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Autore: Gracedanger    18/08/2013    1 recensioni
“Hai trovato la camicia?” mi sussurrò.
“No, non ricordo neanche dove l’ho messa.”
“Okay, basta.”
Si allontanò da me e sparì nella cabina armadio per un paio di minuti, sentii cassetti e ante sbattere.
Ritornò con una camicia blu a pois bianchi perfettamente piegata tra le mani, me la porse.
“Che significa?” sorrisi confusa.
“Indossala.”
Appena presi la camicia dalle sue mani, si coprì di scatto gli occhi con le braccia e si girò dall’altro lato.
Risi, rimasi interdetta qualche minuto a fissare lui e la camicia, la portai vicino alle labbra e inspirai ed espirai profondamente. Il suo profumo entrò nei miei polmoni e per quel microscopico attimo in cui essi sono pieni, in quel momento mi sentii completa.
Genere: Erotico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Ripetimelo un’altra volta, Nick."
"Ancora?"
Nick sospirò e si passò la mano sul volto, non che non fosse già agitato, ma almeno cercavo di tenergli la mente occupata, e farlo riflettere e non permettergli di deprimersi.
"E’ l’ultima volta."
Annuii come un bambino di prima elementare.
"Io e Alice eravamo sul letto e stavamo parlando del più e del meno e altre stupidaggini, poi ad un certo punto lei si gira di scatto verso di me:
“Che giorno è oggi?”
“Mmm..trentuno agosto.”
“Noi siamo arrivate qui il diciotto, vero?”
“Si, esatto, e allora?”
“E allora domani abbiamo il volo per tornare a casa, oh mio Dio, mi è completamente passato di mente!”
E’ scesa dal letto e ha cominciato a cercare i suoi pantaloni sotto il letto.
“Ma che fai?”
“Devo preparare la valigia.”
“Ma che fretta c’è puoi farlo dopo.”
“Dopo?”
“Si, dopo.”

E l’ho baciata.
“E poi potreste anche restare un altro po’ di tempo.”
“Quanto tempo?”
“Un paio di mesi magari.”
“Un paio di mesi?” ha detto distaccandosi da me.
“Si, perché no. Stiamo bene insieme magari durante questi due mesi potremmo considerare un po’ di cose.”
“Ad esempio?”
“Ad esempio accorciare le distanze tra Roma e Los Angeles.”
“Andare a vivere insieme? Noi? E dove?”
“Una casa qui non sarebbe male.”
“E il tour? La band? I mille impegni? Dovrei aspettarti a casa con la cena pronta da brava fidanzatina?”
“Certo che no, potrai studiare, fare quello che vuoi, anche seguirmi in qualche concerto.”
“Potrò fare quello che voglio?”
“Si.”
“Cosa voglio?”
“Dove vuoi arrivare?”
“Dimmi, cosa studio io Nick? Cosa voglio fare nella vita?”
“La…stilista?”
“No. Voglio studiare architettura. Vedi? Non sappiamo niente l’una dell’altro.”
“Tu sai tutto di me.”
“Certo, perché sono una tua fan, ma se tu non fossi un cantante famoso, se ci fossimo incontrati in un altro posto con due carriere diverse, aspirazioni diverse, e destini che davvero si potrebbero legare tra di loro, cambierebbe qualcosa?”
“Che hai Alice? Ti comporti in modo strano in questi giorni.”
“Non ho niente, è solo che ho riflettuto molto, su di me, su di te e ho capito che non arriveremo mai da nessuna parte.”
“Cosa? Ma che dici? Io ci tengo a te, siamo stati bene, non abbiamo mai litigato fino ad ora.”
“Questo solo perché tu dici di si a tutto quello che ti dico.”
“Certo, perché tu non accetti che ti si dica di no.”
“Non è vero.”
“Invece si, Alice.”
“Siamo arrivati a quel punto vero?”
“Quale punto?”
“Il punto in cui ci diciamo in faccia le cose prima che finisca.”
“Finisca, perché deve finire?”
“Perché non abbiamo un futuro.”

 

Nick si bloccò un secondo, forse perché non voleva piangere.
 
