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Autore: MadAka    19/08/2013    2 recensioni
"Hei no! E' solo il mio coinquilino..."
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Taylor si alzò sospirando mentre la sua faccia assumeva un’espressione contrariata. Indubbiamente stava pensando la mia stessa cosa, ovvero che chiunque avesse suonato a quell’ora aveva scelto il momento meno opportuno.
Si avviò alla porta e io abbassai lo sguardo sul tavolo per cercare di riordinare i pensieri e farmi una ragione di quello che era appena successo.
Pittsburgh. Mi suonava ancora strano. Facevo fatica ad accettare una simile notizia perché sapevo che avrebbe complicato tutto. La distanza, i mesi, il fatto che lui sarebbe rimasto solo in un’altra città per tutto quel tempo, tutte queste cose contribuivano a rendere molto più complicato del previsto la situazione che stavo vivendo io, ovvero la mia intenzione di farmi avanti e dichiarare a lui i miei sentimenti, o almeno, provarci. Moltissime persone avrebbero visto quel suo allontanamento come un valido pretesto per fare la prima mossa, porre fine alle incertezze e farsi avanti, ma io non ero una persona del genere e non avevo tutto il sangue freddo che quelle situazioni richiedevano. Mi sentivo ad un bivio e mi conoscevo troppo bene per sapere che non sarei riuscita a prendere la strada giusta, anche se ci avessi provato.
Però ci avrei provato, di quello ero certa. Bisognava solo che la persona piombata in casa nostra in quel momento, si levasse dai piedi.
-Che ci fai qui?- sentii dire al mio coinquilino.
-Cosa credi che ci faccia qui? Mi fai entrare o no?-
Riconobbi subito quella voce e quell’atteggiamento: Rusty.
Il bellimbusto era solito comparire al momento meno opportuno, sempre e ovunque.
Spontaneamente mi passai una mano sulla fronte, consapevole che le cose, da lì a pochi minuti dopo, sarebbero solo degenerate con uno come Rusty in casa.
Taylor chiuse la porta d’ingresso e dopo una serie di passi entrambi comparirono in soggiorno, in modo che li potessi vedere anche io. Mi alzai e Rusty mi notò:
-Oh, Jane. Che piacere rivederti. Ti trovo in forma, sai?-
Se c’era una cosa che non mi sentivo in quel momento era proprio “in forma”.
Lo salutai con un sorriso forzato e un “Hei” e quello tornò a concentrarsi su Taylor:
-Allora, non mi dici niente?-
-Cosa dovrei dirti, scusa?-
-Taylor, Taylor… credi che non sappia del tuo trasferimento?-
Il moro sgranò gli occhi, sorpreso:
-Come fai a saperlo? Non l’ho detto a nessuno. Jane è l’unica a cui l’abbia raccontato e gliel’ho detto cinque minuti fa-
Rusty fece un’espressione eloquente e contornò il tutto con un sorriso:
-Che vuoi che ti dica? Io so sempre tutto-
Taylor lo guardò serio finché l’altro non scoppiò a ridere e svuotò il sacco:
-D’accordo, me lo ha detto Norah-
-Chi?- intervenni io.
Il biondo si voltò verso di me e ammiccò un sorriso vagamente malizioso, come a dire “So che sei gelosa”. La riposta me la diede Taylor:
-È una mia collega di lavoro-
-Già, me l’ha presentata lui, ragazza stupenda, credo proprio di essermi innamorato-
-Quelli come te non si innamorano- fu la sentenza dell’amico, a cui Rusty rispose con una sonora risata e un:
-Può essere-
Dopodichè passò in rassegna me e il mio coinquilino per un paio di volte, osservandoci dalla testa ai piedi:
-Non avete una gran cera. Stavate litigando?-
-No!- esclamai, pentendomene quasi subito.
-Stavamo appunto parlando del mio temporaneo trasferimento, prima che tu arrivassi e ci interrompessi- disse Taylor
-Oh, andiamo. È solo un trasferimento ed è solo di quattro mesi, cosa vuoi che succeda?- fece Rusty.
Il moro sbuffò e si guardò intorno:
-Magari a me l’idea non va a genio. Non ci hai pensato al fatto che mi senta preso per il culo? O al fatto che possa avere dei buoni motivi per rimanere a New York?-
Il suo amico guardò me, non so se per cercare manforte o per quale altro misterioso motivo, ma lo fece prima di rispondere:
-Sono solo quattro mesi. Se non lo fai ti conviene cercarti un altro lavoro, perché di certo io non rimarrò ad ascoltarti mentre, ubriaco, ti lamenti di quanto facciano schifo i lavori che devi sistemare e di quanto i tuoi siano migliori-
Sentii l’altro pronunciare un “Merda” fra i denti.
Poi fui chiamata in causa:
-Tu cosa gli hai suggerito, Jane?-
Mi voltai prima verso Rusty poi verso Taylor.
