando il pigiama.
"Domani, Arthur. Ne parleremo domani." Ripeté Molly, non più tanto rassicurata.
"D'accordo." Sospirò Arthur, soddisfatto, ficcandosi sotto le coperte con qualcuna delle zazzere rosso fuoco - impossibile riconoscerli sul serio, al buio - lasciando a sua moglie l’onore di riportare Ginny nella culla.
Ma quella tornò a frignare, a piangere più disperatamente di prima.

“Mi sa che dovremo dormire proprio tutti insieme..” Mormorò lui, sorridendo all’indirizzo della donna.
Con un sospiro, anche Molly s’intrufolò fra le coperte, attenta a non schiacciare né il fagotto-Ronnie, che di nuovo era piombato in un sonno profondo borbottando Ma-ma, né la piccola - ma non per questo indifesa - Ginevra.
Tra lei e il suo consorte, i restanti pargoli. I gemelli, in particolare, dormivano praticamente uno sull’altro, mentre Perce, abitudinario, se ne stava comodamente al centro del letto a mordicchiarsi inconsapevolmente un pollice; Charlie era per metà addosso a Bill, che teneva le gambe intrecciate una con quelle del fratello, l’altra con quelle di suo padre.

Molly sorrise, nel dormiveglia.
Era così che doveva restare, la sua famiglia. Unita. Sempre.



“Proteggetevi a vicenda; abbiate fede. Buonanotte.”



  
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