“Ha sospirato, si è messa in piedi e si è allontanata verso la porta, poi si è girata e mi ha guardato per un paio di secondi, aveva gli occhi lucidi.
“Sai, se tu non fossi un cantante famoso, se ci fossimo incontrati in un altro posto con due carriere diverse, aspirazioni diverse, e destini che davvero si potrebbero legare tra di loro un giorno e avere un futuro insieme, forse..”
“forse sarebbe stato meglio.” Ho finito io.
“Addio Nick.” Ha detto con la voce soffocata dalle lacrime ed è corsa fuori dalla porta.

 
Mio fratello si mise le mani sul volto e si girò dal lato opposto per non farsi vedere mentre piangeva.
Rimase qualche secondo girato in silenzio.
Non lo vedevo così da tanto e davvero non sapevo cosa dirgli.
Per fortuna c’era qualcun altro che riusciva sempre a trovare le parole giuste.
Neanche il tempo di chiamarlo e Kevin era già arrivato. Dall’incidente della mattina era sparito appena aveva sentito Nick e Alice litigare.
Arrivò da noi con tre caffè fumanti in mano e un sorriso consolatore.
“Ehi Nick.” Disse prendendolo per le spalle.
“Non piangere per lei. Lo so, fa male, ma noi siamo qui per te. Se ti ama davvero, tornerà.”
Nick lo guardò con gli occhi arrossati.
“Tornerà, capito?” disse “E se alla fine non va bene, vuol dire che non è la fine.”
Nick guardò prima me e poi Kevin e allargò le braccia.
Lo abbracciammo, scompigliandogli i ricci.
“Torniamo a casa.”
 
Mentre eravamo in macchina pensavo a Giulia.
A quello che avrei dovuto dirle.
Probabilmente era il momento meno adatto dato quello che era appena successo tra Nick e Alice, ma forse era l’unico momento che avrei avuto a disposizione. Perché come aveva detto Alice, il tempo stava per scadere e avrei fatto di tutto per tenerla ancora qui con me.
 
“Mi dispiace Joe.”
 
Non avrei mai creduto che un giorno sarei riuscito a sentire il suono del mio cuore spezzarsi.
Ero rotto. Ecco come mi avevano ridotto quelle tre parole.
Il tempo, evidentemente, era scaduto prima del previsto.
E le mura mi stavano sbattendo in faccia tutte le risate, i baci e le promesse, che riempivano quella maledetta stanza poche ore prima.
Nonostante ci provassi non riuscivo ad ascoltare quello che mi dicevano i miei fratelli, tutti i miei sensi erano bloccati. Riuscivo a stento a respirare.
Mi stesi per terra. E mi lasciai divorare dai ricordi.
 
Ero rotto.
 

 
Erano passati due giorni e ancora ero bloccato a trovare una soluzione.
Come da copione, Giulia se ne era andata proprio nel momento in cui avrei voluto parlarle e prendere delle decisioni insieme a lei.
“Come da copione…il copione… la storia… il colpo di scena!” urlai da solo.
Scesi le scale balbettando come un pazzo “Il colpo di scena!”
Nick era fermo sul divano che fissava la chitarra senza nemmeno toccarla.
Corsi verso di lui.
Mi guardò interrogativo.
“Ho trovato la soluzione!” dissi soddisfatto.
“La soluzione? Che soluzione? E a cosa?”
“Vieni Nick, ti spiego mentre andiamo all’aeroporto.” mormorai accennando un sorriso.
 

