Season
N/A
Season perché le stagioni influenzano le nostre vite senza mai farsi notare.
Pairing misti, sia yaoi che etero; immagino che alcune saranno prive di pairing e quindi centric.
Non posseggo Naruto, che appartiene fermamente alla Kishimoto, ma questo avverbio potrebbe ben essere intaccato se vogliamo puntare gli occhioni su particolari personaggi. >_>
Bene, signori. Questa prima flashfic, che darà inizio ad una raccolta di un numero indefinito di flash, la dedico a quelle persone che non credono in me, che si beffano dei miei sogni, che deridono i miei scritti.
Tutta vostra.
Linnie
Wisteria [Neji/Hinata]
Se si piangesse durante una tormenta, le lacrime diverebbero ghiaccio e si mescolerebbero con la neve circostante - un buon nascondiglio, in verità.
Ma chi porta del ghiaccio sempre con sé non può nasconderlo, perché se lo facesse si scioglierebbe e tornerebbe sottoforma di lacrime.
E gli Hyuuga non possono permettersi di piangere
(né di nascondere i propri occhi; né, né, né)
Hinata aveva sei anni e guardava il giardino curato della sua immensa casa.
C'era il glicine che s'arrampicava fra le mattonelle grigie e antiche; c'erano i gigli e tutto ciò che rasentava il bianco.
Non c'era la neve (la neve mai, Hinata-chan, perché la neve devi essere tu) ma il freddo pungeva la pelle allo stesso modo in cui un ago penetrava nella carne.
«Hinata-chan?»
La bimba si voltò, immergendosi nella stoffa del suo kimono.
«Neji-niisan!»
La
flebile voce rispettosa si nascose nel rumore del silenzio, ma Neji la colse comunque,
guardando in alto.
«Tu hai paura della neve, vero?» - chiese il ragazzino, senza derisione.
Gli occhi di granito, canditi, continuavano ad andare oltre il possibile.
«Sì.»
Hinata non esitò a rispondere.
Non lo fece, perché Neji attendeva una risposta e farlo aspettare non era educato.
(Non voglio il ghiaccio
dei tuoi occhi su di me. Mai più, nii-san)
Non aveva riflettuto sulla domanda posta.
«E a te, Hinata-chan, non dicono che la neve...» - la testa piegata del cugino s'inclinò ancora, - «...sei tu?»
Se la piccola Hyuuga potesse piangere liberamente, il ghiaccio dei suoi occhi diverebbe acqua e lei, in fondo in fondo, ne sarebbe stata orgogliosa.
«Sì, Neji-niisan.» - annuì ancora, stringendo i pugni per sfuggire ai suoi occhi.
«Guarda, Hinata-chan,» - perseverò lo Hyuuga, - «quella è la neve.»
Fiocchi dalla grandezza dei pugnetti di Hinata. Una pioggia bianca senza fine né inizio.
«Sembrano grosse lacrime.»
«Vedi, » Il tono del cugino si fece sottile, impalpabile, - «se ora i tuoi occhi divenissero acqua e i miei ghiaccio, arriverà il giorno in cui tu cercherai di ritornare come ora e io... come te.»
«I tuoi occhi sono acqua, nii-san?» - chiese timidamente la bambina.
Neji guardò il alto, senza rispondere.
E il
giorno in cui lui cercò di ritornare acqua e
lacrime e lei ghiaccio e neve arrivò
senza farsi aspettare.
Fino a quel momento, la sfumatura
dei loro occhi rasentava il colore dei glicini (loro unica via di mezzo comune).