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Autore: AnyaSlytherin    18/08/2013    1 recensioni
Johnny è un insicuro e tormentato ragazzo del Tennessee che, a causa del lavoro di suo padre, deve trasferirsi da Nashville a New York. Ed è proprio lì che incontra l'amore della sua vita. Ma non tutti gli amori sono facili o possibili. E presto Johnny lo scopre con lei, Alex; Ragazza bulimica, incasinata e completamente folle.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sapete, quando si proviene da un piccolo luogo di campagna e ci si trasferisce nella metropoli più grande del mondo, adattarsi è complicato. Mi ci volle davvero molto tempo per adattarmi. Questo non accade dopo una settimana, o dopo un mese. Accadde dopo molto più tempo. Non parlo di anni, ma a me sembrava così. Ogni giorno sembrava una settimana, ogni settimana un mese... e così via. L'unica cosa che mi faceva sentire a mio agio, era il fatto che io non ero l'unico ad essere ricco e infelice.

Anche Alex proveniva da una famiglia mostruosamente ricca. Sua madre, Georgina Rineahrt, Australiana, era ed è tutto'ora, la donna più ricca d'Oceania. A capo del colosso minerario Hancok Prospetting, ha ereditato l'impero dal padre Lang Hancok, e aumentato i guadagni dell'azienda. Soltanto sua madre possedeva un patrimonio di 18 miliardi di dollari. 

Sebbene anche mio padre fosse molto ricco, non reggeva di certo il confronto con la famiglia di Alex, o quella di Thomas. Loro erano miliardari, mentre mio padre era solo un milionario. 

Vi starete chiedendo chi fosse più ricco fra Alex e Thomas, giusto? Beh, ve lo dico subito. Il nome completo di Alex, era Alexandra Marisol Gomez. Il che vuol dire che era messicana. Cosa significa? Che anche suo padre era messicano. Cosa c'entra questo con i soldi? Beh, il nonno di Alex, Julian, si trasferì in Messico nel 1902 all'età di quattordici anni, e aprì un negozio chiamato "La estrella del Oriente" (in italiano "La stella dell'Oriente). Suo figlio, Carlos Slim Gomez, è il più importante magnate delle telecomunicazioni dell'America Latina. Detiene infatti il controllo di tre delle più importanti compagnie del continente, la Telmex, la Telcel e la América Móvil. Combinate, le tre compagnie controllano circa il 73% del traffico di telefonia mobile dell'America latina, con oltre 100 milioni di utenti. Quindi, da come potete capire, Alex non era miliardaria solo da parte di madre, ma anche da parte di padre. Il che la rendeva, non solo più ricca di Thomas, ma la ragazza più ricca del mondo. La rivista Forbes, la classificò prima fra le future ereditiere del momento. E proprio per questa ragione era costantemente sotto l'occhio dei media. Il che, in futuro portò costantemente me, Thomas, e tutti quelli che le avrebbero girato intorno, su ogni tipo di rivista di Gossip. Fra pettegolezzi, rumors, e supposizioni inopportune. Oltre tutto, grazie alle lezione privati impostategli dalla madre, Alex parlava fluentemente, oltre lo spagnolo e l'inglese, ben otto lingue diverse. Tra cui il francese, il portoghese, il russo, il tedesco, l'italiano, il cinese, il rumeno e il turco.

Quando il giorno dopo tornai a scuola, passando davanti al bagno delle ragazze, udii un rumore. Sembrava che qualcuno si stesse sentendo male, così entrai, anche se avrei potuto rischiare di essere sorpreso dal preside. Quando entrai non vidi nessuno, così mi chinai a terra per vedere attraverso le porte dei bagni se ci fosse qualcuno. Vedo delle scarpe, le stesse scarpe che il giorno precedente indossava Alex. Mi alzo di scatto, ma non ero veramente sicuro che si trattasse di lei, non in quel momento.
- "Ti serve aiuto?" chiedo.
- "No, va via." la voce mi sembra la sua.
- "Sei sicura? Sembra che tu stia abbastanza male."
- "Ho detto di andar via."
- "Ok, allora vado.." faccio per andarmene, ma...
- "Aspetta!"
- "Si?"
- "Chi sei?" sembra essere preoccupata, ma penso sia solo una mia impressione.
- "Chi sono?"
- "Si, chi sei?" ripete. "I ragazzi non dovrebbero entrare nei bagni delle ragazze." 
- "Lo so, è che ti ho sentita dal corridoio e pensavo ti servisse aiuto." spiego.
- "Sei quel tipo?"
- "Scusa?" non ho idea di cosa voglia dire, davvero.
- "Sei quel tipo di persona che accorre subito ad aiutare una sconosciuta?"
- "Sembra strano?"
- "Si, cioè, voglio dire, non sai nemmeno chi sono." osserva.
- "Allora conosciamoci!"
- "Non mi sembra il caso.."
- "Sei fidanzata?"
- "E' complicato."
- "Complicato?"
- "Senti, io ora devo uscire di qui. Ma ho bisogno che tu non ci sia quando lo farò, perché non voglio che tu mi veda, ok?"
- "Non vuoi? Perché?"
- "Fai troppe domande, lo sai?"
- "I miei mi hanno sempre definito un ragazzo molto curioso."
- "Beh, i miei mi definiscono un problema."
- "So cosa vuol dire." ammetto.
- "No, io non credo."
- "Per la mia famiglia sono sempre stato quello noioso. Sai, quello diverso."
- "Noioso è sinonimo di intelligente. E credono che tu lo sia. I miei non credono che io sia intelligente, dicono che sono troppo incasinata, che sono folle e pazza."
- "Mi piace la gente folle..."
Immediatamente il silenzio. Dall'altra parte del bagno, quella ragazza non emetteva alcun suono. Forse ero stato sfrontato.
- "Dovresti andare." mi suggerisce poi.
- "Si, dovrei." confermo. "Beh, allora ciao..." poi vado via.