Cosa gli avevo suggerito? Di non fare cazzate e cogliere quell’occasione, in fin dei conti chi ci rimetteva ero io e me lo sentivo. Per quanto mi scocciasse ammetterlo, Rusty aveva ragione. Se il mio coinquilino non avesse approfittato di quell’opportunità, per poi sostituire il suo collega, avrebbe fatto meglio a cercarsi un altro lavoro e avrebbe solo faticato il doppio. Si trattava di quattro mesi non erano così tanti quanti potevano sembrare.
-Più o meno quello che gli hai detto tu…-
Il biondo si voltò verso l’amico:
-Visto? Se non vuoi dare retta a me, almeno dai retta a lei- poi gli si avvicinò: -È la tua occasione, bello. Vuoi lasciartela sfuggire così? Resisti questi quattro mesi e poi vedrai che tutto sarà come te lo sei sempre immaginato. La gente vedrà i tuoi lavori su ogni fottuto cartellone pubblicitario della città-
In quel momento non mi sorprese il fatto che Rusty facesse il banchiere: era bravo ad incantare le persone.
Ma Taylor non cascava in quel trucco, in quelle frasi fatte, lo si capiva dal suo sospiro e dall’espressione:
-È un gran presa per il culo, lo sai questo? Loro lo sanno che cosa sono in grado di fare, non mi serve questo corso, soprattutto in un’altra città che non è la mia città-
Anche Rusty sospirò: -Sì, lo immagino. Ma loro vogliono comunque che tu faccia questo stupido corso quindi…Poi, hei, parti fra quattro giorni, fai in tempo a ripensarci, mandarli al diavolo, licenziarti e cercarti un altro lavoro-
“Come quattro giorni?”. Il tutto mi prese dannatamente alla sprovvista e una vagonata di mattoni mi precipitò in testa, o almeno, mi sentii come se mi fosse successo.
Taylor mi lanciò una rapida occhiata da sopra la spalla dell’amico, per poi tornare a guardarlo:
-Sai che non mi conviene farlo- disse infine.
-Allora tu smettila di preoccuparti. È l’ultimo sforzo che ti viene richiesto, stringi i denti e sopporta. Poi torni qui, nel tuo bell’appartamento, con la tua stupenda coinquilina…-
“Ti pareva!”
-E tutto torna come al solito- concluse con un sorriso.
Il moro si passò una mano fra i capelli e disse:
-È che mi fa incazzare-
-Lo so-
-E parecchio-
-Lo so-
Rimasi a fissarli mentre si guardavano in faccia. Mi ricordarono me e Tess, forse perché lei riusciva sempre a motivarmi quando ne avevo più bisogno. Dovetti ammettere, però, che avrei voluto esserci io al posto di Rusty.
Quest’ultimo si voltò verso di me all’improvviso:
-Ti dispiace se te lo rubo?-
-Cosa?- dicemmo all’unisono sia io che Taylor, il quale continuò:
-Per fare che?-
-Ci andiamo a prendere una birra, uno scotch, quello che ti pare- rispose il biondo.
-Ma veramente…-
-È meglio se vai Taylor. Non lo schiodi di qui altrimenti- intervenni, anche se controvoglia, ma sapevo di avere ragione.
Il moro sospirò e si rivolse all’amico:
-D’accordo, lascia che mi cambi- e scomparve in camera sua.
-Ti sentirai un po’ sola prossimamente, immagino- mi chiese Rusty dopo un po’
-Ma tu non ti eri innamorato?-
Lui scoppiò a ridere e si voltò a guardarmi:
-Touché- dopo un attimo di silenzio riprese parola: -Ma, seriamente, se dovesse servirti della compagnia possiamo anche vederci ogni tanto, infondo anche io rimarrei senza il mio migliore amico per quattro mesi-
Annuii con la testa nel momento esatto in cui Taylor ricomparve dalla sua stanza. Rusty si diresse alla porta dopo avermi lanciato un’occhiata e il mio coinquilino si avvicinò a me:
-Ne riparliamo domani-
-Taylor, spiegami cos’altro c’è da dire?- gli chiesi alzando gli occhi su di lui.
-Qualcosa ci sarà sicuramente- disse facendo un gesto vago.
Venne chiamato dall’amico e mi salutò con un “Ciao” frettoloso e un bacio sulla guancia, poi se ne andò.
Rimasi a fissare la porta per un bel po’ prima di scuotere la testa e cercare di riordinare i pensieri. La casa così vuota mi parve fin da subito un’orrenda maledizione e l’idea di doverla vivere così per altri quattro mesi mi fece rabbrividire. In verità non era la casa vuota a spaventarmi, ma l’idea che Taylor se ne sarebbe andato e che là, a Pittsburgh, avrebbe potuto trovare una vita migliore, o una ragazza più furba della sottoscritta. Mi si formò un orrendo nodo alla gola e in preda alla frustrazione più totale afferrai il telefono e composi il numero della mia migliore amica, che rispose al terzo squillo.
-Pronto?- chiese con voce seccata
-Ho bisogno di parlarti…- dissi io e sentii la mia voce tremare.
Anche Tess dovette accorgersene, perché da seccata la sua voce assunse un tono chiaramente preoccupato.
-Jane, che ti è successo?-
Non riuscii a reggere oltre. Prima di poter riprendere parola ero già scoppiata a piangere.
 
  
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