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Autore: alovethatconsumesyou    18/08/2013    2 recensioni
Damon torna a casa dai Navy Seals, ma come un uomo traumatizzato. Elena potrà aiutarlo?
AU. Tutti umani.
Genere: Angst, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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3.

Io e Damon eravamo usciti diverse volte dopo la sera al ballo. Il nostro primo bacio arrivò al primo appuntamento. Non fu troppo romantico o tenero, semplicemente successe. Mi stava accompagnando a casa dopo una cena insieme, eravamo sul portico e lui mi diede un bacio della buonanotte. Stavamo prendendo le cose con calma, cosa di cui sia io che lui avevamo bisogno.
Avevo imparato che il suo look non-me-ne-fotte-un-cazzo era solo una facciata. Dietro il muro era solo un ragazzo che aveva passato l’inferno negli ultimi anni e stava cercando di uscirne senza essere sopraffatto dal suo passato.
Nonostante questo, lui non era sempre arrabbiato o triste o spaventato. Damon poteva essere molto divertente e ironico quando era dell’umore giusto. Riusciva facilmente a farmi sorridere soltanto con una piccola battutina o un commento. Aveva anche questo lato impertinente che mi faceva impazzire e nello stesso tempo mi attraeva a lui come un magnete. Poteva davvero essere irresistibile e l’unica cosa a cui riuscivo a pensare quando lo guardavo era il sesso perché era così dannatamente bello. Il suo charm era solo un’aggiunta a questo.
Lunedì era il tre di giugno ed era anche il mio primo giorno di lavoro. Ero un’assistente della dottoressa Meredith Fell. Ero piuttosto nervosa riguardo al mio primo giorno e espressi il mio stato d’animo a Damon mentre eravamo sdraiati insieme sul suo letto domenica sera. “Semplicemente non voglio combinare casini il mio primo giorno.”
“Elena, andrai benissimo te lo prometto. Hai studiato per anni. Sei allenata per questo, non andrai lì e dimenticherai tutto quello che hai imparato.” Mi rassicurò Damon.
“Lo so, ma mi sento impreparata, come se stesse per succedere qualcosa di brutto.”
“Perché è il tuo primo giorno. Sarai fantastica, sei una ragazza intelligente.” Disse mentre mi cingeva la vita con il suo braccio forte per avvicinarmi a lui.
Mi rannicchiai sul suo petto invitante e cercai di dimenticarmi che avrei dovuto lavorare il giorno dopo. Domandandomi di come fosse stato il suo primo giorno ai Seals chiesi. “Eri nervoso nella tua prima missione?”
Lui sbuffò. “Cazzo se lo ero. Ho pensato tantissime volte che avrei potute fare un casino e uccidere tutti. Le mie mani tremavano tantissimo e non ero in grado di sparare a niente. Ho pensato che Alaric stesse per uccidermi perché la mia mente era chissà dove e non ero concentrato. Dopo i primi cinque minuti andò meglio, mi sono rilassato e la missione è stata un successo. Tutti sono nervosi nei primi giorni, è normale. Andrai benissimo, Elena.”
“Lo spero.” Risposi. Damon continuò ad accarezzarmi la schiena e sentii che i miei occhi stavano per chiudersi. Sapevo di non poter restare la notte perché oltre a dover lavorare il giorno successivo, non eravamo ancora così avanti nella nostra relazione. C’eravamo baciati solo una volta e coccolati di tanto in tanto. Niente di più. Non lo consideravo ancora nemmeno il mio ragazzo, anche se provavo dei sentimenti molto forti.
“Dovrei andare.” Dissi riluttante.                                                                         
Damon sospirò e lasciò cadere il mento sulla mia testa prima di spostarsi. “Si, dovresti riposare per domani. Ti accompagno alla macchina.”
Afferrai la mia borsa e poi ci dirigemmo al piano di sotto con Cari ai nostri piedi. Damon, come un vero gentiluomo, mi aprì la portiera e mentre stavo per entrare Cari saltò sul sedile dei passeggeri. Guardò Damon come per dire ‘andiamo, sali.’ Io e Damon scoppiammo a ridere e lui la richiamò. “Cari, scendi. Noi non andiamo.”