Torno in classe e riformulo la conversazione nella mia mente. Fra me e quella ragazza ci fu una specie di connessione mentale, come se i miei problemi e i suoi si fossero fusi in un'unica idea, quella di scappare. 
Prima che il professore di biologia entri, Thomas mi si avvicina.
- "Hai visto Alex?" mi chiede. "Mi ha detto che andava in bagno, ma sono passati 10 minuti e lei ancora non torna." spiega.
Allora realizzo. In quel momento capisco, tutto torna. Le scarpe che avevo visto erano le sue, non avevo più dubbi. Ma ancora non riuscivo a capire il motivo del suo malore. Perché stava vomitando? E soprattutto, perché non voleva che io la vedessi?
- "No, non l'ho vista!" mento.

Sono le 6 del pomeriggio e sono in camera mia a far rimbalzare una stupida palla in continuazione. Miliardi di pensieri mi invadono la mente ogni secondo. "Cosa ci faccio qui a New York?", "Perché Esteban non è qui con me?", "Perché sento di non essere mai abbastanza? Di deludere la mia famiglia.. cosa si aspettano che io faccia? Chi si aspettano che io sia?". Allora era tutto così complicato e confuso. Era tutto incerto. Le mie idee, i miei sogni, le mie ambizioni. Cosa volevo fare? Chi sarei voluto diventare? Volevo davvero seguire le orme di mio padre? In un mondo commercializzato e venduto, cosa avrei voluto fare? Mescolarmi agli altri? Conformarmi alla massa? Essere adolescente non è semplice, ragazzi. Quando sei giovane, tutto ti sembra la fine del mondo, ma non lo è, è solo l'inizio.

Ad interrompere quei miei angoscianti pensieri, fu Thomas. Che organizzò un'uscita a 4. Inutile dirvi che non ne avevo minimamente voglia. Entrò in camera mia frettolosamente senza neanche badare a quel che facevo.
- "Amico, stasera si esce." mi fa con un sorriso da ebete.
- "Come? No, non è ho voglia. L'avresti saputo se invece di presentarti senza avvisare mi avresti chiamato."
- "Oh, che importa. Dai, sei qui da una settimana e non hai ancora messo il naso fuori da casa tua, se non per andare a scuola."
- "Amico, davvero, non ne ho voglia."
- "Ma Johnny, ti ho organizzato un'uscita con un'amica di Alex, dai."
- "Non ho voglia di uscire, figuriamoci di uscire con una ragazza." gli faccio osservare.
- "Ma prima o poi dovrai uscire. Perché non ora? Con noi. Ci sarà anche Alex!"
- "Viene anche lei?"
- "No, viene solo una sua amica.. Ma che discorsi fai, certo che viene, è la mia ragazza."
- "Non la smetterai finché non accetto, vero?"
- "Tu si che mi conosci bene, amico."
- "A che ora?" chiedo.
- "Ti passiamo a prendere alle 8:00. Non farti aspettare tutta la sera in auto."
- "Tu guidi?"
- "Ma certo che guido, idiota." si avvia verso la porta. "Ah, dimenticavo. Tu fumi?"
- "Come?"
- "La maria, la fumi ancora?"
- "Ah, si, certo."
- "Perfetto! Dico al mio amico di procurarmene un po."
- "Ma alle ragazze non darà fastidio? Insomma, a Alex sta bene?"
- "Se a Alex sta bene? Scherzi? La prima volta che l'ho incontrata non voleva stringermi la mano perché reggeva una canna, e diceva che era più importante lei che salutare me. E a giudicare dal suo comportamento, doveva essere almeno la terza canna che si fumava. Perché credi che mi sia messo con lei? Cavolo, quella ragazza è perfetta. Capace di amare come una donna e di farsi come un uomo."
Quando Thomas parlava di lei, potevo vedere i suoi occhi viaggiare nei suoi ricordi in cui lei era presente. Parlava di lei come se la venerasse, come se parlasse di una dea greca. Una dea che fumava marijuana.
- "Potevi anche rispondere con un semplice si."
- "A dopo!"

