Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Rubus idaeus    18/08/2013    1 recensioni
La lezione di chimica e biologia all'università era diventata particolarmente frequentata da quando l'insegnamento della materia era stato affidato al novello professore, fresco di laurea, Raymond John Andrews, un giovane intraprendente ed estremamente brillante che aveva ottenuto la cattedra senza particolari difficoltà suscitando l'invidia dei colleghi rivali più anziani.
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Prendemmo un volo per Londra last-minute, ed entrambi non volevamo saperne di smettere di sorridere.

Vivemmo una bellissima storia a Londra. Lui tornò ad insegnare a Cambridge, mentre io continuai a lavorare nella piccola libreria di mio zio. Ogni momento che avevamo libero lo trascorrevamo insieme. E che bei momenti.

Lo presentai alla mia famiglia e lui mi presentò a suo padre (sua madre era morta quand'era bambino), un uomo di grande acutezza mentale, proprio come il figlio, ed estremamente gentile. Decidemmo di vivere insieme, a casa mia. Malgrado fosse un minuscolo appartamentino in confronto alle magnifiche ville in cui fino ad ora aveva vissuto, disse sempre di abitarci benissimo.

Passarono diversi mesi, poi un giorno, un giorno qualsiasi, Ray ricevette una telefonata da New York. Mentre parlava al telefono vedevo la sua espressione perplessa e scioccata, restava in silenzio per diversi minuti ad ascoltare l'interlocutore e quando parlava mormorava solo dei miseri “si” o “no” oppure “capisco”. Quando dopo un composto “arrivederci” chiuse la chiamata mi guardò con un'espressione così assente e sconvolta che pensai avesse ricevuto la notizia della morte di qualcuno, non disse una sola parola. Poi molto lentamente andò verso la poltrona e vi ci si buttò sopra a peso morto emettendo un profondo sospiro. Si portò le mani sulla testa e, com'era solito fare quand'era nervoso, si scompigliò energicamente i capelli.

-Cos'è successo?

Chiesi timidamente ed anche un tantino preoccupata.

-Jenny...

Sussurrò abbassando lo sguardo.

-Ha avuto un figlio.

Non capivo a pieno il motivo della sua reazione quasi disperata a tale comunicazione. Per tanto decisi di domandargli chiarimenti:

-Quindi cosa ti preoccupa?
-Proprio non capisci, vero?

Chiese alzando improvvisamente gli occhi. Erano lucidi, bagnati di lacrime. Non l'avevo mai visto di quell'umore, tanto meno l'avevo mai visto piangere.

-È mio figlio.

Esclamò dopo una lunga pausa. Sbuffò ringhiando seccato e si asciugò gli occhi con la manica della felpa. Io appoggiai la tazza di tè sul tavolo e sospirai angosciata, mentre lui si scompigliava ancora una volta i capelli. Stinse tra le dita un paio di ciocche, con tale impeto che credetti volesse strapparle. Potevo comprendere che fosse sconvolto, ma certo non potevo immaginare che...

-Devo sposare Jenny.

Incrociai le braccia sul petto e gli rivolsi uno sguardo severo.

-Nessuno può obbligarti a sposarla, Ray.

Non levò gli occhi su di me e continuò a giocare con la sua chioma castana in modo agitato. Ero nervosa anche io. Non gli avrei mai permesso di sposarsi con quella donna, mai. Lui era mio, maledizione, io lo amavo, lui mi amava. Strinsi le mascelle e storsi la bocca. Ma il suo comportamento mi infastidiva, cosa aspettava a dichiarare di non voler sposare quella Jenny. Avrebbe potuto benissimo far da padre a quel bambino anche senza sposare la madre. Così pensai di istigarlo un po':

-Molto bene, allora che aspetti? Lasciami avanti, vattene, torna da lei e sposala. Chi sono io per impedirti di farlo? Ora hai un figlio, è più che giusto che tu gli faccia da padre.

-Dai, non fare così.

Mi pregò con un filo di voce.

-Così come?

-Non voglio lasciarti, lo sai.

-E allora chiamala e dille che ami me. Dille che sei disposto a prenderti tutte le tue responsabilità di padre, ma che non vuoi sposare lei.

-Non è così facile...

Non è così facile”? Era tutto quello che aveva da dire? Che cosa gli impediva di imporre la sua volontà di non sposarsi. Era grande e vaccinato, di che aveva paura? Che lo denunciassero?

Lo lasciai da solo in sala e mi ritirai nel mio studio. Afferrai un libro e tentai di distrarmi leggendo un po', ma non riuscii a concentrarmi per niente. Il solo pensiero che lui potesse andarsene per sposare quella donna, mi faceva stare molto male.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Rubus idaeus