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Autore: Abby_da_Edoras    19/08/2013    1 recensioni
Autrice: Lady Arien. Trama: la mia fanfic si ispira al libro e, di conseguenza, al film "Il Cacciatore di aquiloni" che ho amato molto. Nella mia versione, però, avviene qualcosa di molto imprevisto per cui il piccolo hassan non sarà cacciato da Kabul e avrà un'esistenza diversa da quella avuta nel libro. Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni della mia ff appartengono a Khaled Hosseini e ai registi e produttori del film tratto dal libro.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Era passata una settimana dal giorno del torneo di aquiloni ed Assef giudicò che era arrivato il momento di fare una bella vis

Hassan riuscì in qualche modo a dominare la crisi di pianto e a rispondere, fra un singhiozzo e l’altro, mentre Baba e Amir lo fissavano sconvolti e Assef continuava a tenerselo stretto.

“Mi dispiace… Agha sahib è stato buono e gentile con me. È soltanto colpa mia. Io… io… mi manca tanto Amir agha! Qui ho tutto quello che posso desiderare, ma lui mi manca, mi manca tanto!

Ecco. Quelle parole sancivano il completo trionfo di Assef e il ragazzo, che se ne rendeva perfettamente conto, dovette sforzarsi per non scoppiare a ridere. Davanti a lui Amir era diventato pallido come un morto e sembrava sul punto di sentirsi male, mentre Baba spostava lo sguardo dal piccolo servetto in lacrime al figlio, diventando sempre più scuro in volto.

“È una cosa normalissima, Hassan, non c’è bisogno di piangere. Mi stupirei del contrario. Lo so quanto bene hai sempre voluto ad Amir” gli disse Assef ostentando pazienza e dolcezza. “Forse hai pensato che io ti avrei tenuto lontano da lui? Ma dai, sei proprio uno sciocchino, allora!”

“Non credo sia questo il problema, Assef jan” intervenne con durezza il padre di Amir, continuando a squadrare il figlio con occhi lampeggianti di collera. “Hassan piange perché è stato Amir ad allontanarlo sempre di più. In questi ultimi mesi non ha fatto che trattarlo bruscamente o evitarlo. Una mattina mi ha perfino chiesto perché non potevamo mandare via lui e Ali e prendere altri domestici. Mi ha fatto vergognare moltissimo e anche adesso mi sento mortificato di fronte a te perché sembra che non abbia saputo insegnare nulla a mio figlio. Sono desolato, ma è necessario che tu sappia la verità, visto che adesso Hassan è al tuo servizio.”

Si interruppe sentendo una specie di lamento soffocato provenire da Amir.

Cosa vuoi dire, Baba?” riuscì a chiedere il bambino, con voce strozzata. La nausea lo invadeva sempre più e si domandò come avrebbe reagito Assef se gli avesse vomitato sulla elegantissima poltrona del suo salotto.

Assef si fece attentissimo, intuendo che la faccenda diventava ancor più interessante. Nessuno, infatti, gli aveva spiegato il motivo dell’improvvisa partenza di Ali ed Hassan dalla casa di Amir.

“Sai benissimo di cosa sto parlando. Tu mi fai vergognare, Amir. Mi stai facendo fare una figura meschina di fronte ad Assef jan ” rispose l’uomo, molto irritato ed amareggiato.

Amir avrebbe voluto sprofondare, gridare, prendere a pugni il padre, ma non riusciva a proferire parola né a muovere un solo muscolo.

“Ieri mattina Amir è venuto a dirmi che non trovava più l’orologio che gli avevo regalato per il suo compleanno e dopo un altro po’ di tempo è ricomparso rivelandomi di averlo trovato nascosto sotto il materasso di Hassan” riprese a spiegare Baba. “Io non volevo crederci, ma quando gliel’ho chiesto personalmente Hassan ha ammesso di averlo preso lui. È stato per questo che lui ed Ali hanno deciso di andarsene, nonostante io abbia cercato di oppormi in tutti i modi possibili. Ma ora devo dirti una cosa, Assef jan: conosco troppo bene Hassan e so che non potrebbe mai fare una cosa simile. Io credo, anzi, ne sono certo, che non ce l’abbia più fatta a sopportare l’ostilità di colui che credeva un amico e un fratello e che abbia nascosto l’orologio esclusivamente per farsi cacciare via. Non è forse così, Hassan?”

