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Autore: Dreaming you    18/08/2013    3 recensioni
Victoria è sempre stata una ragazza tremendamente testarda e curiosa, doti che le hanno costantemente permesso di ottenere ciò che desiderava.
È nata, da ciò che ricorda (e dai diari del padre, lasciati ad ammuffire nella biblioteca del palazzo in cui la ragazza vive) da una famiglia aristocratica di cui nessuno rimembra nulla o la cui sola domanda rende le persone taciturne.
Il suo aver ereditato ricchezza e bellezza non colma, però, il vuoto che prova dentro di sè e la mancanza di una famiglia stabile, rende Victoria, una ragazza irrequieta e sempre desiderosa di affetto e persone che non la abbandonino così, su due piedi.
Un giorno riuscirà tramite un'anonima lettera e per una brillante deduzione a rivelare un piccolo frammento del suo passato.
La aspetteranno tantissime avventure che porteranno un cambiamento e che rivoluzioneranno per sempre la sua vita.
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sangue bollente
 
Era mezzanotte,l'ora delle streghe, l'ora più lontana e più vicina al giorno stesso, l'ora mistica che si smaterializzava nell'oscurità e si cibava di paura.
Donzelle in punta di piedi, varcavano la soglia di casa per scappare con i loro amati, in quell'ora così ascetica e affascinante.
Ma lei, Victoria, lei no.
I secondi continuavano a picchiettare e a scorrere lentamente, mentre il vecchio pendolo in legno di ciliegio e rame, scoccava dardi temporali, riecheggiando per la grande casa di campagna.
Tutto si era fermato quel giorno, sin da quando aveva ricevuto quella lettera anonima e piena di indizi che forse l'avrebbero condotta da qualche parte in qualche strana e bizzarra maniera.
Il suo compleanno era stato esattamente il giorno prima, il 25 Marzo, quando la primavera aveva, per la prima volta, fatto ingresso, accendendo di colori il triste paesaggio invernale, iridescendosi di vita e allegria.
Ma lei lo aveva passato malinconicamente, preda dei suoi pensieri legati alla solitudine che la circondava e al suo continuo invecchiare che ora, risplendeva nella più pura bellezza.
Si era ormai quasi addormentata tra le raggianti braccia di Orfeo, mentre il flusso di tempo scorreva e l'oscurità più totale la avvolgeva.
E poi?...poi aveva aperto gli occhi e si era alzata, camminando nervosamente per la stanza e tentando di non pensare a ciò che l'anagramma le aveva suggerito.
Continuava a premere i polpastrelli sulla nuca, invano.
Cercava di non dare peso a ciò che la lettera diceva e sapeva su di lei.
Poi aveva perso la pazienza, del tutto e si era inoltrata sospettosamente nella biblioteca di famiglia.
Faceva uno strano fresco quella nottata e, mentre camminava scalza, sentiva dei piccoli brividi scorrerle per tutto il corpo.
Non voleva svegliare Alexander.
Sapeva che se lo avesse svegliato, costui si sarebbe malsanamente irritato e le avrebbe fatto la solita predica, seguita da una solfa che le imprecava di prendersi maggiormente cura di sé stessa.
Fece scorrere le chiavi dorate nella serratura dell’anticamera, abbassando la maniglia e facendo attenzione a non impuntarsi o a non inciampare nei libri che aveva letto l’inverno passato, ma che poi non aveva rimesso a posto.
Come al solito, i rumori notturni enfatizzavano l’atmosfera cupa e tesa e a ogni minimo passo, si udiva uno strano scricchiolio, rimbombare per tutta la stanza.
Victoria apprezzava la biblioteca della sua enorme villa, più di qualunque altra stanza, persino della cucina, dato che amava assaporare i deliziosi cibi che il maggiordomo le preparava.
Era una stanza piuttosto ampia, incorniciata da tanti scaffali stracolmi e rilegati da copertine antiche e con rifiniture argento e oro.
Era la sua stanza preferita, perché lì, in quel posto così luminoso di giorno e così buio di notte, si immergeva in un mondo tutto suo, messo su da illusioni adolescenziali.
Di solito preferiva leggere in solitudine, per adempiere al gusto di ogni singolo libro senza interruzioni, ma qualche volta anche Alexander le faceva compagnia.
A quell’ora era quasi irriconoscibile, lugubre e tetro, pervaso da un senso perverso di un macabro e spettrale nero notte.
Si era addentrata in quel luogo così emaciato, aveva chiuso la porta e acceso le luci.
Riusciva a sentire il suo respiro diffondersi per la stanza, il suo cuore battere e la pressione salirle per le vene.
Non c’era tempo da perdere.
Ora avrebbe dovuto interpretare di nuovo la lettera, cercando di cogliere ciò che le voleva trasmettere.
Il messaggio in sé, non rappresentava niente di che… solo un devastante modo di irritare.
Ripensò invece al logo in ceralacca… era una rosa, una rosa con 8 petali.
Le venne il suo quotidiano lampo di genio.
Era piuttosto intelligente, per i suoi 18 anni… e le letture che fece in quegli anni di isolamento,le servirono tantissimo in quel momento così difficile.
Dopotutto era così facile e così difficile al tempo stesso.
Bastava pensare al numero di petali che rappresentavano la ceralacca.
Erano 8,esattamente 8 simmetrici petali.
Bisognava soltanto usare una fine psicologia inversa.
Il numero 8 era mitologicamente, considerato il numero perfetto e puro, simmetrico.
Se lo si capovolge, diventa infinito, segno secolare.
Ora ricordava perfettamente.
Una volta aveva trovato un libro con una copertina assai stravagante con il numero 8 disegnato riccioluto a mano, ma aveva deciso di non leggerlo per qualche strano motivo.
Ora era giunto il momento giusto, quello di leggere il libro proibito.
Ci mise circa 2 ore a cercarlo, data l’ampiezza e il numero quantitativo di centinaia di libri, presenti in quell’unica stanca.
Era un libro piuttosto “espansivo”, con una copertina rosso porpora e inciso a carattere riccio, un otto dorato…o meglio dire, un infinito dorato.
Lo aprì con lentezza, per non rovinare l’atmosfera che si era creata tutt’intorno.
Era un diario, presumibilmente a taglio maschile.
Lo iniziò a leggere con voga.
“Finalmente è nata la mia bellissima bambina, la mia Victoria…bianca come la tua pelle, candida e paffuta.
I capelli sono più neri delle tenebre stesse e gli occhi più blu e intensi dell’intero oceano.
Lo sguardo è puro e profondo, esprime tutta la tua dolcezza.
Credo di amarla già, alla follia… infinitamente.
Angelica cara, la nostra sarà una famiglia eternamente felice.
 
