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Autore: margot_hazel_eyes    18/08/2013    2 recensioni
-Sono entrato dentro di te, io sono solo un'anima, non posso fare questo senza qualcuno che mi presti un corpo.
La voce era la mia. Ma non stavo parlando io, era una voce dentro di me... Ma non la comandavo io.
-Siamo la stessa cosa ormai. Mi sono impossessato di te. Ti comando io. Sei debole, lo sei sempre stato. Sei venuto da me ed eri una preda facile. E io avevo fame di umani.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era troppo denso per essere acqua.

Era troppo caldo.

Sentivo l'odore del ferro.

Era sangue.

Le mie mani ne erano ricoperte.

 

Ero troppo debole per fermarlo. Ero il più debole, per questo lui ne ha approfittato.

Mi sentivo morto. Piangevo e non potevo fermarmi.

 

Non ho un ricordo preciso di quello che era successo.

Tutto è cominciato da lui, James, il mio migliore amico. Alto, biondo, occhi blu profondi, insomma, il solito tipo che fa strage di ragazze. Sono sempre stato invidioso di lui, ma allo stesso tempo lo ammiravo. Io rispetto a lui ero di media altezza, capelli fino alle spalle neri, occhi verdi. 

Erano i tempi del liceo, andavamo in seconda, e come sempre era divisa in persone ''popolari'', ''normali'' e ''sfigate''. Ho sempre odiato queste categorie. Essere etichettati in questo modo. 

Lui faceva parte delle persone conosciute da tutti, io invece sarei stato normale, ma mi consideravano come il cagnolino di James.

Non mi chiamavano mai con il mio nome, Daniel, ma con ''quello che sta sempre con James'' e simili. Anzi, penso che in pochi sapessero il mio nome.

Un giorno conoscemmo Elise. Era più piccola di noi, ma non sembrava. Capii subito che in James era cambiato qualcosa dopo averla incontrata. Se ne era innamorato. Così iniziarono a frequentarsi, lasciandomi sempre di più in disparte. 

Non era un problema per me, ero un po' più solo e triste, ma se lui era felice a me andava bene. 

Un giorno mi invitarono con loro a visitare una vecchia casa abbandonata perchè volevano vedere se c'erano degli spiriti. Nessuno di noi ci credeva veramente, ma andammo comunque per divertimento.

Mi ricordo poco di quella abitazione, forse per il fatto che stava facendo buio e c'era la nebbia. C'era un cancello alto circa 2 metri, lo scavalcammo facilmente. 

La porta era vecchia e distrutta, anche senza aprirla si potava vedere gran parte dell'interno. Era tutto sotto sopra, c'erano dei sacchi neri sparsi ovunque. Non capii subito cosa c'era dentro. Lo mossi un po' con un piede. Poi sentii il rumore di qualcosa di liquido e smisi di scuoterlo. Quando alzai la testa dal sacco con la coda dell'occhio vidi una figura slanciata, altissima, bianca. 

Pensai fosse frutto della mia immaginazione, ma poi la vidi di nuovo. E questa volta chiaramente. 

Alta 2 metri e mezzo. Una figura con forme umane, bianca, cadaverica. La sua pelle non sembrava liscia e morbida, ma dura come le ossa. Aveva una corporatura scheletrica. Non possedeva delle gambe, ma stava in piedi su delle zampe equine.

Ma la cosa più spaventosa era la sua faccia. Non aveva occhi, e le palpebre erano state strappate via. La parte dove c'erano le guance scavate era rigata da sangue secco. 

Non aveva capelli, ma aveva delle corna simili a quelle di un'ariete.

Provai per la prima volta la paura vera.

Era in piedi, a qualche metro di distanza, davanti a me e mi fissava. 

Sentivo i miei compagni parlare e così diedi una veloce occhiata a loro per assicurarmi che stessero bene.

Erano fermi e chiacchieravano allegramente. Erano rivolti verso di lui. Loro non lo vedevano. Il miei occhi si posarono di nuovo verso quel mostro, che non era più a qualche metro, ma a qualche centimetro da me. 

Sentivo il suo fiato vivo.

Caldo.

Mi penetrava.

Lo sentivo dentro. 

Tutto si calmava, mi stavo spegnando. Non mi sentivo né vivo né morto.

Svenni.

 

 

Mi rialzai più tardi.

Ero steso a terra. Mi stropicciai gli occhi e mi accorsi che avevo le mani insanguinate. Alzai la testa. C'era sangue dappertutto. E in mezzo, lui. Quel diavolo. Teneva in mano dei corpi. I corpi dei miei amici, morti.


Dopo aver visto i loro corpi squartati, vomitai. Mi sentivo morire. Che cosa c'entravo io? Perchè sono entrato in quella casa? Perchè non mi ha ucciso?

Le risposte arrivarono direttamente da una voce dentro la mia testa.

-Sono entrato dentro di te, io sono solo un'anima, non posso fare questo senza qualcuno che mi presti un corpo.

La voce era la mia. Ma non stavo parlando io, era una voce dentro di me... Ma non la comandavo io.

 

Sbattei le palpebre.
Appena riaprii gli occhi non ero più steso a terra. 

Tenevo i miei amici morti. Ero nella stessa posizione di quel demone.

-Siamo la stessa cosa ormai. Mi sono impossessato di te. Ti comando io. Sei debole, lo sei sempre stato. Sei venuto da me ed eri una preda facile. E io avevo fame di umani.

Non riuscivo a crederci. 

Ero in piedi e mi parlavo da solo. Sorreggevo delle persone morte. Che avevo ucciso io sotto la volontà di un'altro.

 

 

Svenni di nuovo, mi risvegliai all'ospedale. Non mi mandarono in prigione perchè non c'erano persone che testimoniavano che li avessi uccisi io, non avevano prove e io raccontai che c'era un'uomo dentro quella casa. Li aveva uccisi con un'ascia, mentre io mi ero nascosto.

 

Sono passati 5 anni, non è più accaduto nulla da quel giorno.

Ma lui, lo sento, è dentro di me.

E sta solo aspettando il momento giusto.

   
 
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