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Autore: holdmehaz    19/08/2013    3 recensioni
«Io sono Emily. Perché non parli?» chiese Emily quando prese il coraggio. Zayn alzò le spalle, ma non rispose.
«Sei muto?» domandò Emily. Zayn scosse la testa. «E allora parla, di’ qualcosa» gli propose lei.
«Emily» disse Zayn. La sua voce era un po’ arrugginita, segno di come non la usasse spesso. Però Emily si sentì onorata: aveva detto il suo nome.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The silence speaks louder than words

 






Emily stava giocando a saltare con la corda, e si stava divertendo. Finché non le seccò, e allora smise, posò la corda e si mise a girare per il cortile dell’asilo.
Tutti, anzi quasi tutti,uaiquai i bambini stavano giocando. Mancavano all’appello solo lei, ed un bambino che se stava sempre in un angolo, in disparte.
Si chiamava Zayn Malik ed Emily non lo aveva mai sentito parlare o giocare. Si sedeva in un angolo e se ne stava in silenzioa fissare gli altri.
Emily gli si avvicinò timidamente. Lui la fissò, e la sua espressione si fece curiosa, ma non parlò.
«Io sono Emily. Perché non parli?» chiese Emily quando prese il coraggio. Zayn alzò le spalle, ma non rispose.
«Sei muto?» domandò Emily. Zayn scosse la testa. «E allora parla, di’ qualcosa» gli propose lei.
«Emily» disse Zayn. La sua voce era un po’ arrugginita, segno di come non la usasse spesso. Però Emily si sentì onorata: aveva detto il suo nome.
«Emily! Vieni a giocare alla campana con noi?» chiese una sua amica dall’altra parte del cortile.
Emily annuì, e appena si accorse di quel che aveva fatto rise. Forse Zayn l’aveva influenzata un po’.
«Si, certo!» rispose ad alta voce. Poi si girò verso Zayn. «A presto» gli disse, prima di correre via.
«Questo pomeriggio vieni al parco?» chiese Zayn facendola bloccare. Emily si girò verso di lui sorridendo.
«Certo. Come ogni pomeriggio» rispose prima di correre via. Stavolta definitivamente.





Quel pomeriggio, Emily andò al parco, ma non trovò Zayn. Lo cercò dappertutto, ma non c’era da nessuna parte.
Stava per tornarsene a casa delusa, quando lo vide entrare nel parco. Gli corse incontro trotterellando.
«Ciao!» lo salutò allegra. Lui mosse appena la mano, poi si avviò verso un sentiero. Emily, incuriosita, lo seguì.
Arrivarono in una parte di parco in cui Emily non era mai stata, che era nascosta da cespugli alti in apparenza fitti ma che si potevano facilmente attraversare.
Era un piccolo giardino, con alberi che crescevano rigogliosi e aiuole che invece erano piene di piante appassite.
Al centro, si ergeva una fontana dal bordo largo, su cui Zayn si sedette. Emily lo seguì. Si aspettava che Zayn parlasse, le dicesse qualche cosa, ma lui stette in silenzio.
Il bambino cominciò a giocare con l’acqua della fontana, prima osservando le ondulazioni di questa quando immergeva un dito, poi i giochi prodotti dagli schizzi quando muoveva l’acqua con la mano.
Emily, mantenendo il silenzio, rimase ad osservare Zayn, e poi il giardino all’apparenza inospitale che era il rifugio di Zayn.
Si chiese perché Zayn avesse deciso di farglielo vedere proprio a lei. Gli stava simpatica? Oppure quel rifugio non era poi così importante per Zayn?
Quel che Emily non sapeva che Zayn, per sfuggire ai continui litigi dei genitori, anche se era piccolo correva via da casa e andava in quel posto per stare in pace, in silenzio.
E che c’era un motivo ben preciso per cui Zayn l’aveva portata nel suo luogo segreto: Emily era stata la prima a rivolgere la parola all’essere muto che era diventato.
Poco dopo, sotto lo sguardo di Emily, Zayn si alzò e andò verso un albero, su cui si arrampicò fino ad arrivare quasi in cima.
«Vuoi salire anche tu?» le chiese Zayn da lassù. Emily annuì.
«Però non sono sicura di sapermi arrampicare. Non l’ho mai fatto» aggiunse poi. Zayn allora, silenzioso come sempre scese per aiutarla.
Quando, insieme, arrivarono in cima all’albero, la vista di tutto il parco mozzò il fiato alla piccola Emily.
«È meraviglioso!» esclamò, godendosi il paesaggio. Rimasero là a contemplarlo per molto  tempo, finché il cielo non cominciò a scurirsi.
«Devo andare» lo informò allora Emily. I suoi la lasciavano andare da sola solo se tornava prima che facesse buio.
I due scesero lentamente, Zayn sempre pronto ad aiutare Emily. Verso l’ultimo, a circa un metro da suolo, il piede di Emily scivolò, ma Zayn fu pronto e le prese la mano, per farla scivolare lentamente fino a toccare terra.
Emily gli sorrise, grata, e mormorò un ‘grazie’ come se interrompere la pace di quel luogo fosse il peccato più grande.
«Ti accompagno a casa» propose Zayn.
L’accompagnò per le strade del paese in silenzio, e quando giunsero davanti alla sua porta, Emily si girò verso di lui e lo ringraziò con gli occhi.
«Allora ciao» disse poi, dandogli un bacio sulla guancia.
«Ciao. A domani» fece lui, girandosi ed avviandosi verso la propria casa.
Quel giorno aveva parlato più del solito, pensò con un mezzo sorriso.





