Capitolo 5
“… L’hotel dove avvenne il ricevimento era lussuoso e ampio. Era un hotel a cinque stelle, in stile vittoriano. Le persone erano tutte famose o quasi. Io non avevo mai visto tanti vip tutti insieme. I ragazzi però erano abituati. Dopo aver preso posto al nostro tavolo i ragazzi andarono a salutare gli altri invitati. La musica si alternava tra canzoni vecchie e nuove. Dopotutto vi erano moltissime persone anziane nella sala. Alle nove cominciammo a cenare. Tutto era squisito, beh, era pur sempre un hotel a cinque stelle. Sarah chiacchierava con disinvoltura a destra e a sinistra, mentre Tom stava parlando con una di quelle vip snob. Bill mi si avvicinò.
- Amore mio, che hai? –
- Niente. È solo che non sono abituata. Io non riesco ad essere Sarah. –
- Ti capisco. All’inizio anche per noi era così. Ma con il tempo ci fai l’abitudine. –
Era questo il problema, ci sarei mai riuscita? Quella vita non era per me, ma io AMAVO Bill .
- Non ti preoccupare, sto bene! –
- Sei sicura? –
- Certo. –
Sbadigliai più volte durante la serata. Dovevo ammettere che mi annoiavo. E poi avevo puntati addosso moltissimi sguardi assassini. Quelle dovevano essere tutte loro fan, o meglio di Bill.
- Natalie, ti stai annoiando? – mi chiese Gustav.
- Un po’. Ma non vi preoccupate. – sbadigliai di nuovo.
- So io che ci vuole! –
E detto ciò Bill si alzò dal tavolo e raggiunse il DJ. Dopo qualche secondo partì una bellissima canzone, quasi un lento. Bill si avvicinò a me.
- Mi concedi questo ballo? – io lo guardai sorpresa.
- Certo! – risposi subito alzandomi.
Mi portò al centro della sala, mi prese delicata per i fianchi, mentre io gli buttai le abbraccia al collo. Cominciammo a ballare piano, seguendo la musica.
- Ma tu non eri quello che non sapeva ballare? –
- Ma questa canzone non solo è bellissima, ma è più che altro un lento. Non è difficile. – io appoggiai la testa sulla sua spalla.
- Anch’io mi sento come Julia Roberts, sai come se fossi io la Pretty Woman. –
- Allora io sono Richard Gere. – disse lui, mentre ballavamo sulle note di Roxette [It must have been love]
- Sei pieno di sorprese, lo sai? –
- Beh mi piace stupire. Vieni con me! – ci staccammo e lui mi trascinò fuori dalla sala. Uscimmo dall’hotel e ci rifugiammo dietro l’angolo. Bill cominciò a baciarmi la bocca, il collo scendendo verso la scollatura.
- Bill? Avevamo detto niente effusioni in pubblico. –
- Lo so! Ma io ti voglio. –
- Che ti costa aspettare ancora un po’? –
- Hai ragione. – detto questo ci baciammo per l’ultima volta prima di rientrare, nell’hotel.
Qualcuno però immortalò il nostro amore, senza che noi avessimo visto niente.
Ritornammo a casa verso le due di notte. Fuori cominciò a nevicare fortissimo. C’era una vera e propria bufera di neve. Tom e Sarah se n’andarono subito nella loro camera,sicuramente non a dormire. Georg sparì subito entrati, nella sua camera, e lo stesso fece Gustav. Io e Bill mano nella mano salimmo le scale. Aprimmo la porta della nostra camera ed entrammo.
- Natalie io vado a struccarmi. –
- Vai tranquillo io lo faccio dopo. –
Mi spogliai e mi misi la camicia di notte che ormai era diventata mia. Seduta davanti alla specchiera, dopo aver sciolto i capelli, li stavo pettinando, quando Bill uscì dal bagno.
- Ora vado io! – dissi, ma mentre mi dirigevo verso il bagno scattò la luce, lasciando la camera al buio.
- Ci sono dei candelabri in soggiorno. Vado a prenderli. – mi disse lui.
Quando ero tornato su, aveva tre candelabri a tre braccia ciascuno. Accendemmo le candele e poggiammo un candelabro su ogni comodino e uno davanti alla grande specchiera. L’atmosfera divenne subito romantica. Bill solo con i pantaloni di tuta addosso si avvicinò a me. Ormai sapevo che avrei ceduto, ma dopotutto era questo quel che volevo. Farlo con la persona che amavo ed io LO AMAVO più della mia stessa vita. Bill mi baciò il collo scendendo verso la spalla. Mi abbassò la bretellina della camicia, mentre continuava a baciarmi, dandomi anche dei piccoli morsi. Io gli passai le dita tra i capelli neri. Mi abbassò anche l’altra bretellina facendo scivolare la camicia a terra. Mi guardò con desiderio, mentre mi sdraiava sul nostro letto matrimoniale. Dal collo scese sui seni e poi sul mio ventre piatto. Alzò la testa e mi guardò, come per chiedermi il permesso di continuare. Io gli sorrisi e lui mi levò anche l’ultimo indumento. Poi si spogliò anche lui rimanendo con i boxer. Io cominciai a tremare all’idea di quello che sarebbe successo dopo. Bill se n’accorse.
- Che succede? Ti ho fatto male? –
- No. Non è questo… - dissi, mentre lui mi si avvicinò per guardarmi bene.
- Allora? Forse non vuoi? –
- Io non l’ho mai fatto! – dissi di un fiato. In quel momento la luce ritornò. Bill si alzò e andò alla porta.
Ecco lo sapevo. Il fatto di non avere esperienza lo aveva allontanato da me. Mi avvolsi il corpo con il lenzuolo e scesi dal letto andandogli incontro.
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