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Autore: MagicRat    19/08/2013    1 recensioni
“Quindi siamo stati scaricati tutti e due”
“A quanto pare”
“Siamo soli”
“Siamo soli”
La storia è ambientata nel 2009, dopo un ipotetico divorzio tra Bruce e Patti.
E' la mia prima fanfiction, spero di non aver fatto troppo schifo.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Zoe ci mise un poco per trovare Bruce.
Era nel parcheggio dell’università, appoggiato alla sua jeep nera. I vestiti che aveva addosso non lasciavano di certo intuire che era una rock star milionaria.
Infatti, indossava una camicia a maniche corte e jeans. Dei Ray-Ban e diversi polsini di cuoio completavano il look.
Quando Zoe gli si avvicinò, Bruce abbassò gli occhiali e la osservò da sopra le lenti.
“Com’era il cadavere?”
“Freddino. Era una persona dal cuore grande. Letteralmente”
Salirono in macchina e Bruce guidò fino al ristorante, dove vennero accolti da un cameriere che li condusse ad un tavolo in una zona appartata del locale. Diede loro la lista del menù e scomparve.
Zoe aveva avuto paura che Bruce l’avrebbe portata in un ristorante estremamente elegante. Invece quel posto si adattava benissimo ai gusti e al carattere di Bruce e, di conseguenza, a quelli di Zoe: era tranquillo e semplice.
Dopo alcuni minuti il cameriere si materializzò nuovamente per prendere le ordinazioni.
“Per me una bistecca. Al sangue” disse Zoe.
Sentendo l’ordinazione della ragazza, Bruce ridacchiò sotto i baffi “Per me lo stesso”
Zoe aspettò che il cameriere se ne fosse andato prima di chiedere a Bruce perché stesse ridendo.
“Hai appena sezionato un cadavere e prendi una bistecca al sangue?” disse lui continuando a ridere.
La ragazza sembrava piuttosto confusa “Beh si…mi piacciono le bistecche al sangue”
“Sei fantastica, Zoe”
Lei sentì le guance che si arrossavano e sperò che Bruce non ci facesse troppo caso.
Durante il pranzo Bruce lasciò che la ragazza gli parlasse di quello che studiava all’università – evitando l’argomento autopsia.
A Bruce piaceva ascoltarla parlare. Zoe non parlava molto, e normalmente lo faceva solo con chi si fidava.
E prima di riuscire a guadagnare la sua fiducia, Bruce aveva dovuto aspettare un po’ di tempo.
Quando tornarono a casa, Bruce invitò la ragazza ad entrare per bere qualcosa e finalmente affrontò il motivo per cui l’aveva portata fuori a pranzo.
“Zoe” disse sedendosi sul divano vicino alla ragazza “Io…io devo scusarmi per l’altra sera. Ho bevuto un po’ troppo e …”
“Non importa”
“No, sul serio, mi dispiace se…”
“Ti avrei fermato se non lo avessi voluto fare” lo interruppe Zoe. Aveva parlato velocemente, pronunciando tutte le parole attaccate e ora si fissava le All Star, imbarazzata.
“Ah. Davvero?” chiese Bruce stupito.
Lei si limitò ad annuire.
“Quindi non ti ho, come dire, offesa?”
“No, direi proprio di no”
Si guardarono negli occhi e si sorrisero.
Bruce appoggiò un amano sul collo della ragazza e la baciò, prima sulla guancia e poi sulla bocca.
Zoe gli si avvicinò e infilò una mano tra i capelli  sulla nuca di Bruce.
 
Alcune ore più tardi si risvegliò nel letto di Bruce. Come la volta precedente, era sola.
“Merda” mormorò.
Andy si lamentava sempre di questo suo piccolo “difetto”, del fatto che si addormentava sempre dopo.
Le aveva detto più volte che quella era una caratteristica dei maschi. Lei avrebbe dovuto preferire coccole e carezze e frasi dolci sussurrate all’orecchio.
Zoe invece aveva sempre preferito un misto tra queste due caratteristiche: le piaceva che le venissero fatte coccole e carezze mentre lei dormiva beatamente.