Le sue orecchie si abbassarono e saltò fuori dalla macchina per posizionarsi ai piedi di Damon. Sorrisi e mi abbassai. “Scusami ragazza, non oggi.” Accarezzai il suo muso per un secondo prima di alzarmi.
“Hai una pausa pranzo domani?” Chiese Damon.
“Si, probabilmente intorno alle 12.30 o 1.”
“Fammelo sapere e ci incontriamo da qualche parte.”
“Ok, ti chiamo quando esco. Ci vediamo domani.” Risposi e salii in auto.
Damon annuì e mi augurò buona fortuna prima di chiudere la portiera per me e abbassare il finestrino. “Non andrai via senza un bacio, vero Gilbert?” Chiese con il suo classico sorrisino.
Sorrisi e gli diedi un bacio sulla guancia primi di augurargli la buona notte. Risi della sua faccia delusa mentre si allontanava dal vetro.
 
Quando arrivai a casa avevo un messaggio da Damon che diceva: Pagherai per questo.
Sorrisi e risposi. Oohh sono terrorizzata…
Fai bene. Posso essere molto spaventoso quando voglio. Pensaci prima di addormentarti stanotte.
Ahah. Si, okay. Non mi faresti mai del male.
Il mio telefonò non vibrò per cinque minuti prima che rispondesse.  Bene, hai vinto. Non potrei mai farti del male. Buona fortuna per domani, sarai fantastica.
Grazie J Non vedo l’ora di vederti a pranzo!
Anche io, buona notte.
Sorrisi e impostai la sveglia, sentendomi molto più sollevata per il giorno successivo.
 
La mattina seguente Jenna mi preparò la colazione per il mio ‘giorno speciale’. “Sono così eccitata per te, Elena. Amerai il tuo lavoro!” Esclamò mentre ci sedemmo nello stesso momento.
“Lo spero, sono molto nervosa.” Ammisi.
“Non esserlo! Sono sicura che andrà tutto bene.” Mi rassicurò con un abbraccio.
“Grazie! Ti chiamerò prima di tornare a casa.” Dissi.
“Si! Voglio sapere tutto!” Replicò mentre io raggiungevo la macchina e partivo per l’ospedale.
Quando arrivai, Meredith mi stava già aspettando all’entrata. L’ultima volta che l’avevo sentita era per il colloquio qualche mese prima. Era sempre cordiale con me. “Ciao Elena, sono felice di rivederti!”
Sorrisi nervosamente e le strinsi la mano. “Anche io! Non vedo l’ora di iniziare.”
Entrammo nel suo ufficio e mi spiegò che nei primi mesi avrei dovuto occuparmi di checkup, piccole ferite e influenze finchè non avessi avuto più esperienza. Me lo aspettavo, quindi non ero delusa, non vedevo semplicemente l’ora di cominciare.
Lunedì non fu troppo pieno e passò lentamente, anche se era il mio primo giorno. Quando arrivò mezzogiorno, Meredith mi disse che ero libera di andare in pausa pranzo. Mentre andavo alla macchina chiamai Damon. Suonò per un po’ prima che rispose. “Pronto?”
“Ei, sei sveglio?” Chiesi. Sembrava intontito al telefono e pensai di averlo appena svegliato. Sapevo che dormiva molto di giorno perché era più facile per lui e aveva meno incubi.
“Si, mi sono appena svegliato. Sei in pausa?”
“Si. Ci incontriamo al Grill?” Chiesi.
“Ok, ci vediamo lì.” Accettò Damon e poi riattaccò.
Quando arrivai al Grill, Damon era già seduto ad un tavolo. Notai la sua smorfia quando si alzò per salutarmi, ma non ne parlai. Sapevo che la gamba gli stava facendo piuttosto male ultimamente, ma non volevo dire niente se lui non avesse tirato fuori l’argomento. Mi abbracciò, mi diede un bacio sulla guancia e chiese. “Com’è andato il primo giorno?”