Il ragazzino non rispose, continuando a singhiozzare silenziosamente. Baba interpretò il suo silenzio come un’ammissione. Assef pareva affascinato da questa storia. Quante cose interessanti ed utili veniva a scoprire! Aveva fatto proprio bene ad accettare di parlare con Baba quel pomeriggio. Si stava divertendo un sacco.

“Non sapevo nulla di questa storia, ma anch’io sono propenso a pensarla così” replicò il ragazzo. “Hassan è sempre stato talmente leale ed affezionato ad Amir che non avrebbe mai potuto fargli un dispetto. Non riesco a capire perché si sia giunti a questo punto, ma in effetti era molto tempo che non li vedevo più giocare e scorrazzare insieme per le strade di Kabul come facevano prima. Ed ora capisco perché Hassan è sempre così triste e malinconico. Ma, visto che adesso sono io il suo padrone, voglio aiutarlo.”

“Davvero, Assef jan? Questo è molto nobile e generoso da parte tua, tuttavia non riesco a immaginare cosa potresti fare per cambiare le cose” esclamò l’uomo, guardando il giovane con occhi colmi di ammirazione.

“È molto semplice. Amir sa che ha un invito permanente a casa mia, benché non abbia mai voluto approfittarne. Adesso, però, mi permetterò di insistere e chiederò espressamente che venga qui tutte le volte che gli è possibile” spiegò Assef, cercando di mantenersi calmo. La gioia per il vantaggio che aveva accumulato minacciava di soffocarlo. “Hassan è il mio servo personale, perciò deve occuparsi soltanto di tenermi in ordine i vestiti e la stanza. Di conseguenza ha molto tempo libero e so che era abituato a trascorrere i momenti di libertà in compagnia di Amir. D’ora in poi voglio che Amir venga qui a tenergli compagnia e a giocare con lui come faceva prima. Io stesso mi organizzerò per passare con loro più tempo possibile, li porterò a passeggio, al cinema, leggerò loro dei libri… Insomma, mi impegnerò affinché rinasca l’amicizia fra Amir ed Hassan e per restituire al mio piccolo servo il sorriso e l’allegria che lo contraddistinguevano.”

A queste parole Baba non poté più resistere. Si alzò di scatto dalla poltrona e abbracciò Assef con le lacrime agli occhi.

“Sei veramente un ragazzo ammirevole, Assef jan. Il mio amico è davvero fortunato ad avere un figlio come te. Non potrò mai sdebitarmi per tutto ciò che fai per noi” mormorò commosso.

Amir era pietrificato. Non riusciva ancora a credere che Assef avesse potuto stravolgere tanto le cose da apparire un santo agli occhi di Baba e, soprattutto, lo atterriva la prospettiva di dover passare tutti i pomeriggi e i giorni liberi in compagnia del ragazzo che lo aveva perseguitato per anni. Gli pareva di vivere in un incubo, solo che non poteva svegliarsi.

Nemmeno Hassan era molto soddisfatto all’idea di trascorrere tutto quel tempo con Assef; inoltre si chiedeva come facesse il giovane a conoscere tutto quello che facevano lui ed Amir. Come sapeva, ad esempio, che a lui piaceva ascoltare storie? Li aveva forse spiati?

 

 

 

Era ora di andare. La giornata era stata proficua quasi per tutti: Assef era colmo di soddisfazione per ciò che aveva scoperto e che già meditava di usare a suo vantaggio; Baba ed Hassan avevano entrambi l’aria di chi si è scrollato un grosso peso di dosso.

Al contrario Amir avrebbe ricordato a lungo quel giorno come uno dei suoi peggiori incubi.  

 

       

   
 
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