 
“Ero appena tornato da correre e avevo trovato sul tavolo della cucina la colazione ancora fumante che Giulia mi aveva preparato. Corsi a farmi la doccia e poi entrai in camera sua. Non c’era. Cercai in salotto. Niente. Ad un certo punto sentì un rumore provenire dalla veranda.
Stava scrivendo su un quaderno quasi completamente distrutto per via delle cancellature di penna.
“Buongiorno.”
Non mi sentii. Era completamente assorta e concentrata in ciò che vagava nella sua testa. Era sempre stata bella, certo, ma in quel preciso momento la trovavo davvero meravigliosa.
Fissava le ultime parole che aveva scritto, poi storceva il naso, le cancellava e ne scriveva altre cento.
Mi avvicinai silenziosamente a lei le schioccai un bacio sulla fronte.
Il suo viso si sciolse in un sorriso.
“Buongiorno, da quanto sei qui?” Mi chiese come se si fosse appena svegliata.
“Sono appena arrivato, ho visto quello che hai fatto in cucina.”
Arrossì.
“Non sono una grande cuoca, se non ti piaceranno non mi offenderò. Promesso. O quasi.”
Ridacchiammo insieme.
“Che stai scrivendo?”
Provai a piegare verso di me il quadernetto che aveva tra le mani.
“Niente, sciocchezze.” Disse tirandolo a se.
“Ti vergogni?”
“No, è che non è ancora finito.”
“E cosa ti manca?”
“La fine.”
“Beh, la fine è facile, “E vissero tutti felici e contenti” no?”
“Non sto scrivendo il remake di Biancaneve e i sette nani.”
“E allora cosa stai scrivendo?”
“Non lo so. Non è commedia, tragedia o fantascienza. Non è un giallo, o uno di quei romanzi zuccherosi alla Nicholas Sparks. E’ una storia, abbastanza contorta, che ruota attorno a un personaggio pieno di complessi.”
“Mmh, la storia della tua vita allora.” La presi in giro.
Lei rise e mi diede una leggere spinta alla spalla.
“Che ne so.” Disse sospirando.
“E ci sono anch’io lì dentro?”
“Forse.” Sussurrò.
“Allora devi assolutamente metterci un bel finale, tipo me che salvo il mondo, la bella ragazza e tutto il resto. Rockstar di giorno, Supereroe di notte!”
Mi misi a piroettare su me stesso mentre Giulia era piegata in due dalle risate.
“Potrei pensarci. Ma ho appena finito di scrivere della tragedia.”
“La tragedia?”
“Certo, in tutte le storie c’è un momento in cui tutto sembra perduto, tutto è buio, triste e senza uscita e poi arriva qualcuno e salva la situazione.”
“E scrivilo.”
“Si, ma come?”
“Con un bel colpo di scena!”
“Un colpo di scena?”
“Si, a questo punto, qualcuno deve fare una pazzia, deve correre ad aggiustare tutto, deve conquistare la bella ragazza e tutto il mondo, ma con stile.”
“Con stile, eh? E cosa potresti fare?”
“Potrei lanciarmi sulla mia motocicletta fiammante, fare una sgommata per strada e urlare ai cattivi che stanno per ucciderti: “EHI IDIOTI, QUELLA E’ LA MIA RAGAZZA!”
Si alzò ridendo dalla sedia e venne verso di me.
“Ci penserò.” Mise le braccia attorno al mio collo e si avvicinò a pochi centimetri da me.
Appoggiò il volto sulla mia spalla. E cominciammo a dondolare lenti come se stessimo ballando.
“Tu lo faresti davvero?” disse rialzando i suoi grandi occhi scuri verso di me.
“Cosa?”
 “Il colpo di scena.”
“Io farei tutto per te, Giulia. A parte la calzamaglia, quella non la indosso.”
“Andiamo hai ballato single ladies con i tacchi e non vuoi mettere neanche una calzamaglia?”
“ Beyoncé si, Superman no.”
Rise e ritornò con la testa sulla mia spalla.
Rimase a fissare il sole che sorgeva.
“Promettimi che rimarrai anche quando ti chiederò di andare via.” Mi sussurrò tremante.
Le accarezzai i capelli e la strinsi a me.
“Tu mi appartieni e non importa a quanti chilometri di distanza potrai mai essere, ti prometto che farò di tutto per riaverti nel caso dovessi perderti.”
“Tu non mi perderai mai. Ti ho aspettato troppo.”

 
Finii di raccontare quando arrivammo proprio davanti ai cancelli dell’aeroporto.
Scesi dalla macchina, ma Nick non aveva ancora spento il motore.
Mi girai guardandolo stupito.
“Beh, che fai?”
Nick non mi rispose, abbassò lo sguardo, voleva andarsene e tornarsene a casa ma non aveva la forza ne di scendere dall’auto e partire con me per riprenderci le nostre ragazze.
“Non vuoi venire?”
“Joe… non servirà a niente, almeno per me. Da un bacio a Giulia anche da parte mia.” Disse sottovoce e distaccato prese in mano il cambio e sfrecciò via.

Rimasi da solo davanti all’aeroporto.
Sto arrivando, Giulia. A costo di venire in calzamaglia, ma sto arrivando.

L'ho promesso.



  
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