Mi sedetti e sorrisi. “Non male. Meredith è veramente simpatica, e per il momento sto facendo del lavoro semplice. Faccio solo checkup e cose così.”
“Sembra buono. Vedi, te l’avevo detto che sarebbe andata bene.” Disse Damon con il suo tradizionale sorrisino.
Dopo che la cameriera venne a prendere le ordinazioni chiesi. “Hai ancora l’altro appartamento? O vivi soltanto alla villa?” Sapevo che non andava in quell’appartamento da un po’ e non sapevo se lo possedeva ancora.
“Bè, ce l’ho ancora, ma la maggior parte della mia roba e alla villa perché di solito sto lì. Perché lo chiedi?” Rispose, bevendo un sorso della sua coca.
“Stavo pensando di prendere un appartamento e sapevo…”
“Mi stai chiedendo di trasferirmi con te? E’ un po’ troppo veloce anche per me, Gilbert.” Mi interruppe Damon con un tono che mi fece capire che stava scherzando.
“No coglione, avevo solo pensato che se tu non abitavi lì avrei potuto usarlo finchè non ne trovassi uno mio. Ovviamente pagherei l’affitto e…” Spiegai.
“E’ una bellissima idea, sul serio Elena. Mi piacerebbe aiutarti. Non ho bisogno del mio appartamento, adesso non è il momento migliore per me per stare da solo. Puoi usarlo quanto vuoi finchè non trovi qualcosa.” Mi disse Damon prima di aggiungere. “E non preoccuparti dell’affitto. Ci penso io.”
“Grazie mille! E ti pagherò. Seriamente Damon, mi sentirei in colpa a non farlo. Io pago l’affitto. Fine della storia.” Argomentai.
Damon roteò gli occhi. “E’ il mio appartamento. Io scelgo di fartelo usare. Io pago l’affitto.”
Strinsi i denti, io avrei pagato l’affitto che lui volesse o no. Damon vide che stavo per rispondere e suggerì. “Parliamone più tardi. Non voglio litigare.”
“Va bene. Che programmi hai per oggi?” Chiesi, cambiando argomento.
“Bè, ho l’appuntamento alle 4. Non sono sicuro di quello che farò dopo. So che Giuseppe verrà a cena stasera.” Disse con un grugnito. Rabbrividii perché sapevo che il suo ‘appuntamento’ era con il suo psicologo e dopo era sempre distrutto. Con suo padre le cose non erano migliorate quindi cenare con lui non sarebbe stato il massimo quando già si sentiva male.
“A che ora finisci?”
“Cinque e mezza.”
“Se venissi a prenderti dato che finisco di lavorare alle cinque e venissi da me a cena? Ci sarà anche Alaric e non dovrai vedere tuo padre.” Offrii, cercando di rendergli le cose più semplici.
Sorrise. “Okay, decisamente meglio che cenare con Stefan e papà.”
“Bene. Ti passo a prendere alle cinque e mezza allora.” Dissi.
 
Il resto della giornata passò lentamente, non vennero molte persone e spesi la maggior parte del tempo a guardare l’orologio. Fortunatamente per me, l’infermiera del turno successivo, Ashley, arrivò circa alle 4.45 e mi lasciarono uscire prima.
Andai da Caroline alla panetteria per passare il tempo prima di dover andare a prendere Damon. Ero già stata lì diverse volte, ma ancora non credevo quanto la amassi. L’interno era bello e accogliente; odorava di biscotti freschi, amavo la panetteria ogni volta di più.
Caroline mi accolse con un sorriso. “Hey, com’è andato il primo giorno?”
“Bene! Mi hanno fatto uscire prima, ho deciso di passare a trovarti, se hai tempo?” Chiesi. Non sembrava molto occupata quindi sperai di fermarmi a chiacchierare un po’.
Lei annuì. “Si, vieni sul retro.”