Non appena uscii di casa e vidi la macchina di Thomas, improvvisamente mi pentii di aver accettato. Non so spiegarvene il motivo, ma era così. Non mi andava di passare la serata con una ragazza che non conoscevo affatto. Ma poi mi rassegno, entro in macchina e mi presento alla ragazza.
- "Ciao, sono Johnny!"
- "Amber." risponde sorridendo.
- "Allora, dove andiamo?" chiedo a Thomas.
Alex, che è seduta sul sedile destro anteriore, si gira e lancia uno sguardo intenso.
- "Ti piacciono le feste, Johnny?" mi chiede.
- "Hum, si.. certo che mi piacciono."
- "Perfetto!" risponde con accento spagnolo.

La festa era di un certo Adam Cooper, che a quanto pare frequentava la nostra stessa scuola. Ma era dell'ultimo anno, per questo non l'avevo mai visto primo di allora. Pareva che a quell'Adam, piacesse organizzare frequentemente feste a luci rosse nella sua enorme suite al suo grande Hotel. Anche Adam era schifosamente ricco. Suo padre era George Cooper, lo stesso Cooper della grande catena alberghiera 'Cooper's Hotel'.
La prima cosa che avvertii quando entrai nella sua suite era l'odore dell'erba, un'incredibile puzza di Whisky e un caldo tremendo. C'erano ragazze che si lasciavano toccare da ragazzi arrapati in ogni angolo. Ragazze ubriache, fatte, e alcune persino drogate. C'erano pillole e mozzoni su ogni superficie. Un ragazzo di Manhattan poteva essere abituato a tutto quello, ma non io. Il massimo che si poteva fare in una piccola città come Nashville era uscire il venerdì sera e rollarsi un paio di canne nel fienile di qualche amico. La musica era altissima, quasi assordante. Alex si dimenò fra la gente che ballava senza neanche battere ciglio. Amava il divertimento, sfrenarsi, urlare, ballare. Thomas era più il tipo che si metteva da parte ad osservarla, mentre magari fumava qualcosa.

Prima che arrivasi a New York, Thomas e Alex erano soliti a partecipare a feste del genere, ma quasi ad ogni festa, succedeva che Thomas finiva in una rissa. Perché? Semplice: gelosia. Alex non solo era sorprendentemente bella, ma quando si lasciava andare al divertimento e si precipitava a ballare, alcuni non potevano fare a meno di provarci con lei. Sebbene sapessero fosse impegnata. Quando questo accadeva, lei era già troppo sballata per rendersene conto, per questo interveniva sempre Thomas, e la maggior parte delle volte non finiva mai bene. Infatti, anche quella sera le cose precipitarono. Quando proprio Adam, ci provò con Alex.
- "Hey dolcezza, ti muovi bene, lo sai?" le dice.
- "E tu chi cazzo sei?" gli fa lei senza neanche rendersi conto.
- "Sono il proprietario di questo Hotel, nonché organizzatore di questa festa."
- "Ah, figo."
- "Ti va se ci prendiamo un drink assieme?"
- "Bevo solo se c'è una pillola ad accompagnare il drink."
- "Oh, io ti do tutte le pillole che vuoi, ma dopo devi darmi tu qualcosa in cambio."
Thomas non ci vide più, perse completamente le staffe.
- "Hey, amico." dice alzando la voce, avanzando velocemente verso Adam e Alex.
- "Qualche problema?" chiede Adam.
- "Si da il caso, che la ragazza con cui ci stai provando, sia la mia fidanzata."
- "Ah, fammi pensare... mi dispiace? Mmmh, no, affatto."
Thomas è indignato, e per la rabbia sferra un pugno sul viso di Adam.
- "Thomas!" urlo. "Che cazzo fai?" mi avvicino a lui e vedo Adam sanguinare.
- "Fuori di qui." dice quest'ultimo alzandosi. "Andate via dal mio Hotel!"
- "Su Thomas, andiamo." replico.
- "Su Alex, vieni." dice Thomas prendendo Alex per un braccio.
- "Mi rovini tutte le feste." Alex è ancora strafatta.
- "E tu perdi sempre il controllo. Dio santo, ma quand'è che ti darai una regolata? Alcol, pillole.. ormai ti sei inghiottita di tutto. Mi sorprende che tu respiri ancora."
Thomas ricorda ad Alex tutte le volte che per colpa del suo problemino con le droghe, lui l'abbia dovuta tirare fuori dai guai. Inoltre, Thomas temeva per la sua immagine, perché come tutti i miliardari, Alex era costantemente sotto il mirino dei media. Tutti lo erano. Adam, Alex, Thomas... e presto lo sarei stato anche io. Ma ci arriveremo poi. 
C'era persino un sito dedicato solo ai giovani miliardari di Manhattan: Gossip Bad. Praticamente, si trattava di un sito di gossip gestito da una ragazza che preferì rimanere anonima. E qualsiasi persona, povera o ricca che fosse, poteva mandare soffiate a Gossip Bad in forma anonima o non. Da quando fu creato quel sito, ogni ragazzo o ragazza ricca escogitava complotti o metteva in atto piani per umiliare o smascherare i suoi nemici. 