Il giorno dopo Emily ritornò al parco e, cercando di ricordarsi la strada per il rifugio segreto, ci arrivò.
Zayn era già seduto lì, e dallo sguardo che gli rivolse Emily seppe che la stava aspettando. A scuola, quella mattina, si erano scambiati uno sguardo che equivaleva a più di mille saluti. E dallo stesso sguardo Emily aveva carpito l’invito di Zayn.
Quel giorno, Zayn insegnò Emily ad arrampicarsi più agilmente, scegliendo ogni volta un albero diverso.
Alla fine di ogni salita, Emily si riposava con una vista mozzafiato e il canto degli uccelli alle orecchie.
Per Emily, quei momenti valevano tutto il sudore, tutte le scivolate, tutte le cadute e tutti i graffi.
Il giorno dopo ancora Emily venne senza un invito di Zayn, perché quel giorno non si erano incrociati in cortile. Però, Zayn era sempre lì, e i suoi occhi sorrisero nel vederla arrivare.
Il giorno successivo Emily si guardò intorno, appena arrivata, e decise che il giardino andava curato. Prese a levare con le mani l’erbaccia secca, e poco dopo fu seguita da Zayn.
Ormai il loro era un’incontro fisso, e giorno dopo giorno curavano il giardino, giocavano e si arrampicavano.
La domenica dopo il loro primo ‘incontro’, i genitori di Emily le diedero la paghettina settimanale, qualche spicciolo.
Invece di andare a comprare caramelle, quella volta andò a comprare dei semi, che poi piantò con l’aiuto di Zayn nelle aiuole libere da ogni erbaccia.
Cominciarono ad innaffiarli con l’acqua della fontana, a tenergli la terra sempre pulita, a curare ogni giorno una parte di quel piccolo paradiso.
Pian piano, racimolando, Emily poté permettersi un  innaffiatoio, in modo da poter portare l’acqua più facilmente alle piante, invece che con le mani, come facevano prima.
Poi venne l’inverno e la pioggia, ed Emily e Zayn furono costretti a salutare il loro rifugio e a ripararsi sotto i balconi, per le strade.
Poi Emily invitò Zayn a casa sua, e così, quando pioveva, andavano da Emily a giocare in qualche modo.
La madre di Emily guardava i due incuriosita, domandandosi il perché di quella strana coppia dominata dal silenzio, ma che sembrava parlare tramite gli sguardi negli occhi.






Così passarono gli anni. Emily e Zayn rimasero legati dalla loro strana e silenziosa amicizia. Ogni pomeriggio, dopo la scuola, si vedevano nel parco quando c’era bel tempo e a casa di Emily quando pioveva.
Non si separarono quando Zayn cominciò a frequentare una scuola diversa da Emily, o quando cominciarono il liceo.
Passavano i pomeriggi in silenzio, a volte a studiare, a volte ad ascoltare musica dagli stessi auricolari, con una cuffia a testa.
In estate curavano il giardino, in inverno invece stavano coricati nel letto di Emily, abbracciati, a cantare le loro canzoni preferite. Perché la musica era l’unico suono che tolleravano. Il resto, lo dicevano in silenzio.
Quando Emily era triste, Zayn la rassicurava con una stretta di mano, quando lo era Zayn con un abbraccio.
Poi, un giorno, i due si baciarono. In silenzio, di nascosto, sotto l’albero in cui preferivano arrampicarsi.
Presero a tenersi sempre per mano, a sostituire il movimento della mano col bacio a stampo per salutarsi.
Non chiesero mai all’altro cos’erano, perché entrambi sapevano la risposta: due vita intrecciate dallo stesso silenzio.
Quando Emily fu vittima di bullismo, Zayn la difese. Quando i genitori di Zayn si separarono, Emily pianse con lui.
Poi, un giorno, quando entrambi avevano già finito il liceo, Zayn si inginocchiò e le diede un anello.
Emily accettò con uno sguardo, e due mesi dopo erano sull’altare.
Due anni dopo ebbero Kimberly.
Tre anni dopo si trasferirono a Londra.
Cinque anni dopo nacquero Logan e James.
Sei anni dopo nacque Julie.
E cinquant’anni dopo, festeggiarono le nozze d’oro.





Nila's Corner

Eccomi qua con una One Shot appena uscita dal mio cervello. Se riceve abbastanza recensioni, ne farò una long, decidete voi.
Scusate se nel bannero ho scritto 'speak' senza la 's', è un errore di distrazione imperdonabile T.T Ma non ho avuto tempo di rifarlo, mi dispiace, quindi spero non mi aggredirete in massa.
A presto, allora,

Bye
  
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