La seguii sul retro, dove aveva un piccola stanza per lei. Mi sedetti sul divano e chiesi. “Sei stata occupata oggi?”
Lei fece spallucce. “Non più del solito. Quindi il tuo primo giorno è andato abbastanza bene?”
“Si, ho fatto le cose basilari. Qualche paziente per dei checkup. La giornata è passata lentamente a dire la verità, fortunatamente mi hanno fatto uscire prima.” Ammisi.
“Sono sicura che col passare del tempo avrai più cose da fare e diventerà meno noioso.” Disse Caroline.
“Si, lo so. Non mi sto lamentando. Speravo solo di essere più occupata che annoiata durante il mio primo giorno, sinceramente.” Ridacchiai.
Caroline rise e cambiò argomento. “Cosa fai stasera? Giuseppe è a casa e io mi rifiuto di cenare con lui quando non sono obbligata.”
Le riservai uno sguardo pungente. “Stefan è il tuo ragazzo, sei obbligata ad avere a che fare con i suoi genitori.”
“Damon è praticamente il tuo ragazzo e tu non devi sopportare Giuseppe.” Mi fece notare Caroline.
Aggrottai la fronte. “Non è il mio ragazzo.”
Caroline ridacchiò. “Ovviamente no! Siete usciti diverse volte, parli sempre di lui, state praticamente insieme. Parlando di lui, sembra stia meglio ultimamente. Devi essere tu la ragione.”
Roteai gli occhi. “Si, certo. Non parliamo neanche della sua vita. Ogni volta che viene fuori qualcosa riguardo ai NAVY, o suo padre, cambia subito argomento.”
“Bè, qualcosa di buono stai facendo perché Stefan vede una grande differenza in lui. Anche lui pensa sia merito tuo.” Insistette Caroline.
“Come dici tu Care.” Dissi con una risatina. Guardai il mio orologio e vidi che erano circa le 5:15. “A proposito. Devo andare a prenderlo. Ci sentiamo più tardi?”
“Si Ci vediamo dopo!”
 
Arrivai allo studio del dottore un po’ in anticipo quindi mi sedetti nella sala d’attesa aspettando Damon. Leggermente dopo le 5.40 uscì, sembrava distrutto, con un uomo che doveva avere più o meno sessant’anni. Gli sorrisi. “Hey.”
Lui cercò di sorridermi, ma sembrava più una smorfia. Cercai di rassicurarlo un po’ accarezzandogli la schiena quando si avvicinò abbastanza. Mi sembrò che si rilassasse un pochino e poi mi presentò il suo dottore. “Elena, lui è il dr. Richards.”
Gli sorrisi amichevolmente e gli strinsi la mano. “E’ un piacere conoscerla.”
“Anche per me.”
Il dr. Richards aveva una luce negli occhi, come un genitore che sapeva qualcosa di speciale. Sembrava amichevole e genuino, era il motivo per cui piaceva a Damon e si fidava di lui. Era l’unica persona con cui Damon parlava davvero del suo passato e dei suoi problemi.
L’uomo si rivolse a Damon. “Stessa ora mercoledì?”
“Si, ci vediamo.” Rispose Damon mentre attraversammo la porta. Nella strada per la macchina notai che il suo zoppicare era molto pronunciato. Anche se sapevo che il suo umore era già nero, decisi di parlargliene; mi assicurai che la mia voce fosse dolce prima di aprire bocca. “Hai intenzione di far visitare il tuo ginocchio?”
Non rispose per un minuto e pensai di averlo fatto arrabbiare, ma poi prese parola. “Si, penso che dovrei. Sta peggiorando.”
Una volta arrivati in macchina gli chiesi della seduta. “Com’è andato l’appuntamento?”
Si strinse nelle spalle. “Solita vecchia storia.”
“Ci sei ancora per cena?” Chiesi. Sembrava molto agitato e forse voleva solo andare a casa.
“Certo.”
Annuì capendo che non voleva parlare, quindi non lo forzai. La sua voce interruppe il silenzio. “Odio andare lì.”