Si accorse che quella era la prima volta della giornata che pensava ad Andy. Da quando si erano lasciati era stato praticamente il suo pensiero fisso. Adesso, invece, il suo pensiero fisso era Bruce.
Si rivestì e andò alla ricerca del cantante.
Lo trovò in una stanza che aveva tutta l’aria di essere la sua palestra personale. C’erano un tapis-roulant, una cyclette, una serie di pesi e altri attrezzi di cui Zoe non capiva molto bene lo scopo.
Bruce era disteso su una panca, intento a fare sollevamento pesi. Non si accorse di Zoe e lei non si fece notare subito. Rimase bloccata sulla porta a guardarlo, aveva i muscoli contratti per lo sforzo e la concentrazione.
Quando alla fine si riprese, bussò lievemente sullo stipite della porta e lo chiamò, ma tutto quello che uscì dalla sua bocca fu una sorta di acuto “Bru- uh- ce”
Si schiarì la voce e riprovò.
“Bruce”. Così andava meglio.
Lui si alzò e le andò incontro “Hei, ben svegliata”
“Si, ecco. Scusa. Mi addormento sempre…” non riuscì a terminare la frase perché Bruce la baciò “…Dopo”
“L’ho notato. È una cosa che mi piace parecchio” disse Bruce con un sorriso che assomigliava ad un ghigno.
“Andy lo odiava”
“Andy è un idiota”
Zoe fu costretta a concordare “Anche questo è vero”
Bruce cercò di asciugarsi almeno un po’ di sudore, ma non migliorò molto la situazione. La maglietta era fradicia.
“I tuoi libri dell’università sono molto interessanti” disse poi.
“Hai guardato di nuovo tra la mia roba mentre dormivo, vero?” Zoe aveva lasciato la sua borsa in soggiorno.
Lui fece spallucce “Ho solo dato un’occhiata ai libri”
“Ma ti piace tanto?”
“Tantissimo. Sono un feticista dei libri di scuola, non lo sapevi?”
Ridendo, Zoe si avvicinò a uno degli attrezzi da ginnastica per cercare di capirne il funzionamento.
Bruce parlò ancora “Sai, una volta un mio amico mi ha detto che potrei essere un potenziale serial killer”
“Davvero! Beh, non aveva tutti i torti, in effetti”
L’uomo incrociò le braccia sul petto. Zoe pensò che  “mefistofelico” fosse il termine più adatto pe descrivere il suo sorriso.
“Ah si? E perché?”
“Ad esempio, hai scritto molte canzoni che parlano di assassini. Tipo Nebraska”
“Non dirmi che ti sei messa a studiare le mie canzoni”
“Ho letto alcuni testi” ammise Zoe.
“Mi sento onorato. E quindi?”
“Quindi Freud potrebbe dire che usi la musica per sfogare i tuoi istinti repressi. E poi, per considerare altri aspetti della tua personalità, direi che non è così normale girare in piena notte per i boschi del New Jersey”
Bruce le si era avvicinato, ascoltando attentamente il suo discorso. Ora le era affianco: Zoe poteva quasi il suo respiro sul collo.
“Mi sembrava che le passeggiate notturne piacessero anche a te”
“Non ho mai detto di essere normale, infatti” replicò lei con un sorrisetto furbo.
Bruce la sollevò e la fece sedere su tavolino.
Accentuò il suo sorriso mefistofelico “ E se non mi limitassi solo a sfogare i miei …impulsi attraverso delle canzoni?”
“Studiare le tue imprese da serial killer renderebbe la mia permanenza all’università meno noiosa”
I loro volti erano vicinissimi. Bruce chinò la testa e iniziò a baciarle il collo.
Presto, però, furono interrotti da una macchina che entrò nel cortile suonando il clacson. Attraverso le vetrate della palestra, videro un individuo basso e grassottello scendere dalla macchina. La sua testa era coperta da una bandana.
“Oh” disse Bruce sorpreso “è Steve”.
 


  
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