                                   Tuo amato, Albert. “
 
Il primo pezzo iniziava a finiva così.
Il sangue di Victoria diventava bollente e scioglieva ogni asprezza che le passava per la testa.
Era come una specie di lettera, dolcissima e piena di amore.
Il mittente era suo padre, colui che avrebbe tanto voluto ricordare come l’uomo che aveva scritto quelle righe così criptate di tenerezza paterna.
Dal modo in cui era stata scritta quella pagina, si capiva che Albert era un Uomo con la u maiuscola, che non doveva essere dimenticato.
Provava un grande amore per la figlia e per una certa Angelica, la madre.
Si asciugò la gote destra, con la manica della camicia da notte di pizzo, liberandosi di una lacrima amara e piena di rimorso.
Girò pagina e si rimise a leggere in silenzio.
“ Victoria continua a crescere, giorno dopo giorno, diventando sempre più bella e solare.
Il tuo sorriso e il suo, riescono ad aprire il mio cuore…completamente.
La nostra amata figlia sta apprendendo tantissime cose, più veloce di quanto pensassi.
Non le mancano di certo la curiosità e l’intelligenza, doti elevate per i suoi anni.
Mi preoccupa solo ciò che succederà quando l’organizzazione ci riammetterà in missione… dove lasceremo la nostra Victoria?
E noi, noi continueremo a viaggiar…”
Richiuse velocemente il libro e si voltò, impallidendo.
La porta si era aperta e qualcuno vagava agonizzante nell’ombra.
Dalla sua bocca uscì uno strano gemito, impercettibile.
« Signorina Victoria!!!!!! Si sente bene? Che le succede? L’ho spaventata, le chiedo scusa »
La faccia del maggiordomo appariva stranamente divertita, un ghigno nascosto incorniciava la sua bocca.
« Alexander, la prossima volta potrei prenderti a schiaffi lo sai? Mi hai fatto quasi collassare…torna a letto, piuttosto! »
Si era inoltrata verso il salotto, risalendo le scale a chiocciola e tenendo gelosamente il libro tra le mani.
E poi ci fu un momento particolare, pieno di significato.
Alexander l’aveva afferrata per un braccio e l’aveva stretta a sé, poggiando la testa su quella della ragazza.
«Victoria…lo sai quanto io tenga a te e quanto mi spaventi vederti girare per casa a quest’ora…non farlo mai più…sai bene che casa tua è un posto che attrae parecchio i malviventi, per la sua bellezza ».
Perse le staffe improvvisamente e afferrò la faccia del butler, guardandolo perplessa.
« Sai benissimo, quanto non sopporti questo tuo modo di fare Alexander, o mi dai del tu o mi dai del lei…e poi un’altra cosa, casa mia è anche casa tua da quella volta e lo sai benissimo, ora ti auguro la buonanotte caro »
Il tono era rassicurante e tranquillo.
Le loro strade si diviserò , le porte delle loro stanza si chiusero e la notte piombò su di loro.
Il misterioso libro era poggiato sul comò di fronte a lei, intagliato in legno di noce e ricco di intarsi.
L’indomani doveva continuare a leggerlo.
  
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