“Come? Pensavo ti piacesse il dr. Richards?” Chiesi mentre facevo manovra per parcheggiare.
“Si, non è che non mi piaccia. Mi sento sempre peggio dopo le sessioni. Non voglio parlare di quelle cose, voglio solo che spariscano.” Mi spiegò.
Rabbrividii. “Damon…”
“So che non se andranno. Lo so. Solo che non mi sento mai meglio, mi sembra di peggiorare sempre. Sono stanco Elena.” Disse, e potevo capire che era esausto solo ascoltando la sua voce. Sembrava che soltanto sedersi e alzare la testa gli costasse un’enorme fatica.
“Andrà meglio, Damon. Il tempo aiuterà, devi solo parlarne con qualcuno. Il dr. Richards può aiutarti, e se non lui, Stefan è tuo fratello, ti ama e farebbe di tutto per aiutarti. Anche io sono sempre qui, Damon. Se te la senti, puoi fidarti di me.” Cercai di rassicurarlo.
Scosse la testa, come se credesse che nessuno potesse aiutarlo. Stavo per mettere la mia mano sulla sua gamba per confortarlo, ma ci ripensai. Sembrava fosse in un mondo a parte, e se avessi cercato di riportarlo indietro mi avrebbe allontanato di più.
Arrivammo silenziosamente da Jenna, dove lei e Alaric stavano preparando la cena. “Ciao.” Salutai mentre aprivo la porta.
“Ciao, Elena! Com’è andata?” Mi chiese Jenna eccitata, riferendosi al mio primo giorno di lavoro. Si avvicino e abbracciò sia me che Damon.
“E’ andato bene. A dire la verità un po’ lento, ma non mi lamento.” Risposi. Andai in cucina e la aiutai a preparare la tavola per la cena.
Damon e Alaric si diedero una pacca sulla spalla e si sedettero uno di fronte all’altro sul tavolo, io mi sedetti di fianco a Damon e Jenna ad Alaric.
Raccontai tutto del mio lavoro e di com’era il mio capo. Jenna mi fece un sacco di domande, sembrava una giornalista. Era una persona curiosa e voleva sapere tutto sul mio lavoro. Alaric ridacchiava ogni tanto e poi ci spiegò che tempo prima stava con Meredith.
Damon sbuffò quando Alaric ci rivelò quest’informazione. Lo guardai e vidi un sorrisino sul suo viso mentre ridacchiava.
“Qualcosa di divertente?” Chiesi, mi sembrava di essermi persa qualcosa.
“Oh niente, Meredith era molto… rumorosa.”
Gli diedi una piccolo colpetto sulla spalla. “Andiamo Damon!”
Lui rise sotto i baffi e mi chiese innocentemente. “Cosa?”
Roteai gli occhi e vidi la faccia di Alaric diventare rossa come un pomodoro. Il resto della cena passò velocemente e Damon sembrava essersi rilassato dopo l’appuntamento. Quando la cena finì diedi un passaggio a Damon fino a casa.
Sfortunatamente Giuseppe era ancora lì quando arrivammo. Il suo sguardo freddo ci squadrò quando entrammo in cucina dove lui, la sua ragazza Claire, Stefan e Caroline erano seduti. “Dove sei stato?” Chiese.
Damon non rispose per un minuto e si chinò per accarezzare Cari che gli venne incontro.  Quando si alzò ripose. “Con Elena. A cena da Jenna.”
Giuseppe mi guardò male, ma scelse di non dirmi niente. Damon mi guidò di sopra nella sua stanza. Mi sedetti vicino a lui ai piedi del suo letto. Prese la mia mano e inspirò profondamente.
“Qualcosa non va?” Gli chiesi dopo un minuto.
Sorrise e scosse la testa prima che i suoi occhi blu incontrassero i miei. “Elena, so che non è il momento perfetto e so di avere un passato difficile con cui non ho ancora davvero fatto i conti. Le cose con me non saranno mai facili e non posso prometterti che sarò sempre in grado di renderti felice, ma posso sempre fare del mio meglio se me ne dai l’opportunità. Mi piaci davvero e sarebbe un privilegio averti come mia ragazza.”