Presto anche la mia vita non sarebbe stata più privata. Alcune avrebbero fatto in modo di mettere alla luce i miei segreti, i miei peccati. Qualsiasi cosa avrei fatto sarebbe stata messa sul web. Dalla più insignificante alla più sconvolgente. Ormai i segreti venivano ritenuti sottovalutati. Ma i segreti servivano. Servivano a non ferire, a proteggere alcune persone. Perché la verità a volte può far male. Ognuno di noi ha un segreto e ognuno di noi è all'oscuro di un altro. Ma non sempre i segreti semplificano le cose. Una cosa è certa, qualsiasi cosa cerchiamo di nascondere non siamo mai pronti per il momento in cui la verità viene fuori. È questo il problema dei segreti, come le avversità adorano la compagnia, si accumulano, accumulano finché non prendono il sopravvento su tutto, e non c'è più posto per altro, e sei così pieno di segreti che ti senti come se stessi per esplodere. Quello che la gente tende a dimenticare è quanto ci si senta bene quando ci si libera di un segreto, che sia bello o brutto, comunque si resta allo scoperto che ci piaccia o no. E una volta che i segreti sono stati rivelati, non occorre più nascondersi dietro ad essi. Il problema dei segreti è che nel momento in cui pensi di controllarli, non li controlli. E se sei un giovane miliardario che vive a Manhattan, sei hai un segreto, verrai presto smascherato.

Ormai buttati fuori dall'Hotel di Adam, ci recammo tutti a casa Gomez. Alex aveva una casa bellissima, enorme. Viveva in un attico, in un enorme edificio sulla 350 di Fifth Avenue. I suoi genitori non c'erano mai, eravamo liberi di fare ciò che volevamo. 
Amber si limitava a seguirci e a fare quello che facevamo noi, cioè niente.
- "Vado a prendere delle birre." dice Thomas avviandosi in cucina.
- "E io vado in bagno." replica Amber.
Così rimaniamo io a Alex da soli. So a cosa state pensando, ma contrariamente da quel che si potrebbe chiedere, non accadde assolutamente nulla. Se non una strana conversazione.
- "E' vero?" chiedo.
- "Cosa?"
- "L'alcol, la droga.. sei davvero tu? Cioè, è davvero ciò che fai?"
- "Ti crea problemi?"
- "Come? No, no.. c-certo che no."
Improvvisamente lei ride, ride di me.
- "Sta calmo novellino, sto scherzando."
- "Sei matta, lo sai?"
- "Si, me lo dicono in molti."
- "Quindi è vero."
- "Che assumo droghe e bevo molto? Si, è vero." ammette senza alcun problema.
- "Perché? Insomma, apparentemente sembra che non ti manchi niente."
- "Dovresti saperlo meglio di chiunque altro che i soldi ne fanno la felicità. Tu ne hai quasi quanto me, eppure non ti vedo soddisfatto."
- "Beh, no, ma la mia situazione è diversa."
- "Che vorresti dire? Che mi drogo o bevo per ammazzare il tempo? Che il mio sia solo un capriccio?"
- "No, non ho detto questo."
- "Tu non hai idea di come ci si senta a non sentirsi mai abbastanza!"
- "Oh, fidati, lo so."
- "Davvero Johnny? Davvero?"
Io non riesco a darle una risposta. Perché in realtà non sapevo niente di lei. Come potevo sapere cosa stesse passando? Cosa le girasse per la mente? Io non sapevo un cazzo della sua vita. Del suo passato, del suo presente. Mi sentii improvvisamente un idiota.
- "Scusami, non dovevo..."
- "Non mi hai offesa. Ci vuole molto di più per toccarmi."

Era buffo. Un attimo prima mi sembrava di aver capito tutto di Alex e l'attimo dopo mi rendo conto di non aver capito un cazzo. 
In ogni situazione ciascuno assume un contegno e un atteggiamento esterno per sembrare come vuole che lo si creda. Perciò si può dire che il mondo è composto soltanto da maschere. Ed io volevo assolutamente scoprire cose si celasse dietro la sua di maschera.

- To be continued.
 
 
  
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