La mia bocca si aprì dallo shock, di tutte le cose che mi aspettavo potesse dire questa era l’ultima della lista. Sembrava così timido e insicuro mentre me lo diceva. Spinsi via ogni dubbio nella sua mente baciandolo delicatamente sulle labbra. Mi tirai indietro e sorrisi. “Amerei essere la tua ragazza, Damon Salvatore.”
Il suo raro sorriso genuino fu seguito da un altro bacio, questa volta più passionale. La sua mano sui miei capelli. Sentii la sua lingua sulle mie labbra chiedermi il permesso di entrare.
Gemetti mentre il suo corpo spingeva il mio sul letto. La sua mano era sul cavallo dei miei jeans quando lo spinsi via. “Dovremmo fermarci.” Suggerii mentre le sue labbra baciavano il mio collo.
Sospirò, ma accettò e si allontanò. Per alleggerire l’atmosfera scherzai. “Non mi avrai solo perché sai parlare e hai altre fantastiche qualità.”
Lui sorrise e replicò. “Bè, ho fatto del mio meglio.”
Risi e gli diedi un ultimo bacio sulle labbra prima di alzarmi. La sua mano raggiunse la mia. “Resta ancora un po’”
“Devo lavorare domani.” Dissi mentre prendevo la mia borsa. “Comunque, penso che abbiamo delle novità che dobbiamo rendere pubbliche mentre sono tutti qui.”
Rise e si alzò con me. “Hai ragione. Mio padre sarà ancora più contento di me dopo questo.”
Gli schiaffeggiai il petto e roteai gli occhi. “Bè, quell’uomo non è facile da accontentare.”
Entrammo in cucina e tutti stavano ancora chiacchierando. Non potei trattenere il sorriso che spuntò sul mio viso mentre Damon disse. “Io e Elena dovremmo dirvi qualcosa.”
L’attenzione si spostò su di noi mentre Damon mi sorrise e disse. “Io e Elena stiamo insieme ora.”
Caroline strillò e ci abbracciò entrambi. Mi sussurrò un ‘finalmente’ all’orecchio mentre mi abbracciava. Stefan si congratulò con entrambi. Si vedeva che era felice per noi. Abbracciò Damon e sussurrò qualcosa all’orecchio del suo fratellone. Damon lo guardava serio e annuì a qualunque cosa gli avesse detto. Giuseppe non disse nulla, mi fissò soltanto. Portai il mio sguardo al pavimento. Claire era seduta in disparte guardando tutti con una faccia disgustata. Vedendo come si comportavano i due adulti era un miracolo che Damon e Stefan fossero cresciuti con delle capacità di provare emozioni.
Come se avesse pensato che stessi per essere attaccata, Damon si mise in mezzo tra me e suo padre, bloccando i suoi sguardi minacciosi. Damon fissò suo padre come se aspettasse una risposta, quasi come se ne volesse una. Le sue spalle si abbassarono e raggiunse la porta quando l’unica cosa che incontrò fu il silenzio. Lo seguii e mi misi al suo fianco mentre raggiungevamo la mia auto. “Esattamente come mi aspettavo.” Disse.
Annuii. “Magari cambierà idea.” Pensai ad alta voce.
Mi circondò col suo braccio e mi baciò la fronte. “Le persone a cui non piaci sono matte.”
Sorrisi sul suo petto. “Bè, allora il mondo è pieno di persone pazze.” Scherzai.
Ridacchiò. “Dovresti riposarti per il lavoro. Sono occupato domani quindi non so se riusciremo a vederci. Spero che il lavoro vada bene e chiamami quando arrivi a casa, così so che sei sana e salva.” Disse.
“Okay. Buonanotte.”
“Notte, Elena.”
Mi accomodai sul sedile e prima di allontanarmi gli dissi. “Oh, e Damon? Questa serata è stata la più felice per me da lungo tempo.”
  
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